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Autore: HitomiKisugi    31/03/2013    3 recensioni
“Ci sono persone che sono legate da un elastico e non lo sanno”, diceva Sparaco.
Ogni legame può spezzarsi, basta volerlo veramente.
Lunga one shot, Jock atto ottavo.
 
Attenzione! Possibilità di OOC!
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Brick, Jo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: A tutto reality - La vendetta dell'isola
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Toronto, Canada.
 
I raggi del sole del tardo pomeriggio illuminarono i volti di coloro che stavano aspettando con pazienza l’arrivo dell’autobus. Si udiva appena qualche bisbiglio nell’aria e il rumore di qualche auto che passava, altrimenti si poteva dire che, in quel momento, il posto fosse immerso in un totale silenzio apprezzato e condiviso.
Soffermandosi a scrutare le espressioni di quelle poche persone che c’erano, una signora anziana e altri tre o quattro adulti, sembrava che fosse stata una giornata tranquilla come tante altre senza particolari preoccupazioni di scorta. Tuttavia, ciò che si presentava a prima vista non valeva proprio per tutti i presenti.
 
Brick guardò il suo orologio. Fra una decina di minuti il mezzo, abbastanza puntuale come al solito, sarebbe arrivato alla sua fermata e lui se ne sarebbe tornato a casa.
Ancora un po’ di tempo e avrebbe lasciato definitivamente quella città e quel parco, luogo che da molto tempo frequentava, e naturalmente anche Jo, il motivo delle sue uscite.
Se da una parte aveva finalmente l’opportunità di liberarsi di lei, dalla sua lingua e dalle sue angherie, dall’altra non era così sicuro che quella che stava affrontando fosse stata davvero la decisione giusta… per tutti e due.
Un’altra persona con più carattere sarebbe stata certamente sollevata al pensiero di liberarsi di chi la opprimeva, lì per lì si poteva giustificare che la sua fosse una scelta saggia. Ma ciò che il cadetto provava, in quel momento, era quell’inquietudine assillante di chi sente e sa che, andandosene, avrebbe solamente lasciato le cose in sospeso.
Si concesse un altro sospiro profondo, cercando di far spazio nella sua mente e di trovare il sistema di sbrogliare quel che era diventato il bandolo di un’intricata matassa.
Come se potesse offrirgli chissà quale suggerimento al suo caso, il ragazzo continuò a tirare con due dita quell’elastico, accidentalmente caduto all’interno della sua borsa della spesa e che aveva trovato per puro caso, mentre con la memoria ripercorreva quegli avvenimenti accaduti solo tre quarti d’ora prima.
 
 
 
-Bene. E con questa di oggi fanno nove vittorie per la sottoscritta!- la voce di Jo risuonò scandita nell’aria in tutta la sua perfidia, accompagnata da un immancabile sorrisetto orgoglioso e soddisfatto.
Seduti entrambi sul bordo della fontana in mezzo al parco, Brick la guardò imbronciato al massimo e a braccia conserte.
Ci risiamo! Se quella tipa cercava di rendersi a tutti i costi insopportabile ci stava riuscendo molto bene, nessuno al mondo sarebbe mai riuscito a batterla! Non era seccato solo per il fatto che ella aveva pronunciato quella frase tanto pungente forse con più foga del solito, come sua inevitabile consuetudine, c’era anche un altro motivo che ora era fra le mani della bionda.
Il cadetto si era sempre chiesto perché, ogni volta che loro si incontravano per gareggiare, l’epilogo della giornata era sempre lo stesso: lei che tirava fuori quel piccolo stupido block notes e con la penna si annotava scrupolosamente i risultati delle loro sfide. Perché lo facesse era un mistero che la ragazza amava tenere per sé, ma era facile pensare che fosse per il fatto di affondare il dito nella piaga su scritto, cosa ancora più divertente per lei e seccante per lui.
Purtroppo quegli appunti ricalcavano l’amara verità. Da quando era finito il reality, si erano incontrati per nove volte e altrettante ne era uscito sconfitto. E il ragazzo ogni volta si riprometteva che l’uscita successiva si sarebbe impegnato al massimo e l’avrebbe eguagliata o addirittura superata… tutto per dimostrarle che non era un rammollito e che poteva tenerle comunque testa.
La testardaggine di Brick, però, era controproducente per se stesso e di beneficio per la ragazza, la quale trovava in lui un ottimo espediente per alimentare il suo ego e la sua costante voglia di primeggiare. Accoglieva le sue proposte di sfida, puntualmente lo batteva e infine dichiarava trionfante la propria vittoria.
-Immagino che tu voglia la rivincita anche stavolta, soldato!- era la classica frase di circostanza che sigillava la promessa di vedersi ancora.
-Riuscirò a batterti un giorno, vedrai!- era il suo ricorrente e speranzoso giuramento.
-Fiato sprecato. Anche se provassi fra un mese, un anno o fra cent’anni non ci riusciresti comunque!-
-Certo che sei davvero incoraggiante! Ti diverte tanto essere così acida con me, vero?-
-Suvvia, non è il caso che te la prenda! Sono soltanto realista, io! E se lo vuoi sapere sì, mi diverto con te, c’è proprio gusto!- ammise sfacciatamente senza ostinazioni.
E fu da lì che le cose fra loro cominciarono lentamente e inesorabilmente a precipitare.
Davanti a quell’ennesima e proverbiale dimostrazione di tatto da parte della bionda, il moro, palesemente infastidito e sempre imbronciato, decise impulsivamente di provocarla, tanto per vedere come ella avrebbe reagito.
-E se invece decidessi di non voler vederti più? Immagino che darai fastidio a qualcun altro!- il che era una teoria molto probabile, aggiunse mentalmente.
Jo lo guardò beffarda per qualche secondo, trattenendo una risata, ma sufficiente per fargli capire quanto avesse trovata patetica quella sua affermazione.
Che lui decida di non vederla più? Per lei erano solo parole al vento perché era chiaro che mai si sarebbe azzardato a fare una cosa del genere, visto e dimostrato che continuavano puntualmente a incontrarsi nonostante gli scarsi esiti di lui. Era una prova più che sufficiente per sostenere la sua ferrea teoria.
-Fammi il piacere, Bagna Braghe! Io so che non lo farai mai perché non riusciresti a stare lontano da me!- e una volta insinuata tale affermazione, rimise nella tasca dei pantaloni penna e blocchetto.
Brick a quel punto perse la sua bella dose di pazienza. Gli sarebbe piaciuto spiegare che se chiedeva di vederla era solo perché la reputava un’ottima avversaria e gli piaceva competere contro di lei. Ma complice il modo sgarbato con cui si era espressa, ritenne che fosse inutile e insensato dirglielo, visto che avrebbe soltanto fatto accrescere l’autostima della ragazza dandole ulteriori soddisfazioni. Per una volta ogni tanto l’avrebbe ripagata con la sua stessa moneta, decise. Col volto corrucciato si preparò ad affrontarla.
-Allora perché, ogni volta, tu accetti di vedermi? Forse sei tu quella che, in fondo, non sarebbe capace di stare lontana da me!- esalò d’impulso, con un coraggio che aveva una lieve nota di imbarazzo, giacché lui solitamente non era quel tipo che esalava cose del genere.
Vide l’espressione di Jo tramutarsi velocemente dallo stupito al risentito.
Lei gli lanciò un’occhiata torva, interpretando a modo suo quella frase, quel che le sue orecchie, purtroppo, avevano sentito forte e chiaro. Praticamente lui aveva appena osato declassarla a quella categoria di patetiche femminucce capace di struggersi per l’assenza di un ragazzo! Inconcepibile! Nemmeno lontanamente lei era quel tipo, non era certa ma certissima!
Immediatamente Calamity si sfilò l’elastico nero e sottile che le legava i capelli, abitudine acquisita da qualche tempo specie prima di una corsa, lo tese ben bene e lo liberò dalle sue dita. Questo andò a colpire giusto il naso del cadetto, il quale si lamentò appena di quel poco di dolore o solo fu per il fatto che proprio non si aspettava un gesto del genere: chi, poi, avrebbe mai immaginato che quell’oggetto così innocente e insospettabile potesse trasformarsi al momento in un’arma così efficace?
-Io posso stare benissimo anche senza di te! Non mi sei affatto indispensabile!- la sentì sibilare dalla rabbia.
Le sue parole così crudeli erano state la classica goccia che fa traboccare il vaso e Brick glielo fece capire manifestandole anch’egli il proprio disappunto dipinto in volto. Stettero per una decina di secondi a ringhiare e a guardarsi in cagnesco, ognuno di loro fermo nelle proprie convinzioni e con l’assurda pretesa che l’altro smettesse di negare l’evidenza confessando la realtà dei fatti. Si poteva dire che l’assoluta verità dei loro incontri, ironicamente parlando, ormai era una cosa di cui anche i sassi avevano capito già da un pezzo, ma continuamente sorvolata proprio dai diretti interessati.
Tuttavia la Recluta sapeva benissimo che nessuno dei due avrebbe mai ceduto e che era lui quello che doveva porre fine a quello che ormai era diventato un circolo vizioso ai propri danni.
E fu lì che decise di prendere la drastica decisione; non avrebbe mai pensato di poter arrivare a quel punto e l’idea non gli piaceva nemmeno tanto ad essere sincero. Ma in quel momento la reputava inevitabile.
-Questa è l’ultima volta che ti vedo! Io me ne vado e non torno più! Veramente!- scandì bene le sue parole per sottolineare la propria risolutezza.
-Sì, bravo! Vattene!- sbottò l’altra, facendogli capire, dal tono, che di certo non lo avrebbe trattenuto né tantomeno avrebbe sentito la mancanza.
Il moro si alzò e raccolse la propria borsa della spesa, lanciando un’ultima occhiata decisa alla figura dai capelli biondi imbronciata a braccia conserte che guardava da un’altra parte, mentre prendeva la strada che lo avrebbe portato fuori dal parco.
 
 
 
Ancora cinque minuti e poi avrebbe preso quell’autobus.
Brick controllò per l’ennesima volta il proprio cellulare riposto nella tasca della sua giacca, quasi diventato ossessivamente una calamita per la propria mano. Niente, nessuna chiamata e Jo che nemmeno provava ad inviargli il più stupido dei messaggi per provare a desistere ad andarsene. Sapeva benissimo che lei era il tipo che non si esponeva facilmente e con sincerità agli altri, ma non riuscì a trattenere ugualmente una punta di delusione. D’altro canto neanche lui aveva avuto il coraggio di comporre il suo numero, per orgoglio o vigliaccheria. Era da stupidi biasimarla quando si aveva la stessa colpa.
Con un profondo sospiro in cui esprimeva la via per la rassegnazione, rimise via il telefono e tornò nuovamente a fissare quell’elastico.
La Recluta durante l’attesa aveva anche pensato di cosa farsene di quell’oggetto. Non aveva nessun valore e avrebbe potuto tranquillamente disfarsene, avvalendosi del fatto che certamente la proprietaria se ne sarebbe totalmente disinteressata. Restituirglielo, invece, sarebbe stato un modo, una scusa involontaria, per decretare la propria sconfitta; già s’immaginava la faccia sfacciata e compiaciuta di Jo nel vederlo tornare sui suoi passi.
Ma se l’elastico era finito proprio all’interno della sua borsa e non per terra, doveva essere per un motivo specifico, considerò il ragazzo. Forse era stato proprio un segno del destino: non erano affatto rari i casi in cui quella forza superiore lasciava dei messaggi agli uomini, affinché li decifrassero e comprendessero il significato. Brick non sapeva cosa voleva comunicargli, ma si rese conto che doveva seguire la traccia prima che fosse troppo tardi. E se quella significava, come lui suppose, voler fargli parlare con Jo allora era disposto a fare un tentativo. Non sapeva esattamente cosa le avrebbe detto a tu per tu, ma probabilmente le parole adatte gli sarebbero uscite in seguito, sempre ammesso se avrebbe ancora trovato la ragazza dove l’aveva lasciata l’ultima volta.
L’autobus che doveva prendere non sarebbe stato l’ultimo della giornata, un’ora dopo sarebbe arrivato un altro, non aveva scusanti a riguardo. Il parco non era poi tanto distante, bastava percorrere lo stesso marciapiede dove si trovava passando quelle fila di negozi laggiù, poi attraversare l’incrocio e subito dopo svoltare a sinistra e andare sempre diritto.
Brick strinse nel pugno quell’elastico e con un pizzico di speranza in corpo lasciò la sua attuale postazione per incamminarsi a passo rapido verso la destinazione finale.
 
Una volta svoltato il famoso angolo per poco non andò a sbattere contro una persona non qualsiasi.
Alla Recluta quasi venne un colpo, quando si rese conto che era proprio lei.
-Jo?- mormorò spiazzato e incredulo.
La ragazza ebbe la sua stessa reazione, ma non spiccicò parola.
Seguirono dei secondi di silenzio o forse un minuto, nei quali fu difficile reggere lo sguardo dell’altro senza difficoltà. Con non poco imbarazzo, per giunta, e a domandarsi come avrebbero dovuto comportarsi davanti a quel dannato imprevisto.
Immediatamente tornò a galla anche il pensiero di quella che era diventata alla fin fine una sfida: se solo avessero aspettato un poco prima di partire, avrebbero dimostrato all’altro di aver avuto ragione semplicemente trovandoselo davanti. Chi fosse stato il vincitore e il perdente era impossibile da stabilire, ma incredibilmente in quel momento essa aveva perso la sua importanza. E fu altrettanto incredibile ciò che provarono in seguito: sollievo nel vedersi ancora.
Entrambi erano consapevoli che, come giustificazione, sarebbero emerse frasi che avrebbero detto tutto fuorché la verità: mentire era sempre la via più comoda quando non si voleva affrontare di petto certe cose e nessuno era intenzionato a dare una svolta per primo.
 
La bocca della bionda si piegò in una smorfia sarcastica, uno dei suoi modi per coprirsi e reagire davanti a quella situazione così complicata.
-Vedo che sei ancora qui, Bagna Braghe! A quanto pare avevo ragione io!- esordì con fare sfacciato.
Il cadetto colse la provocazione e non ebbe voglia di assecondarla cedendo a sua volta.
-Tu perché sei passata di qua? La strada per casa tua è dall’altra parte.- ribatté con tatto.
-Non devo certo rendere conto a te dei miei spostamenti!- eluse prontamente e vigliaccamente Jo con stizza. –Dimmi tu piuttosto: perché a quest’ora non sei dentro al bus come al solito?-
-Sono arrivato in ritardo e l’ho perso.- improvvisò impacciato.
-Non sei certo bravo a mentire, soldato!- sogghignò la ragazza davanti a quella che non era altro che una patetica scusa perché, facendo brevemente due calcoli, Brick sarebbe riuscito sempre e comunque ad arrivare in tempo a prendere il mezzo.
-Nemmeno tu lo sei.- replicò lui seriamente, tanto per rivoltarle la frittata.
Calamity prese male quella nota di rimprovero, anche se si era trattata di pura verità. Vide gli occhi di lui posarsi indagatore su ciò che lei stringeva sulla mano destra: il cellulare. Con nervosismo capì ciò che doveva aver pensato. Il ragazzo sapeva benissimo che la bionda non era quel tipo attaccata in modo morboso al telefono e quindi poteva significare solo un’unica cosa. Serrò con forza le labbra, imprecando tra sé. Che razza di stupida era stata, adesso doveva assolutamente e velocemente sviarlo da certi pensieri, pur veri che fossero!
-Ce l’hai tu, vero? Intendo dire il mio elastico.- glielo chiese fievolmente voltando lo sguardo in un’altra direzione. Si sentiva patetica e a disagio per aver pronunciato simili stupidaggini. Aveva ponderato un piano in sé ridicolo, ma era l’unico che le fosse venuto in mente ispirandosi proprio alla sparizione di quell’affare.
Brick tornò a guardarla con evidente sorpresa. Non si aspettava una richiesta del genere né che lo avrebbe reclamato davvero. Era disposto a ridarglielo, questo sì, però non senza cogliere l’occasione di sapere cosa si nascondesse dietro, se gli fosse stato concesso.
-Perché lo rivorresti?- mormorò, con gli occhi incollati su di lei e stando ben attento ad ogni sua reazione.
Ci furono brevi attimi di pausa, seguiti dal rumore di un’auto che sfrecciava.
-Non… non voglio che tu abbia qualcosa di mio.- si sentì dire tutto ad un fiato.
Una fantasiosa bugia. E lui lo sapeva.
-Ero tornato apposta indietro per quel motivo.- disse quasi balbettando, dando così più corpo a quella bugia e rendendosi in quel modo suo complice. Ed anche Jo avvertì che la frase uscita dalla bocca del cadetto era un insieme di frottole.
 
La situazione era diventa di colpo buffa e paradossale. Entrambi sapevano benissimo che stavano parlando di uno stupido oggetto da quattro soldi. Reo, però, di averli fatti rincontrare praticamente a metà strada e dopo quella che sarebbe dovuta essere l’ultima litigata! Reo di aver fatto capire loro che non erano pronti a lasciarsi definitivamente o, chissà, mai lo sarebbero stati perché, in fondo, ci tenevano l’uno all’altra e lo avevano dimostrato reciprocamente a fatti. Forse non era poi così senza valore!
Rimaneva soltanto quella barriera tra loro, dove vi regnavano orgoglio e timidezza, in sé facile da abbattere, ma che nessuno possedeva ancora l’arma del coraggio per provare almeno a scalfirla. Per ora a quei due era sufficiente così, guardarsi attraverso di essa e avere la certezza di continuare a farlo.
Brick le allungò in silenzio la mano dove, fra due dita, era tenuto l’elastico che sporgeva verso l’esterno. Fu proprio da quella parte che la bionda lo afferrò velocemente.
Esso cominciò a distendersi e il ragazzo, dopo essere rimasto imbambolato per un paio di secondi a fissarlo, si riprese e finalmente lasciò la presa. L’oggetto colpì lievemente le dita della ragazza, ma sufficientemente a farle imprecare la sua stupidità con una piccola smorfia di disappunto.
-Idiota… Perché non lo hai lasciato subito?- borbottò lei, massaggiandosi per qualche attimo le zone colpite.
Il cadetto alzò improvvisamente le sopracciglia e non fu per via di quel rimprovero. Un pensiero gli aveva attraversato la mente come un lampo, veloce, improvviso e illuminante. La sua concentrazione era rivolta a quanto accaduto in precedenza a quell’elastico. Per quanto esso potesse essere tirato da una parte e l’altra, alla fine, con un colpo secco, sarebbe ritornato sempre alla sua misura originaria perché così dettava la sua natura.
Si chiese se lo stesso discorso valesse anche per le persone, nel senso di allontanarsi e ricongiungersi, perché lui e Jo sarebbero stati allora un esempio vivente.
 
Riflettendoci con cura sembrava fosse proprio così. Da quando la conosceva erano sempre stati talmente tante volte vicini, con la scusa delle sfide, che era ormai diventata una specie di abitudine stare insieme. Forse addirittura intaccabile come quella volta che lei lo fece eliminare dal gioco con la complicità di Lightning; il moro era rimasto sì deluso dal suo comportamento, però alla fine nulla era cambiato tra loro. Anche fuori dal reality continuavano a sfidarsi, a litigare come cane e gatto, a mettere il muso… ma a ritrovarsi sempre e comunque. I loro incontri erano quindi una cosa normale, forse inconsci, una forte dipendenza di cui entrambi non potevano fare a meno… per fortuna, si poteva aggiungere.
Ma l’elastico, andando oltre ai suoi limiti, correva il rischio di spezzarsi… così come sarebbe potuto accadere ai rapporti fra le persone.
-Ti sarebbe dispiaciuto se l’elastico si fosse rotto?- chiese a bruciapelo e con un po’ di apprensione, ovviamente non riferendosi proprio a quell’oggetto.
Jo non poteva certamente intuire l’allusione e, prima di dare una risposta a quella apparente stupida domanda, lo guardò storto.
-Certo che sì! Cosa dovrei farmene io di uno rotto, secondo te? Sarebbe più logico buttarlo, tontolone! E poi, questo qui mica si romperà facilmente per così poco, figurati!-
-Hai ragione. Nemmeno io vorrei che si rompesse.- accordò con voce roca, più parlando a se stesso che con l’altra, accennando poi a un piccolo sorriso felice. Aveva trovato le risposte che cercava ed era finalmente in pace con se stesso.
 
La ragazza lo fissò attentamente, ma per quanto ce la mettesse tutta non riusciva a capirlo. Lui stava parlando di quell’elastico nello stesso modo di chi era preoccupato delle sorti di una persona. Era una cosa insensata, pazzesca. E sembrava veramente che fosse serio! Probabilmente gli era morto qualche neurone nel cervello tanto da farlo rincretinire, tuttavia aveva l’arma giusta per risvegliarlo dal suo torpore. Tirò fuori il suo famigerato block notes e la sua compagna penna.
Questo ottenne l’effetto desiderato. Brick perse quel poco di buonumore che aveva da poco assimilato e tornò a guardare indispettito quello stupido ammasso di carta.
Per sua fortuna non era destinata a ripetersi la stessa scena di prima.
Jo si limitò a scrivere velocemente qualcosa e, quando alzò la testa per guardare nuovamente lui, il suo sguardo non aveva nulla di beffardo o baldanzoso, tutt’altro, era calmo e serio.
-E va bene. Parità.- dichiarò la bionda con un tono che specchiava fedelmente i tratti del suo volto, decretando così l’esito della giornata. Seguì un respiro profondo e preferì spostare gli occhi in un punto lontano, colta da un improvviso senso di disagio e imbarazzo per quello che avrebbe voluto dirgli in seguito. –A me non sono mai piaciute le sconfitte né tantomeno i pareggi, quindi… beh… io…- la voce le divenne sempre più fievole fino a spegnersi del tutto. Non ce la faceva proprio a continuare e si sentì davvero una stupida perché in genere la timidezza, l’insicurezza e tutto il resto che le accompagnavano non facevano parte della natura del suo carattere risoluto. Preferì, anzi, quasi sperò, che Brick avesse colto perfettamente nel segno quello che gli voleva dire… e che accettasse.
-Ci ritroveremo la prossima volta, allora! Stesso posto e stessa ora!- intervenne il cadetto con uno dei suoi sorrisi fieri e contagiosi.
La ragazza tornò a guardarlo, sorridendo di riflesso e segretamente rincuorata dalle sue parole nello stesso tempo.
-Però non ce la farai mai a battermi!- lo avvisò ironica, ritrovando un briciolo della sua spavalderia.
-Staremo a vedere, signora!- replicò lui facendo capire che era sempre disposto a tenerle testa.
 
Ancora una volta era stata rinnovata la promessa di vedersi e i loro scontri ufficialmente continuavano. Nessuno dei due aveva idea per quanto tempo sarebbero durati, se un mese o un anno o magari anche per sempre.
Quello che soltanto sapevano era che si sarebbero incontrati ancora, avvalendosi del fatto di volersi bene. A dispetto dei litigi, a dispetto di tutto.
Ed entrambi erano intenzionati a far ammettere all’altro la verità a tal riguardo, costasse quel che costasse.
Una nuova sfida, un altro nuovo motivo o forse una semplice scusante per continuare a frequentarsi.
 
 
FINE.
 
 
“Ci sono persone che sono legate da un elastico e non lo sanno.
A un certo punto prendono e partono, ognuna per la sua strada, ognuna per i fatti suoi, e l’elastico le lascia fare, le asseconda, al punto che di quell’elastico alla fine quasi ci si dimentica.
Poi però arriva il momento estremo, quello al limite dello strappo, e l’elastico reagisce, non si spezza, anzi, piuttosto, con un colpo solo, violentissimo, le fa ritrovare di nuovo faccia a faccia.”

Simona Sparaco
 
 
 
Auguri di Buona Pasqua, gente!
 
Alla prossima? Può darsi che da domani, primo aprile, smetta ufficialmente di scrivere…
 
  
   
 
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