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Autore: VeraNora    04/04/2013    19 recensioni
Il proseguo di "strano il mio destino". Non tutti i mostri del passato sono stati sconfitti... c'è ancora l'ultimo drago da abbattere e nuovi misteri si nascondono sotto la superficie.
***************************************DAL CAPITOLO***************************************
"Erano state tre settimane incredibili: aveva ritrovato Stefan; Elena era diventata un vampiro ed aveva passato gli ultimi 15 anni a cercarlo; il suo rammarico più grande, quello d’aver rovinato la vita a Jessica uccidendo sua madre, si era rivelato essere solo uno scherzo della mente… della sua mente! Era così abituato a sentirsi un mostro che l'idea di aver salvato qualcuno, gli era sembrata inaccettabile. Aveva costruito una propria storia in cui lui era il cattivo e la madre di Jessica la sua ultima vittima. Ma la giovane, aiutata da uno strano destino, era riuscita a ridargli indietro, pezzo per pezzo, l’amore, un fratello e la serenità.
Damon stava assaporando il gusto sconosciuto della pace, della felicità: tra le braccia stringeva l’amore della sua vita ed a casa lo attendeva suo fratello.
Era pronto ad esistere, libero dall’inferno che aveva segnato la sua esistenza… ma l’inferno non voleva liberarsi di lui."
Genere: Avventura, Science-fiction, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ringrazio Mammaesme, per essersi offerta di supervisionare di nuovo il mio lavoro.
Ringrazio Chiara, che mi ha concesso di poter usufruire della sua  arte.
Ringrazio  voi, se vi vorrete impegnare a leggere anche qusta mia storiella.


Damon fissò il camino spento del salotto di casa Salvatore. Da ore cercava di placare la tempesta di pensieri che si era scatenata nella sua mente; il volto di Jessica si insinuò in quella tormenta causandogli dolore fisico. Strinse i pugni cercando la forza per reagire… per agire.
Era successo tutto in fretta, ma lui aveva l’impressione di trovarsi in quello stato da secoli. Pensò a come era cominciato quell’incubo e con amarezza si rese conto che l’apocalisse era arrivata travestita da sogno.
 
Erano state tre settimane incredibili: aveva ritrovato Stefan; Elena era diventata un vampiro ed aveva passato gli ultimi 15 anni a cercarlo;  il suo rammarico più grande, quello d’aver rovinato la vita a Jessica uccidendo sua madre, si era rivelato essere solo uno scherzo della mente… della sua mente! Era così abituato a sentirsi un mostro che l'idea di aver salvato qualcuno, gli era sembrata inaccettabile. Aveva costruito una propria storia in cui lui era il cattivo e la madre di Jessica la sua ultima vittima. Ma la giovane, aiutata da uno strano destino, era riuscita a ridargli indietro, pezzo per pezzo, l’amore, un fratello e la serenità.
Damon stava assaporando il gusto sconosciuto della pace, della felicità: tra le braccia stringeva l’amore della sua vita ed a casa lo attendeva suo fratello.
Era pronto ad esistere, libero dall’inferno che aveva segnato la sua esistenza… ma l’inferno non voleva liberarsi di lui.
Aveva raccontato ad Elena la verità appena scoperta sulla notte in cui scappò di Mystic Falls. Lei non si era sorpresa quanto lui nell’apprenderla: Damon era molto di più di quel che lui stesso pensava di essere. Anche vent’anni prima. Se lei avesse avuto il coraggio di ammetterlo, la forza per accettarlo, forse si sarebbe risparmiata vent’anni di dolore, ma solo in quel momento capiva che era stato tutto necessario per completare il dipinto di un destino un po’ contorto, ma che aveva i colori dell’eternità.
Il suono del cellulare separò il vampiro da un bacio giocoso, tenero… dato per suggellare quel bisogno d’amore e d’amarsi. Guardò il telefono, il nome di sua figlia lampeggiava sul display. Rispose alla chiamata, convinto fosse un ultimo scherzo di quella lunga giornata. La voce dall’altra parte del telefono lo catapultò in un terrore che lo avrebbe accompagnato finché non avesse saputo Jessica al sicuro.
«Ma chi l’avrebbe mai detto… Damon papà…» aveva detto la voce dell’ultimo demone della sua vita: Rebekah.
Rimase in sospeso, a cercare di non soccombere alla paura: “no, ti prego! Sto sognando… è un incubo” pensò, incapace di reagire.
«Ma come… dopo così tanto tempo, non hai niente da dire? Avanti, Damon, ti ricordavo più loquace…»
lo canzonò l’originale.
«Rebekah… cosa vuoi? Che ci fai con il cellulare di Jessica
riuscì a malapena a dire.
«Oh, sai… io e la ricciolina stiamo facendo un po’ di conoscenza»
ironizzò.
«Giuro che se le torci un solo capello…»
ringhiò lui.
«Cosa farai, Damon? Verrai a torcermi il collo
«Cosa vuoi
«Lo sai cosa voglio… ridatemi Klaus, e la ricciolina tornerà incolume a giocare all’allegra famigliola
«Non… noi, non… lo sai che è disperso nell’oceano
«Che peccato… vorrà dire che equilibrerò la situazione in un altro modo…»
«Non farle del male… troveremo un modo…»
la supplicò.
«Così mi piaci… avete una settimana di tempo… se per allora, riavrò indietro mio fratello… la ragazza sarà salva…»
«Fammici parlare! Voglio sentirla
«Non ti fidi di me
«Voglio solo sentirla…»
ripeté, cercando di mantenersi calmo. Ci fu una pausa e Damon tese l’orecchio per cercare di carpire qualche segnale, poi la voce di Jessica risuonò nell’apparecchio:
«Hey D.! Inizio a capire perché sei scappato da questo posto…»
La voce di Jessica tremava leggermente, ma non c’era traccia di paura.
Il vampiro la immaginò seduta, con l’espressione fiera, per non darla vinta a Rebekah.
“Almeno è viva… è ancora viva” pensò.
«Sì, beh… tranquilla… ti salverò
la rassicurò.
«Lo so… non ho paura…»
rispose lei, con voce più ferma.
«Ok, basta
proruppe l’Originale, strappando di mano alla ragazza il telefono.
«Hai una settimana…»
disse, terminando la chiamata.
Damon fissò il cellulare e sentì la rabbia montargli dentro. Elena gli si avvicinò posando le mani sulle sue spalle, lui si sciolse come neve al sole e cadde a terra in ginocchio. Lei si accucciò accanto a lui e gli prese il viso tra le mani.
«Damon… la salveremo»
gli disse, sicura.
«Come
sospirò lui.
«Troveremo il modo… non le succederà niente
incalzò lei.
Aveva già visto quella sicurezza vibrare in quegli occhi neri, tanto tempo prima, in una vita che in quel momento stentava a ricordare: Stefan aveva mandato all’aria il loro piano per uccidere Klaus, li aveva fregati.
 
L’onda delle emozioni riportò Damon a quella sera: si stava versando da bere con mano tremante di rabbia, la stessa che gli prese il posto del sangue nelle vene. Cercò di ingoiare, insieme al whiskey, il sapore amaro del tradimento. Elena lo guardava intimorita, confusa. Gli chiese cosa fosse andato storto. Quella domanda lo accese di un nuovo livore: si rese conto di non avere una risposta. Aveva pensato a tutto, aveva studiato il piano nei minimi particolari,  era sicuro che niente sarebbe andato storto, invece… prima che riuscisse a piantare il paletto di quercia bianca nel petto dell’ibrido, Stefan era arrivato a rovinare tutto: salvò Klaus all’ultimo momento e poi sparì insieme a Katherine, che si era prestata a sostituire Elena in quella grande sceneggiata.
Stefan lo aveva lasciato lì… “li” aveva lasciati lì. Lui ed Elena sarebbero rimasti a subire l’ira di Klaus mentre suo fratello era chissà dove, chissà con chi.
Ripensò all’attimo di esitazione che gli era costato tutto, un solo un istante: si era fermato il tempo di guardare il ‘grande nemico’ perire sotto di lui. Si era concesso solo un secondo per realizzare che avrebbe salvato tutti: la sua Elena, suo fratello e tutte le persone che non gli avevano mai dimostrato nulla, se non disprezzo ma che, lo stesso, sentiva di dover proteggere.
La vittoria sarebbe stata un suo merito e lui avrebbe potuto, finalmente, lottare ad armi pari. Avrebbe avuto anche lui un’impresa da eroe da poter giocare a suo favore per conquistare il rispetto e l’amore degli altri.
Ma non c’era mai stato nulla di equo nella sua esistenza, e la bilancia cosmica non si sarebbe di certo riassettata in quell’occasione. Quando suo fratello rovinò tutto sentì il suo impero di cristallo esplodere in mille pezzi. Una nuova ondata di frustrazione tornò ad agitarglisi dentro e non si trattenne dallo scagliare la bottiglia di whiskey nel camino; a contatto con il fuoco acceso, il liquido ambrato si trasformò in una lingua di fuoco che durò poco, quasi quanto l’esitazione di Damon nell’uccidere Klaus.
Elena gli si avvicinò, provò a parlargli e gli toccò un braccio, ma lui si scostò con rabbia: non voleva sentire le sue mani addosso, aveva fallito, non meritava quella ricompensa.
Elena sospirò e con più sicurezza e lo costrinse a guardarla, gli prese il viso tra le mani e lo rassicurò:
«Ce la faremo! Ce la facciamo sempre! Fidati di me…»
Guardò il bel viso di lei, fiero e vibrante di una forza che non era abituato a vedere  sfoggiata per lui. Avrebbe voluto crederle, ogni parte del suo corpo avrebbe voluto abbandonarsi a quelle parole… ma rimaneva il fatto che avevano perso Stefan: non era riuscito a riportarlo indietro dal suo baratro.
«Non riavremo più Stefan indietro… lo hai capito questo?»
sospirò lui. Quelle parole la colpirono nel profondo:  capì che il terrore di Damon era di aver fallito la missione di riportarle indietro Stefan. Lo aveva messo nella condizione di lottare per suo fratello e per lei, in egual misura. Non si era resa conto, fino a quel momento, di averlo caricato anche della sua battaglia.
Il nero degli occhi di lei si solidificò in contrappunto all’azzurro liquido degli occhi di lui.
«Ed allora lo lasceremo andare… dobbiamo lasciarlo andare!»
affermò, Elena. Nel suo tono c’era una nota di terrore a farle tremare la voce, ma il calore di quella sicurezza fu una carezza all’anima tormentata del vampiro.
 
Come quella volta, in quel lontano passato, la forza che nascondeva sottopelle, le sbocciò sul viso, vibrò forte scuotendolo. Si decise a reagire, a pensare a cosa fare. Indurì la mascella, si alzò da terra ed un nuovo fuoco si accese dentro di lui. Avrebbe salvato sua figlia o sarebbe morto provandoci. Non c’era più tempo da perdere: chiamarono tutti a raccolta per capire come agire.
 
Il suo breve viaggio in quell’amarcord fu interrotto dall’arrivo di Caroline e Liz: lo riportarono indietro da quel naufragio di pensieri.
Le due donne rimasero in piedi, accanto al resto degli invitati di quell’anomalo briefing per salvare Jessica.
Stefan e Meredith si tenevano per mano, poco distanti da Damon. Jeremy, Bonnie e la piccola Jenna sedevano sul divano, mentre Elena camminava nervosamente per il salotto, senza, però, uscire dall’orbita del suo fidanzato. In ognuno di loro si agitava lo spettro di quanto successo vent’anni prima: anche allora Rebekah era venuta a distruggere il loro mondo. Scacciarono l’orrendo pensiero che uno stesso epilogo potesse ripetersi ed attesero che fosse Damon a parlare, a decidere il da farsi.
«Avete trovato qualcuno a casa degli Smith?»
domandò lui, senza voltarsi.
«A casa degli Smith…»
 provò a dire l’ex sceriffo, ma le parole le morirono in gola.
«Cosa, Liz?»
incalzò lui, impedendosi di girarsi e leggere la risposta nel volto della sua amica.
«Damon…»
fece Liz, con un filo di voce.
«Liz… devi dirmelo…»
«A-abbiamo trovato il padre… Sean… morto: collo spezzato»
Il vampiro chiuse gli occhi cercando di non agitarsi. Le dita di Elena gli vennero in soccorso, scorrendo sui nervi tesi delle sue spalle, infondendogli coraggio.
«Ma Jessica? Lei… lei non era lì, vero?»
si informò, con voce tremante.
«No… di lei nessuna traccia… abbiamo… abbiamo trovato solo questa»
rispose l’ex sceriffo. Il vampiro si voltò lentamente e quando vide la borsa a tracolla della figlia, ebbe un sussulto. La mano di Elena trovò la sua stringendola forte.
«Non c’è traccia nemmeno della zia… sparita… probabilmente è con loro»
aggiunse Caroline.
«Forse posso utilizzare qualcosa dentro la borsa per rintracciare Jessica»
propose Bonnie. Gli occhi di tutti si fissarono sulla strega.
«No, Bon! Sei troppo debole per questi incantesimi!»
la redarguì, Jeremy.
«Se mi faccio aiutare da Jenna, sarà meno faticoso! È diventata piuttosto brava, Jer…»
lo rassicurò lei.
«Sì, papà… sono brava a ritrovare le persone!»
disse entusiasta la bambina, rimasta, fino a quel momento, seduta in silenzio accanto alla madre.
L’uomo non riuscì ad obiettare e guardarono tutti verso Damon che annuì.
«Rebekah vuole indietro Klaus… sappiamo tutti che è impossibile esaudirla… dobbiamo trovare un modo per portarle via Jessica, dobbiamo metterla al sicuro… poi ci occuperemo di lottare contro Rebekah…»
propose lui. Caroline aprì la tracolla di Jessica e tirò fuori un portafogli, dei taccuini, due confezioni di gomme da masticare, una bottiglietta d’acqua, un libricino dalla copertina verde e logora, un quadernetto blu, delle penne, un mazzo di chiavi e una bomboletta di spray al peperoncino.
«C’è qualcosa che potrebbe essere particolarmente legata a Jess, Damon?»
chiese Bonnie. Lui toccò tutti gli oggetti posati sul tavolino scuotendo la testa. Le sue dita indugiarono sul libro “Via col Vento”.
«Forse… questo…»
azzardò.
«No… non va bene… non vogliamo rischiare succeda come con la rosa, vero?»
obiettò, Elena.
«Non hai niente di lei… di particolarmente importante?»
gli chiese la strega.
«A Denver ho una casa piena di oggetti importanti… ma qui… così…»
«Potremmo andare a prenderli»
gli propose, Stefan.
«Perderemmo troppo tempo»
rispose.
«Cos’è questo?»
La voce della piccola Jenna ruppe quel clima di teso silenzio, calato nel salotto. La bambina stringeva tra le mani una catenina d’argento con un ciondolo a forma di stella, in mezzo era incastonata una pietra d’ametista.
«Quella… quella è la collana di Jess»
Disse Damon, allungando la mano.
«Io… gliel’ho regalata al suo 5° compleanno… in realtà non gliel’ho proprio regalata… l’ho trovata in una tasca della borsa che avevo preso dall’auto di sua madre la notte… la notte in cui la portai con me…»
«La notte in cui le salvasti la vita»
lo corresse, Elena. Lui le sorrise ed annuì. Ancora faticava ad accettare quella versione.
«Sì… stavo buttando via un po’ di cose, ci preparavamo ad un nuovo trasloco e… l’ho trovata. Ho pensato che potesse essere appartenuta a sua madre… L’ha indossata sempre da allora… non l’ha mai tolta. Lei… lei non se n’è mai separata…»
«Meglio per noi lo abbia fatto oggi… questa può aiutarci a trovarla!»
disse Bonnie, tendendo la mano per farsela consegnare.
«Mi serve una cartina di Mystic Falls, quattro candele e del sale… se sono ancora qui lo scopriremo subito…»
Stefan corse a cercare il necessario per l’incantesimo, tornò e consegnò tutto a Bonnie. La strega aprì la cartina, ci versò sopra il sale e mise le candele sui punti cardinali e le accese passandoci sopra le mani. Si inginocchiò accanto alla figlia che la guardava sorridente e le disse:
«Hey, Jen… ti ricordi come si fa?»
La piccola annuì con vemenza, i grandi occhioni neri brillarono di felicità. Bonnie chiuse gli occhi con il ciondolo schiacciato tra i palmi e Jenna poggiò le sue manine su quelle della madre. Alcuni istanti dopo la fiamma delle candele iniziò a tremare, si spensero ed il fumo si fece denso, disegnando delle spirali che si diressero verso il cumulo di sale al centro della cartina. Madre e figlia iniziarono a parlare nella loro strana lingua ed il sale accumulato iniziò a diramarsi sulla mappa, tracciando un percorso: da casa Salvatore fino al cimitero di Mystic Falls.
«Cosa… cosa significa?»
chiese il vampiro, terrorizzato.
«Non quello che pensi tu, Damon… se Jessica fosse morta non ci sarebbe stata una traccia da seguire… se il sale ha delineato un percorso, allora è viva… solo che…»
«Cosa?»
«Damon… qualcosa mi impedisce di vedere chiaramente dove si trova… il cimitero è un punto morto… più di così non riesco ad avvicinarmi a lei… ma sicuramente si trova in quest’area!»
spiegò, indicando con il dito tutta l’area dei boschi intorno al cimitero.
«Bene! Abbiamo solo ettari di terreno da controllare!»
sbottò il vampiro.
«È un punto di partenza…»
fece notare, Elena.
«Siamo in tanti, ci divideremo per zone e setacceremo i boschi…»
aggiunse Jeremy. Bonnie annuì e proseguì:
«Ed io proverò a chiedere agli spiriti un po’ di potere per essere più specifica…»
«Io chiederò a qualcuno del dipartimento i video delle telecamere esposte intorno all’area indicata… magari abbiamo fortuna e riusciamo a capire da che parte è stata portata tua figlia»
disse Liz.
«Io e Meredith ci occuperemo della parte ovest, tu ed Elena controllerete la parte est, Jer e Caroline occupatevi della parte sud… se non troviamo tracce… saremo tutti insieme quando ispezioneremo la parte nord»
sentenziò Stefan.
«Se la troviamo… cosa dobbiamo fare?»
domandò Elena.
«Intanto scopriamo dov’è… al resto ci penseremo dopo! Sapere dove la tiene in ostaggio ci fornirà un vantaggio…»
disse Meredith.
«Sì, se sappiamo dove si trova potremo pensare ad un piano per tirarla fuori! Al momento brancoliamo nel buio»
concordò Stefan.
«Dobbiamo anche far credere a quella stronzetta bionda che ci stiamo prodigando per recuperare Klaus… abbiamo una settimana di tempo… cerchiamo di usarla a nostro favore!»
sentenziò Jeremy, poi aggiunse:
«Questa volta non ci troverà impreparati»
Damon li guardò darsi da fare per salvare una ragazza che avevano conosciuto relativamente per poco e provò un senso di gratitudine per ognuno di loro: aveva dimenticato la sensazione di poter contare su un gruppo di persone per risolvere i problemi. Spostò lo sguardo su Elena, ancora ferma accanto a lui, intenta a stilare un piano di difesa con gli altri: si accorse in quel momento che le loro mani erano ancora intrecciate. Un nuovo senso di fiducia si instillò in lui “i giochi sono aperti!” pensò.
Avrebbe salvato sua figlia, ora ne era sicuro.

   
 
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