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Autore: ClarinetteM    03/04/2013    0 recensioni
Finché una notte di novembre, quando già il crepuscolo cedeva il passo all’alba, un uomo bussò alla sua porta. Aveva la carnagione bruna e per occhi due pezzi di carbone. I suoi capelli erano l’ala di un corvo, la sua bocca il bocciolo d’una rosa cupa. Cercava un riparo e del cibo, ricevette entrambi nella povera casa dell’orfana e di quest’ultima ebbe anche il cuore.
Perché Anna Grigiofumo l’amò. Lei sola, poiché non temeva le tenebre del suo sguardo. L’amò senza essere ricambiata. L’amò come amano le giovani donne: senza timore di donargli se stessa.
Genere: Drammatico, Mistero, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Si chiamava Anna Grigiofumo. La chiamavano Anna la Strega.
Nella sua vita era stata un’orfana, una trovatella, una bimba dai boccoli ramati e gli occhi color muschio. Un angelo prima, uno spiritello dei boschi poi, quando correva a perdifiato giù dall’alto colle sul quale sorgeva il villaggio per tuffarsi nel nero della foresta.
Non aveva paura laggiù, tra ombre amiche. Giocava con i rovi del sottobosco. Cantava coi corvi. S’inoltrava sempre di più, fino a raggiungere lo stagno coi suoi salici, il cuore della foresta. E lì sedeva, un piedino pucciato nell’acqua gelida, nutrendosi di silenzio.

I suoi genitori adottivi la temevano. Avevano paura della sua essenza multiforme, del suo fare e dei suoi gusti tanto insoliti. Erano terrorizzati dal suo sguardo: due occhi tanto innocenti da non temere l’oscurità, si sa, destano sospetto e diffidenza. La abbandonarono. Lasciarono la casa. Fuggirono dal villaggio e di loro non si seppe più nulla e Anna, di nuovo sola, continuò ad abitare la casa della sua infanzia.

Crebbe. Da folletto dei boschi divenne ninfa. S’alzava accompagnando il sorgere del sole, si coricava poche ore prima del suo ritorno a est. Trascorreva giorno e notte nel fitto della foresta. Non cercava compagnia. Non parlava con nessuno.

Finché una notte di novembre, quando già il crepuscolo cedeva il passo all’alba, un uomo bussò alla sua porta. Aveva la carnagione bruna e per occhi due pezzi di carbone. I suoi capelli erano l’ala di un corvo, la sua bocca il bocciolo d’una rosa cupa. Cercava un riparo e del cibo, ricevette entrambi nella povera casa dell’orfana e di quest’ultima ebbe anche il cuore.
Perché Anna Grigiofumo l’amò. Lei sola, poiché non temeva le tenebre del suo sguardo. L’amò senza essere ricambiata. L’amò come amano le giovani donne: senza timore di donargli se stessa.

Passarono i giorni e l’uomo non accennava ad andarsene. In tutto il villaggio non si parlava d’altro che di Anna e dell’oscuro signore con cui si tratteneva in casa. Senza più uscire.
Voleva che lui l’amasse come lei l’amava. Avrebbe fatto di tutto. Cominciò col cedergli il cuore. Gli offrì il suo giovane corpo. Finì per donargli l’anima, quando lui gliela chiese. Lo fece alla fine di dicembre, la notte dei suoi primi sedici anni.

Il mattino seguente lui non c’era più e Anna, Anna la Strega, tornò a essere la migliore amica della sua solitudine, senza più un’anima, senza più un cuore.

Fili d’argento s’insinuarono nel tramonto dei suoi capelli. Invecchiò anzitempo, diventando ancor più schiva di prima, tanto schiva da svanire.
La cercarono invano per molto, molto tempo. La trovò, quasi per caso, una donnetta dal naso adunco, nella chiesa di legno al centro del villaggio. La giovane, dalla chioma ormai grigia, era inginocchiata di fronte all’altare e pregava perché, diceva lei, il suo signore fatto di tenebre tornasse.

La donna l’udì. La ritenne blasfema. Uscì dalla chiesa e raccontò a tutti ciò che aveva visto e sentito. Disse che Anna Grigiofumo, Anna la Strega, pregava Dio affinché permettesse a Lucifero di raggiungere il villaggio.
Anna fu catturata. Gettata in prigione. Torturata.
Infine venne bruciata, arsa sul rogo come la strega che era e di lei rimase solo cenere. Cenere e fumo.
 
Piovve per un’intera settimana, pioggia e vento, e quando il sole tornò a splendere, là dove era stata innalzata la pira s’ergeva un alberello. Un tenero ciliegio in fiore, nato sulla pietra. Sul tronco ancora tenero erano incise queste parole:

 

«Si chiamava Anna Grigiofumo.
La chiamavano Anna la Strega.
Fu prima spiritello dei boschi, quindi divenne ninfa.
Ora è un soffio d’infinito

   
 
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