Fanfic su artisti musicali > One Direction
Ricorda la storia  |      
Autore: sunnymargot    31/03/2013    22 recensioni
Un secondo e inizi a vivere grazie ad un sorriso.
Un secondo e qualcuno spegne quel sorriso, il suo sorriso, il tuo sorriso.
Un secondo e il cuore smette di battere.
Larry Stylinson.
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ho scritto questa shot ascoltando Stay di Rihanna e vi consiglio di ascoltarla mentre la leggete perchè rende meglio.


Stay?


Not really sure how to feel about it
Something in the way you move
Makes me feel like I can’t live without you
It takes me all the way
I want you to stay
[Stay; Rihanna ft. Mikky Ekko]

 



“Ragazzo stia indietro dobbiamo portarlo in sala operatoria”
 
Louis, il mio Louis, il mio e solo mio Louis.
 
Quel bellissimo corpo portato via su una barella mentre Harry cercava di raggiungerlo, ma un medico lo tratteneva, non poteva avvicinarsi al suo Louis quando tutti quei dottori che nemmeno lo conoscevano gli mettevano le mani addosso per levargli i vestiti insanguinati.
Harry, la mente annebbiata da emozioni e sensazioni indecifrabili, fu fatto sedere su una sedia fuori dalla sala operatoria.
Cercava di ricomporre i pezzi, era successo tutto così velocemente che non riusciva ricordare.
Perché erano lì?
Ricorda Harry, ricorda.
Parti dall’inizio, l’inizio di tutto.
 
 
 
Harry Styles non ha mai vissuto appieno la sua vita, non prima di incontrare Louis.
La sua famiglia non era mai stata un appoggio, tutti sempre troppo occupati a sputarsi addosso veleno per preoccuparsi del figlio.
La situazione a scuola non è mai stata un gran che, anzi, faceva proprio schifo. Harry era il tipico ragazzino emarginato alle elementari, alle medie e alle superiori, era quello facile da prendere in giro, quello a cui davi una spallata se ti passava troppo vicino.
Un’infanzia buia, altrettanto fu l’adolescenza e questo finché una luce lo salvò dal baratro in cui stava precipitando.
Il loro primo incontro lo ricorda bene, il giorno in cui la triste monotonia si stravolse.
Era un pomeriggio grigio ed Harry doveva studiare per il compito di chimica, per questo si infilò nella più piccola biblioteca di Londra, andava sempre lì perché era poco frequentata. Harry era così, non gli piacevano le persone e alle persone non piaceva lui.
Cercava un libro di chimica da cui riuscire a comprendere qualcosa, uno in particolare attirò la sua attenzione per la copertina rossa, prese la scaletta per arrivare al libro, ma dopo due passi perse l’equilibrio e cadde per terra con tonfo “Ahia!”.
“Hey riccio, stai bene?”, Harry alzò lo sguardo trovandosi davanti una mano tesa e un sorriso che illuminava un viso perfetto, dai lineamenti dolci, quasi femminili. Afferrò la mano, calda, solida, rassicurante, un’ancora a cui aggrapparsi per risalire dall’abisso in cui stava affondando e quegli occhi così celesti ne erano la prova, erano cielo, aria, ossigeno. Una volta in piedi il ragazzo di fronte a lui non gli lasciò la mano “Io sono Louis”.
Doveva essere un angelo, non c’era alcun dubbio, non poteva essere reale, troppo bello, troppo gentile, troppo tutto.
“Harry” e in quel momento capì che non avrebbe più lasciato quella mano.
“Ciao Harry, ti va di prendere un caffè?”, quel sorriso, come si faceva a dire di no a quel sorriso?
“Io, ehm, dovrei studiare chimica, ma..”
“Se prendi un caffè con me dopo ti aiuto con la chimica, me la cavo bene, sai?”.
 
Dopo quel caffè si rincontrarono nella stessa biblioteca e così arrivò il primo appuntamento, il primo bacio.
“Harry, mi chiedevo, ecco, ti andrebbe di uscire con me?” chiese quasi in un sussurro mentre le sue guance si tingevano di rosa.
“Ogni volta che vuoi” rispose aprendosi in un sorriso in modo che le fossette si scavassero nelle sue gote  e Louis aveva voglio di morderle tanto quanto aveva voglia di baciare quelle labbra carnose e rosse che Harry si mordicchiava sempre.
 
Primo appuntamento
Una sera di fine maggio Louis portò Harry al Luna Park. Le luci colorate, la musica forse un po’ troppo forte e gli occhi allegri del riccio che guizzavano da una parte all’altra soffermandosi sempre in quelli celesti del ragazzo che gli cingeva la vita.
Era la prima volta che Harry ci andava, ha sempre avuto una forte attrazione per le giostre e cose simili, ma quando uno non ha amici la voglia di fare le cose passa. Invece ora era lì, pronto a divertirsi con il ragazzo più bello che avesse mai visto.
A volte pensava che tutto quello fosse un sogno e si prendeva a schiaffi, ma quella era la realtà, incredibilmente, ma la era ed Harry si sentiva per la prima volta felice.
Salirono sulla ruota panoramica perché, nonostante Harry soffrisse un po’ di vertigini, sapeva che non poteva mancare al primo appuntamento.
“Ti senti bene?”, erano quasi in cima e il riccio iniziava a sentire la testa girare, “Ehi, guarda me”.
Harry si girò lentamente mentre Louis gli cingeva le spalle con un braccio e si lasciò sfuggire un “Sei bello” mentre affogava nei suoi occhi.
Louis gli sorrise dolcemente e si avvicinò al suo viso facendo sfiorare i loro nasi, i respiri caldi che si mescolavano e gli occhi gli caddero su quelle labbra che tanto desiderava assaggiare. Così non ci pensò un secondo di più e posò delicatamente un bacio sulle labbra del riccio che al contatto trattenne il respiro. Quella bocca era il paradiso, era soffice e morbida, dolce come zucchero filato. Harry dischiuse le labbra lasciando entrare Louis e mille brividi gli percorsero la schiena mentre portava una mano nei suoi capelli liscissimi.
 
A quel bacio ne seguirono altri dieci, cento, mille.
Baci caldi, rubati, passionali, necessari.
 
“Tu sei mio”
“E tu mio”
Queste furono le parole che si scambiarono prima di fare l’amore per la prima volta a casa di Harry.
Erano bagnati fradici a causa del temporale in cui si erano imbattuti e ridevano come dei matti finché “Se non ti levi quei vestiti ti ammali” gli aveva sussurrato Harry all’orecchio con un tono leggermente malizioso passandogli la mano lungo la colonna vertebrale.
Louis sorrise sfilandosi la maglia per poi lasciarla cadere sul pavimento e sfilare l’indumento anche al riccio che gli sorrise di rimando. Harry si sbottonò i pantaloni e se li tolse sotto lo sguardo di Louis che se lo mangiava con gli occhi. Quest’ultimo lo imitò e una volta rimasti solo con la biancheria intima si osservarono qualche secondo prima di ritrovarsi sdraiati sulle lenzuola candite, pure come il loro amore.
Si baciarono come se non ci fosse un domani, come se il mondo dipendesse dal loro amore e forse era così, per il loro mondo.
Poi lentamente Louis entrò in Harry delicatamente, baciandogli il petto perché gli aveva detto “Voglio vederti mentre facciamo l’amore”.
E Louis entrò nella sua carne, nelle sue ossa, nel suo sangue, nel suo cuore.
Sfiniti si coccolarono l’uno abbracciato all’altro, le gambe intrecciate, le mani di Louis nei ricci di Harry e le mani di Harry ad accarezzare la schiena di Louis.
“Ti amo” gli soffiò dolcemente sulle labbra Harry.
“Ti amo” e lo baciò Louis.
 
 
 
La voce del medico che prima lo reggeva lo riscosse dai suoi pensieri “Ragazzo lei è un parente, un amico?”
“Il suo ragazzo” rispose secco alzando lo sguardo per incontrare quello un po’ sorpreso dell’uomo di fronte a lui.
“Dovrebbe avvisare i parenti del ragazzo..”
“Louis, si chiama Louis e avviserò i suoi parenti che non verranno perché abitano in un altro continente”.
Bugia. I parenti di Louis abitavano in una città che non distava così tanti chilometri da Londra, ma ormai tra loro non c’era più un rapporto da anni. Nemmeno una telefonata per Natale, per il compleanno. Niente di niente.
La rottura avvenne durante il compleanno di Louis quattro anni fa.
 
 
 
“Harry, ti va di venire a pranzo dai miei?” chiese Louis speranzoso, nei suoi progetti c’era di dire tutta la verità ai suoi genitori, di dirgli che era gay e che si era innamorato di un ragazzo bellissimo.
“Quindi, sono parte integrante della famiglia?”
“Ovvio, solo che loro lo devono ancora sapere”
Il sorriso si fece teso su entrambi i volti, “Ho un po’ d’ansia” ammise il riccio, “Anch’io”.
Arrivarono a casa di Louis, che poi chiamarla ‘casa’ era riduttivo visto il giardino enorme che circondava la villa estesa su due piani con tanto di piscina.
Suonarono alla porta e una donna alta coi lunghi capelli castani li aprì “Amore che bello riaverti a casa e buon compleanno! Vent’anni si compiono una volta sola!” disse lanciandosi in un abbraccio.
“E tu devi essere l’amico, Harry, giusto?” gli porse la mano che Harry afferrò “Sì, è un piacere conoscerla signora Tomlinson”, la donna sorrise, “Jay, chiamami Jay”.
Il pranzo seguì abbastanza tranquillo, con le solite domande di routine finché non arrivò la domanda che avrebbe scossò la normalità di quella conversazione.
“Invece con le ragazze come va Louis?” gli chiese suo padre.
Louis, questo è il momento di dire la verità.
Harry gli strinse la mano sotto il tavolo per dargli coraggio “Io ecco, dovrei dirvi una cosa”, fece una pausa e sua madre con un cenno del capo gli fece segno di continuare, “Io sono gay ed Harry non è proprio un amico”.
Un secondo di silenzio.
“Fuori da questa casa” tuonò suo padre facendoli saltare entrambi sulla sedia sorpresi da quella reazione aggressiva.
“Mamma?” sussurrò Louis in cerca di appoggio, ma trovò solo un’espressione dura ad accoglierlo.
“Figliolo mi dispiace, sei malato, posso chiamare lo psicologo e sentire per qualche appuntamento..”
“Mamma non sono malato, sono solo innamorato”, Harry si girò e vide come gli occhi di Louis si stessero riempendo di lacrime, “mamma?”
“Eppure noi ti abbiamo sempre insegnato i valori della famiglia, i valori..”
“Basta!”, la interruppe il riccio furioso tirando il suo ragazzo per un braccio, “Andiamo Lou”.
“Sì, è meglio” sospirò Louis quando ormai le lacrime scendevano ininterrottamente sulle sue guance.
“Bravi andatevene, froci, malati” sbottò il padre di Louis mentre si lasciavano la casa alle spalle.
 
“Andrà tutto bene”, Harry prese il viso di Louis tra le mani fissandolo negli occhi, “e anche se non andrà bene io rimarrò per sempre al tuo fianco”.
 
 
 
“Tieni”, un’infermiera gli porse una tazza di thè, “bevi finché è caldo”.
Louis ama bere il thè, tutti i giorni alle cinque, da perfetto inglese.
 
 
 
Legalizzati i matrimoni gay in Inghilterra.
Questo recitava il titolo di un giornale in prima pagina.
“LOU! LOU!” urlava Harry correndo in camera per svegliare il suo ragazzo.
“H-Harry?” sbiascicò lentamente guardandolo infastidito.
“Svegliati. Svegliati. Svegliati.” il riccio iniziò a saltellare sul letto ridendo quando Louis lo tirò giù con uno strattone “Sono sveglio, che succede?”
“Guarda!” esclamò Harry facendogli leggere la copertina del giornale, le labbra di Louis si aprirono in un sorriso prima di fiondarsi su quelle del riccio.
“Ti amo, Harry”.
Il riccio seduto a cavalcioni su di lui iniziò a fargli il solletico “Allora mi sposerai?”
“Mmh non so, devo pensarci”
“COSA?” Harry prese a fargli il solletico ancora più forte, mentre l’altro cercava di liberarsi dalla sua presa.
“Sì che ti sposo, idiota” e la sua risata cristallina, quasi infantile, risuonò e rimbalzò in quelle quattro mura. E poi Louis lo baciò, ancora e ancora, mentre si rotolavano sulle coperte impregnate del loro odore.
 
Un mese dopo.
“Stasera ti porto a cena fuori” annunciò Louis che, notando l’espressione perplessa sul viso del riccio, si affrettò ad aggiungere “e no, non ti sei dimenticato nessuna ricorrenza importante, ma vestiti elegante” gli fece l’occhiolino e andò a prepararsi.
Harry si andò a fare la doccia tutto contento, le sorprese di Louis erano sempre dolci e romantiche.
Harry si stava sistemando il papillon quando Louis entrò in camera “Curly, sei pronto?”
“Quasi, Boo”
“Aspetta, faccio io”, si avvicinò per mettergli bene il papillon, “lo dovevi proprio mettere vero?”
“Non farmi criticare la tua camicia a pallini”, Louis trovava Harry adorabile quando faceva il finto offeso.
Scoppiarono entrambi a ridere “Andiamo, non voglio fare tardi”.
Salirono in macchina e fecero partire il solito cd dei The Script che ascoltavano sempre.
Dopo circa dieci minuti il riccio aveva iniziato a riempire Louis di domande.
“Se non la smetti di chiedere ti riporto a casa”
“Eddai Louiiis”
Il più grande aveva iniziato a fare il solletico con una mano al ricciolino che si stava contorcendo sul suo sedile e probabilmente fu per questo che non videro il camion che stava venendo contro di loro.
Fu un attimo, un millesimo di secondo, un botto,  il furgone che si schianta contro la portiera del guidatore, di Louis, del suo Louis.
L’airbag che non si apre, i vetri che si frantumano, le cinture di sicurezza che li strattonano e poi il buio totale.
 
 
 
“Come ti chiami ragazzo?”
Harry era così assorto in quell’incubo che non si rese conto dell’uomo in camice verde che si era seduto accanto a lui.
“D-dov’è Louis?”, la voce spezzata in un singhiozzo seguito dalle lacrime che hanno bisogno di uscire, di liberarsi, di sfogare il dolore che sente al livello del petto, del cuore che sente si sta per sbriciolare.
“Mi dispiace, abbiamo fatto tutto il possibile, ma aveva perso troppo sangue..”
“NO!”, Harry scattò in piedi affannato a causa dei troppi pensieri, dei troppi sentimenti che contrastavano, che lottavano in lui, “no” e si accasciò per terra, contro il muro, le braccia che cingevano le gambe al petto. Si teneva per paura di cadere in mille pezzi.
“Abbiamo trovato questo nella tasca della sua giacca e immagino..”, non finì la frase poggiando nella mano aperta del ragazzo un cofanetto quadrato blu, vellutato.
Nonostante la vista appannata dalle lacrime, Harry riuscì ad aprire la scatolina e in quel momento lo sentì bene il rumore del cuore che si frantuma alla vista dell’anello in oro bianco.
 
Un secondo e inizi a vivere grazie ad un sorriso.
Un secondo e qualcuno spegne quel sorriso, il suo sorriso, il tuo sorriso.
 
Un secondo e il cuore smette di battere.





Ciao! 
Questa è la mia prima OS e spero che vi piaccia nonostante la drammaticità della situazione.
E in realtà non so che dire, solo che c'ho messo davvero tutto il cuore a scriverla e vi sarei veramente grata se mi lasciaste una recensione per farmi sapere cosa ne pensate.

Vi linko la mia long Larry 
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1559004&i=1

E potete cercarmi anche su twitter per qualsiasi cosa @sunnymargot
Un bacio, Sonia xx
  
Leggi le 22 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: sunnymargot