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Autore: Mils    02/04/2013    5 recensioni
quanto può brillare una persona? talmente tanto da oscurare il proprio passato? una persona può essere talmente ricca da comprare persino l'amore?
lei ha bisogno di soldi.
lui ha i soldi e ha bisogno di una copertura.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kristen Stewart, Robert Pattinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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do me a favor
#3° capitolo



'you asshole'






Pov Kristen






Ho sempre vissuto alla giornata. Non sono mai stata quel genere di ragazza che si chiede cosa ne sarà di lei fra qualche anno, fra un paio di settimane, il giorno dopo, ho sempre pensato che fosse una cosa inutile. A cosa serve preoccuparsi? A niente. Le persone che si preoccupano invecchiano prima, si ammalano e muoiono giovani, io invece non voglio niente di tutto questo. O almeno, pensavo di non volerlo, perché adesso sono in ansia; essere in ansia per me è una cosa completamente nuova. Sono circa le quattro del mattino, fuori il sole non è ancora sorto e io indosso i vestiti che l'amica di Robert mi ha fatto indossare per andare a trovare la famiglia di Robert, sono seduta sul mio letto da almeno un'ora buona e mi sto tormentando le mani da altrettanto tempo. Io non mi preoccupo mai, ma oggi farò un'eccezione. La sola idea di incontrare quelle persone mi fa stare male. Dovrò fingere di essere una persona che non sono – cosa che va praticamente contro tutti i miei principi (i pochi che mi rimangono) – e dovrò anche fingere di essere innamorata di Robert.
Quello non sarà tanto difficile..
Sciocca, sciocca, sciocca!
Mi tengo la testa fra le mani e cerco di calmarmi.
Non posso finire di nuovo in una situazione come questa.
Vuoi finire di nuovo come con Chuck, idiota?
No, Cristo, no.
Morirei un'altra volta.
Mi alzo e vado verso la libreria. In mezzo ad alcuni libri c'è un quaderno, è parecchio grosso e consumato, ha resistito a un anno di lacrime e urla. Apro la prima pagina. È una specie di lista delle cose che ho fatto da quando ho conosciuto Chuck a quando abbiamo avuto la nostra grande litigata finale. Ci sono frasi come "oggi io e Chuck abbiamo parlato e lui ha detto che sono carina" o "oggi, io e Chuck abbiamo fatto l'amore ma poi lui è dovuto andare via perché aveva altre cose da fare", poi, con il tempo, ho capito che tutte le parole che mi diceva erano bugie e che quel "fare l'amore" non era altro che il più basso, il più sporco e il più squallido sesso che una donna possa mai fare, quel genere di sesso che nessuna ragazza vorrebbe perché vuol dire che appena avete finito ognuno va sempre per la sua strada, non c'è amore, non ci sono coccole né baci. È solo un prendersi quello che si vuole e basta. O almeno era così per lui. Io mi illudevo, io pensavo che ci fosse amore nelle sue mani, nelle sue carezze, ma poi ho capito che non era così, che mi ero illusa, che avevo rovinato per sempre la mia prima volta.
Il mio più grande rimpianto.
Mi veniva da piangere.
Come avevo potuto essere così stupida?
E adesso stai per fare di nuovo la stessa stronzata.
No, mai.
Una volta basta e avanza.
Gli uomini vogliono una cosa sola.
Sono tutto un prendere e mai un dare.
So come sono gli uomini, ho avuto a che fare con altri dopo Chuck, ed è sempre la stessa storia. Nessuno è disposto ad impegnarsi, a prendersi cura di un'altra persona, sono tutti troppo egocentrici per ascoltarmi.
E Robert non è che l'ultimo della mia lista nera.
Mi asciugo una lacrima che è sfuggita al mio controllo, vado in bagno per farmi di nuovo il trucco e poi mi infilo le scarpe ed esco di casa. Per arrivare fino all'ufficio di Robert ci vogliono almeno quaranta minuti a piedi, se non di più e io me li faccio tutti sui tacchi. Mi sento una sciocca. Eccomi, tutta elegante, che cammino da sola con i tacchi alti alle quattro e mezza di mattina, chi mi vedrà penserà che sono una pazza e forse lo sono davvero e ancora non me ne sono resa conto. Cerco di prendere solo strade isolate, anche se so benissimo che non è la scelta più saggia, con questi tacchi non potrei mai mettermi a correre e non potrei neanche abbandonarli in mezzo alla strada per farmeli rubare visto che non sono miei.
Sento il cellulare vibrarmi nella minuscola borsetta che Julie mi ha dato ieri, è bianca con delle perle. Mi fermo e apro la borsetta per prenderlo. È Robert.
«Non sono in ritardo» dico, a mo' di saluto.
«Nessuno ha insinuato che tu lo fossi, Kristen». Dio, la sua voce mi fa sempre un effetto troppo forte ogni volta che non lo sento per troppo tempo e per telefono posso anche non trattenermi e arrossire.
«Sto per arrivare nel tuo ufficio come deciso, perché mi hai chiamato?».
«Sono in macchina. Dimmi la via in cui sei».
«Ma..».
«Dimmi la via, Kristen».
«Non mi ci vuole molto, che differenza ti crea se..».
«Non iniziare, per favore», insieme al solito tono autoritario posso percepire anche una leggera punta di irritazione e anche fretta. È nervoso per il pranzo con i suoi? «Oggi non accetterò nessun comportamento da bambina, ci siamo capiti?».
Il tono di voce freddo è come uno schiaffo. «Volevo solo..».
«Dimmi quella cazzo di via, Kristen!».
Per un attimo, sono tentata dal chiudergli il telefono in faccia. Mi ha urlato contro, mi ha praticamente aggredito per telefono come se fossi l'ultima delle sue dipendenti. Perché non usa una di loro per interpretare tutta questa messinscena invece che prendersela con me? Non capisco. Prendo un bel respiro ma è inutile, il mio umore è ufficialmente rovinato per il resto della giornata ed è tutta colpa sua.
Mi guardo intorno finché non trovo una targa con il nome della via. Gliela dico. Sto per chiudere la telefonata quando lui aggiunge: «Grazie. Visto? È tutto più semplice quando collabori. Sarò lì fra pochi minuti, non muoverti» e chiude la telefonata.
«Fanculo, stronzo» dico, anche se non può più sentirmi.
Me ne resto ferma immobile per non so neanche io quanto tempo. Non ho con me neanche il mio ipod perché in questa cazzo di borsetta non ci stava neanche il mio cellulare un altro po'. È ridicola. Io sono ridicola, sono qua ad aspettarlo come un cane ammaestrato aspetta che il suo padrone gli dia l'ordine di muoversi e mi sento esattamente così, Robert mi sta comandando e io non permetto a nessuno di farlo. O almeno, non lo permetto più. Sarebbe come..
Il suono del clacson di una macchina che si è appena accostata davanti a me interrompe il flusso dei miei pensieri.
Il finestrino dei posti di dietro si abbassa ed ecco sbucare il viso perfetto di Robert.
«Sali».
«Buongiorno anche a te, eh» dico, aprendo lo sportello.
Robert si fa da parte per farmi sedere. «Non mi pare che tu mi abbia augurato una buona giornata quando mi hai risposto al telefono».
«Almeno io non sono uno stronzo egocentrico» dico, prima di potermi tappare la bocca con la mano. Ma che diavolo mi prende? Stamattina non ho ancora collegato il cervello con la mia bocca, cosa che mi capita spesso a dire il vero.
Robert mi guarda sbalordito. «Come mi hai chiamato?».
«Non è la prima volta che ti do dello stronzo, non fare tanto l'incredulo».
«Pensavo che non l'avresti più fatto, però».
«Speranza vana. Se tu ti comporti come uno stronzo, io te lo dico».
Robert si solleva un po' dal sedile e si sporge per parlare con il conducente per dirgli di partire. Quando torna a sedersi, non mi guarda.
«Non usare questo linguaggio a casa di mia madre» dice, dopo almeno dieci minuti di assoluto silenzio nei quali ho potuto ammirare lo spettacolo che è New York prima dell'alba.
«Tu le dici le parolacce».
«Kristen», si volta verso di me e mi fulmina con lo sguardo, inchiodandomi sul posto. Non pensavo che uno sguardo potesse fare un effetto del genere ma gli occhi di Robert hanno come un comando diretto con il mio corpo, basta un suo sguardo per pietrificarmi e farmi stare al mio posto. Appena me ne rendo conto ne resto spiazzata, non voglio una cosa del genere fra noi due. «Ti avviso adesso: fai una delle tue scenate a casa di mia madre e sarà l'ultima che farai, ci siamo capiti?».
Mi ritrovo ad annuire senza neanche rendermene conto.
«Bene» dice, rilassandosi visibilmente.
«Mh...».
«Hai dormito bene?» mi chiede, cambiando completamente argomento e anche personalità, adesso è molto più tranquillo e usa un tono di voce sinceramente interessato. Questi suoi cambi d'umore mi mettono a disagio, come se fossi io quella strana.
Annuisco, voltando lo sguardo verso il finestrino.
Cerco di allungare la gonna, adesso sono davvero a disagio.
Questa dannata gonna non vuole scendere, cazzo.
«Vuoi che ti ripeta come si chiama mia madre o te lo ricordi?».
«M-Me lo ricordo», non lo guardo in faccia, se lo facessi so benissimo che crollerei.
«Quello di mio padre e delle mie sorelle?».
Annuisco.
Non so che dire, così resto in silenzio.
Vorrei essere sulla mia moto, libera, con il vento che mi manda i capelli all'indietro. Vorrei non essere in questa macchina, con Robert, con il suo autista personale e con il suo maledetto cattivo umore e il suo fare prepotente che mi fa sentire come una bambina. Non lo sono, sono praticamente un'adulta e sto decidendo cosa fare della mia vita e invece lui mi manda in confusione, basta un leggero cambio del suo tono di voce per farmi entrare in panico, non so più che fare e mi ritrovo ad ubbidire ai suoi odiosi ordini.
«Perché non parli? Sei silenziosa».
Cosa? «Non mi sei sembrato un tipo da "conversazione in macchina"» dico, con un leggero tono seccato. Non voglio parlare con lui, finiremo con il litigare e non sono dell'umore giusto per vincere una discussione.
«Tu non sai molto di me, Kristen, devi ammetterlo».
Il tono in cui lo disse mi fece voltare verso di lui.
Era.. malinconico.
E' vero, non so molto di lui ma perché lui non mi permette di conoscere molto oltre alla bella facciata che si è costruito attorno a se.
Un po' come me.
«E' vero..» dico.
«Si. E' vero».
«Forse.. dovrei cercare di.. ecco, uhm..».
«Non sforzarti troppo per me, Kristen, ti assicuro che non me lo merito», si volta dall'altra parte e adesso è lui a ignorarmi guardando fuori dal finestrino.
Cosa vuol dire che non se lo merita?
«Robert?».
«Si. Si, Kristen?».
«Ti sei offeso per come ti ho chiamato prima?».
Lui ride, ma è una risata quasi più malinconica del tono che ha usato prima. «Hanno usato nomi peggiori per definire la mia persona, stai tranquilla».
Non so che dire, quindi non dico altro finché non arriviamo a destinazione. La macchina si ferma davanti a un enorme cancello nero in ferro battuto alto almeno cinque metri ai cui lati si estendono metri e metri di muro per nascondere cosa si trova al di là del cancello. Vedo John abbassare il finestrino e sporgersi per parlare con qualcuno – sicuramente un microfono collegato con la casa – poi chiude di nuovo il finestrino e il cancello si apre, la macchina riparte.
Al di là del muro c'è un terreno enorme, completamente verde con alberi altissimi e in lontananza si vede una specie di.. direi castello se non sapessi di trovarmi ancora nel ventunesimo secolo. Non posso fare a meno di aggrapparmi al finestrino per non perdermi neanche un centimetro di quello spettacolo.
Sento Robert ridere e solo in quel momento mi rendo conto che probabilmente devo sembrare ridicola, una bambina.
Mi ritraggo dal finestrino, sistemandomi la gonna per la centunesima volta.
«Siamo arrivati», la macchina si ferma davanti all'enorme casa e Robert apre lo sportello e scende poco prima che la porta della "magione" si apra e ne esca una donna correndo sui tacchi. Corre incontro a Robert e lo abbraccia come se non lo vedesse da una vita e lui ricambia l'abbraccio, anche se lei è parecchio più bassa di lui, quasi quanto me. Deve essere sua mamma, la signora Pattinson, Clare.
I due parlano e io non sento niente perché resto in macchina, con il battito cardiaco che lentamente accelera. Sta succedendo davvero, sto davvero per fingere di essere la fidanzata del figlio di quella donna che sembra così felice di rivedere Robert dopo chissà quanto tempo. E io non sono brava a fingere, ma in che cosa mi sto andando a cacciare?
Prendo un lungo respiro e sollevo una mano per aprire lo sportello della macchina ma Robert mi anticipa e lo fa per me, aiutandomi a uscire porgendomi la mano. Quando lo guardo noto che mi sta sorridendo, in un modo che non fa che farmi entrare ancora di più in agitazione.
«Mamma, lei è Kristen» mi presenta, attirandomi a sé e cingendomi la vita con un braccio. Oddio, le sue braccia intorno a me, oddio, oddio, oddio.
Clare sembra sul punto di scoppiare a piangere. «Kristen... Kristen, sono così felice di incontrarti! Così felice!» per un attimo penso che stia per abbracciarmi e invece continua a parlare, «Ma non restate qua fuori, in casa moriamo dalla voglia di conoscere questa bellissima ragazza!» ci sorride e si volta per farci strada dentro casa.
Robert mi stringe il fianco e insieme entriamo dentro.
Ho il cuore che batte a mille.
E se andasse storto qualcosa?
E se non fossi abbastanza brava?
E se mi odiassero?
E se dicessi qualcosa di male senza volerlo?
E se..
E se, se, se, se.
Casa Pattinson vista da dentro sembra ancora più grande. È proprio come l'immaginavo, elegante, in stile un po' vittoriano ma c'è qualcosa nell'aria che si respira all'interno che la rende ancora una casa normale, vissuta.
Clare ci porta in soggiorno – grande come casa mia – dove, sedute sul divano rosso ci aspettano due ragazze giovani, entrambe bionde, entrambe con le gambe accavallate e con gli occhi puntati su un telefonino di ultima generazione. Quando ci sentono entrare una delle ragazze solleva lo sguardo e i suoi occhi azzurri si spalancano. «Rob!» strilla, balzando in piedi.
Robert mi stringe di più a sé. «Ciao, Lizzie».
Lizzie.
Sua sorella, quella più piccola.
Okay, ci sono, posso farcela.
«Oddio», Lizzie si porta le mani al viso e strilla come una bambina.
«Non fare scenate, non mi vedi solo da Natale».
«Oddio, Lizzie.. piantala, ti prego», l'altra sorella – Victoria – si scosta i capelli biondi dal viso e lentamente solleva lo sguardo su di noi. Sorride al fratello e anche a me. «Come ti va, fratellino?», anche lei ha due grandi occhi azzurri, che assomigliano molto a quelli del fratello. Anche Clare è bionda e anche lei ha gli occhi azzurri, deve essere una caratteristica di famiglia. Mi sento a disagio con i miei occhi verdi e i capelli castano-ramato scompigliati in confronto ai loro.
Sento Robert ridere, «Non c'è male».
Lizzie si avvicina di qualche passo e mi scruta con attenzione. «Lei è...?».
Decido che forse è il momento giusto per dire qualcosa, visto che non ho ancora aperto bocca da quando siamo arrivati qua. «Kristen. P-Piacere» mi scosto da Robert e le porgo la mano, la presenza di Robert al mio fianco mi rende terribilmente nervosa.
Lizzie osserva la mano che le sto porgendo e penso che forse sia tipo disgustata da me ma poi mi sento le sue braccia avvolgermi come una piovra, attirandomi un abbraccio fraterno, come se fossimo amiche di vecchia data. «Non hai idea di quanto ho aspettato di poterlo fare ma Rob è un tale disastro con le ragazze, le fa sempre scappare via in lacrime e non ne ha mai portato una in casa anche se ne ho conosciuta qualcuna ma tu non sei neanche lontanamente come ti aspettavo e sei decisamente la più carina di tutte, posso assicurartelo. Scommetto che siete molto innamorati» mi lascia andare e mi sorride complice. Sento le guance andarmi a fuoco.
Sento la voce di Robert che mi viene in soccorso. «Lizzie, lasciala stare, la stai terrorizzando».
Ma lei lo manda al diavolo con un gesto della mano. «Non dire sciocchezze, lei mi adora già. Non è vero?» sfodera un sorriso così simile a quello del fratello che per un attimo resto confusa.
«Uhm..».
«Visto? L'ho lasciata senza parole. Devi sapere che Robert mi adora alla follia, sono la sua sorellina e mi ama ma non mi permette mai di mettermi in mezzo alla sua vita sentimentale.. non che ci sia molto di cui parlare, Robert è, come la chiamano mamma, mamma e i giornali scandalistici più frivoli, "lo scapolo d'oro di New York!"».
Sento Robert sbuffare infastidito.
Non avevo mai fatto caso al suo nome sui giornali scandalistici. È davvero così famoso a New York? Come un attore? Forse no, ma sicuramente molte persone morirebbero per ottenere una sua foto mentre fa qualcosa di inappropriato.
«Oh, davvero?» chiedo, facendo finta di sembrare sorpresa e contenta. In fondo, io dovrei essere la ragazza che l'ha rubato alla massa di ammiratrici sotto casa sua. «Eccome! Ma tu sei molto meglio di qualunque altra ragazza d'alto borgo che mamma avrebbe presentato a Rob durante le feste di Natele. A proposito, vieni a Natale, vero? Devi venire assolutamente! E a Capodanno! Oh, Dio, dobbiamo assolutamente passare il Capodanno con me e le mie amiche.. e Rob, se vuole», lancia uno sguardo scherzoso al fratello, che alza gli occhi al cielo, esasperato.
Per fortuna, in quel momento viene in mio soccorso Clare e un uomo che sembra Robert fra qualche decina d'anni. Richard, suo padre. Stessi occhi di ghiaccio, stesso portamento sicuro di sé, stesso sguardo, stesso portamento. «Chi è questa bella signorina, figliolo?», si avvicina a me e mi porge la mano. Clare, al suo fianco, è tutta un sorriso. «Io sono Richard» si presenta.
Robert allontana impercettibilmente da suo padre, avvicinandomi a lui. Non protesto. Gli occhi di Richard non sono cattivi, ma mettono in soggezione.
«Sono Kristen, piacere..» dico.
«Kristen..?».
Solo dopo un po' capisco che vuole sapere il mio cognome.
«Kristen Stewart» risponde Robert al posto mio.
«Oh, davvero? Fai parte degli Stewart del Texas? Tuo padre è nel petrolio, ragazza mia?».
«Uhm, ecco.. no», inizio ad agitarmi sul posto e Robert se ne accorge.
«La madre di Kristen è una casalinga, papà, ma suo padre lavora fuori città, all'estero», è incredibile come si sia inventato questa cazzata di punto in bianco, e senza neanche mettermi al corrente della bugia che avrebbe raccontato ai suoi genitori sul mio conto.
«Di cosa si occupa esattamente?», Richard ha assunto un tono professionale, come se la conversazione fosse un solo un colloquio di lavoro, il mio.
«Affari, papà. Non entriamo nei dettagli, okay? È una visita di piacere, non di lavoro».
Clare accarezza il braccio del marito, che si volta a guardarla con uno sguardo adorante. «Rob ha ragione, tesoro, è un pranzo domenicale, non bisogna parlare d'affari. Venite, faremo colazione tutti insieme e poi una bella passeggiata in giardino mentre aspettiamo che il pranzo sia pronto».
Clare ci guida tutti in sala da pranzo, degna di un ricevimento di gala. Il tavolo è troppo grande per stare tutti vicini ma Robert sistema la sua sedia vicino alla mia, spostando anche il mio piatto, i miei tre bicchieri e le posate più vicino ai suoi. Sento lo sguardo di Clare e Richard fisso su di me mentre mi siedo e cerco di sembrare più tranquilla di quanto in realtà sono.
«Allora, Kristen... raccontaci qualcosa su di te» disse Clare, mentre una giovane cameriera ci serviva la colazione. Era carina, un paio di anni più di me e indossava una divisa da cameriera con una gonna nera un po' troppo corta e che si stava mangiando Robert con gli occhi. Clare la congedò con un «ora siamo apposto, Shally», lei annuì e uscì dalla stanza ma non senza aver prima sbavato dietro a Robert ancora un altro po'. Dio, una foto sarebbe durata di più, che dici biondina?
«Su di.. me?», che c'era da dire su di me a parte niente?
«Certo, su di te, cara».
Lizzie e Veronica mi guardavano in attesa, Lizzie non stava letteralmente più nella pelle di sapere qualcosa in più su di me, la presunta fidanzata del fratello maggiore.
«Io.. ho..».
«Kristen sta studiando per aiutare il padre, mamma. Devi vedere come è impaziente di iniziare a lavorare, è una ragazza così ambiziosa», mi circonda le spalle con un braccio, attirandomi ancora di più a sé.
Lizzie si lascia scappare un gridolino, io vorrei soltanto morire.
«Studi? Che cosa?» chiede Victoria.
«Ehm... arte» dico, prima che Robert possa inventarsi un'altra bugia.
«Arte..» ripete Richard, osservandomi attentamente, «E come potrai aiutare tuo padre nel mondo degli affari con una laurea in... arte?».
«Suo padre si occupa anche di finanziare alcuni musei» interviene Robert.
Tiro un sospiro di sollievo.
«L'arte è una cosa bellissima!» dice Clare, sorridendomi, «Io ho un sacco di quadri in casa, mi piacerebbe sapere il tuo parere su alcuni».
«Con piacere».
La colazione continua lentamente, Richard e Clare continuano a chiedermi cose su di me e sulla mia famiglia e io faccio fatica a rispondere a tutte le domande ma per fortuna c'è Robert che risponde praticamente sempre al posto mio. La sua presenza, che all'inizio mi dava fastidio e mi metteva a disagio, adesso mi conforta perché so che non permetterebbe mai di farmi fare una figuraccia perché tutta questa sceneggiata serve a lui, non a me. Lizzie è quella che mi conquista subito, fa sopratutto domande di tipo romantico che sono le più facili e posso prendere spunto dai miei libri per addolcire un po' la mia storia con Robert.
«Quindi vi siete conosciuti e vi siete subito innamorati?».
«Io si», Robert mi bacia sulla guancia e mi accarezza un fianco. Dio, le sue mani, come sono calde.. come vorrei che non fosse solo... no. Stiamo camminando nel corridoio, abbiamo appena finito il pranzo e ora Victoria ha avuto l'idea di fare una bella passeggiata in giardino tutti insieme.
«Oddio, Rob! E tu, Kristen?».
«Robert... è un ragazzo così.. premuroso, non avrei mai pensato di conoscere una persona come lui» dico, facendo del mio meglio per sembrare innamorata.





«E' stato un tale piacere conoscerti, Kristen», Clare mi abbraccia, cogliendomi completamente di sorpresa. Mi tiene stretta anche per troppo tempo. Quando si stacca, ha gli occhi lucidi e si affretta a lasciare il posto a suo marito, che mi sorride con un'aria davvero sincera – nelle ultime ore ho scoperto che non è così freddo e professionale come sembra, a parte quando si tratta di parlare con Robert, in quel caso sembra che il loro unico argomento di conversazione sia il lavoro o gli affari. Lizzie mi abbraccia su entrambe le guance e mi fa promette che la chiamerò presto; Victoria mi saluta per ultima, non mi abbraccia, ma le sue parole sono le più sincere della giornata: «Ti auguro di liberarti di mio fratello il più presto possibile, sei troppo in gamba per lui».
Robert mi prende per mano e insieme entriamo in macchina, dove ci aspetta il suo autista che mette subito in moto.
Quando la macchina è ormai lontana da casa di Robert sento una strana sensazione farsi largo. La famiglia di Robert mi piace, è un po' troppo formale per i miei gusti, certo, ma sua madre ama con tutto il suo cuore i suoi figli, Richard ama il suo lavoro e la sua famiglia, Lizzie è piena di vita mentre Victoria è ambiziosa, con i piedi per terra e simpatica, persino spiritosa e allegra nel momento giusto. A parte tutte le bugie che abbiamo detto, ci siamo divertiti. Io almeno, si. Okay, forse divertito non è la persona giusta, sarebbe meglio dire che dopo un paio di ore mi sono sentita abbastanza bene da riuscire a mentire più facilmente ma mentire continua a non piacermi e a mettermi a disagio. Robert invece era nel pieno controllo della situazione come sempre.
«Sei silenziosa».
«Stavo pensando alla tua famiglia..» ammetto, guardandolo. Lui lo sta già facendo, serio.
«Lo so, è terribilmente appiccicosa, ecco perché non passo molto tempo con loro. Amo essere indipendente da tutti loro», il suo tono di voce è così freddo e distaccato che per un attimo mi torna in mente il modo in cui il suo braccio era intorno alle mie spalle mentre pranzavamo, come mi ha tenuto la mano mentre passeggiavamo in giardino e come mi ha baciato sulla tempia mentre rispondevo a Lizzie. Tutte cose finte, eppure potevo sentirlo vicino a me, al contrario di adesso.
«Io li trovo simpatici».
«No, non è vero. Eri nervosa e volevi andartene».
«Come fai a saperlo? Come fai a dire cosa posso provare? Oh Robert.. io penso seriamente che la tua famiglia sia carina, certo.. tuo padre è uno stacanovista ma tua madre è così affettuosa e le tue sorelle sono simpatiche. Non capisco questo tuo odio verso la famiglia», mentre la macchina scorre veloce sento che ho il bisogno di parlare un po' con lui, sul serio, senza fingere. Dopo ore e ore di recita voglio tornare alla realtà.
«Non sono affari tuoi, Kristen».
«Dio, quanto sei stronzo..», mi giro verso il finestrino, mordendomi una pellicina.
Sospira e lo sento sistemarsi meglio sul sedile. «Che cosa ti interessa sapere?».
«Niente..».
«Volevi sapere perché odio così tanto la mia famiglia, giusto? Non la odio».
«Ah no?».
«No. Solo che non mi piace passare tempo in famiglia, è deprimente», adesso è lui a guardare fuori dal finestrino con aria malinconica.
«Dovresti essere felice di avere una famiglia, invece che lamentarti come un bambino viziato. Oh, scusami!, tu sei un bambino viziato, solo un po' cresciuto», "cresciuto bene" vorrei aggiungere ma mi trattengo.
«Pensavo che avessi superato questa parte», sbuffa, evidentemente infastidito.
«Che parte?».
«Quello dove tu non fai altro che insultarmi».
«Se non vuoi che io ti insulti non fare lo stronzo o il presuntuoso, te l'ho già detto».
Lui non dice niente e restiamo in silenzio per il resto del viaggio. Oddio, vorrei rimangiarmi quello che ho appena detto ma non posso, ormai è uscito dalla mia bocca e infondo non è una bugia, lo penso davvero. Robert si lamenta un sacco della sua famiglia ma che ne sa lui? Almeno lui ha una famiglia, una famiglia che gli vuole bene ed è pure unita e si ama.
Il cellulare vibra contro la mia gamba da dentro la borsetta.
Lo tiro fuori; è un numero sconosciuto.
"Possiamo vederci? È urgente. Chuck".
Il cuore prende a battermi all'impazzata.
Oddio.
Oh, cazzo, no. Non può essere.
All'improvviso, la grande, lussuosa e spaziosa macchina di Robert mi sembra troppo piccola e vorrei scappare via.
«Tutto bene? Sei sbiancata..».
No, che non va bene, Robert!
No, ti prego... tengo ancora il cellulare fra le mani e provo a concentrarmi, magari ho letto male o ho confuso il nome. Ma no, è proprio lui. Chuck. Eppure non ci credo, è ancora troppo strano. Da quanto non ci parliamo? Saranno mesi, forse anche un anno, sono troppo sconvolta per pensare con lucidità.
«Kristen?».
La voce di Robert mi riporta alla realtà.
Infilo di nuovo il cellulare nella borsa e cerco di darmi un contegno.
«Tutto okay. Voglio tornare a casa» dico.
«Non hai toccato cibo a cena, pensavo di mangiare qualcosa nel mio appartamento».
«N-No... io.. devo andare a casa, è successa una cosa e.. devo tornare subito a casa mia, per favore» - non mi preoccupo neanche che scopra dove abito, in questo momento è l'ultimo dei miei pensieri e gli dico il mio indirizzo cercando di non balbettare ma è inutile, il solo pensiero di Chuck è bastata per farmi perdere tutto il mio buon senso e anche la mia sanità mentale.
«Cos'è successo?».
«Non.. non sono affari tuoi, cazzo».
Mi afferra per il gomito e mi costringe a girarmi completamente verso di lui, i suoi occhi sono due lastre di ghiaccio. «Dimmi. Cosa. E'. Successo. Adesso!» mi ordina.
«Non sono affari tuoi, Robert!».
«Si, invece! Lavori per me, devi dirmi cosa sta succedendo!».
«Non sono una tua fottuta dipendente! Lasciami andare, subito».
«Chi era al telefono?» mi chiede, freddo, ignorando completamente la mia richiesta e stringendo ancora di più la presa.
«Nessuno».
«Dimmelo».
«Non sono cazzi tuoi, fanculo».
«Lo sono, invece. E adesso dimmi chi era perché altrimenti ti prendo il telefono e lo scopro da me e tranquilla che lo faccio senza problemi» e il suo tono minaccioso è così convincente da spingermi a dirgli la verità, o almeno in parte.
«Una persona che conoscevo...».
«Un tuo ex?».
Annuisco.
Lo vedo irrigidirsi.
«Cosa cazzo vuole da te?», è così strano sentirlo imprecare che quasi scoppio a ridere, o almeno lo farei se non fossi completamente fuori di testa, confusa e indecisa.
«E a te cosa importa?», cerco di sembrare divertita dal modo in cui sta prendendo la questione ma lui non sembra per niente divertito, anzi.
I suoi occhi si fanno ancora più freddi mentre mi lascia andare il braccio e torna a sedersi composto sul suo sedile. «John, portaci al mio appartamento».
«COSA? No! Devo tornare a casa mia!» protesto.
«Non se ne parla, mi spiace».
«Come sarebbe a dire che ti dispiace? No, io devo tornare a casa mia subito! Non puoi impedirmelo! Fammi scendere!» urlo.
«Non ti permetterò di vederlo» dice, serio.
«P-Perché? Sei fuori di testa...».
«Dalla faccia che hai fatto quando hai letto il messaggio presumo che non sia proprio un classico bravo ragazzo e non ti permetterò di stare vicino a un coglione che potrebbe metterti le mani addosso».
«Ti faccio notare che mi hai appena lasciato il braccio, stronzo».
«Non era quello che intendevo».
Ci metto un po' a capire. Sento le guance prendere colore.
«Non sono affari tuoi con chi vado a letto, Pattinson».
«Lo sono eccome».
«Tu sei fuori di testa».
«Mi ringrazierai quando tornerai a pensare lucidamente».
Apro la bocca per dire qualcosa ma la richiudo subito quando sento il cellulare prendere a vibrare nella borsetta. Stavolta però non smette subito ma continua, è una chiamata. Ci metto un po' a capirlo e in quel lasso di tempo Robert si è già allungato verso il mio posto e ha già risposto alla chiamata.





Pov Robert





«Pronto? Chi parla?».
«Robert! No!» - allontano Kristen con una mano, spingendola gentilmente verso la portiera mentre una voce maschile comincia a parlare dall'altro lato del telefono.
«Kristen? Ci sei?».
«Non sono Kristen e tu chi cazzo sei?».
«Non sono cazzi tuoi. Dov'è Kristen? Devo parlarle» - il tono di voce incazzato e la voce impastata mi suggerisce che il ragazzino qua ha bevuto un po'.
«Adesso Kristen è impegnata, dì pure a me».
«No, devo parlare con lei.. cazzo».
«Chi sei?».
«Chiedilo a lei, scommetto che è là vicino a te, quella puttana...» - stringo forte il telefono per reprimere il bisogno di uccidere a cazzotti questa testa di cazzo.
«Non chiamarla in quel modo» ringhio. Noto che Kristen sta ascoltando attentamente la conversazione, fissandomi con gli occhi spalancati.
«E tu chi cazzo sei per dirmi come devo chiamare la mia ragazza?».
«Lei mi ha detto che sei il suo ex, coglione».
«Ti ha mentito, lo sa benissimo anche lei che non possiamo lasciarci» e lo dice con una tale spavalderia che mi verrebbe da ridergli in faccia, ma mi trattengo.
«Ah si? E come mai?» chiedo, ironico.
«Senti, non sono cazzi tuoi, davvero. Quindi adesso passami Kristen».
«Non ti passo proprio nessuno e ti consiglio di smetterla di chiamarla e di sparire dalla sua vita se non vuoi finire in seri guai».
«E tu saresti il nuovo fidanzato?» mi prende in giro, ridacchiando come un coglione.
«Io sono migliore di te, è tutto quello che ti interessa sapere. Buona giornata» - chiudo la chiamata e restituisco il cellulare a Kristen, che continua a fissarmi a bocca aperte e gli occhi sgranati, incredula. Le sorrido e le chiudo il telefono fra le mani, premendo le mie sopra le sue, come a proteggerle. «Se ti chiama o ti manda di nuovo un messaggio, dimmelo subito e me ne occuperò io, va bene?».
«Non avresti dovuto farlo, Robert...» dice, riprendendosi.
«Fidati, so badare a me stesso».
«Non sai chi era.. Chuck è..».
«Si chiama Chuck? Cognome?».
Lei scuote la testa, «Non metterti in mezzo».
«Per ora mi accontenterò di questo, ma se ti chiama un'altra volta dovrai dirmi tutto di lui in modo che possa occuparmene seriamente».
«Perché lo fai?».
«Lavori per me, non voglio che ti succeda niente» - e mentre lo dico sento che è vero, non voglio davvero che le succeda niente. Oggi, per tutto il tempo in cui siamo stati a casa dei miei genitori, ho sentito una specie di alchimia con Kristen, come se tra noi ci fosse un feeling innegabile; mi sento davvero bene con lei e non mi è risultato per niente difficile dover fingere che fosse la mia ragazza visto quanto è bella. Certo, appena siamo usciti è tornata la solita Kristen, quella che mi prende in giro e mi insulta e pensa che io sia solo uno stronzo egocentrico, ma per quelle poche ore è stata gentile, carina e disponibile e mi ritrovo a pensare che forse vorrei vederla in quel modo più spesso.
La voglio.
«Mi tratti come se fossi una tua dipendente, è orribile».
La voglio a casa mia, nel mio letto.
«Solo quando sei a casa dei miei genitori o dobbiamo fingere di stare insieme» - tengo ancora le mie mani sopra le sue, le premo un po' di più e lei arrossisce e mi guarda confusa - «ma quando la commedia finisce mi piacerebbe conoscerti davvero, Kristen; intendo fuori dal 'lavoro', come due persone normali».
Kristen lascia le mie mani come se scottassero, indietreggiando contro lo sportello della macchina, «Cosa vuoi dire?».
«Niente, solo che voglio conoscerti un po' meglio».
«Sai anche troppo su di me, Robert».
«Non so niente su di te».
«E resterà così! È un lavoro, ricordi? Io fingo di essere la tua fidanzata, faccio la carina con i tuoi genitori e le tue sorelle ma quando esco da quella casa io torno a essere una semplice ragazze e tu torni a essere il ragazzino milionario con un impero da gestire e nessuna voglia di corrermi dietro, chiaro?».
Le sue parole mi fanno male. Mi considera davvero così? Tutto quello che ha fatto davanti ai miei genitori era così finto? Sapevo che stava fingendo ma sentirglielo dire è difficile e fa male, anche se non dovrebbe. Bene. Vuole fare la stronza? So essere molto più bravo di lei in questo.
«Come vuoi».
«Bene..».
La macchina si ferma davanti al mio appartamento. Esco dalla macchina senza aspettare che venga Thomas ad aprire il mio sportello e filo dentro fermandomi solo agli ascensori, dove aspetto Kristen. Lei arriva qualche minuto dopo, guardandosi attorno con un'aria spaesata.
Clicco il pulsante per chiamare l'ascensore.
«Potevo benissimo tornare a casa mia» dice, imbronciata. Un tenero broncio.
«Con un ex fuori di testa in giro? Scordatelo. Lavori pur sempre per me e io ci tengo ai miei dipendenti, anche fuori dall'orario lavorativo».
Lei non dice niente e cammina in silenzio dentro l'ascensore quando le porte si aprono davanti a noi.
Il nostro silenzio è interrotto dal suo cellulare che prende a vibrare.
«Dammelo» le ordino.
«No, non..» - le strappo la borsetta di mano senza troppe cerimonie, aprendola e prendendo il cellulare. Di nuovo lo stesso numero di prima.
Ma stavolta è un messaggio – "Sono sotto casa tua e non me ne vado finché non parliamo, esci!".
«Cristo, è peggio di quanto pensassi..».
«C-Che ha scritto?», Kristen cerca di guardare da sopra la mia spalla ma è troppo bassa. Mi infilo il suo cellulare in tasca; le porte dell'ascensore si aprono e io entro dentro, seguito da Kristen che inciampa nei tacchi cercando di stare al mio passo.
«Dimmi cosa c'era scritto!».
«Il tuo ex è un pericolo per te».
«Dammi il mio cellulare, Robert! Adesso!».
«Non posso, devo controllare se ti manda messaggi o chiamate» - mi metto a controllare nel frigo se trovo qualcosa da bere. Per fortuna la donna di servizio è andata a fare la spesa come le ho detto e adesso il mio frigo è colmo di tutti i miei cibi preferiti. Ma adesso ho sete quindi tiro fuori una bottiglia di vino rosso e me ne verso un bicchiere.
«Gradisci?».
Kristen si prende il viso fra le mani per poi tirarsi indietro i capelli, scompigliando la capigliatura fatta per andare a pranzo dai miei.
«Tu sei fuori di testa, tu sei un pazzo squilibrato... e ora dammi il mio telefono!».
«Ti consiglio di abbassare la voce e goderti la serata, ti terrò qui finché non avrò mandato qualcuno a casa tua per controllare che il tuo ex sia andato via».
«Ma che cazzo te ne fotte a te? Me lo spieghi? Sul serio, non sono affari tuoi, Robert! Sto dicendo sul serio, voglio tornare a casa mia, ho sonno, voglio farmi una doccia e andarmene a dormire e dimenticarmi di tutta questa giornata il più in fretta possibile..».
Non voglio che dimentichi il tempo che hai passato con me.
Ma quel pensiero è troppo intimo, troppo sentimentale per i miei gusti.
Non sono quel genere di persona, non lo sono mai stato.
Nessuna delle mie 'fidanzate' mi ha mai definito un tipo romantico o premuroso, più che altro elogiavano il sesso che facevamo e la mia carta di credito. Ma a Kristen non interessa niente di tutto questo, anche perché non l'ho neanche mai baciata – non ancora, cazzo – anche perché me l'ha proibito.
«Se vuoi farti una doccia puoi farla qui e puoi usare la camera degli ospiti se hai sonno» dico, dandole le spalle e prendendo un sorso del mio vino. Devo darmi una calmata, questa ragazzina sta prendendo anche troppo del mio tempo e della mia pazienza.
«Voglio stare a casa mia..».
«Questa casa costa più della tua, cazzo!» urlo, esasperato. Perché vuole scappare via? Che ho che non va? Posso offrirgli il mondo, porca troia. «Puoi fare il bagno che desideri e stare in doccia anche due ore, se vuoi e dormire in un letto con un cuscino in piume d'oca e tu vuoi tornare a casa tua? Dimmi che stai scherzando, per favore. Non capisci che sto solo cercando di assicurarmi che tu non finisca nei guai con il tuo ex? Lavori per me, cosa succederebbe se tu finissi in ospedale? Cosa dico a mia madre?», e non voglio che lui si avvicini a te.
«Smettila!», si avvicina a me e mi strappa di mano il mio bicchiere, cogliendomi alla sprovvista, «Smettila di comportarti come se fosse colpa mia, come se fossi io a dirti di prenderci cura di me.. che poi tu non ti prendi cura di me, tu ti prendi cura di una tua dipendente, ma io non sono niente di tutto ciò! Mi sono stancata! Non trattarmi come se io fossi una cazzo di scema che ha bisogno di essere guidata ovunque, io so prendermi cura di me benissimo anche da sola. E sopratutto», mi punta un dito contro, guardandomi con una tale rabbia negli occhi che non riesco a fare altro che ascoltarla mentre parla senza ribattere o difendermi, «smettila di avere quei tuoi maledettissimi sbalzi d'umore perché mi stai mandando al manicomio!».
Bum.
E niente, il mio autocontrollo crolla.
La vicinanza di Kristen mi manda fuori di testa.
E sarà il suo odore, il suo profumo di vaniglia e fragole, il fatto che indossi ancora l'abito che aveva per pranzare dai miei, i ricordi di come era morbida e bella fra le mie braccia anche se solo per finta, ma io non ce la faccio più e crollo.
Le stringo i fianchi con forza, attirandola a me.
«C-Cosa stai facendo?» mi guarda, accigliata.
«Secondo te cosa fa venire i miei 'maledettissimi sbalzi d'umore'?» - le accarezzo i fianchi e la premo contro il mio petto, si adatta perfettamente - «Sei tu, bellezza. Sei tu che mi stai mandando al manicomio. Te, la tua lingua biforcuta, le tue parolacce, il modo in cui mi fai impazzire e come riesci a tenermi testa.. sei tu, da quando ti conosco, sei sempre e solo tu...».
«No, io..».
Premo con forza le mie labbra contro le sue.
Ci metto un po' a ricambiare il bacio e mentre le sue labbra si adattano perfettamente alle mie, come due pezzi mancanti che si ritrovano dopo troppo tempo, le cingo la vita con un braccio e senza staccarla da me la porto verso il corridoio e poi nella mia camera da letto.
«Tutto questo non va bene..» sussurra contro le mie labbra, ha il viso arrossato ma non sembra dispiaciuta.
«Va bene eccome, voglio baciarti da quando ti ho vista.. e non solo», la faccio girare e la stendo sul letto senza smettere di baciarla.
Kristen inizia a ricambiare sul serio il bacio, affondando le mani fra i miei capelli avvicinandomi di più a lei, alle sue labbra. Come se io non volessi fare lo stesso, come se finalmente mi sentissi davvero bene, me stesso.
Con un calcio, mi sbarazzo delle scarpe e lei fa lo stesso. Mi stacco da lei e mi alzo, alzandomi in piedi e osservandola mentre è distesa sul mio letto.
«Che stai facendo..?», è arrossita e sembra nervosa.
«Ti osservo, avevo ragione».
«Su.. cosa?».
«Sei la donna più bella che io abbia mai incontrato e sai cosa ti rende ancora più bella? Il fatto che tu sia distesa sul mio letto» - mi tolgo le scarpe e inizio a slacciarmi i pantaloni togliendomi la cintura. Mi piego sul letto e premo di nuovo le labbra sulle sue, cominciando a sbottonarle la camicetta.
«Rob.. Rob, aspetta» appoggia le mani sul mio petto, allontanandomi.
«Cosa? Dimmi..».
«Non so, uhm, non se.. è la cosa giusta?» mi guarda, confusa e forse anche un po' spaventata.
«Perché non dovrebbe? Ti voglio, adesso», riprendo a sbottonarle la camicia ma lei mi ferma di nuovo, bloccandomi le mani e portandole sul suo viso.
«Lavoro per te, ricordi? Questo.. complicherà solo le cose».
«Sesso e lavoro possono essere divisi, piccola», cerco di farle il mio sorriso sexy più convincente ma lei sembra solo ancora più convinta del contrario. La vedo ritrarsi, quasi spaventata; lascia andare le mie mani, che cadono ai lati del suo viso.
«Non sono quel genere di ragazza...».
«Puoi diventarlo», mi pento un secondo dopo di averlo detto.
«Che.. schifo. Oddio, togliti di dosso!» cerca di spingermi via ma io resto fermo sopra di lei.
«Kristen, scusa, non volevo dire quello.. è solo che voglio questo da quando ti ho vista. Dico sul serio: lavoro e sesso possono essere divisi, non perderai il lavoro e continuerò a pagarti, okay?».
«No!».
«Qual'è il problema? Mi vuoi, lo so».
Arrossisce e lì capisco che ho ragione.
Oh Dio, avevo ragione, dietro tutta la sua spavalderia e la sua lingua biforcuta c'è una ragazza, con dei bisogni che posso soddisfare se mi gioco bene le mie carte.
«Te l'ho detto, non sono quel genere di ragazza, Robert..».
«Avanti, Kristen..» - le bacio il collo, lasciandole una scia di baci dalla spalla fino alla mandibola. La posso sentire chiaramente rilassarsi sotto i miei baci - «Lasciati andare».
«No..» - ma non convinta neanche lei.
«Si» - continua a baciarla fino ad arrivare alle sue labbra - «Si, che puoi».
Affonda di più nel letto, piegando le gambe. «Sei il peggior stronzo che io abbia mai incontrato», ha un sorriso malizioso in volto.
«E tu sei meravigliosa, la più bella di tutte», finisco di sbottonarle la camicetta, lasciandola aperta su un reggiseno in pizzo nero che non deve sicuramente essere stato una sua scelta ma che le sta d'incanto. Sorriso e inizio a baciare ogni centimetro di pelle libera mentre lei torna a immergere le mani fra i miei capelli.
Mi sfilo la camicia e faccio lo stesso con la sua.
Resta solo la gonna a vita alta e i miei pantaloni.
Traccio una linea sulla sua pancia piatta, morbida e calda con il dito e la sento rabbrividire.
Le metto una mano dietro la nuca, sollevandola un po'. La bacio e con le mani mi occupo di liberarmi del reggiseno. Lei si appiattisce contro il mio petto, come per proteggersi dalla mia vista e procurandomi una bellissima sensazione di pelle contro pelle. Allora anche tu hai vergogna e timidezza, piccola furbetta. Gioca con i miei capelli mentre le sbottono i bottoni sul davanti della gonna. «Su il sedere, piccola, liberiamoci di questo affare» le sussurro all'orecchio e lei, dopo un attimo di esitazione, fa come le dico e anche la gonna va a finire insieme alle nostre camicie, sul pavimento in legno della mia camera da letto. Kristen si siede sulle mie ginocchia, appoggiando le mani sui bottoni dei miei pantaloni. Solleva il viso e guarda il mio, sorridendo timida.
«Fai pure, bellezza» la incoraggio.
Lei annuisce e inizia a sfilarmi i jeans e io l'aiuto.
Finalmente libero, mi sdraio di nuovo sopra di lei.
Kristen si morde il labbro, nervosa, mentre io non potrei essere più felice. Amo avere la situazione sotto il mio controllo, lei non ha idea di quanto io abbia aspettato per questo, è da quando l'ho vista la prima volta che lo voglio. La bacio e sento che anche lei ha bisogno di me quando io ho bisogno di lei e me ne accorgo ancora di più quando la mia mano scende in mezzo alle sue gambe e la sento gemere. Mi avvicino al suo orecchio, «Non trattenerti, non farlo» - Kristen è completamente presa dalla situazione e noto la sorpresa nel suo gemito quando infilo due dita sotto il tessuto in pizzo. Si contorce sotto il mio tocco, aggrappandosi prima al lenzuolo ai suoi lati e poi alle mie braccia, appoggiando il viso contro il mio bicipite, cercando di nascondere i suoi deliziosi gemiti.
«Non farlo».
«Robert... ti prego, uhm, Rob..».
«Non trattenerti, piccola».
Quando capisco che è pronta, mi sfilo i boxer e faccio fuori anche le mutandine in pizzo di Kristen, che è ancora presa da quello che le mie dita le hanno procurato pochi secondi fa.
«Rob..».
«Ti voglio».
«Non sono ancora convinta che sia una buona idea...».
Porto di nuovo la mia mano in mezzo alle sue gambe, accarezzandola piano. «Il tuo corpo non è della tua stessa idea».
«S-Smettila.. uhm», si morde di nuovo il labbro, forte.
«Lasciati andare.. non pensare».
«Non è facile».
«Ti aiuto io», tolgo la mano e mi posiziono in mezzo alle sue gambe.  Lei  intreccia le gambe dietro la mia schiena e io non mi trattengo dall'accarezzarle una gamba. 
«Rob...».

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Il modo in cui pronuncia il mio nome è la goccia che fa traboccare il vaso e non posso aspettare un istante di più. Affondo dentro di lei come se fosse una questione di vita e di morte. Kristen affonda ancora di più nel letto per poi sollevare il bacino per venirmi incontro, aggrappandosi alla mia schiena mentre prendo ritmo.
«No.. no, Rob, per favore».
Accelero, completamente preso dalla situazione.
Veloce, veloce, veloce, sempre di più.
«Rob.. no, p-per favore.. Rob!» - la voce tremante e spaventata di Kristen mi fa tornare in me.
«C-Cosa...?».
«Non.. veloce. Non così.. forte. Per favore» mi prega, guardandomi negli occhi.
Occhi spaventati.
Pieni di brutti ricordi.
Mi ritrovo ad annuire, accarezzandole il viso con le nocche.
Lentamente, riprendo, più dolce, meno veloce.
Osservo attentamente il suo viso finché non vedo l'ansia e la paura sparire e venire sostituite dal piacere.
«Così..?» le chiedo.
«Si.. si, così. Rob, Rob, Rob..».
«Dio, tu non sai quanto sei meravigliosa».
«Rob.. sei.. sei bellissimo..», mi accarezza il viso, come nessuna donna ha mai fatto mentre facevamo sesso, in modo dolce, premuroso, un genere di attenzione che mi spaventa e mi mette in soggezione, «si.. Rob, grazie..» - chiude gli occhi e si lascia andare, tremando sotto di me e io la raggiungo poco dopo, crollandole sopra.
Cerco di non pesarle troppo, ma sono sfinito.
La sento respirare contro il mio colle, le sue mani ancora premute sulla mia schiena, si muovono agitate, dalle spalle ai capelli, alla schiena, alla vita, al mio viso.
Quando riprendo le forte, mi sdraio sul un lato, cercando di respirare bene.
«Non mi sono mai sentito tanto bene, cazzo».
Kristen gira il viso verso di me, ha i capelli scompigliati, il viso arrossato, le labbra gonfie per i baci, ma i suoi occhi sono limpidi. «E' stato bello» dice, arrossendo ancora di più; si avvicina e fa per appoggiare il viso contro il mio petto ma io mi scosto.
Non ho mai permesso una cosa del genere.
Non dormo con le donne con cui faccio sesso.
Persino con la mia ultima fidanzata appena finito ognuno stava dal suo lato.
Non sono mai stato bravo a coccolare una donna.
So soddisfarla dal lato fisico, ma da quello sentimentale non ho neanche mai provato.
«Oh...» - il suo sorriso muore mentre lei si solleva, afferrando il lenzuolo per coprirsi il petto.
«Ehi, è stato bellissimo» dico, per rassicurarla.
«Mh, si...».
«Puoi dormire nel mio letto, con me, ma.. non sono per quel genere di cose, bellezza».
«Quali.. cose?».
«Sai.. coccole, baci e carezze post-sesso. Non fanno per me».
Kristen si stringe il lenzuolo al petto ancora di più e noto i suoi occhi farsi lucidi. Oh, merda. «O-Okay... allora..», si guarda intorno, confusa, come se vedesse la stanza per la prima volta e infatti è così. «Io vado a farmi una doccia...», si solleva e usa il lenzuolo come una tunica greca per coprirsi, improvvisamente timida.
Sembra così.. triste.
Forse ha ragione a chiamarmi stronzo.
Io so di esserlo, solo che prima non mi aveva mai creato problemi.
Ma adesso, con Kristen che cammina inciampando nel mio lenzuolo per andare a farsi una doccia dopo aver fatto sesso con me, mi sento davvero uno stronzo ad averle negato così sfacciatamente un po' di coccole.
«Kristen?».
Lei si gira e vedo la speranza nei suoi occhi.
Non trattarla di merda.
Non trattarla di merda.
NON.TRATTARLA.DI.MERDA.
«Hai un culo favoloso, lo sai?».
Il suo sguardo speranzoso muore come il suo sorriso poco fa.
«Grazie..... vado a farmi la doccia, ciao» e corre via in bagno, sento la porta sbattere con forza.






Pov Kristen






Appena la porta del bagno si chiude lascio andare le lacrime, che iniziano a rigarmi lentamente il viso. Sono lacrima di rabbia, frustrazione, verso lui, verso me. Perché mi sono lasciata trascinare in questa cosa? È la stessa domanda, sempre la stessa da quando l'ho incontrato e ancora non ho una risposta. E adesso ci sono pure finita a letto. E, Dio, è stato il miglior sesso della mia vita ma è iniziato nel peggiore dei modi ed è pure finito nello stesso modo. Era troppo brusco all'inizio, era come se io non ci fossi neanche, era concentrato solo su se stesso; e non mi sono neanche goduta bene il momento successivo, non un abbraccio, un bacio, un gesto d'affetto. Come se fossi solo un oggetto da usare e poi buttare. 'Ma puoi dormire nel letto con me, eh', ma vaffanculo. Vaffanculo, vaffanculo, vaffanculo, Pattinson.
Mi asciugo le lacrime, che hanno completamente rovinato il trucco.
Mi infilo dentro la doccia e ci resto una vita, continuando a pensare alle mani di Robert su di me, a come mi sono lasciata andare così facilmente fra le sue braccia. È bravo, non posso negarlo, ma è un grandissimo stronzo.
Quando esco dalla doccia controllo davanti allo specchio che non si noti che ho pianto, mi infilo un accappatoio e apro la porta del bagno. Robert indossa un paio di pantaloni della tuta, mi da le spalle e sta parlando al telefono, sembra teso. «Non mi importa, lo voglio lontano da quella casa, subito» - si infila una mano in tasca e guarda dritto davanti a sé, la schiena dritta, le spalle contratte - «Fai quello che ti ho detto. Tienimi aggiornato», si gira e mi vede, un sorriso malizioso si allarga sulle sue labbra, «Già fatto?» chiede, ironico.
«Avevo bisogno di una doccia».
«L'ho notato».
«E di vestiti puliti».
«Me ne sono già preoccupato», va verso l'armadio, lo apre e tira fuori una maglietta bianca larga e un paio di boxer da maschio. Me li lancia. «Ecco. È roba mia, spero che non ti dispiaccia».
«Chi era al telefono?» - vado in bagno e socchiudo la porta per sentire la risposta.
«Potevi anche cambiarti davanti a me, eh. Comunque, mi sono occupato di mandare qualcuno a controllare casa tua».
Giusto, gli ho dato il mio indirizzo. Che idiota.
«Non avresti dovuto..».
«Oh, ti prego. Il tuo ex è uno squilibrato».
Mi siedo sul bordo della vasca. Chuck. Oh, no, chissà cosa avrà pensato quando Robert ha risposto al mio telefono. «Che.. che ti ha detto?».
«Voleva parlare con te, ovvio».
«Non ti ha detto il motivo?».
«No, era troppo ubriaco».
Oh, no.
Chuck ubriaco non è mai una buona cosa.
Istintivamente, mi tocco il viso.
Quante sere passate a cercare di calmarlo, chiedendogli per favore di sedersi e ricevendo spintoni e schiaffi in cambio.
«Quella persona.. che hai mandato a controllarlo.. che ti ha detto?».
«Che era sotto casa tua, aspettandoti. Ubriaco fradicio e con una bottiglia mezza vuota in mano. Gli ho detto di trascinarlo alla centrale di polizia».
«Cosa? No! Sei pazzo?», esco dal bagno, furiosa.
Robert osserva attentamente le mie gambe prima di rispondere. «E' quello che si merita, o preferivi scopare con lui stasera?».
E' come se anche lui mi avesse dato uno schiaffo in piena faccia.
Senza pensarci, afferro il mio telefono appoggiato al comodino e glielo lancio contro ma lui lo afferra al volo. «Sei il peggior figlio di puttana che io abbia mai incontrato, Robert Pattinson!».
Per un secondo penso che abbia capito il suo errore, ma un attimo dopo ha appoggiato di nuovo il mio telefono sul letto e mi sta sorridendo. «Poco fa, non dicevi così».
Arrossisco. «Sei uno stronzo, cazzo. Dio, voglio andarmene! Subito!».
«Non penso proprio. Devi stare da me, ricordi?».
«Ma non ci penso proprio! Fammi andare via, Robert, adesso».
«Non finché Harry non mi avrà richiamato per dirmi che il tuo ex è in prigione. Nel frattempo, tu rimani qua con me».
«Tu sei pazzo».
«Te l'ho già detto, di te, bambolina».
Cazzo, no.
Quel nome, no.
Mi lancio contro di lui cogliendolo di sorpresa.
Andiamo a sbattere contro il muro e lo sento gemere di dolore quando la sua schiena nuda si scontra contro il duro muro.
Inizio a colpirlo con forza sul petto, agitando le gambe sperando di beccarlo nel punto giusto ma Robert mi precede e mi afferra i polsi, invertendo le posizioni.
Mi schiaccia contro il muro, le sue mani stringono i miei polsi e li sollevano sopra la mia testa, rendendomi terribilmente vulnerabile.
«Che caratterino..».
«Non di merda come il tuo, però».
«Di nuovo mi insulti, Kristen? Anche dopo che abbiamo scopato?».
«Smettila di usare quella parola! È come se fossi un oggetto, cazzo, e non lo sono».
Allenta la presa, vedo confusione nei suoi occhi di ghiaccio. «No.. certo che non lo sei...».
«E allora lasciami andare!».
«Non posso permetterti di tornare a casa, non con il tuo ex che potrebbe farti dal male così facilmente...».
«So difendermi benissimo da sola».
Lui lancia uno sguardo ironico alla nostra posizione, al modo in cui mi ha completamente in suo controllo. «Oh si, lo vedo come sai difenderti».
«Fottiti, Pattinson».
Robert torna a stringere la presa e spinge il suo bacino contro il mio, facendomi arrossire come non vorrei. «Con te? Mh, si».
«E io che credevo che fossi un cazzo di figlio di papà perfettino, tu sei m-a-l-a-t-o».
«Ti voglio di nuovo.. resta con me stanotte» - china la testa e prende a baciarmi il collo, spingendo di nuovo il bacino contro di me, premendo con forza e mordendo piano la pelle. Oh, si.. provo a ribellarmi ma so già in partenza che non è quello che voglio veramente. Quello che voglio è lasciarmi andare ma ho troppa paura di soffrire, perché io non sono quel genere di ragazza che va a letto con chiunque, l'ho fatto solo con Chuck e anche quando lui andava a letto con altre tremila ragazze io mi ritrovavo in camera mia, aspettando che tornasse. Perché non volevo conoscere nessuno, non volevo soffrire, non volevo rischiare. Mi ero già rovinata la vita con Chuck, rischiare di nuovo era da stupidi. E adesso che finalmente Chuck non poteva più controllarmi – o almeno lo speravo – avevo ancora difficoltà a lasciarmi andare con un uomo.
«N-Non.. v-voglio..».
«Si che lo vuoi..», mi bacia, rendendo il bacio più profondo ogni secondo che passa.
Mi lascia andare le braccia e poggia le sue mani sulla mia vita, sollevando la maglietta e accarezzandomi i fianchi.
Sento le gambe cedere.
«Vieni a letto con me..», me lo sta chiedendo?
«Sei uno stronzo...».
«Ma lo vuoi. Sono uno stronzo, ma vuoi venire a letto con me, ammettilo».
«Robert...» - mi pizzica il fianco e io urlo.
«Almeno quando ti sto baciando, lascia perdere 'Robert'. Sono Rob, per te.. solo Rob per te, Kristen.. non ci separa niente quando sei fra le mie braccia» - e come per enfatizzare le sue parole mi conduce verso il letto e mi fa sdraiare sotto di lui, schiacciandomi senza però farmi male. «Mi dispiace per come ti ho trattata prima, ma io non faccio quelle cose. Non le faccio, mai. Con nessuna. Mai. Ma voglio fare sesso con te, lo voglio in un modo disperato che non mi era mai capitato prima con nessuna... lo vuoi anche tu?».
Si.
Si, cazzo.
Lo voglio ma non posso.
Come posso fare sesso con te quando so per certo che dopo starò una merda?
Non voglio una cosa del genere.
Voglio ricominciare da capo.
Dopo Chuck, speravo di trovare qualcuno.
Qualcuno da amare.
E da cui sarei stata amata.
E invece mi trovo.. questo?
Mi vengono gli occhi lucidi.
«Dimmi che lo vuoi anche tu, Kristen», strofina il suo viso sul mio collo, sollevandomi la maglietta con una mano.
Spingo con forza il viso dall'altra parte.
Robert lo scambia come un permesso e inizia a baciarmi il collo.
I suoi baci sono i migliori del mondo.
Sono passionali ma anche dolci, alcune volte persino premurosi.
Le sue mani sono esperte, sanno dove andare e sono attente.
Ma non hanno amore.
Non c'è sentimento.
Mi sento vuota.
L'amore non dovrebbe riempirti?
Provo a spingerlo via con le mani ma sono debole, non voglio mandarlo davvero via.
«Tienimi compagnia, Kristen».
«Tu sei pazzo...».
«Continui a ripeterlo, ma sei ancora qua».
«Robert...».
«No» - mi morde forte il collo.
«Rob.. per favore».
«Così va meglio, piccola».
«Non sono la tua piccola, cazzo».
«Chi lo dice?» - mi accarezza il viso, un gesto dolcissimo che mi fa sperare.
«I-io..».
Robert continua ad accarezzarmi il viso, guardandomi dritto negli occhi.
«Vieni a letto con me».
«Rob..».
«Non cambierà niente, te lo prometto».
E' questo il problema.
Come puoi non capirlo?
«Avanti, Kristen..».
«Non lo so...».
«Si che lo sai.. lo vuoi, Kristen. Mi vuoi anche tu come io voglio te».
«Mh..» - la sua mano scende sul mio stomaco e gioca con il bordo dei boxer che mi ha dato.
«Vuoi..?».
«Rob...».
«Si?».
«Si...».



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*corre a nascondersi dall'imbarazzo*
oddio, scusatemi.
Per tante cose.
Allora, la prima è:
  • scusatemi se questo capitolo è arrivato leggermente in ritardo.
  • Scusatemi se è pieno di parolacce
  • scusatemi se ci sono troppe scene di sesso (devo scusarmi?)
  • scusatemi se vi sembra affrettato, ma ho dovuto, la storia è così
  • scusatemi ancora per il ritardo
  • scusatemi per.. boh, qualunque cosa non vi sia piaciuta
    in realtà, il capitolo sarebbe dovuto essere diverso ma mi è venuta in mente questa... cosa e ho dovuto scriverla, quindi.. non so,
  • spero vi piaccia.
A me piaciucchia, ecco.
Più o meno.
Mh, vi sto annoiando.
Allora, grazie ancora per leggere questa cosa.
Per favore, recensite perché voglio sapere cosa ne pensate.
La storia continuerà più o meno in questo modo,
con colpi di scena ecc ecc ovvio, ma ci saranno anche
scene con robert e kristen che... uhm, avete capito.
Oddio, le ho scritte malissimo, lo so, ma ho fatto del mio meglio.
Ditemelo se sono volgari.
Buona pasqua in ritardo, baci!
Vi voglio bene,
alla prossima.


   
 
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