Libri > La ragazza con l'orecchino di perla
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Autore: MihaelaIacob    03/04/2013    1 recensioni
Una lettera mandata da Pieter van Ruijven a Griet, dopo la morte del pittore.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Griet , cara ragazza,

avere il quadro che ti ha destinata all'eternità è così bizzarro. Ricordo ancora quando cercavo con tutte le mie forze di far emergere il sentimento che Vermeer provava per te. Per me era semplicemente un gioco di potere, di ulteriore controllo sul pittore, perché infatti lo controllavo in qualche modo con le continue commissioni: era grazie a me se la sua famiglia continuava ad andare avanti. Questo tipo di  dominio mi elevava in qualche modo. Mi rendeva importante per una famiglia intera, che aveva costantemente bisogno di me, anzi dei miei soldi.

L'arrivo della tua purezza in casa aveva acceso qualcosa nel pittore. I suoi occhi brillavano evidentemente , quando nei paraggi c'eri tu , che affaccendata nei lavori domestici non ti rendevi conto della sua continua osservazione. Ma cara mia , non arrossire subito. Lui ti vedeva come un'amica perfetta : infatti voi vi assomigliavate molto, caratterialmente intendo; e questo vi portava in un altro mondo, al di sopra di tutti dove l'arte regnava e voi eravate suoi sudditi. So che quando Jan ha accettato di dipingerti per me  ti sei sentita usata , come se fossi una della molteplici modelle che lui ha avuto. Ti sei sentita buttata , cacciata fuori da quel mondo dove eravate presenti solo voi. Ma lui ha solo accettato un'altra commissione fattagli da me. Ero così sciocco che avevo creduto di arrivare al vostro mondo , obbligandolo a raffigurarti per me. Avevo veramente sperato di toccare con un dito il vostro universo , cogliendo così l'essenza del vostro legame. Ma non ha funzionato , come la maggior parte delle cose compiute da me in questa vita fatta di danari e di donne. Che vita sprecata , dirai. E io non posso non darti ragione.

Cara fanciulla , ricordo ancora il torto da te subito. Sono stato molto cortese quel giorno , quando a tavola , per di più davanti a mia moglie , ho cinto il mio braccio intorno al tuo corpo bianco e puro con una scortesia tale da farmi vergognare in questo momento. Ti chiedo scusa, adesso , ma in quel momento mi sembrava il modo migliore per far uscire allo scoperto il sentimento di Vermeer nei tuoi confronti : ci sono riuscito. Ricordo ancora la fermezza della sua mano sbattuta contro il tavolo. Il suo viso rigido e teso che trasudava rabbia mista alla volontà di rimanere calmo, come se avessi toccato un suo dipinto non ancora completato o finito.  Lo ricordo come se fosse ieri. Che gioia avevo provato in quel attimo di tempo , che andava a rallentatore come se volesse dedicarmi una durata più lunga per farmi assaporare l'ennesima dominanza sull'artista.  Che attimo disgraziato. Ho letto delusione e sorpresa su tutti i visi presenti, ma adesso rivivendo attentamente l'evento, scorgo la maschera neutra indossata da mia moglie. Ormai non si sorprendeva più , non sprecava più energie per esprimere il suo rammarico . Che marito indegno.  L'ho sempre delusa, mi chiedo come abbia fatto a rimanermi sempre accanto. Non riesco a spiegarmelo , ma sinceramente le sono davvero debitore e cerco adesso in tutti i modi di farmi perdonare. Ma la vita famigliare a te non potrebbe interessare , come non ti potrebbe interessare questa lettera.

Infatti il mio comportamento è stato disdicevole , imperdonabile e vergognoso. Mi sono comportato come un ragazzino capriccioso che voleva a tutti i costi avere il nuovo giocattolo , che in questo caso eri te. Ho pensato in qualche modo che ci fosse una gara in atto tra Vermeer e me : chi avrebbe conquistato la nuova serva? Deluso , ammetto che lui ci è riuscito. Ti ha conquistata dal principio. Ha saputo relazionarsi con te, cosa che io non sono mai riuscito ad attuare. I rapporti sociali erano per me solo una nuova possibilità di dominare qualcuno. Ovviamente mi sono ricreduto , ma allora continuavo ad essere geloso del tuo rapporto col pittore e del suo contemporaneo successo come padre e come marito. La sua vita così perfetta in sé , mi rinfacciava il mio fallimento casalingo e sociale. Certo , ero ricco , ma direi che la ricchezza non ti dona la felicità , anzi mi sentivo schiavo del denaro. Il mio atto di controllarti fisicamente è stato l'ennesima e inutile prova di riuscire ad arrivare indirettamente ai sentimenti dell'artista. Ma lui non aveva bisogno di toccarti , nemmeno di sfiorarti. Sembrava quasi che foste telepatici.

Ma adesso , cara Griet , voglio farti arrivare questa lettera per chiederti umilmente scusa. Per farti sapere che ho compreso che questo quadro non mi appartiene, che è un pezzo legato al  rapporto tra te e Jan. Infatti guardandolo , mi rendo conto che esso non ha nulla a che fare con me;che quello sguardo è solamente per Vermeer e che il collegamento che ho notevolmente cercato , anche con certi atteggiamenti poco amabili e rispettosi , non c'è mai stato e non poteva esserci , perché l'arte come la intendevate voi , io non sono mai riuscito a comprenderla e non avevo le facoltà per farlo. Ero un uomo pieno di sé e della sua continua voglia di essere migliore di chiunque altro , anche di chi , come Vermeer , era ovviamente una persona superiore a me. Se sei arrivata a leggere fino a qui , ti ringrazio per non aver strappato la lettera prima e per aver sprecato il tuo tempo tra queste righe scritte da una persona , con la quale magari non vorresti più a che fare.

Vorrei che tu accettassi il mio regalo e che custodissi questo quadro . E' parte di te e sono sicuro che lo tratterai come meglio riterrai opportuno.

Sono grato per la tua attenzione,

 Pieter van Ruijven.

  
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