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Autore: Mistress Lay    22/10/2007    11 recensioni
Harry dispiegò il bigliettino: - 'Alza gli occhi' - obbedì a quell'invito e sollevò lo sguardo. Immaginò di doversi guardare più volte attorno per distinguere tra tutti quegli avventori del locale chi gli avesse mandato il biglietto ma i suoi occhi non si persero nella folla che occupava il pub, no, subito, LO individuarono.*Per il compleanno di alicesimone*
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaise Zabini, Harry Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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[Harry/Blaise]XAliceML

Come se fosse l’ultimo giorno by Mistress Lay

Paring: Harry/Blaise

 

 

*

 

28/09/07

Dedicata alla carissima Alice alias Alicesimone, che mi ha richiesto – e che ama alla follia ^^ - questo paring.

Come avevi chiesto, Blaise è il tuo Blaise, quello che avevi sempre immaginato. XD Te la posto anche qui su Efp! XD

Ti adoro, chicca!

Auguri!

 

*

 

 

 

Apparentemente non era cambiato di molto.

Harry diede una veloce occhiata al suo riflesso allo specchio, cercando qualche tratto che nel tempo fosse cambiato, prima che potesse uscire di casa e raggiungere gli amici al pub in centro.

Si bloccò e si mise di fronte allo specchio, immobile, osservandosi attentamente, studiando nei minimi dettagli la sua espressione.

Sì, apparentemente non era cambiato di molto.

Va bene, ormai non indossava più gli occhiali, ma solo lenti a contatto, il viso adolescenziale si era affilato e ora portava un taglio di capelli più lungo in modo che alcuni ciuffi ricadessero sulla fronte, coprendogli così la cicatrice.

Mossa utile.

 

Ma a parte questi piccoli cambiamenti, che c'era di diverso?

 

Ok, ok, ora non portava più i soliti vestiti troppo grandi che aveva 'ereditato' da Dudley, ora finalmente si poteva permettere un guardaroba più accessibile che non facesse sembrare un palloncino con quegli abiti di tre taglie più grandi: quella sera in particolare portava un paio di jeans scuri leggermente gessati sulle ginocchia e una semplice camicia chiara, la prima che aveva trovato dopo la sua doccia.

 

Va bene, si concesse, un po' era cambiato.

 

Dovette dare ragione a Hermione, che glielo aveva fatto notare il giorno prima, quando, mentre passeggiavano per le strade di Londra per raggiungere Ron, un paio di ragazzine si erano voltate verso di lui al suo passaggio, scannerizzandolo in maniera piuttosto imbarazzante e sorridendo maliziose.

Harry aveva chiesto a Hermione che cosa ci fosse che non andasse in lui: aveva la maglia macchiata? Gli si vedeva la cicatrice?

Hermione aveva scosso la testa, sbalordita, mentre commentava 'Ma non ti accorgi come sei, Harry? Sei cambiato così tanto in questi ultimi anni'.

Harry scosse la testa al suo riflesso, cercando di trattenere il suo desiderio di fargli la linguaccia, e uscì di casa, cercando di correre per non accentuare ulteriormente il suo ritardo.

 

Non si poteva dire che gli andasse male.

 

Finalmente poteva avere una vita normale, fatta di amici, lavoro e niente fan. Almeno fino a quando non metteva piede nel mondo magico.

Però Harry avvertiva qualcosa... una strana stretta al cuore al pensiero di essere solo.

‘Solo’ magari era una parola che sapeva di vittimismo, ma fondamentalmente Harry desiderava trovare qualcuno che si prendesse cura di lui. Qualcuno che potesse stargli accanto.

Non che la sua vita sentimentale fosse messa così male: aveva alle spalle due ragazze ai tempi della scuola e qualche relazione breve nel corso dei quattro anni precedenti, e la consapevolezza che le ragazze non sono proprio il suo tipo.

Con quel pensiero Harry entrò nel locale e si sentì subito stordito dalle note incessanti del karaoke dove Neville, rosso in viso e roso d’imbarazzo, stava dando uno spettacolo terribile, facendo ridere o disperare tutti coloro che erano a portata di orecchio, mentre Seamus sollevava la sua birra e rideva sguainatamene, applaudendo.

Applaudire Neville mentre cantava era un evento eccezionale. Ma Seamus poteva anche essere compreso. Dopotutto si trattava del suo ragazzo.

Harry scosse la testa, rassegnato, e raggiunse gli amici al loro tavolo: - Che ha combinato per beccarsi una punizione così terribile? -

Dean, con un braccio attorno alle spalle alla ragazza di turno, lo salutò con un cenno: - Ha perso una scommessa con Sam -

Seamus smise per un istante di ridere e salutò Harry con una calorosa stretta: - Harry! Amico! Non trovi che il mio Nevi sia una ugola d'oro? -

- Seamus, l'amore ti ha reso sordo oltre che cieco? - domandò Ron, sollevando gli occhi al soffitto, giungendo con due birre - Ehi, Harry - si sedette accanto all'amico e gliene porse una.

Neville finalmente terminò la sua performance e scese dal palchetto, accolto dagli applausi entusiastici di Seamus, che gli si aggrappò al collo stile koala e lo spinse a sedersi mezzo sdraiato su di lui: - Nev! - gli strofinò la mano sulla testa, scompigliandogli i capelli.

- Complimenti, Neville - lo accolse Harry.

Neville, ancora rosso in viso, domandò timidamente: - Ho… ho fatto una figura pessima, vero? -

Seamus rise, attirandolo a sè e posandogli un bacio delicato sulle labbra: - Ma dai, Nev! Ti consolo io, tesoro! -

- Vi prego! - esclamò Dean - Non cominciate a fare i colombelli qui! - la ragazza che stringeva ridacchiò.

Seamus gli picchiettò la spalla: - Ma ti senti, invidioso! - e baciò appassionatamente il suo ragazzo.

C'era da molto da invidiare, se si voleva essere sinceri.

Seamus e Neville stavano assieme da cinque anni, ovvero dal settimo anno a Hogwarts, e, nonostante le difficoltà, il loro amore era rimasto sempre lo stesso e i due, sebbene tutti li avessero occhieggiati con scetticismo - in fondo Neville e Seamus erano letteralmente due opposti, in ogni cosa - sembravano felici come il primo giorno della loro relazione.

- Hermione? - domandò Harry a Ron non appena le risate si furono quietate.

Ron bevve un sorso di birra: - Stasera lei e Ginny vanno al cinema assieme. 'Cose da donne' mi hanno detto, e questo vuol dire che Ginny è stata lasciata dal suo ultimo ragazzo e vanno a vedersi un film sdolcinato e strappalacrime al cinema. Io le donne non le capisco -

- Chi ha lasciato Ginny? - domandò Seamus curioso.

- Non era Mark? - suggerì Neville.

Ron scosse la testa, simulando disperazione: - No, quello l'ha lasciato la settimana scorsa. Questo era Timothy... -

- Ma come, non stava con Jack? - sgranò gli occhi Harry.

- No, quello era sono un'avventura, a suo dire... -

Dean scosse la testa, sospirando: - E dire che io ero rimasto a Randy -

- No, Randy era quello che le ha fatto le corna con Hannah -

- Chi è Hannah? - domandò la ragazza di Dean.

- Una nostra compagna di scuola - spiegò Ron, poi si rivolse agli amici - Sapete, Hannah di Tassorosso -

- La Abbott? - strabuzzò gli occhi Dean - Ohi Ohi, chissà che colpo basso per Ginny -

- Non dirmelo - sospirò Ron - mi hanno costretto a vedere 'Titanic' quella sera... -

I ragazzi scoppiarono a ridere, facendo voltare persino la cameriera, che stava servendo il tavolo accanto.

- E tu, Harry? - domandò Neville - Come sta Sean? -

Harry scrollò le spalle: - Diciamo bene. Ci siamo lasciati tre settimane fa -

Neville s'incupì subito: - Scusa... è solo che... -

- Non preoccuparti - Harry si raddrizzò sul divanetto - non andava e basta. Diciamo che di fatto è una 'pausa' ma è finita... -

Ron alzò la bottiglietta di birra: - A Harry e al suo amore. Che lo trovi presto! -

- Esatto! - risposero in coro i suoi amici.

- E finitela! - esclamò Harry ridacchiando.

- Scusate - si intromise una cameriera bionda - ho sentito che uno di voi si chiama Harry -

Harry annuì: - Sì, sono io -

La ragazza sorrise, passandogli un biglietto: - Mi hanno detto di darti questo -

Harry lo prese senza dire una parola, se lo rigirò tra le dita e poi domandò: - Chi te l'ha dato? -

La cameriera ridacchiò: - Mi ha detto di non dirtelo. Solo, leggi il biglietto - e se ne andò.

- Che c'è scritto? - domandò Seamus sporgendosi dal tavolo nella speranza di sbirciare che cosa c'era scritto nel misterioso biglietto.

- Sì, dai leggi! - lo incitò Dean.

Harry dispiegò il bigliettino: - 'Alza gli occhi' - obbedì a quell'invito e sollevò lo sguardo. Immaginò di doversi guardare più volte attorno per distinguere tra tutti quegli avventori del locale chi gli avesse mandato il biglietto ma i suoi occhi non si persero nella folla che occupava il pub, no, subito, LO individuarono.

Era quasi dall'altro lato della sala, era seduto su un divanetto, solo, con di fronte un boccale vuoto, e lo fissava.

I loro sguardi si incrociarono e lo sconosciuto - perchè davvero Harry non riusciva a ricordare dove lo avesse visto o SE lo avesse visto mai prima d'ora - accennò un sorrisetto da dietro la mano e fece un segno che invitava Harry ad unirsi a lui.

- Cel'ha con te, quel tipo? - domandò Ron.

- E dire che avevamo brindato per te, Harry! - rise apertamente Seamus - E il tuo amorino è qui a due metri! -

Neville diede  Seamus una gomitata per farlo stare zitto poi si rivolse a Harry, leggermente preoccupato: - Non so, Harry... -

Seamus lo abbracciò: - Guarda, Nevi si preoccupa... dai, Harry è grande e grosso, si saprà difendere! -

Dean guardò attentamente l'uomo quasi dall'altro lato della sala: - Sai... mi sembra di averlo già visto... -

Harry si alzò in piedi, anche se dubbioso: - Bah, andiamo a vedere chi è e che vuole... -

Afferrò la sua birra e si avvicinò all'uomo che prima lo aveva invitato a sedere vicino a lui, mentre si dirigeva verso di lui cercò di ricordarsi se l'avesse o meno visto da qualche parte perchè evidentemente quell'uomo lo conosceva abbastanza da sapere il suo nome.

Aveva occhi blu profondo, capelli neri leggermente mossi che teneva lunghi fin quasi le spalle, raccolti in una coda bassa, portava vestiti eleganti, evidentemente di sartoria, e lo squadrava con un sorrisetto.

- Accomodati - lo invitò con voce suadente - Desideri qualcosa? Te lo offro io -

Harry ghignò leggermente: - Mi hanno insegnato a non accettare le caramelle dagli estranei... -

L'altro accentuò il sorriso: - Tecnicamente non sono un estraneo. Ci conosciamo. Di vista e sicuramente nel tuo caso di fama, ma ci conosciamo -

- E in quali circostanze? -

- Hogwarts -

 

Hogwarts aveva detto.

Bè, questo sì che restringeva il campo delle presunte identità da attribuire a quello strano uomo.

 

- Vorresti sederti, così da parlare più tranquillamente? - lo invitò - Ah, in ogni caso, io sono Blaise Zabini. Non so se ricordi, eravamo allo stesso anno, ma io a Serpeverde -

Ci volle tutto l'autocontrollo di Harry per non sobbalzare alla menzione di quel nome.

 

Blaise Zabini.

Certo, di vista e di 'fama' lo conosceva, Blaise Zabini, con lui non aveva mai parlato.

 

Ricordava quando si accompagnava a Draco Malfoy, quando per la prima volta aveva sentito il suono della sua voce in treno, nello scompartimento di Slughorn, la sua espressione sprezzante, posata, quasi oltraggiata nell’essere accompagnato a persone così mediocri.

E i suoi occhi blu profondo che lo fissavano anche quando Harry rivolgeva la sua attenzione ad altro, la sua voce scocciata mentre parlava con Draco Malfoy che a quanto pareva era il suo migliore amico, o quell’amico che più si avvicinava ad essere il suo confidente preferito.

E poi lo ricordava confusamente nell’ultimo anno, quando lo incontrava per i corridoi nei quali vagava da solo, senza Malfoy ad apripista, con quell’espressione distaccata, fredda, sulle sue.

E lo ricordava anche nel giorno della vittoria, in quel campo sterrato e brullo, con la bacchetta puntata contro qualcuno dal mantello nero, una manica strappata, i suoi occhi blu che lo fissavano, ancora un volta, con un’emozione a stento trattenuta mentre Harry cadeva a terra.

Quando Harry si era rialzato Blaise era ancora a fissarlo, con quell’espressione strana sul viso, con quella paura ad animargli i suoi occhi blu profondo, così ordinariamente freddi.

 

Ecco che cosa ricordava di Blaise Zabini.

 

Niente di più, niente di meno.

Le loro strade si erano inevitabilmente divise, i loro contatti erano divenuti inesistenti, e Harry si era completamente scordato della sua esistenza.

 

A distanza di anni eccolo lì, di fronte a lui, ad offrirgli una birra e a guardarlo con quel sorriso che non si estendeva agli occhi.

- Perché dovrei? – Harry stette sul chi vive, leggermente sorpreso.

- Perché… - disse Blaise, sporgendosi verso Harry, con un sorriso sulle labbra sensuali – … così! – risolse.

 

Harry lo guardò stranito da quella strana risposta.

Non ricordava Blaise Zabini… così.

Non doveva essere algido, freddo e sprezzante?

Invece in quella sera di venerdì, in quel pub affollato, Blaise Zabini era tutto meno che sprezzante: era gentile, spiritoso, amichevole. E aveva un sorriso bellissimo…

Forse fu lo shock di aver pensato quel complimento a far sedere Harry, non tanto perché si era arreso a quella replica leggera, piuttosto perché, a quella constatazione lusinghiera sul sorriso di Blaise Zabini, le sue gambe non ressero oltre.

 

Aveva davvero pensato che Blaise aveva un sorriso bellissimo?

 

Forse c’era qualcosa nella birra… decise di non berne un sorso di più.

In ogni caso, seduto com’era di fronte a Blaise Zabini, prese a fissarlo in maniera intensa, come se si aspettasse da un momento all’altro che questi tirasse fuori una bacchetta e lo facesse secco.

Cosa del tutto probabile, in ogni caso.

Si parlava o no di un ex Serpeverde?

 

- Perché mi guardi così? – domandò Blaise corrucciato.

- Così come? -

- Come se ti stessi minacciando con un Avada Kedavra – rispose Blaise, come se gli avesse letto nel pensiero. Harry dovette trattenersi dal chiedergli se fosse o meno un legilimens. Il moro ex Serpeverde picchiettò il dito contro il tavolo – Non essere così sospettoso, voglio solamente parlarti -

- E non dovrei insospettirmi? – domandò Harry sorpreso – Zabini, ti sfugge il fatto che non abbiamo mai avuto una conversazione? Ho parlato persino più con Malfoy, il che è tutto un dire… -

Blaise si appoggiò allo schienale della sedia, poteva sembrare che l’avesse fatto perché cercasse una posizione più comoda per dialogare con più tranquillità con il suo interlocutore, ma in realtà era stato un riflesso involontario.

Si era ritirato di scatto alla menzione di Draco Malfoy.

- Già… - commentò amaramente – immagino che sia così -

Harry gli lanciò un’occhiata spiazzata.

Chissà come mai quel cambiamento di umore così repentino…

-  Come mai ti è venuto improvvisamente questo desiderio assurdo di parlarmi? – inarcò un sopracciglio.

Lo sguardo di Blaise Zabini si fece lontano, come perso in qualche pensiero triste.

- A volte succedono certe cose… e ti fanno pensare -

Quella risposta lasciò Harry senza possibilità di replica.

Come si poteva rispondere a quella constatazione così strana?

Sì, decisamente Blaise Zabini era strano.

- Scommetto di aver aumentato solamente i tuoi sospetti su di me – soggiunse poi, in tono di scusa – Perdonami, sono stato troppo criptico -

- Potresti dirmi la verità senza troppi giri di parole, allora -

Blaise Zabini aveva la strana capacità di rendere Harry nervoso: non sapeva esattamente cosa provocasse questa condizione, ma Harry si sentiva a disagio con lui. Non era tanto una problema di essere allo stesso tavolo di uno sconosciuto e di non saperne le intenzioni, era proprio una questione di pelle.

- Beh… - accennò Blaise – hai mai avuto la sensazione… di essere privo di qualcosa? Come… di una parte importante della tua vita? – domandò in tono estremamente enigmatico – Aspetta, ho posto la domanda in maniera errata – si scusò subito e parve incredibilmente imbarazzato, come se avesse rivelato un segreto spinoso non volendo – Intendevo dire… hai presente quando sei ad un passo dalla morte? -

Harry poteva dire sì, ho presente, sai, ci sono passato parecchie volte, con Voldemort alle calcagna. Ma non lo disse, aspettò che Blaise terminasse il suo monologo discontinuo.

- O meglio, ti sei mai reso conto, in un momento difficile della tua  vita, di guardare indietro nella tua vita e vederla… vuota…? -

Blaise sembrò rendersi conto per primo dell’assurdità della sua domanda e puntualizzò: - Vuota e priva di qualcosa di fondamentale… e poi decidessi di vivere il presente assaporandolo in ogni instante e vivere come se il giorno corrente potesse essere l’ultimo? –

 

Harry rimase in silenzio, colpito da quella domanda.

 

A lui era mai capitato?

Come mai aveva la sensazione di essere parte inespressa di quella domanda, come se questa celasse un altro interrogativo, questa volta rivolto personalmente ad Harry stesso?

 

- Non fare quella faccia seria! – lo tranquillizzò Blaise Zabini – Mi fai sembrare un pazzo visionario… -

- No – rispose infine Harry – Non vorrei… solo… non capisco che cosa c’entri questa tua domanda con me. Tu… stai… bene? – domandò titubante.

Blaise finalmente rise, alleggerendo la tensione: - Certo! Ma non era questo il problema… diciamo solo che un giorno particolare mi sono fatto qualche domanda giusta e sono giunto alla conclusione di voler vivere intensamente e di fare quello che volevo, senza badare troppo alle conseguenze. Perciò… eccomi qui –

- Eccoti qui… cosa? -

- Ecco qui, me stesso, Blaise Zabini, di fronte a te, Harry Potter – disse in tono definitivo – Eccomi qui, a parlarti. Buffo, no? -

- No… solo molto confuso – ammise Harry, spiazzato da quel discorso senza capo né coda.

Che cosa significava?

- Beh… volevo fare una cosa da molto tempo – rispose Blaise e i suoi occhi blu lampeggiarono – Volevo conoscerti. Parlarti. Liberamente, senza problemi. Ho avuto fortuna, trovandoti qui. Deve essere un segno del destino – sorrise – E quando si ha il Fato dalla propria parte… beh, nessun comune mortale può sottrarvisi -

 

Per un breve istante Harry pensò che Blaise Zabini fosse pazzo, ma poi, quando analizzò bene il suo discorso, capì che in realtà un senso lo aveva… e quel senso persino, in un certo senso, non gli dispiaceva.

In breve Blaise gli aveva appena rivelato che da tantissimo tempo desiderava avvicinarlo, parlargli, bere qualcosa con lui, senza pretese di alcun genere. Per tante volte aveva represso questo suo desiderio, avverse le circostanze, timoroso forse di un rifiuto.

Che cosa lo aveva portato a cambiare opinione e decidere alla fine di parlare ad Harry?

 

Perché?

perché mi vuole conoscere?

 

In fondo erano sempre appartenuti a due mondi distinti dalle differenze insormontabili e ora… questo strano desiderio.

Perché?

 

Improvvisamente, guardando quegli occhi color del mare, Harry capì non solo che Blaise era straordinariamente sincero ma persino che a lui non dispiaceva conoscere Blaise Zabini.

Voleva innanzitutto chiedergli perché voleva conoscerlo, perché il suo sguardo, il giorno della battaglia finale, era così accorato.

E voleva cercare di capire perché Blaise Zabini lo incuriosisse tanto.

Harry si rilassò sulla sedia, accavallò le gambe e lo guardò dritto negli occhi: - Ok. Allora comincia –

Blaise lo osservò spiazzato da quella replica: - A fare cosa? –

- Raccontami di te -

 

 

*

 

 

Il loro ‘primo incontro’ fu così, strano, sull’onda dell’incertezza, all’insegna della curiosità. I silenzi non si contarono, numerosi com’erano, ma stranamente nessuna tensione li spezzava, solo… una certa cautela, come se in quegli attimi di interruzione i due interlocutori soppesassero l’altro.

Fu Blaise a parlare per primo, e fu sempre lui a parlare per più tempo.

Come un tacito accordo tra i due, Blaise doveva giostrarsi la conversazione di quel giorno, parlando di sé.

Una notte e Harry si sentiva già a suo agio con la conversazione di Blaise: a scuola girava la voce che Blaise fosse una persona taciturna e chiusa, con la quale era impossibile parlare. Una persona che odiava il prossimo, che non lo ritenesse all’altezza della sua attenzione.

Non che fosse algido o che lo avesse espressamente dichiarato, ma semplicemente la sua espressione perennemente seria e sottovalutante intimoriva un po’ chiunque  ed il fatto che apparteneva alla casata di Serpeverde non aumentava certo la sua fama.

Invece, con Harry, quella notte, parlò a ruota libera, con tranquillità estrema, come se fosse un gran conversatore.

Non aveva per il suo interlocutore la solita espressione fredda e distaccata, al contrario, aveva un sorriso e uno sguardo aperto, come se cercasse in tutti i modi di aprirsi all’altro.

Era quasi mattina quando si separarono e tornarono alle rispettive case, Harry, quando raggiunse la sua, conosceva metà dei gusti di Blaise.

Non gli dispiaceva per niente coltivare quell’amicizia fuori dalle righe e soltanto quando si mise sotto le coperte si concesse il privilegio di sorridere pensando al sorriso di Blaise.

La notte seguente si erano dati appuntamento allo stesso pub e di nuovo conversarono, Blaise continuò a parlargli della sua vita, dei suoi interessi e pian piano anche Harry cominciò a svelare qualcosa di sé, dei suoi gusti.

Era una sensazione strana, perché Harry si sentiva a suo agio con Blaise, e parlargli di sé era divenuta un riflesso spontaneo.

Fu il secondo di molti incontri, quasi tutti a quel pub che li aveva fatti ‘conoscere’.

Non si dicevano mai chiaramente ‘Domani ci vediamo qui, vero?’ o ‘A domani, allora’. Non dissero mai, ma era implicito.

Desiderio o dovere.

 

Una notte in particolare, ad una settimana dal loro primo incontro, si ritrovarono quasi senza parole.

 

Qualcosa, tra di loro, era sottilmente mutato nel lento trascorrere dei giorni, e il filo della complicità li aveva avvinti così strettamente che loro stessi nemmeno si resero conto di quanto fossero legati.

Era curiosità all’inizio, ora che cos’era? Smania di cercare l’altro, di sapere, di conoscere anche le cose brutte, di apprezzare le cose belle.

 

- Ti va di andare a prendere una boccata d’aria? – domandò improvvisamente Blaise una di quelle notti. Al consenso di Harry lasciarono il pub, appena fuori l’aria fresca notturna lambì i loro corpi e rabbrividirono.

Camminarono per un tratto, avvolti  nel silenzio della notte, sotto le stelle infuocate della volta celeste, e il vento inesorabile a colpirli con piccole ma frequenti sferzate.

Rimasero in silenzio ad ascoltare i rumori della città notturna, delle voci attutite e del rumore delle loro scarpe sul selciato.

Il London Bridge era illuminato di tanti piccole luci come costellazioni in cielo, lo videro da lontano, e si fermarono, in tacito accordo, appoggiando i gomiti sul parapetto del ponte in cui sostarono.

Il silenzio era quasi sacro, poche macchine passarono dietro le loro spalle, a pochi passi dal Tate, e loro tacendo rimasero a guardare il panorama e la luce oscura della luna, impallidita dai lampioni accanto a loro.

- Sto bene con te – ammise alla fine Harry con voce leggera, come il tocco accidentale di mano.

Blaise la accolse con un sorriso sorpreso e gli gettò uno sguardo grato, come se fosse riconoscente a Harry di quello che gli aveva detto.

- Anche io sto bene con te, Harry – ammise anche lui di rimando.

- Un vero peccato che non siamo riusciti a conoscerci così bene a Hogwarts… - accennò Harry con un lieve sorriso sulle labbra, al pensiero di quegli anni d’oro placcati di rame della sua vita - Io ti vedevo, ma eri così lontano da sembrare irraggiungibile e poi… diciamoci la verità, non è che tu interessassi così tanto –

- Io ho desiderato per molto avvicinarmi a te – replicò invece Blaise – Poi ho rinunciato, eri troppo diverso e i nostri mondi si sarebbero scontrati -

- Tu però ti sei unito all’Ordine – gli fece notare Harry quietamente.

- Non parlo di ideali, parlo di differenze. Tu nemmeno c’eri quando mi sono unito all’Ordine -

- Mi ricordo… -

- Sì. non volevo finire come Draco, un assassino riluttante nelle mani di Voldemort… ma allo stesso tempo volevo sapere come stava, se era vivo. Volevo salvarlo – Blaise scosse la testa – Non è servito, in ogni caso -

- Tu sei molto legato a Malfoy… -

- E’ sempre stato il mio migliore amico -

- E ora dov’è? – domandò Harry. Di Malfoy non sapeva più niente se non che dopo la guerra era stato assolto dell’omicidio di Silente.

- E’ partito per l’America qualche anno fa – rispose Blaise, per un attimo lo sguardo si incupì – Sta bene, a quanto ne so -

Harry annuì distrattamente.

- Sai qual è la scena che mi si è stampata in mente il giorno della battaglia? – domandò poi.

Blaise lo guardò incuriosito con quegli occhi color della notte profonda e insondabile: - Cosa? –

- Mi ricordo perfettamente di te – confessò con una punta di imbarazzo Harry –quando sono caduto sul campo, tu mi stavi guardando, e i tuoi occhi che avevo sempre visto freddi e impenetrabili erano venati di qualche emozione trattenuta. Mi sono chiesto per tante volte perché mi avessi guardato così… - guardò Blaise dritto negli occhi – Ora puoi dirmelo tu? -

 

Blaise era sorpreso di quella rivelazione.

 

Ricordava quel giorno, ricordava di Harry che cadeva a terra, ricordava che il cuore aveva cominciato a battere dolosamente nel petto come se volesse uscire. Quando lo aveva visto cadere aveva provato prima il desiderio di correre verso di lui, poi di lasciare perdere tutto, bacchetta e vita compresa, e rimanere ritto lì, in mezzo alla bolgia di incantesimi, fermo, svuotato.

Poi Harry si era alzato da terra e il fiato che non si era accorto di aver trattenuto era uscito tutto, in un sospiro chiaramente di sollievo.

 

Si era chiesto il perché di quella reazione esagerata…

Ma la risposta l’aveva sempre intuita.

 

- Vuoi saperlo? – domandò Blaise avvicinandosi al viso di Harry – Vuoi proprio saperlo? -

- Sì – soffiò Harry, improvvisamente a fiato corto.

- E’ per lo stesso motivo per cui ho voluto conoscerti meglio e gettare alle ortiche ogni cosa che ostacolasse la nostra ‘conoscenza’ -

 

E poi le labbra di Blaise Zabini.

Si posarono lievi come ali di farfalla sopra quelle di Harry in un contatto fuggevole, casto, ma ricco di significato.

 

Buon sapore…

 

- Mi piaci, Harry James Potter. Mi piaci da tanto, tantissimo tempo – sussurrò con voce leggermente roca Blaise, non staccò le sue labbra da quelle di Harry e quindi quelle parole le disse sfiorandolo continuamente e deliberatamente in un bacio accennato.

 

Harry non seppe mai che cosa lo portò a fare ciò che poi fece.

In seguito si dichiarò sempre grato della sua reazione, ma che cosa lo avesse spinto non aveva un unico perchè: forse nel profondo del cuore lo aveva sempre desiderato, forse perché nonostante tutto lo aveva cercato, quando ancora Blaise era una pallida figura all’ombra della sua esistenza.

Socchiuse le labbra, e Blaise lo baciò.

Inizialmente Harry non partecipò attivamente al bacio, si lasciò trascinare passivamente da quelle sensazioni senza dire o fare nulla, forse stordito per la piega che aveva preso quella situazione.

Ma il petto di Blaise spingeva contro il suo, e la sua schiena era pigiata contro il parapetto al quale prima era appoggiato.

Com’erano finiti, così, abbracciati?

Harry ricambiò quel bacio con lentezza, e i due si esplorarono le bocche a vicenda.

Quando l’ossigeno si esaurì rimasero ancora abbracciati, la fronte di Harry contro quella di Blaise, occhi negli occhi, fiato contro fiato.

- Credo di aver capito – sorrise Harry alla fine.

- Hai capito perché quel giorno ti ho guardato con espressione terrorizzata? – sorrise Blaise.

- Anche – rispose criptico Harry.

- Anche? -

- Ho capito che cosa intendevi quando mi dicevi, qualche giorno fa -

Blaise inarcò un sopracciglio.

Harry non soddisfò la curiosità di Blaise, ma lo baciò di nuovo e l’ex Serpeverde fu ben felice di essere lasciato nel dubbio.

Quando si staccarono sentirono vampate di calore investirli e il desiderio dell’altro risvegliato.

Guardando Blaise, Harry pensò fosse bellissimo e desiderò poterlo vedere sempre così scarmigliato e sorridente.

- Harry… forse andiamo troppo di fretta ma… - esordì Blaise, la sua voce era ansimante e al soffio del vento settembrino non rabbrividì.

- Lo so. Lo voglio anche io – concluse Harry.

- Dove? -

- Da me. Andiamo da me -

 

 

*

 

 

Quella notte, Harry fece l’amore per la prima volta. Aveva avuto altre storie, altre avventure, lungi dall’essere realmente la sua prima volta, ma mai era stata così.

Qualcosa di particolare, di speciale, gli aveva toccato il cuore in profondità, con sentimento, pungendolo con una freccia di amore.

Lì, tra le braccia di Blaise, conobbe per la prima volta un’emozione nuova, speciale, dolce e travolgente allo stesso tempo.

E Blaise lo trattò con una cura straordinaria, lo guardò con gli occhi blu iniettati della pura adorazione che provava per Harry. Realizzò quel suo sogno di adolescente nell’appartamento di Harry, quella persona così inarrivabile per lui in passato.

Gli sussurrò quelle due parole mentre entrava in lui, un mormorio dolce, delicato, un ‘ti amo’ così casto e puro, dato con una tale emozione trattenuta che Harry ebbe come l’impressione di essersi perso una vita nella cecità.

 

Come se oggi fosse l’ultimo giorno…

 

Mani imperanti sulla pelle, carezza lunga, estenuante, di amanti che si stavano conoscendo, poco a poco, esplorandosi a vicenda, con tocco tremante di emozione, venato dalla perfezione del momento.

Qualcosa, come se fosse finalmente andato a posto, illuminò i loro volti, sorridenti, raggianti di felicità.

Perché ‘fretta’?

Era stato giusto trovarsi di nuovo, ammettere quel sentimento maturato con gli anni. Blaise non aveva rimpianti.

E quando giacquero silenti, abbracciati tra le lenzuola gettate alla rinfusa attorno a loro, con il fiato corto e con il sudore ad imperlare loro le fronti, si concessero un attimo di riflessione.

 

Come se oggi fosse l’ultimo giorno…

O Anche il primo.

 

- Mi fai sentire completo – spiegò con dolcezza Harry, riprendendo la domanda di Blaise di quando erano sul ponte – Non l’avevo mai capito prima di adesso -

Blaise sorrise, e Harry arrossì leggermente, nel sentire il cuore di Blaise aumentare il battito, come se fosse emozionato. E decisamente lo era. Lo erano entrambi.

- Da quando? – domandò Harry – Da quando tu… -

- Da quando ti amo? – Blaise ridacchiò, stringendo il cerchio delle sue braccia attorno a Harry – Non so. Non c’è stata una data o una circostanza in particolare. L’ho scoperto poco a poco, vivendo questo sentimento. Forse non l’ho mai ammesso a me stesso prima di adesso… guarda che mi fai dire… -

- Te ne penti? -

- Per nessuna ragione al mondo – rispose con decisione Blaise. E come pentirsene?

 

Si diceva che i sogni degli adolescenti non sono che spirali di incertezza, plasmabili, ricombinabili, Blaise ora stava stringendo un suo sogno di adolescente, un sogno nascosto in un cassetto e sopito per anni.

Ma era davvero un solo un sogno?

 

- Posso… posso rimanere qui a dormire? – domandò con un mormorio sommesso Blaise. Quasi fosse insicuro della loro intimità…

Nel porre quella richiesta, però, strinse maggiormente a sé Harry.

 

Posso, posso, posso?

 

Harry gli rivolse un sorriso mezzo assopito, pigro, si accoccolò tra le sua braccia, avvolgendo l’altro di rimando: - Non pensare nemmeno di uscire da questa stanza, Blaise. Voglio che tu stia qui, con me, tutta la notte. E il giorno dopo. E il giorno dopo ancora –

Il volto di Blaise si illuminò di un sorriso radioso, le sue labbra si posarono con delicatezza sul capo di Harry e lo baciarono con adorazione.

- Ti prendo sulla parola, Harry –

Harry gli rivolse un mugugno e Blaise lo coprì con una coperta, poi si sdraiò meglio accanto a lui, e, nel buio della stanza sussurrò: - Posso… posso non lasciarti più, Harry? Posso restare con te? Per sempre? –

 

 

*The End*

 

 

Nota finale: Mia carissima Alicetta, tanti auguri! Spero che la mia shot ti sia piaciuta, personalmente mi sono divertita un mondo a scriverla! XD

Come sai era da tanto che volevo scrivere qualcosa Harry/Blaise… eheh XD

Ti voglio bene, tesoro!

Un bacio grande grande!

 

Miss

 

  
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