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Autore: ZAITU    04/04/2013    4 recensioni
Seguito della one-shot “ Venga tu dal cielo o dall’inferno cosa importa?”. Draco Malfoy è scampato al Bacio dei Dissennatori grazie ad Hermione ma quello che è successo dopo la sua fuga è ancora tutto un mistero. Hermione è andata avanti con la sua vita e Draco pure. Cosa li porterà ad incontrarsi di nuovo dopo tre anni? E cosa c’entra un locale babbano all’ultimo grido nel centro di Londra? Tra ispezioni a sorpresa, ritorni in società e qualche grande sporco segreto, cosa accadrà?
Genere: Azione, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Pansy Parkinson, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
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23- Hurricane
 
 
 
Ogni volta che si ritrovava a camminare per i corridoi del Ministero, nello specifico del Dipartimento Auror, si sentiva inevitabilmente come quando a diciannove anni aveva messo piede per la prima volta al corso di allenamento per le reclute Auror.
Goffo, perchè non riusciva a togliersi di testa la convinzione di avere le gambe troppo corte e le braccia troppo lunghe, la barba fatta male e i capelli spettinati, esaminato, come un interessantissimo animale in gabbia o una cavia di laboratorio, biasimato, perchè alle 9.25 del mattino non aveva ancora salvato nessuno da un mago pazzoide, da una fattura volante o dal vaiolo di drago.
Sembrava che ogni giorno, e ad ogni passo, dovesse dimostrare qualcosa a  qualcuno. Il suo eroismo, il suo coraggio, la sua forza, la sua sanità mentale.
Lui invece a quell'ora del mattino avrebbe solo voluto drogarsi di caffeina.
-Potter?-
Harry sospirò rumorosamente bloccando quella che sembrava una marcia marziale lungo il corridoio.
- Comandante Feingold?-
Il comandante lo scrutava sempre come un gufo da sotto quei suoi occhialetti rotondi da lettura.
Harry sperava di non dare la stessa impressione con i suoi e quasi per accertarsene se li aggiustò sul naso con un gesto nervoso.
- Mi serve la Granger, sono le 9.30 e nessuno l'ha ancora vista, dove diavolo si trova?- Sbottò il suo diretto superiore gonfiandosi come un sufflè nel forno.
Harry aggrottò le sopracciglia...Hermione in ritardo? Non ricordava che fosse mai successa una cosa del genere in quattro anni di onorato servizio.
Come sempre quando qualcosa non andava secondo i piani o le sue ormai ben consolidate abitudini, cominciò ad avvertire il principio di un crampo allo stomaco.
- Comandante, ci sarà sicuramente una spiegazione...-
- Non ne dubito Potter, ma la signorina Granger stamane doveva farmi trovare sulla mia scrivania il rapporto sull'ispezione a casa Malfoy, e non l'ha ancora fatto...-
Harry corrucciò la fronte.
- Ma quel rapporto gliel'ho consegnato io personalmente la settimana scorsa!-
Feingold stava decisamente perdendo colpi, pensò.
- Potter la prego, intendo il rapporto della seconda ispezione fatta dalla signorina Granger questo venerdì…-
-Ah...sì, certo-
Fingere, fingere sempre. Aveva imparato a farlo, suo malgrado, perchè ogni buon Auror doveva saper simulare e dissimulare, fare buon viso a cattivo gioco e tutte quelle menate lì che inculcavano in testa a ogni recluta.
Harry convenne nell'ammettere che era piuttosto difficile farlo dopo aver scoperto che la propria migliore amica gli aveva omesso un particolare non trascurabile, che ora gli stava facendo aumentare il fastidioso crampo alla bocca dello stomaco.
Aveva smesso di osteggiare apertamente la smania di indagine di Hermione sulla presunta oscura vita di Draco-sono-dannatamente-stronzo-Malfoy, ma aveva preteso che lei lo tenesse informato.
Evidentemente non era stato abbastanza chiaro.
Dannazione, l'aveva anche aiutata con il caso Liam Urden! E ora che ci pensava meglio non aveva notizie di Hermione da quando Ron era tornato e si erano rivisti tutti al Bloody Rose...e in quel frangente, pur avendone avuta l'occasione, lei non gli aveva detto nulla di quella seconda ispezione.
Che ora si trovasse con Ron, in un rinnovato vortice amoroso, dimentica del mondo intero?
Harry storse il naso. Non gli era affatto sembrato che Hermione fosse stata entusiasta del ritorno dell'amico, nonché ex fidanzato. Anzi, tutt'altro. Sembrava scossa e...a disagio.
Ora, a due giorni di distanza, si domandava quale fosse alla fine il motivo di un tale atteggiamento.
- Cercherò di rintracciarla al più presto, comandante, appena so qualcosa la informerò-
Il comandante girò sui tacchi delle sue scarpe eleganti e se ne andò lasciandolo lì con un'occhiata eloquente.
- E faccia presto Potter, che non stiamo mica qui a spennare gli Ippogrifi!-
Harry non aveva ancora fatto colazione ed il suo stomaco già brontolava come un Dorsorugoso Norvegese. Ma non era la fame, no. Quella strega della sua migliore amica doveva dargli qualche spiegazione...e se tanto gli dava tanto anche Draco Malfoy.
 
“No matter how many times
did you told me you wanted to leave
No matter how many breaths
that you took, you still couldn't breath
No matter how many nights did you lie,
I'd wait to the sounds of pausing rain
Where did you go?”

 
Aveva sempre avuto degli incubi piuttosto realistici ma non erano mai stati così rumorosi.
Quando il tum tum persistente che facevano i suoi passi lungo il corridoio buio che stava percorrendo, nella scena topica del ben noto incubo che faceva ormai tutte le notti e che finiva sempre in un bagno di luce rossa che avvolgeva tutto, si trasformò in un boato, Draco capì che non si trattava di nuovi effetti speciali della sua psiche in fase REM.
Si alzò a fatica dal letto sfatto, ogni muscolo del suo corpo gemeva dopo lo scontro della sera prima, e aprì la porta della sua camera da letto giusto in tempo per evitare che una bacchetta ben nota la facesse letteralmente saltare in aria.
Due occhi verdi di rabbia frugarono in meno di un secondo l'interno della stanza, mentre gli occhi del biondo erano ancora incollati di sonno.
- Malfoy, brutto figlio di puttana!- il pugno si abbatté sul suo regale zigomo, già dolente in realtà, senza che lui riuscisse ad opporre alcuna resistenza.
Non cadde a terra come la forza di gravità avrebbe voluto solo perchè le mani di Harry Potter lo afferrarono celeri per il bavero e lo sbatterono contro il muro foderato di un'elaborata carta da parati stile liberty.
Quello non era decisamente il risveglio che si aspettava.
- Dov'è!?-
- Se intendi la mia pazienza, Potter, credo che per questa giornata sia già finita!-
Ritrovata un po' della sua virilità, il biondo spinse lontano da sé un furioso Harry Potter nel suo riacquistato ruolo di paladino della giustizia.
D'altronde erano ormai le 9.45.
Ma non essendo ancora soddisfatto del suo operato si preparò platealmente a colpirgli anche l'altra guancia.
-Harry, no!-
Il moro si bloccò, come se qualcuno avesse spinto il tasto “pausa”, il pugno già carico fermo a mezz'aria. Non voleva sentirla in realtà quella voce. Harry Potter era andato lì per quello, perchè dopo l'incontro col suo comandante qualcosa nella sua testa aveva unito tanti puntini sparsi in giro con un bel filo rosso sangue: le stranezze di Hermione, la sua ossessione nei confronti della vita di Malfoy, il bacio che il biondastro le aveva estorto durante la festa a Malfoy Manor...tuttavia, in cuor suo, sperava che la sua testa si fosse sbagliata.
Non voleva vedere quello spettacolo: Hermione Jane Granger che si trascinava fuori da sotto le lenzuola del letto sfatto dove poco prima stava dormendo Draco, per di più coperta di graffi e contusioni.
-Che diavolo le hai fatto viscida serpe?-
Il gergo potteriano non si era per nulla evoluto dai tempi di Hogwarts, pensò Draco.
E ovviamente nemmeno le idee nei suoi confronti erano per nulla cambiate. Non fu difficile per il giovane Malfoy immaginare che Harry Cuor di Leone fosse convinto che lui avesse sequestrato, assalito, torturato e imposto le peggiori sevizie alla sua docile migliore amica.
Salvo poi mettersela a dormire nel proprio letto. Che lince.
- Potter, per Merlino, calmati!-
Hermione non sapeva se era grazie al consiglio perentorio di Draco, ma Harry sembrò calmarsi davvero.
Forse si aspettava di trovarla già tagliata a pezzettini nelle segrete del maniero e vederla tutta intera era meglio di niente, si disse Draco.
Lei intanto, nel silenzio surreale di quella stanza, faceva saettare i suoi occhi dall'uno all'altro, divisa tra l'imbarazzo e la rabbia. Game Over?
Cercò di alzarsi dal letto, ma l'acido lattico prodotto dai suoi muscoli devastati e il sangue rappreso in grossi ematomi sparsi per tutto il corpo, glielo impedirono. E fu piuttosto scioccante vedere entrambi i ragazzi lanciarsi in suo soccorso quando il suo precario equilibrio la fece traballare sulle gambe malferme. Draco fu più veloce e sorreggendola per i gomiti la spinse di nuovo contro il letto. Si scambiarono uno sguardo intenso di preoccupazione e gratitudine.
Un paio di occhi di giada aggiunsero altri puntini e linee rosse a quel disegnino mentale che, nel giro di pochi minuti, si era rivelato in tutta la sua completezza. Un disegno che non gli piaceva per niente.
In un soffio, la rabbia lasciò il posto alla delusione.
In un soffio girò i tacchi e se ne andò.
 
“No matter how many days I die, I will never forget
No matter how many lies I live, I will never regret
Theres a fire inside of this heart in a riot
about to explode into flames”

 
 
Hermione si ritrovò a correre scalza per quei corridoi ormai familiari con un senso di colpa che non avrebbe mai immaginato potesse essere così pesante.
Più che correre, in realtà, arrancava, infatti quando raggiunse l'androne della casa, Harry si era già sbattuto il pesante portone in mogano alle spalle.
La ragazza si appoggiò alla balaustra della scalinata, incapace di fare alcunchè. Sentiva solo il sangue pulsarle forte nelle orecchie. Passi leggeri si posarono alle sue spalle, una mano gentile le accarezzò una spalla.
-Capirà-
Ma lei era certa che non l'avrebbe fatto.
 
 
**********
 
La Tana non era cambiata in quegli anni, era sempre la vecchia catapecchia calda e sgangherata che ricordava da quando aveva undici anni, il posto più vicino all'idea che aveva mai avuto di “casa”. Harry ci si ritrovò smaterializzato davanti senza nemmeno accorgersene. Un vento freddo frustava la cima della collina. Si sentiva arrabbiato, tradito, messo da parte. E con quei sentimenti addosso non aveva mai combinato nulla di buono, nulla di cui poi non si sarebbe pentito. E lo sapeva bene, anche se aveva gli occhi lucidi e offuscati da quello che aveva appena scoperto. Pochi gesti, poche parole. Un misero strappetto nel cielo di carta e il copione di quel teatrino di cui era stato all'oscuro, chissà da quanto!, gli si parava davanti chiaro e leggibile.
Molly Weasley se lo ritrovò sulla porta di casa, ma non fece in tempo ad accoglierlo col suo solito calore, che Harry era già schizzato su per le scale, al piano superiore. Dritto verso la stanza di Ron Weasley.
 
“Tell me would you kill to save a life?
Tell me would you kill to prove your right?
Crash, crash... burn, let it all burn
This hurricane's chasing us all underground”

 
**********
 
Era stata una nottata difficile. L'alba di una giornata che sarebbe stata ancora peggiore, Hermione ne era sicura. Chiuse lentamente la lettera per il Ministero in cui avvertiva che era vittima di un brutto virus molto contagioso e che si prendeva due giorni di malattia, la legò alla zampa del gufo Ministeriale e lo guardò volare via dalla finestra del suo salotto. Se ne era andata da Malfoy Manor poco dopo l'incursione di Harry. Aveva lasciato lì un Draco Malfoy frastornato, colpevole ma quasi sollevato nell'aver finalmente confessato i suoi sporchi segreti a lei. Lei che ora doveva decidere in fretta cosa fare e come fare. Doveva raccontare tutto ad Harry e Ron? Raccontargli dell'Horcrux a cui Draco aveva legato, in un gesto disperato, la sua vita e tentare in qualche modo di collaborare tutti assieme contro quello che alla fine si era rivelato il loro nemico comune? Ma Harry sarebbe stato disposto ad ascoltarla ora? Si fidava ancora di lei? E poi...Pansy sarebbe tornata quella sera stessa.
Si stese sul divano coprendosi gli occhi stanchi con un braccio. E poi accadde. Sotto i colpi di un maremoto emotivo che aveva tentato di arginare per giorni e giorni le crollò una diga in mezzo al petto e cominciò a piangere.
Singhiozzò come una bambina capricciosa di fronte al gelato che ha appena fatto cadere per terra. E il buio innaturale che calò all'improvviso nel salotto la colse così, rannicchiata sul divano con un cuscino stretto al petto, calore e conforto inanimato inumidito di lacrime. Lei non si accorse del cambiamento nella stanza se non quando di botto, come gli spari in sequenza di una mitragliatrice, tutte le tapparelle delle finestre e le porte si chiusero e sbatterono all'unisono.
Si alzò di scatto in piedi e di riflesso estrasse la sua bacchetta.
Alle sue spalle un rumore di smaterializzazione.
Le saltò il cuore alla gola.
Si girò pronta ad affrontare qualunque nemico avesse deciso di attaccarla nel suo più alto momento di autocommiserazione.
Che vigliaccata!
Era rabbiosa ora e lo fu ancora di più quando di fronte a lei comparvero i capelli rossi del suo ex-fidanzato.
- Ron?-
Fece per abbassare la bacchetta ma la sua faccia distorta le mise improvvisamente paura. Non fu difficile capire che Ron sapeva già tutto di lei, di Draco, di tutta quella faccenda.
Non le disse nemmeno una parola ma con un gesto violento della bacchetta, incantesimo non verbale, dannato non eri nemmeno bravo a farli!, la costrinse a rimettersi seduta sul divano.
- Cosa diavolo fai eh? Sei impazzito?-
Era spaventata e non fece nulla per nascondere la nota isterica nella sua voce. Aveva di fronte uno dei suoi più cari amici, nonché il suo storico ex, ma lei per prima sapeva quanto un amore tradito, una speranza infranta potessero accecare anche la persona più assennata. E Ron, in effetti, non era mai stato una persona che non si lasciasse cullare dal repentino cambiamento delle sue emozioni.
Hermione poteva immaginarsi quello che sarebbe avvenuto, per pochi secondi fù veggente del suo immediato destino.
Non fece nulla per cambiarlo.
Ron le si avvicinò come un ubriaco si avvicina all'ennesima bottiglia di vino ancora da stappare, dondolante e incerto.
Chiamarla aggressione sarebbe stato inappropriato.
Chiamarla violenza sarebbe stato scorretto.
Hermione serrò gli occhi mentre lui la stringeva, scuotendola come volesse sentire i suoi organi cozzare tra di loro. Lè urlò a pochi centimetri dal viso cose che lei già sapeva. Cose che si erano già urlati quando si erano lasciati. E cose su Draco Malfoy che lei aveva pensato fino a poco tempo prima.
Le scivolarono addosso, corrodendole la pelle come acido, ma non fecero breccia.
Non aveva davvero nessuno strumento per difendersi e discolparsi, se non tirare fuori l'amore, concetto abusato e che sapeva l'avrebbe solo fatto infuriare di più. L'amore...
Non era forse amore quello che si muoveva davanti a lei nella voce di Ron? Non era come il suo?
Lo era, ed Hermione lo riconobbe, e proprio per questo non ebbe il coraggio di fermarlo.
Si accorse di aver ricominciato a piangere solo quando il peso di Ron che la costringeva contro il divano si sollevò di colpo.
Attraverso la nebbia delle lacrime distinse due ben diversi tipi d'amore scontrarsi a pochi metri da lei sul pavimento.
Senza magia, come si fa quando non è la ragione a guidare, ma con calci e pugni e schiaffi. Un groviglio di violenza che faceva fatica a seguire con gli occhi.
Sapeva di doverli fermare ma non riuscì a fare niente.
Così, pochi secondi dopo, Ron era privo di sensi, accasciato sul tappeto sgualcito di fronte al camino.
Draco si asciugò il sudore dalla fronte con la manica della camicia digrignando per un attimo i denti per un dolore indefinito– proprio come un vero duro- poi le sorrise avvicinandosi.
- L'hai ucciso?-
- Non dire sciocchezze. Vieni qui - 
Hermione non se lo fece ripetere e tremante come un vecchio o un bambino,  ma anche una foglia, si lasciò stringere tra le sue braccia.
E mentre lui la smaterializzava via con sé pensò, sapendo di peccare d'ingenuità, che le cose, in qualche modo che lei ora non riusciva ad immaginare, sarebbero andate bene.
 
“Do you really want?
Do you really want me?
Do you really want me dead or alive to torture for my sins?”

-Hurricane, 30 seconds to mars-
 
- Dammene un altro-
Ron si teneva la testa con una mano ancora tremante e con l'altra stringeva un bicchiere vuoto facendolo roteare di fronte a sè.
- Ron, ora mi pare che tu stia esagerando con l'alcool-
Harry si asciugò le mani con uno strofinaccio, poi lo gettò distrattamente sul bancone del Bloody Rose senza degnare di un'occhiata la sfilza di bottiglie di alcolici alle sue spalle. Per non farsi riconoscere aveva trasfigurato parzialmente il suo viso, un incantesimo piuttosto difficile che Hermione gli aveva insegnato prima di aprire il locale, ignara di come l’avrebbe utlizzato. Alcune sere aveva bisogno di stare lì dietro a quel bancone e non rinchiuso nel suo ufficio.
- Sono stato pestato a sangue da Malfoy mentre la stavo...aggredendo! No, non sto esagerando-
Sbuffò prendendo poi di malavoglia il fagotto col ghiaccio che Harry gli stava porgendo, premendoselo poi forte sulla nuca.
- Aggredire? Non starai esagerando di nuovo?-
- No Harry, tu non c'eri se ..Malfoy- e fece una smorfia di disgusto – non fosse arrivato non so cosa avrei fatto. Ho perso la ragione e lei era lì e non negava niente, non faceva niente!- si accorse di aver alzato un po' troppo la voce e si curvò su sé stesso zittendosi, le guance due macchie rosse di vergogna.
Poco distante da loro Morag, che stava servendo da bere a una donna incappucciata, lì fissò per un attimo con biasimo, intimandogli con una mano di abbassare i toni, ma la cliente di fronte a lui non sembrò comunque far caso a loro. I primi avventori della serata erano già arrivati, alcuni sorseggiavano superalcolici sul bancone intorno a loro altri occupavano i tavolini in penombra sparsi per il locale. 
- Non so cosa pensare-
Se ne uscì poi Harry effettivamente riconoscendo subito la falsità della sua affermazione.
Da qualche parte, nascosto tra la ghiandola pineale e il cervelletto, credeva di averlo sempre saputo. Ricordava sempre con fastidio il giorno del processo a Malfoy anni prima. Ricordava sempre con un'ansia fino a poco prima inspiegabile l'atteggiamento di Hermione in quell'occasione. Avrebbe dovuto capirlo già all'epoca? Hermione gli stava già nascondendo qualcosa?
Ma poi Draco era fuggito da Azkaban, si era sposato con la Parkinson e nessuno di loro aveva più avuto contatti con lui.
Da quanto tempo allora quella storia era cominciata? O forse doveva dire,  ricominciata?
Harry si diede dell'idiota.
- Credo dovremmo provare a parlarci, per capire...-
- Io non parlo con nessuno!- Ron sbattè con violenza i pugni sul bancone, drizzandosi sullo sgabello. - Hermione è l'amante di Malfoy. Lo capisci questo? L'amante di un ex mangiamorte che chissà cosa ancora nasconde! Ci ha mentito Harry, a te più che a me, ha finto di voler investigare su di lui mentre invece ci stava scopando!-
Harry non rispose. La delusione che aveva era ancora lì tra lo sterno e l'ombelico, ma la rabbia che l'aveva divorato fino a farlo andare subito da Ron alla Tana...quella quasi non c'era più.
Non si risparmiò quindi la decenza di sentirsi responsabile per la reazione passionale dell’amico.
Era sempre Hermione, la sua migliore amica.
E capiva che doveva esserci qualcosa di più oltre alle sue menzogne; c'era Draco Malfoy, l'attacco a Malfoy Manor, i Mangiamorte. Di nuovo, ancora. Non potevano liquidare la faccenda come un semplice affronto personale, come un tradimento.
Capiva Ron. Pensò e se stesso in una situazione simile con Ginny e non potè che ammettere che forse lui avrebbe reagito in modo ancora peggiore.
Rimasero in silenzio per qualche minuto uno di fronte all'altro. Harry prese poi una bottiglia di Whyskey incediario e ne versò un paio di dita nel bicchiere ormai abbandonato di fronte a Ron.
- Ma questo è l'ultimo-
 
Poco più un là la donna incappucciata afferrò con piglio sovietico il calice di vino che aveva ordinato e ne ingoio il contenuto tutto d'un fiato.
Strinse i pugni sulle cosce fasciate di taffetà e poi si lasciò sfuggire una risatina sorda ed isterica.
Morag la osservò come si potrebbe osservare un vulcano che sta per eruttare quando non si sa se lo farà con calma, seguendo sentieri consoni, o distruggendo ogni cosa al primo scoppio.
- Pansy...-
La donna sollevò il viso lasciando intravedere gli occhi serrati di rabbia.
Si alzò senza una parola lanciando sul bancone una manciata di galeoni che erano evidentemente più di quelli necessari per la sua consumazione.
- Sta' attenta- le sussurrò il giovane mentre fingeva di lucidare alcuni bicchieri.
Pansy Parkinson non si voltò.
Non era lei quella che doveva stare attenta. Proprio no.
Hermione Granger non aveva la più pallida idea di cosa aveva scatenato.
  
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