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Autore: JulesBerry    01/04/2013    4 recensioni
[Quarta classificata e vincitrice del Premio Risata al contest "Passate inosservate - Il contest del riscatto" di Isidar Mithrim sul Forum di EFP]
La mia collera è giunta al limite, così come la mia capacità di sopportazione.
Premettendo che le regole ed io non siamo mai andate molto d’accordo – per niente, in effetti –, questo non lo posso proprio accettare: per Morgana e tutta la sua dinastia, ce ne vuole per farsi mettere in punizione da Rüf.
Proprio così, Rüf.
Il professore più inutile e noioso dell’intero Sistema Solare.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fred Weasley, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
- Questa storia fa parte della serie 'Che l'amore è tutto, è tutto ciò che sappiamo dell'amore'
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Note Introduttive:

- La storia ha partecipato al Contest "Passate inosservate - Il contest del riscatto", di Isidar Mithrim, aggiudicandosi il quarto posto e il Premio Risata;
- Il Nuovo Personaggio è Margaret Stevens, già presente in I have finally realised I need your love e in Il "per sempre" è composto da molti "adesso", nonché in "Ehi, non posso Schiantare la mia ragazza!" (sì, diciamo che è un personaggio che mi ha fornito sempre molta ispirazione ahahah);
- Come mi è stato suggerito dalla GiudiciA del Contest, mi sembra doveroso chiarire alcune questioni che riguardano proprio questo Original Character, dal momento che non tutti avranno letto le due long dalle quali è tratto: Margaret, o anche Meg, in questa serie di storie è la ragazza di Fred Weasley. È una Strega Purosangue, imparentata alla lontana - dal lato materno - con i Black, e sempre alla lontana - stavolta, però, dal lato paterno - proprio con i Weasley (in effetti, sarebbe proprio cugina di sesto o settimo grado di Fred e George stessi, ma non la considererei una vera e propria parentela rilevante); nonostante ciò, i suoi familiari sono considerati dei traditori del proprio sangue, in particolar modo dopo che anche i nonni materni - durante la Prima Guerra Magica - si furono uniti all'Ordine della Fenice (e fu così che la cara e adorabile Walburga Black - cugina della nonna di Meg - decise di incenerirli tutti dal famoso Arazzo);
- Non vi dirò come i due si sono messi insieme perché rischierei di spoilerarvi la prima long, quindi vi lascio con questo interrogativo nella speranza che qualcuno si incuriosisca e vada a leggerla :P ;
- Quando incontrerete imprecazioni/esclamazioni di Meg che fanno riferimento a Zeus e compagnia bella, non stranitevi: sì, è una strega inglese Purosangue, ma è sempre stata una grande amante della letteratura Babbana (troverete anche un piccolo riferimento all'Orlando Furioso), tant'è che nella prima long dimostra di avere una certa passione per Shakespeare e Oscar Wilde e non è difficile incontrarla con un libro in mano, quindi non mi sembra improbabile che possa conoscere miti e opere anche di altri Paesi.

Spero di non aver dimenticato nulla! In caso contrario, però, non esitate a chiedermi qualsiasi cosa! 
Buona lettura! 
Jules


 



 

Tutta colpa di quei maledettissimi Fondenti Febbricitanti



La mia collera è giunta al limite, così come la mia capacità di sopportazione.
Premettendo che le regole ed io non siamo mai andate molto d’accordo – per niente, in effetti –, questo non lo posso proprio accettare: per Morgana e tutta la sua dinastia, ce ne vuole per farsi mettere in punizione da Rüf. Proprio così, Rüf. Il professore più inutile e noioso dell’intero Sistema Solare.
Sembra impossibile, sì, ma ce l’ho fatta. Probabilmente, devo essere la prima studentessa in non so quanti secoli ad esserci riuscita. Dovrei meritare un premio, un riconoscimento, qualsiasi cosa, per questo – anche se, in realtà, farebbe meglio a reclamare i propri diritti quell’idiota del mio ragazzo, dato che è a causa sua se adesso ci ritroviamo in questa situazione.
Tutta colpa di quei maledettissimi Fondenti Febbricitanti.
Fred Weasley, a volte, sa essere davvero diabolico – ed io non sono da meno, posso assicurarlo. Sebbene mi costi parecchia fatica, devo ammetterlo: sarebbe stata un’idea geniale quella di rifilarmi una di quelle Merendine Marinare dei miei stivali durante la lezione, e avrei potuto trovarla perfino divertente; se solo quelle diavolerie fossero state messe a punto, però.
A quanto mi è stato riferito, non è stato poi tanto piacevole vedermi in preda alle allucinazioni causate dalla febbre alta, dal momento che queste hanno comportato urla, insulti di vario genere a chicchessia e affermazioni abbastanza compromettenti, del tipo “Io sono Lord Voldemort” o “Non porto la biancheria intima”. Inutile specificare che Fred abbia continuato a chiamarmi Signora Oscura per tutto il santo giorno. Abbastanza prevedibile, da parte sua.
 
Per gli slip di Merlino, prima o poi mi vendicherò, o non mi chiamo più Margaret eccetera eccetera Stevens.
In effetti, il karma ha già iniziato a fare il suo dovere e mi ha portato qualche piccola soddisfazione: vedere anche lui qui, costretto a ripulire tutte le aule del primo piano, mi ripaga enormemente.
«Ma non possiamo farlo con la magia? Cavoli, perché dovrei sprecare il mio tempo prezioso in questo modo?» mi chiede, improvvisamente desideroso di fare conversazione. Forse non ha ben compreso il mio umore attuale.
Alzo lo sguardo su di lui, ma una ciocca di capelli, che in questo momento tengo raccolti, mi scivola sull’occhio. Sbuffo, seccata, trucidandolo con il pensiero, ma mi rendo conto che sarà meglio dirgli qualcosa prima che inizi a farmi troppe domande – alle quali, naturalmente, non ho assolutamente voglia di rispondere.
«No, Fred, non possiamo, e vorrei anche ricordarti che è solo a causa tua se adesso siamo costretti a pulire questa roba al posto degli elfi domestici. Quindi, sei pregato di darti da fare» gli dico, fingendo disinteresse, impiegando quasi tutte le mie forze nel tentativo di reprimere quest’ovvia irritazione, crescente dentro di me, prima che possa esplodere e inondarci.
Lui resta in silenzio per qualche minuto, dandomi l’occasione di recuperare un po’ della pazienza che, lentamente e sadicamente, sta svanendo durante queste ore di punizione immeritata. Sì, perché non è stata colpa mia: è tutto merito suo, per Diana.
«Maggie, potresti portarmi un altro flacone di detersivo, per favore? Questo è finito» mi domanda, utilizzando quel solito tono allegro e rilassato che, in questo preciso istante, non posso non detestare. Respiro a fondo, perché altrimenti potrei anche iniziare a urlargli contro, e continuo a rivolgergli le spalle, cosicché lui non possa notare il colore del mio viso, diventato rosso dal nervosismo.
«Muovi il culo e vieni a prendertelo, sono impegnata» rispondo, forse un po’ troppo acida, ma non m’importa: da anni, gli ripeto che farebbe meglio a mettere in moto il cervello, prima di commettere certe stupidaggini. Mi ha mai dato ascolto, secondo voi? Bravi.
Anche se non riesco a vederlo, potrei scommetterci un arto che è rimasto basito a causa di ciò che ho appena detto: forse, finalmente, capirà che non sono proprio in vena di parlare con lui, almeno per ora.
Invece, sento i suoi passi avvicinarsi e, subito dopo, la sua mano mi afferra per un braccio, costringendomi a voltarmi. I suoi occhi mi scrutano con perplessità e curiosità allo stesso tempo, lasciandomi intendere di non aver compreso le ragioni del mio comportamento. 
Uomini.
«Ehi, dolcezza, che ti succede?» mi chiede, sempre più stranito, mentre i miei occhi si sollevano lentamente verso il soffitto. Santo Godric, dammi la forza.
«Non chiamarmi dolcezza, va bene? Dillo a qualcun’altra» non riesco a trattenermi, al che lui non perde tempo a impostarsi addosso il solito, insopportabile ghigno malizioso che tende a sfoggiare in queste situazioni. Forse dovrei imparare a tenere a freno la lingua o a contare fino a dieci, prima di parlare.
«Non è che sei gelosa, Stevens? Eppure, non ricordo di aver fatto chissà cosa, oggi» sussurra al mio orecchio, sfiorandomi la ciocca di capelli che, ribelle, scende sul mio viso.
Senti un po’, Zeus: come stanno le tue saette e la tua ira vendicatrice? Perché, sai, sarei oltremodo felice se mi facessi il favore di fulminare il mio ragazzo – giusto un pochino, non eccessivamente –, potrebbe essere un modo per far rinsavire quei quattro neuroni che gli rimangono.
«No, Weasley, non sono affatto gelosa, smettila con questa storia» sbuffo, riuscendo a rendere abbastanza credibile questa bugia colossale. Dire che la mia insofferenza sia rivolta nei confronti di qualsiasi esemplare di oca giuliva che osi avvicinarsi a lui non rende l’idea come in realtà vorrei, ma questa è un’altra – sebbene interessante – storia.
«Bene, allora qual è il problema?» 
«Hai mai sentito parlare dell’Orlando Furioso, Fred? Orlando era furioso per amore, perché Angelica non ricambiava i suoi sentimenti. Io, invece, sono furiosa per ben altri motivi!» gli dico, prima di scansare la sua mano, che ancora giocava con i miei capelli. Lo guardo di traverso, sperando che basti, ma lui non riesce ancora a comprendere perché io sia così arrabbiata.

Cammino lungo tutta l’aula, tesa, sempre sotto il suo sguardo interessato e attento, per poi sedermi su un banco e piegare la testa all’indietro, chiudendo gli occhi.
«Per colpa tua, Fred, tutta la classe di Storia della Magia penserà che io sia completamente fuori di testa. Lo capisci, no? Ho detto cose assurde ed estremamente imbarazzanti, e tutto per colpa tua e delle tue invenzioni non ancora perfezionate! Non sono una cavia, accidenti! Il fatto che io sia la tua ragazza non ti dà il permesso di testare i tuoi prodotti su di me... a mia insaputa, per giunta!» spiego, finalmente, rischiarando la sua inconscia consapevolezza. Lui si avvicina di nuovo, allora, ma non capisco per quale motivo stia ridendo tra sé.
«In realtà, quando ti ho dato i Pasticcetti Svenevoli o il Torrone Sanguinolento, sembravi piuttosto divertita. Non credo di ricordare male, dato che è successo giusto una settimana fa!»
«È diverso, Fred!» mi lamento, sfoggiando un’espressione esasperata. «Quei prodotti erano già ultimati, mentre quei dannati Fondenti non sono ancora pronti! Come ti è saltato in mente di farmeli mangiare proprio durante una lezione? E Rüf, poi! Siamo le uniche due persone nella storia di Hogwarts ad essere riuscite a farsi mettere in punizione da Rüf! Da Rüf, Fred!»
«Non mi pare tu non sia abituata alle punizioni, Pasticcino! Perché tanti problemi?»
«Fred, stiamo parlando di Rüf! Non ti metterebbe in punizione neanche se iniziassi a ballare in mutande sulla cattedra! È praticamente impossibile!» affermo con convinzione, mentre porto le mani ai capelli e gli occhi stanno per uscirmi dalle orbite. Fred si avvicina ancora, fino a quando non si siede anche lui sul banco, senza togliermi lo sguardo di dosso.
«Tutto diventa possibile quando sei la ragazza di Fred Weasley, quante volte devo ricordartelo?» commenta con leggerezza, quasi senza pensarci. Io sorrido spontaneamente, perché – probabilmente – non esiste cosa più vera. Lui se ne accorge, così scende giù dal banco e si pianta di fronte a me, allacciando le braccia attorno alla mia vita.
«Dammi un bacio, avanti» mi sussurra, convinto che sia tutto passato, ma non sono disposta a dargliela vinta tanto facilmente.
Gli rivolgo un ghigno diabolico, prima di indirizzare il mio sguardo da un’altra parte, e con la punta dell’occhio posso notare il suo evidente disappunto. Sto gustando il dolce sapore della vendetta.
«In questo momento, preferirei baciare Silente» bisbiglio, guardandomi le unghie, e posso solo ritenermi soddisfatta alla vista della sua espressione sconvolta.
Boccheggia per qualche istante, poi si fa serio e mette su un broncio così tenero che quasi mi sciolgo.
«Non dici sul serio, vero?» mi domanda, sperando che io ceda. Povero illuso.
«Sai, non è così male, in fondo. Sarà il fascino del saggio intellettuale» cerco di stuzzicarlo, ma un ampio sorriso mi tradisce.
Gli accarezzo i capelli, poi gli deposito un bacio nell’incavo del collo. Lui si rilassa e mi stringe ancor di più, abbracciandomi, e avvicina la sua bocca al mio orecchio, intenzionato a sussurrarmi qualcosa.
«È vero che oggi non indossi la biancheria intima?» mi chiede, ed io divento rossa come un peperone al pensiero della figuraccia che ho fatto questa stessa mattina, soprattutto a causa di quella frase. Cerco, per quanto mi sia possibile, di apparire disinvolta, anche se non è semplice con lui avvinghiato a me in tal modo.
«Puoi sempre scoprirlo da solo, no?» lo provoco, e lui non sembra lasciarselo ripetere due volte. Infila giusto un po’ la mano sotto il mio maglione, ma io – che ancora voglio fargliela pagare, non dimentichiamolo – lo scanso, stavolta dolcemente, e mi allontano. Quasi non scoppio a ridere di fronte alla sua faccia sconsolata.

Mi punta il dito contro, non riuscendo a darsi pace.
«Stevens, non puoi illudermi in questo modo! È stato un colpo basso, sai?» mi rimprovera, corrucciato, ma io non posso più trattenermi dal sorridere in modo compiaciuto e dal fargli una linguaccia.
Mi avvio in direzione dell’ultima aula che ci tocca pulire ma, prima che io possa raggiungere la porta per uscire, le sue mani si posano sui miei fianchi e mi costringono a voltarmi, e subito dopo le sue labbra sono sulle mie, perfettamente incastrate, così come accade ogni volta che s’incontrano. Sono ogni giorno più convinta che siano state fatte le une per le altre.
Mi annullo in quel bacio, dimenticando persino in quale mondo o dimensione ci troviamo, e mi stringo a lui.
Lui, che mi fa infuriare ogni giorno, facendomi innamorare sempre di più.
Per portare a termine la punizione ci sarà tempo: ho qualcosa di più importante da fare, adesso.
Ho delle labbra in cui perdermi e un paio di occhi azzurri in cui annegare.

 
 
   
 
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