Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Luna Malfoy    27/08/2004    31 recensioni
Dopo la caduta di Voldemort, molti sono i Mangiamorte catturati e imprigionati ad Azkaban. Qualcosa, cambierà le sorti di un prigioniero, che tra le quattro mura della prigione magica, ha conosciuto la sofferenza. Draco Malfoy, però, non accetta l'aiuto e la pietà di nessuno. E se fosse costretto, dal corso degli eventi? E se la sua unica ancora di salvezza fosse Ginevra Weasley?!
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
x

*Questa fanfic contiene alcune scene di carattere violento e alcune relative al sesso. Non sono particolarmente eccessive e descrittive, tuttavia chi pensasse di poter non sopportare questo genere di situazioni, è pregato di non continuare a leggere.*

 

Un'ancora nel buio

Capitolo 1

 

Ginevra Weasley, ormai venticinquenne, camminava a passo spedito lungo il corridoio che conduceva nell’ufficio del suo superiore. Il quartier generale degli Auror, era in fermento, a causa di un recente attacco di vandalismo ai danni di un locale di Hogsmeade, ad opera di un gruppo di teppistelli che si facevano chiamare “I nuovi Mangiamorte”. Sebbene non fossero poi così pericolosi, riuscivano lo stesso a dare il loro bel da fare ai soldati, costringendoli a turni di ronda spesso massacranti.

 

Bussò alla porta a vetri opachi, attese una risposta ed entrò. Nell’ufficio, insieme al Capitano McKenzye, vi trovò suo fratello Ron, Harry ed Hermione.

 

“Capitano.” Esclamò la rossa, battendo i talloni degli anfibi militari e appoggiando la mano destra di taglio sulla fronte.

 

L’uomo, dai corti capelli bianchi e dallo sguardo severo, le fece segno con la mano. “Riposo, riposo sottotenente Weasley.”

 

La ragazza divaricò leggermente le gambe, incrociando le mani dietro la schiena e puntò gli occhi blu sul superiore, attendendo motivazioni per quella convocazione urgente. Le diede non poco fastidio, che partecipassero anche altre persone, ma non si curò di farlo notare, evitando così scenate da parte di suo fratello.

 

“Ti ho fatta chiamare, perché il Generale ha richiesto la tua presenza.” Spiegò McKenzye, scrutandola da dietro le mani incrociate di fronte al viso.

 

Ginevra inarcò un sopracciglio, spostando con una mano un ciuffo di capelli color sangue, sfuggito alla treccia d’ordinanza. “Di che si tratta?!”

 

“Questo te lo spiegherà il Generale stesso, Weasley.” Si affrettò a chiarire, con uno strano sorriso sul volto. “A me è tenuto riferirti solamente che ti dovrai occupare di uno dei prigionieri, che hai catturato durante la lotta contro Voldemort.”

 

“Un prigioniero?!” Intervenne prontamente Ronald. In tutti quegli anni, nonostante avessero affrontato insieme l’addestramento militare e numerose battaglie, l’iperprotettività di suo fratello non si era affatto affievolita e anzi, se possibile, si era amplificata, rendendola schiava di quell’amore fraterno che spesso, arrivava a livelli soffocanti.

 

“Sì uno dei tanti, tenente Weasley.” Confermò ironico l’uomo. “…non so di chi si tratta, quindi non chiedermelo.”

 

Il ragazzo fu sul punto di dire qualcosa, ma sia Harry che Hermione, posti di fronte a lui, gli riservarono un’occhiata di rimprovero, costringendolo a tacere per non scatenare le ire della sorella.

 

“D’accordo. Ho capito.” Fece seria Ginevra, incrociando di nuovo le mani dietro la schiena. “E quando dovrei incontrare il Generale?!”

 

“Domani. Fatti trovare alla Sede, intorno alle 9.”

 

“Perfetto.” Terminò la ragazza, rivolgendo uno sguardo eloquente ad Hermione. “Posso andare?!”

 

Il Capitano annuì. “Certamente.”

 

Conclusi i saluti di rito, Ginevra uscì nel corridoio e aspettò che anche l’amica uscisse dall’ufficio. Con sommo dispiacere notò che era stato congedato anche suo fratello. Hermione le si avvicinò, superando Ron, in modo da frenare qualsiasi istinto impulsivo del ragazzo. Harry era rimasto più indietro, in silenzio, aspettando di sentire cosa ne pensasse l’amica.

 

“Mi domando che cosa è successo.” Biascicò con tono pensoso la rossa, massaggiandosi le tempie. “Ho catturato troppa gente per poter arrivarci da sola.”

 

Hermione le posò una mano sulla spalla. “Ti conviene aspettare domani per saperlo, non scervellarti, non ti porterà a niente.”

 

Ginny le rivolse un sorriso. Gli occhi color cioccolato della sua amica, come sempre, riuscivano a tranquillizzarla più di mille parole o gesti affettuosi. “Sì, hai perfettamente ragione. Tu che ne dici Harry?!”

 

“Sono d’accordo con Hermione.” Si limitò a rispondere secco, passandosi una mano nei capelli ormai lunghi sino alle spalle e scompigliati. “Per stasera cerca di rilassarti, con questa storia dei Nuovi Mangiamorte, non ti sei riposata molto. Come tutti del resto.”

 

La rossa incrociò lo sguardo verde smeraldo del ragazzo e annuì, grata. “Sì, ci proverò. Che ne dite di venire a cena a casa mia, stasera?! Vi prego, non mi va di stare sola.”

 

Ron si accigliò, schiarendosi la voce. “…il mio parere non ti interessa, Gin?!”

 

“Devo essere onesta, fratellone?!” Ronald fece una smorfia seccata. “No, per niente. So che qualsiasi cosa uscisse dalla tua bocca, sarebbe la stessa che usi ogni qual volta mi viene affidata una missione.”

 

“…ma io mi preoccupo per te!”

 

“Ron, anche Hermione ed Harry si preoccupano per la mia salute, ma non sono ossessivi e stressanti come te.” Esclamò al limite della sopportazione, riducendo la voce ad un sibilo. “Cerca di moderarti o chiederò al Generale di tenerti all’oscuro di tutto ciò che riguarda la mia vita professionale.”

 

“Fosse solo quella…”

 

Sebbene il tono di suo fratello fosse molto simile ad un sussurro, quella frase giunse alle orecchie della sorella. Gli occhi blu, si ridussero a due strette fessure, mentre lo guardava, quasi fosse pronta a sbranarlo. “Cosa vorresti dire, Ronald Weasley?!”

 

Hermione si batté una mano sulla fronte, cercando lo sguardo di Harry per un aiuto. Peccato che il moro fosse molto più interessato alle mattonelle del pavimento. “…Ron per favore…”

 

“Intendo dire che sei talmente tanto ingenua e immatura, da non riuscire a gestire nessuno degli aspetti della tua vita. Non solo quello professionale, signorina!” Commentò tagliente, ignorando completamente la richiesta di Hermione di darsi una calmata.

 

Ginevra sgranò gli occhi, sull’orlo di una crisi di nervi. “Come ti permetti?!”

 

“…mi permetto eccome!”

 

“Io perlomeno mi prendo le mie responsabilità, non fuggo di fronte ai sentimenti come un bambino spaventato. Faccio i miei errori e ne traggo insegnamento, a differenza tua. E comunque non sono fatti che ti riguardano!!”

 

Ron aggrottò la fronte, nascondendo malissimo il rossore per la frase della sorella. “Guarda che stiamo parlando del mio migliore amico! Mi riguarda eccome!!”

 

“Ha ragione lei.” Tagliò corto Harry, con un’aria tra l’annoiato e lo scocciato.

 

“Stai scherzando?!” Domandò scosso l’amico, distogliendo lo sguardo inceneritore dalla sorella. “Andiamo è…”

 

“E’ qualcosa che riguarda me e lei.” Chiuse l’argomento il moro, passandosi una mano tra i capelli, sfiorandosi appena la cicatrice a forma di saetta.

 

Ginny sospirò sollevata. “Meno male che ci siete voi.”

 

^^

 

Un odore di carne arrosto, si sprigionava in tutto l’appartamento 13, al secondo piano di un palazzo ad Hogsmeade. Rumori di piatti e stoviglie, riempivano il silenzio della casa, con musica rock (tenuta a basso volume) di sottofondo.

 

Hermione e Ron erano in ritardo. Avevano avvisato che sarebbero passati dalla gelateria di Floran Fortebraccio, per comprare una vaschetta multigusto, come dessert. Di conseguenza, Harry, che era arrivato in orario, si era offerto volentieri di apparecchiare la tavola (in parte aiutato dalla magia), dando così modo all’amica di preparare la cena con calma.

 

Ginny, coi capelli legati in una coda alta e armata di grembiulino, stava sfaccendando ai fornelli.

 

“Che devo mettere a tavola come bevande, Gin?!”

 

La rossa si voltò in direzione della porta, lanciando un’ultima occhiata alla carne e costatando che ci sarebbe voluto un altro po’ di tempo. Harry, fermo tra la cucina e la camera da pranzo, attendeva una risposta spazzolandosi dalla maglietta nera quel po’ di briciole che gli erano finite addosso, mentre portava il pane a tavola.

 

“Dunque, nel frigo trovi acqua e vino.” Spiegò pensosa, ricordando cos’altro avesse da bere. “Ah sì! Non dimenticare la Coca Cola. Non capisco perché, ma ad Hermione piace molto.”

 

“Anche a me piace.” Commentò Harry sorridendole. “Eh che ci vuoi fare… noi vissuti tra i babbani…”

 

Ginevra gli riservò una linguaccia, tornando poi ad occuparsi della cena.

 

Non le dispiaceva affatto quel clima che si creava, ogni qual volta si trovava da sola con Harry. Sebbene suo fratello, avesse la cattiva abitudine di ficcare il naso in questioni che non lo riguardavano, nessuno dei suoi commenti aveva mai intaccato il loro rapporto. Un rapporto che, a dire la verità, si era rivelato fin dal principio molto strano.

Subito dopo la sconfitta di Voldemort, tutti si erano impegnati a ricostruirsi una vita normale. Se normale, si poteva definire la vita di un auror. Hermione e Ron si erano finalmente decisi a mettere chiarezza in quel casino che, tutt’ora, continuavano a definire “relazione”, arrivando sino a dichiararsi quell’amore che avevano tenuto nascosto, anche durante le battaglie più dure. Dal canto suo, durante un periodo non proprio chiaro, si era ritrovata a rimuginare su quei sentimenti che le albergavano nel cuore, dall’età di dieci anni, quando aveva conosciuto quel famoso Harry Potter, mentre accompagnava i suoi fratelli alla stazione di King’s Cross. Si erano frequentati, cercando di nascondere a tutti quel “riavvicinamento”. Mossa del tutto inutile, quando si hanno fratelli curiosi e iperprotettivi alle costole. Non c’era stato niente di più che qualche uscita, le classiche effusioni e una notte insieme. Proprio quella notte, che aveva fatto chiarezza nei loro cuori. Tra loro, nonostante ci fosse una complicità fuori dal comune, non avrebbe potuto esserci nulla di più che un’amicizia o ad esagerare, qualche notte di sesso.

Questo perché nessuno dei due, era riuscito a trovare quella scintilla, che avrebbe fatto scattare in loro l’innamoramento, ma entrambi si erano accorti di provare una forte attrazione fisica. Quello che mandava in bestia Ron, infatti, era proprio il loro scherzare su questo.

Non capiva che erano adulti e vaccinati e che il loro rapporto “speciale”, spesso serviva a scaricare inutili tensioni e amarezze.

 

“Sai di arrosto.” Mormorò Harry, alle sue spalle, facendola sobbalzare per lo spavento.

 

Ginny evitò per poco di bruciarsi, con il manico della forchetta incandescente. Spense il fuoco e dispose la carne su un vassoio. “Mi hai fatto prendere un accidente!”

 

“Era questo il mio intento, infatti.” Sussurrò con tono di finta malizia, passandole un dito dietro al collo, fino all’attaccatura della maglietta azzurra.

 

“Harry Potter, metti apposto quelle mani. Hermione e mio fratello saranno qui a minuti e io non ho alcuna intenzione di sorbirmi l’ennesima scenata di quel rompiscatole.” Lo rimproverò sorridendo, lasciandosi però tirare per un braccio e poi stringere affettuosamente.

 

Harry respirò l’inconfondibile profumo di pesca, che caratterizzava la pelle della ragazza, ridacchiandole contro la spalla. “Ah! Ne avevo proprio bisogno.”

 

Gli occhi blu della rossa si spalancarono. “Sembri un drogato, te ne rendi conto?!”

 

“Sì sì, lo so.”

 

Il suono del campanello, li costrinse a staccarsi. Fu Harry stesso ad aprire la porta, trovandosi di fronte i due amici, completamente fradici. Ron sembrava tranquillo, sebbene grondante di acqua. Hermione invece pareva furibonda, mentre tentava invano di spostare le ciocche ricce, appiccicate al volto e sugli occhi.

 

“Odio i temporali estivi!!” Fece stizzita, appoggiando la busta di plastica, contenente il gelato, sul divano.

 

Il rosso afferrò la bacchetta e con un semplice incantesimo si asciugò i vestiti, facendo lo stesso con Hermione che, un po’ titubante e ancora nervosa, lo ringraziò con un bacio a fior di labbra. “Ginny ci daresti due asciugamani per i capelli?!”

 

Uno smanettare di pentole e padelle, coprì parte della risposta della sorella. “…prendi tu Harry?!”

 

“Schiavetto Potter a rapporto, sottotenente Weasley!” Scherzò il ragazzo, con tanto di saluto militare. “Scommetto che ti diverti un mondo ad ordinarmi le cose, quando non siamo in servizio.”

 

“Neanche immagini quanto, tenente.” Ribatté sorniona, affacciandosi dalla porta della cucina e scatenando l’ilarità del fratello e dell’amica.

 

^^

 

Il giorno successivo, di buon ora, Ginevra si recò a Grimmauld Place. Il Generale l’attendeva nell’ufficio che utilizzavano, quando non era il caso di effettuare spostamenti troppo lunghi sino ad Hogwarts.

Quando entrò, aggiustandosi la divisa estiva da auror, trovò il generale ad attenderla, in piedi e intento a fissare qualcosa fuori dalla finestra.

 

“Generale…” Salutò con voce neutrale, prima che l’espressione mutasse in gioiosa.

 

Silente, l’anziano preside della scuola di Magia e Stregoneria, che aveva frequentato per ben sette anni, si voltò e le sorrise. Personalmente, si ritrovò a pensare, adorava il modo di sorridere di quell’uomo. Le infondeva una gran serenità. “Ginevra… è un piacere rivederti.”

 

“Anche per me, prof- ehm, Generale.”

 

L’uomo si lasciò sfuggire una risatina. “Accomodati. Ti illustrerò la missione che abbiamo deciso di affidarti.”

 

“Mi hanno accennato al fatto che… devo occuparmi di un prigioniero.” Lo anticipò curiosa, sedendosi sulla poltroncina di fronte alla scrivania e accavallando una gamba, con fare disinvolto. “Da quando i prigionieri di Azkaban vengono liberati e soprattutto, in che modo mi potrei occupare di uno di loro?!”

 

“Comprendo la tua confusione, Ginevra.” La tranquillizzò l’anziano mago, prendendo posto davanti a lei e lisciandosi la lunga barba bianca. “Tuttavia le nostre indicazioni sono chiarissime, non si tratta di un prigioniero qualsiasi.”

 

“Mangiamorte, giusto?!”

 

“Esatto.” Confermò Silente, annuendo. “Si tratta di uno dei Mangiamorte che hai catturato nelle ultime battaglie, esattamente due anni fa.”

 

Gli occhi di Ginevra si incupirono, assumendo una tonalità più scura, quasi notturna. “Ho catturato un po’ troppi… ehm… nemici, per poter riuscire a ricordarli tutti.”

 

“Sono sicuro che di questo ti ricorderai, ma procediamo con ordine.” La interruppe di nuovo, aggiustandosi gli occhiali a mezzaluna. “Si tratta del prigioniero numero 2703. Si è rivelato particolarmente collaborativo negli ultimi tempi e soprattutto, bisognoso di cure.”

 

“Cure?!”

 

“Spiegarlo in poche parole non è facile. Ti basti sapere che durante la sua permanenza nella prigione, è stato colpito da una malattia che lo rende… innocuo.”

 

Ginny inarcò un sopracciglio. “Innocuo. E dice… che si è mostrato collaborativo. Siamo sicuri che non si tratti di un trucco?!”

 

“Voglio fidarmi.” Rispose piatto il preside, accennando un sorriso.

 

“E io mi fido di lei. Piuttosto… che tipo di malattia lo ha colpito?!”

 

L’anziano mago afferrò una cartellina con dei referti medici. “E’ una malattia piuttosto rara. Curabile sì, ma in tempi assai lunghi, ahimè.”

 

“Quindi dovrei occuparmene a tempo determinato?!” Domandò, spostando una ciocca di capelli color sangue dietro all’orecchio e prendendo alcuni fogli dall’interno della cartella gialla.

 

“Anche se non so assicurati il periodo di tempo esatto… sì.”

 

Ginevra sgranò gli occhi, spiazzata, osservando uno dei rapporti. “E’… cieco.”

 

“Purtroppo sì.” Annuì il mago con aria dispiaciuta. “E’ stato affetto da una sorta di infezione alla cornea, che lo ha privato della vista. Come ben capirai, lo rende totalmente incapace di far del male e invece, bisognoso di parecchie attenzioni.”

 

“Certo, capisco…”

 

“…anche se ammetto che, dato il tipo di persona, non so quanto possa essere semplice, un simile incarico. Però mi fido di te, Ginevra.”

 

“La ringrazio, Silente.” Rispose grata di quella fiducia, tornando poi a studiare la relazione sul prigioniero. “Un… momento, ma il detenuto numero 2703 è…”

 

“Draco Malfoy.”

 

^^

 

Hermione ed Harry, se ne stavano seduti al tavolino del bar che erano soliti frequentare durante le pause dal lavoro. Ron aveva i pugni serrati, appoggiati al tavolino, accanto ad un bicchiere di the ghiacciato. Tutti e tre tacevano, in attesa di spiegazioni da parte di Ginevra, di ritorno dal colloquio con il Generale Silente.

 

“…quindi ti ha spiegato nei dettagli cosa dovresti fare?!”

 

Ginny mosse il capo in segno di assenso. “Sì, devo occuparmi di un detenuto cieco e di conseguenza innocuo.”

 

Ron sospirò di sollievo, rilasciando le spalle tese e assaggiando un sorso di bevanda al limone. “Meglio così.”

 

Un lieve cicaleccio, proveniente dagli alberi che abbellivano il luogo, ad Hogsmeade, era l’unico suono che copriva quel silenzio teso; accompagnato dalle voci di alcuni clienti seduti ai tavolini come loro.

 

Non sapeva da che parte cominciare, come spiegare, affrontare quella situazione. Situazione che, tra l’altro non piaceva neppure a lei. Benché la persona che le era stata affidata fosse resa totalmente inoffensiva dalla malattia che l’aveva colpito, si trattava pur sempre di quello che per anni, era stato il suo acerrimo nemico. Il suo e di suo fratello, Harry e chiunque non fosse purosangue, Serpeverde o comunque degno del suo rispetto.

 

“Non c’hai detto tutto, vero Ginny?!” Domandò Harry, incrociando i suoi occhi color smeraldo, con quelli oltremare di lei.

 

Per un attimo, la rossa si chiese per quale motivo, quello che si era rivelato essere il suo migliore amico, avesse quello stramaledetto dono di leggerle nella mente e nell’anima. “N-no… cioè…”

 

“Cosa c’è, Gin?!” Le chiese Hermione preoccupata, appoggiando una mano sulle sue e rivolgendole quel caldo sguardo color cioccolato, che riusciva a farla ragionare, riflettere… pensare.

 

“Io… è un po’ complicato, ecco…”

 

“Con calma sorellina.” La rassicurò Ron, spostando la frangia rossa e fastidiosa, dagli occhi blu. “Non c’è fretta… avanti.”

 

“Il prigioniero di cui mi devo occupare-”

 

Hermione la interruppe. “Lo conosciamo?!”

 

Improvvisamente tutti i rumori intorno a lei, svanirono. I battiti del suo cuore aumentarono e un forte senso di nervosismo la invase. Aveva timore che riuscissero a sentire gli effetti dell’ansia, del timore.

 

Prese un forte respiro e chiuse gli occhi. “E’ Malfoy.”

 

Sapeva con certezza matematica, ciò che avrebbe visto non appena alzate le palpebre. Sgomento, stupore, rabbia.

 

“Che cosa?!?”

 

Appunto.

 

^^

 

Aveva accettato. Non riusciva a capacitarsi del motivo per cui aveva accettato la missione. A parte il “dovere” di auror. Perché una motivazione, dovere escluso, doveva esserci. E in quel momento, mentre percorreva lo spoglio e umido corridoio della prigione di Azkaban, non capiva se lo aveva fatto per il gusto di opporsi alla collera di suo fratello o perché il suo cuore e il suo istinto, le avevano consigliato di farlo. Per se stessa e per nessun altro.

 

Il rimbombo degli anfibi militari, sulla pietra nuda, risuonò più volte in quel luogo angusto, accompagnato da un cigolio sinistro dei cancelli di protezione. Persino la grata della cella, che il sorvegliante stava aprendo con un tintinnio di chiavi, era fastidioso in quel posto.

 

“Di qua.”

 

Seduto con la schiena curva, gli occhi chiusi e i gomiti appoggiati alle gambe, Draco Malfoy sembrava totalmente svuotato. I capelli erano appiccicati al volto e probabilmente non sporchi, di più. Il viso, una volta regolare e morbido, era divenuto appuntito e smunto, segnato dalla sofferenza così come lo era la pelle sotto gli occhi, livida per le occhiaie. La pelle, ancora più pallida di come era un tempo, recava numerosi segni rossi sui polsi (lasciati scoperti dalle maniche sollevate della maglia grigia). Ai piedi, inquietanti, alcune catene in grado di bloccare qualsiasi tentativo di fuga.

 

Ma dove credono che possa andare, in quello stato?!

 

Fu forse perché lo vide in quelle condizioni, così privo di forze, di quella collera che gli aveva letto negli occhi durante la battaglia in cui era riuscita a catturarlo, che si avvicinò al biondino con meno astio e reticenza, di quella che avrebbe voluto impiegare.

 

“Malfoy.”

 

Scattò quando lo vide alzare il volto verso di lei, con ancora gli occhi chiusi. “Chi sei?!”

 

“Sono venuta per portarti fuori di qui.”

 

 

Continua…

________

 

Ed ecco Luna Malfoy con una nuova storia! Stavolta si tratta di una long fic! (Prometto di continuare anche le altre, prometto, prometto!! Sono in fase di lavorazione i capitoli di NpS e IMdS!). Mi scuso per la brevità del capitolo, ma d’altronde è quello introduttivo e io voglio capire se l’idea vi piace. Non voglio dilungarmi molto, perché tanto gran parte delle cose le avete capite. Voglio solo farvi un appunto.

Il rapporto tra Ginny ed Harry è malizioso. Non ci saranno scene particolari, tranquilli, mi pare ovvio il pairing. Ma cosa può far imbestialire di più un Malfoy… se non che la sua preziosa salvatrice (sempre che lui la accetti, ehm -.-) abbia questo “rapporto speciale” con Sfregiato?! =) Per il resto non svelo altro, tanto di sorprese ce ne saranno mille -.-‘’’

 

Ditemi se volete che la continui!! ^^

 

Luna Malfoy

 

Fatemi sapere che ne pensate ç___ç vi prego! E già che ci siete... leggetevi la storiella: Innocence (sempre D/G ^^)

 

|
|
|
|
|
|
|
V

   
 
Leggi le 31 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Luna Malfoy