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Autore: Osage_No_Onna    01/04/2013    0 recensioni
[Slash://]
[Slash://][Slash://]Salve a tutti... premetto che per capire bene questa raccolta di One-shot bisogna aver letto prima "Invisibile e Libera", scritto da me.
Tomoya è tibetano, allegro, spiritoso, si gode la vita e vive a contatto con la natura. Yumiko è italo-giapponese, sensibile, seria e malinconica, prende tutto molto sul serio e sembra non appartenere a questo mondo. Potrebbero essere due ragazzi più diversi? Forse no, ma forse è proprio per questo che tra loro due sboccia un' amore tenero e protettivo. Sono storie narrate in terza persona nei quali risaltano i sentimenti dei due ragazzi. Non sono in ordine cronologico, vale a dire che, quando ho finito una storia, la pubblico!
A voi il giudizio!
-Puff
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '*For my love I'll survive*'
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The First Kiss

 
Vedeva tutta la scena in modo distante, come in un video. La musica lenta e malinconica iniziava, mentre lei cominciava a camminare tra le ombre, vestita di bianco. Mano a mano che continuava a camminare, il colore dell’ abito mutava in grigio, sul suo viso tranquillo spuntava una smorfia di disperazione e, quando tre figure scure cominciarono a pungerla con delle lance, l’ abito diventò completamente nero e la ragazza cominciò a correre, il viso in lacrime coperto dalle mani. Dall’ ombra uscivano sette figure a colori, quattro ragazzi e tre ragazze, che rincorsero la ragazza dall’ abito nero, arrivata sul ciglio di un burrone.
La stessa preghiera, “Itte wa dame yo”, non morire…
La risposta flebile della ragazza insanguinata: “Rakuen nan te doko ni mo nai wa”, il paradiso scompare.
L’ abito nero ritornava bianco, ma tutto strappato. La ragazza sorrise: un sorriso bellissimo,  nonostante le lacrime che ancora scendevano dagli occhi leggermente allungati.
“Saigo  wa mabuta wo tojiru toki…
Gomen nante ayamaru watashi wo yurushite
Shiawase ni ochiteyuku…”
“Quando chiuderai gli occhi per l’ ultima volta
Perdonami
E sii felice…”
La scena sfumava via dolce e triste: la ragazza, sorretta dai suoi compagni che la aiutavano a camminare, si sedeva a terra e perdeva i sensi, sorridendo.
Il ragazzo ritornò finalmente alla realtà: erano le sette di sera del venticinque giugno 2012 –anno europeo, ovvio- ed  era seduto da quasi un’ ora su un’ altalena dal sedile di legno.
Era rimasto solo in quel parchetto perché non sapeva a quale festa andare delle due alle quali era stato invitato. Posò le punte dei piedi per terra e si diede una spinta. “Un’ ora passata a ciondolare è quasi insopportabile, altri cinque minuti e scoppierò dalla noia, è inevitabile.”
Le sette e cinque. Fu allora che la vide uscire, stupenda come sempre. L’ espressione sul volto e la mano sulla fronte non promettevano niente di buono. Entrò nel panico senza volerlo. Avvolta nel suo abito bianco con aggiunte di azzurro cielo, blu e viola, con il ciondolo bianco a forma di colomba e la coroncina argentata in testa, Yumiko Santoro era uscita prima della fine del ballo –lei aveva scelto il valzer, come Matilde e Stephan- e si stava dirigendo verso di lui.
Arrivata, scrollò via dall’ altalena accanto alla sua le foglie secche ed il terreno e poi vi ci sedette su. Sembrava stanca, pensò lui, e lievemente triste.
Non era più la tristezza che a fine maggio l’ aveva portata quasi a collassare, ma una tristezza leggera, dovuta forse ad un rimpianto. Ma i suoi occhi avevano quasi sempre quello sguardo un po’ vacuo, dovuto al dolore, che lo faceva intristire. Voleva vedere quegli occhi accendersi di gioia, e pensò che se nessuno aveva tentato a farlo ci avrebbe provato lui. Ci sarebbe riuscito, si ripropose fiducioso, mentre cercava una frase adatta per “attaccare bottone”. La ragazza, nel frattempo, aveva abbassato lo sguardo e, sporcando leggermente le ballerine viola, giocherellava con il terreno morbido e friabile.   
“Ciao, Yumiko-chan!”la salutò.
Lei si voltò e i suoi occhi si illuminarono. “Ecco dov’ eri, tibetain! Non ti avevo visto da nessuna parte, a nessuna delle due feste. Sei rimasto qui per un’ ora?”
“Bah… se devo dire tutta la verità, odio ballare. Ho la grazia, l’ eleganza e la delicatezza di un’ elefante, o meglio di una betoniera, come dici tu, quando muovo qualche passo di danza. L’ unica volta che ho ballato, in mezz’ ora, ho pestato i piedi a ben due ballerini e ho rovesciato una sedia.”rise Tomoya ricordando quelle scene.“E tu, ti sei divertita?”
“Certo, moltissimo. Sono molto accaldata. L’ aria condizionata va al massimo ma nelle sale si muore di caldo. Mi stava anche venendo mal di testa.”ripose lei facendo la faccina di un cagnolino imbronciato.
“Non che qui fuori si stia meglio… comunque com’ è andata?”
“Sono stata richiesta da ben quattro ragazzi nel giro di mezz’ ora ed ho ballato con loro un quarto d’ ora a testa, poi mi sono riposata e alla fine sono salita tra l’ orchestra e mi sono messa a suonare il Rondò Veneziano…”
“Fammi indovinare… Fantasia Veneziana, giusto?”
“Esattamente. Poi sono rimasta ancora un po’ e, prima che la mia testa scoppiasse, sono uscita. Stephan in quell’ ambiente ha molto successo, sai? È richiestissimo dalle ragazze… è molto elegante e il valzer lo balla benissimo. Sono tutte ai suoi piedi, tranne me.”
“Perché tu non sei il tipo che tradisce, giusto?”chiese il ragazzo leggermente ironico.
La ragazza sospirò e fece segno di no con la testa, poi si dondolò leggermente sull’ altalena. Aveva sempre quello sguardo triste e spento con cui era uscita dalla sala, ma a Tomoya sembrò che i suoi occhi fossero anche lucidi.
E quando una come Yumiko aveva gli occhi lucidi, la situazione… prometteva male, molto male.
La ragazza all’ improvviso decise di scendere saltando dall’ altalena e fece un piccolo salto, peccato che, appena toccò terra, inciampò in un grossa radice che sbucava fuori dal terreno cadendo supina.
Il ragazzo si alzò di scatto e scese dall’ altalena per aiutarla. Non appena arrivò accanto a lei, si inginocchiò: Yumiko voleva rialzarsi, ma un forte dolore al ginocchio glielo impediva. Ricadde seduta a terra con un gemito e il ragazzo  le scoprì la gamba alzando un lembo del vestito candido leggermente sporco di terra.
Si era sbucciata un ginocchio.
“Aspettami qui. Vado a prendere il disinfettante e un cerotto. Faccio in fretta.”disse telegrafico Tomoya accarezzando i capelli dell’ italo-giapponese, che gli rivolse uno sguardo da cucciolo smarrito e bisognoso d’ affetto.
Quegli occhi e quello sguardo colpirono il tibetano dritto al cuore.
Perché, perché Yumiko si sentiva ancora così male anche se ormai aveva tanti veri amici al suo fianco ed era fidanzata, ormai? Lui non riusciva  capire. Per quanto lui ne sapesse, la sua dolce Yumicchan aveva tutto ciò che avesse potuto desiderare. Ma a quanto pare si era sbagliato, le mancava qualcosa.
E forse quel qualcosa era la felicità interiore.
Si sbrigò in due microsecondi e, appena tornò dalla sua amata, le disinfettò la ferita, la coprì con un cerotto e la aiutò a rialzarsi.
Lei lo abbracciò improvvisamente stringendolo forte, come se avesse bisogno di sentirlo vivo, di sentire che era lì con lei. Poi i suoi occhi si velarono di lacrime.
Tomoya, però, se ne accorse, si staccò da lei e la guardò begli occhi, pensando che persino il suo modo di cominciare a piangere all’ improvviso fosse adorabile, perché lei lo faceva in silenzio, senza il minimo rumore.
Ma proprio l’ ultimo punto era quello negativo.
“Yumiko, che hai?”le chiese accarezzandole dolcemente una guancia.
Non l’ aveva mai vista così triste da quando si era confidata con loro sette mentre esploravano una pista di pattinaggio a Bolzano durante la notte.
“Io… non sono adatta a vivere in questo mondo. Ma neanche negli altri mondi, nel caso esistano.”singhiozzò lei premendo il viso contro il suo petto.
I due ragazzi cominciarono a passeggiare per il boschetto che circondava il parco e Tomoya disse, un po’ duro: “Cosa vuoi dire? Spiegati meglio.”
“Eccoti accontentato”sospirò lei, continuando a piangere. “Qui è scientificamente provato che, tra gli animali,solo gli individui più forti e che si adattano meglio ai cambiamenti riescono a sopravvivere. Tra gli umani bene o male è la stessa cosa, nel sociale: quelli più forti e duri vivono meglio. Io non sono né forte ne dura, non so fare altro che rispondere con una risatina indifferente e poi versare giù fiumi di lacrime, andandomi a riparare dietro agli altri. Sono debole, stupida e vigliacca. Non so neanche perché mi hai scelta come ragazza.”
A quella Tomoya non poté più trattenersi e sbatté un piede a terra, poi strinse forte a sé la sua dolce Yumiko, l’ italo-giapponese delle sue notti, la dolce mangaka che aveva sempre voluto accanto a lui.
“Adesso tu mi ascolti, d’ accordo?”cominciò il ragazzo dolce ma deciso. “Tu non sei né debole, né stupida, né vigliacca. Tu sei un angelo caduto dal cielo a cui hanno reciso le ali. Non devi più pensare queste cose, perché adesso hai accanto a te persone che dimostrano di tenere a questa piccola italo-giapponese dalla mente irrefrenabile. Io in particolare. Lasciati andare. Se vuoi essere coccolata, non c’è problema: io sono qui. In fondo siamo fidanzati adesso, no?”
“Sì, ti prego.”
Tomoya e Yumiko si sedettero vicini accanto ad un cespuglio di rose.
Yumiko abbracciò il ragazzo appoggiando la testa nell’ incavo della sua spalla, mentre lui la strinse forte e le accarezzò i capelli, le passò le mani sulle guance morbide e le baciò il collo, facendole il solletico e facendola ridere per un attimo.
Però sentiva che non bastava: doveva fare qualcos’ altro.
Così all’ improvviso prese il viso di Yumiko tra le mani le lo avvicinò al suo.
Lei arrossì all’ istante.
Le loro labbra si incontrarono, così come pure le loro lingue che si sfiorarono, si accarezzarono, si inseguirono e si ritrovarono, tutto in qualche minuto.
Quando si divisero, Yumiko era ancora più rossa di prima: sembrava felice ed imbarazzava al contempo. Tomoya, invece, era molto soddisfatto.
“Ma… ma…”La ragazza quasi non riusciva a parlare, ma poi scoppiò a ridere e si gettò nuovamente fra le braccia di lui, scompigliandogli i capelli castani e facendogli scintillare gli occhi a mandorla azzurro cielo.
Loro due stavano davvero bene insieme, ne erano certi. 


Angolo dell' Autrice
Olèèè! Ce l' ho fatta! Ho finalmente finito questa storia che era archiviata da secoli nella mia chiavetta USB Cocchy! Applausiiii!
Però la forma non mi piace per niente: me l' aspettavo più... romantica, più adatta all' atmosfera del racconto e con molte più descrizioni, invece ho scritto tutto a spezzoni. Mi sento un' incapace totale1
Voi che ne pensate?
See you!
-Puff

   
 
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