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Autore: BlackHolesAndRevelations    03/04/2013    1 recensioni
Tutto sommato era una bella giornata.
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Apocalypse Please.



 
Tutto sommato era una bella giornata.
Il cielo era sereno ed il sole brillava nonostante il freddo. Considerato che ci trovavamo in pieno inverno però, direi che era tutto relativamente normale.
“La fine del mondo è prevista per oggi, ma non sembra esserci nessun pericolo imminente all’orizzonte. Tu che cosa ne pensi Luke?”
“Beh Martha, sembra tutto incredibilmente tranquillo non trovi? Certo nessuno può dire che non succederà qualcosa più avanti.”
“Quante palle” dissi spegnendo la televisione della sala sintonizzata su un qualche stupido tg condotto da una giornalista fin troppo civettuola con il suo collega per i miei gusti.
Mi trascinai in camera mia e controllai a che punto era il download dell’ultima puntata di Doctor Who. Era appena al 10%, probabilmente non sarei riuscito a vederlo prima di sera. Pazienza.
Dopo aver passato una mezz’oretta sdraiata sul letto con Matt Bellamy che mi urlava nelle orecchie decisi che quella giornata era troppo bella per restare chiusa in casa e mi accordai con un’amica per andare a fare un giro nel più vicino centro commerciale.
Presi la mia borsa ed andai a mettermi scarpe e cappotto.
“Che fai esci?”
“Si mamma, perché?”
“No, nulla. Solo che.. pensavo che forse oggi potresti restare a casa..”
“Non sarai forse in pensiero per quella stupida storia della fine del mondo vero?”
“No.. No tranquilla, vai pure. Ci vediamo più tardi”.
“Dovresti metterla di essere tanto apprensiva lo sai, ma’? Certe volte esageri”.
“Non fare tardi”.
“Ok, ciao”.
Non sentii la sua risposta perché ero già fuori dalla porta.
La mia migliore amica, Laura, mi stava già aspettando davanti a casa mia.
Salii in macchina e partimmo alla volta del piccolo centro commerciale cittadino. Più che un centro commerciale era una specie di aborto in cui i negozi erano microscopici e continuavano a chiudere e cambiare gestore, ma tanto non era nelle nostre intenzioni fare shopping. Volevamo soltanto starcene un po’ per i cavoli nostri a chiacchierare del più e del meno come al solito.
Non c’erano molte persone in giro. Qualche coppietta e gruppetti di amici, che camminavano fissando distrattamente le vetrine.
Ci dirigemmo verso un negozietto che vendeva yogurt e milk shake e prendemmo qualcosa lì.
Subito dopo esserci sedute Laura iniziò a parlarmi del tizio fichissimo che aveva conosciuto la sera prima in disco. Come al solito si era lanciata in un resoconto il più dettagliato, lungo e noioso possibile.
Dopo aver finito di mangiare le chiesi se le andava di fare un giretto tra i negozi mentre continuava la narrazione.
Mi guardai attorno. C’era qualcosa che non andava, ma non riuscivo a capire bene cosa. Decisi che non era il caso di preoccuparmi per quella che era più una sensazione che altro e non dissi nulla.
Eravamo appena arrivate al piano terra quando iniziò tutto.
Il pavimento iniziò ad oscillare. Era un’oscillazione minima, quasi impercettibile, ma che sembrava aumentare piuttosto velocemente. Ero confusa, non riuscivo a capire cosa stesse succedendo. Guardai la mia amica e vidi che aveva la bocca aperta e teneva lo sguardo fisso davanti a lei.
Alzai lo sguardo a mia volta e vidi la scala mobile a sinistra iniziare a traballare per poi crollare a terra causando urla di terrore tra le persone presenti.
“Mio Dio..” Ero sotto shock. Non ero in grado di muovermi, riuscivo solo a fissare i resti della scala davanti a me.
Laura mi prese per mano e mi trascinò via di lì.
Finalmente realizzai cosa non andava intorno a me: si era fatto buio. Il cielo sembrava coperto di nubi eppure non c’era nessuna nuvola sopra di noi. L’unica cosa nel cielo era il sole che però aveva assunto un inquietante sfumatura verdastra.
Un brivido di terrore mi percorse la schiena.
Raggiungemmo la macchina. A Laura tremavano le mani e non riusciva a mettere in moto. Al quarto tentativo il motore si accese. Uscì sgommando dal parcheggio e spinse sul pedale dell’acceleratore per raggiungere la strada provinciale il più in fretta possibile. Purtroppo però, le strade erano un disastro: erano innaturalmente trafficate vista l’ora e l’asfalto si stava spaccando in più punti. Le buche già esistenti si stavano allargando e stavano comparendo crepe e spaccature ovunque.
Era assurdo.
“La fine del mondo è prevista per oggi..”
Non poteva essere vero. No. NO.
Era solo una stupida leggenda, una sciocca diceria a cui nessuno aveva mai dato peso.
Tranne la mia apprensiva madre forse.
Mia madre che ora si stava disperando perché voleva che rimanessi a casa con lei e papà ed io non l’avevo ascoltata.
All’ennesima scossa di terremoto era inutile continuare a fingere che quelle fossero solo stupide dicerie. Il cielo era sempre più scuro e il sole sempre più verdastro.
Eravamo ancora bloccate nel traffico e non riuscivo più ad aspettare lì dentro senza fare nulla.
Guardai la mia amica con le lacrime agli occhi e le dissi:”Scusami, ti voglio bene”.
Aprii la portiera ed iniziai a correre.
Run. Il Dottore lo dice sempre.. Ed io sono una stupida a pensarci in questo momento. Non c’è nessun Dottore a salvarci perché questa è la realtà non una serie della BBC.
Casa mia non era lontana, ma in quel momento sembrava dall’altra parte del mondo. Mi stava scoppiando la milza, ma non potevo fermarmi.
Girai l’angolo e mi trovai davanti le macerie di una casa. Mi fermai a fissarle terrorizzata. E se casa mia aveva già fatto quella stessa fine?
Fui assalita dall’angoscia e ripresi a correre il più veloce possibile. Le lacrime che non accennavano a smettere di scendere rendevano tutto più difficile.
Inciampai in una buca e mi sbucciai mani e ginocchia. Mentre mi rialzavo sentii per l’ennesima volta la terra tremare. Tremando a mia volta ripresi la mia corsa.
Entrai nella mia via piegata in due, tenendo una mano sul fianco. Sentivo le gocce di sangue scorrermi lungo il polpaccio.
Casa mia era ancora in piedi e fui grata di avere ancora un posto in cui tornare un’ultima volta.
Avrei rivisto la mia mamma dolce e apprensiva, il mio papà premuroso e testardo, la mia adorata nonna e quel musone del mio gatto. Avrei potuto passare ancora qualche prezioso momento con loro.
Mio padre era nel cortile e mi dava le spalle. Non credo di essere mai stato tanto felice di vederlo. Mi diressi verso di lui. Quando sentì i miei passi si girò a guardarmi. In quello stesso momento una voragine si aprì sotto i suoi piedi e lo vidi scomparire.
“PAPAAAAAAAAAAAA’”


 
 
 
 
 
 


Mi svegliai di soprassalto.
Ero in un mare di sudore e stavo tremando.
Era stato un sogno.
Solo un sogno.
  
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