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Autore: Clockwise    04/04/2013    3 recensioni
Si sentiva come se una scatola piena di cartoline gli fosse piombata addosso dalla cima dell’armadio, investendolo in un fiume di immagini; alcune avevano portato con loro bei ricordi, altre dolorose memorie e lui ne era stato semplicemente travolto, sommerso da quei ricordi sbiaditi.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lo aveva perso. Aveva cercato dappertutto, in ogni angolo, in ogni anfratto, ma sembrava sparito; aveva setacciato lo studio, la sua camera, il resto della casa e ancora non saltava fuori. Eppure era sicuro di averlo visto appena pochi minuti prima… Doveva assolutamente ritrovarlo, c’era scritta sopra la nuova canzone, aveva sputato sangue per comporla. Sbuffando, vagliò ancora i numerosi fogli sparsi sul tavolino. Niente.
La radio trasmetteva un’insulsa canzoncina che riusciva solo ad irritarlo ancora di più, così pigiò un bottone a caso e cambiò stazione, per poi dirigersi in cucina. Eccolo, il foglio infingardo! Appeso in bella vista sulla porta del frigo con una calamita colorata. C’era passato davanti almeno un milione di volte. Scuotendo la testa, lo prese e tornò in salotto. Sprofondò di nuovo nella poltrona, lo sguardo perso oltre la finestra, verso la strada, la melodia della canzone alla radio che lo cullava. Si ritrovò a cantarla a bocca chiusa. Non l’aveva mai sentita prima, ma gli piaceva. Chiuse gli occhi, lasciandosi prendere.
 
…Oh it's what you do to me,
Oh it's what you do to me
What you do to me.
 
Hey there Delilah, I know times are getting hard
But just believe me girl, someday I'll pay the bills with this guitar
We'll have it good, we'll have the life we knew we would.
My word is good.
 
Al nome Delilah aprì gli occhi di scatto come punto da un’ape. Delilah. Delilah, Lila, la sua Lila.
Un uragano di immagini lo assalì, e lui era in mezzo al gorgo, col cuore che gemeva, assalito da immagini dolorose. C’erano occhi luminosi e verdi e sinceri, e quel viso lentigginoso, e i capelli ramati, e la sua risata musicale, i suoi baci dolci, la sua mano delicata che gli carezzava la guancia, il suo sguardo rapito quando lo ascoltava suonare… Non assaporò neanche per un istante quei dolci ricordi, che altri, prepotenti, ne presero il posto: quei bellissimi occhi sconvolti dalle lacrime, la porta sbattuta, la solitudine del suo dolore lacerante. Delilah. Chiuse di nuovo gli occhi e portò una mano alle palpebre per arrestare le lacrime, mentre una memoria si faceva strada fra le altre e si parava davanti a lui. Ricordava tutto, ogni dettaglio, come se fosse appena successo, sebbene fossero passati anni. Solo che quel ricordo, quell’immagine sbiadita di un momento sereno, ora era coperto d’un velo di amarezza e dolore che non riusciva a scostare.
 
Era la prima lezione di greco di quel secondo anno d’università. I ragazzi, appena entrati, non avevano ancora preso posto che la professoressa, piccola e minuta, ma con una voce da perforare le orecchie, aveva ordinato che si sedessero in ordine alfabetico, per poter ricordare meglio i loro nomi, e aveva fatto così l’appello. 
«Martin, Christopher… Laggiù, prego.» Il ragazzo si sedette in uno dei banchi in fondo accanto ad un tale Levine, Gregor.
«McEwan, Delilah… Avanti, vicino a Martin.» Vide una ragazza esile avanzare con lo sguardo a terra verso il banco vuoto alla sua destra. Era la creatura più bella che avesse mai visto, i capelli ramati e sciolti in morbide volute sulle spalle, il viso dolce punteggiato di lentiggini. Si sedette silenziosamente accanto a lui. Il ragazzo esitò. Doveva parlarle? Per dirle cosa? E quando? Subito? E se avesse pensato che era solo uno sfigato che ci provava con tutte? La sua bocca agì prima che la sua testa avesse preso una decisione.
«Ciao. Io sono Chris.»
Avete appena fatto l’appello, idiota, lo sa come ti chiami.
La ragazza si voltò verso di lui. Aveva gli occhi verdi. Sorrise, e Chris sentì che, se fosse morto in quel preciso istante, sarebbe stato felice.
«Delilah.» Delilah. Ripeté quel nome nella sua testa, assaporandone la musicalità.
«Eri qui anche l’anno scorso, o… » il suo tentativo di approccio venne bruscamente interrotto dal ragazzo alla sua sinistra che, sporgendosi da sopra la sua spalla, tendeva una mano in direzione della ragazza.
«Io mi chiamo Gregor, ma potete chiamarmi Greg.»
E non te l’ha chiesto proprio nessuno, razza di coglione.
La ragazza gli strinse la mano cordialmente e sorrise di nuovo vedendo l’espressione di malcelata irritazione di Chris.
«Già. Sì, dicevo, insomma, hai cambiato facoltà?» chiese ignorando completamente Gregor. Non ricordava di averla mai vista ai corsi di greco, eppure una così non gli sarebbe certo sfuggita. Lei scosse la testa.
«Ero a medicina. Mi ci avevano mandato i miei genitori perché volevano che diventassi medico, ma sono riuscita a convincerli, alla fine, a venire qui, anche se ho dovuto fare un mucchio di esami. Però mi sono sempre piaciute le lettere antiche.» Chris annuì, schiudendo la bocca pronto a dire qualcosa. Una vocetta proveniente da dietro la sua spalla lo precedette.
«Mio cugino Amphrey andava a medicina, l’anno scorso. Ora è diplomato, fa praticantato, insomma, specializzazione allo studio di mio zio, suo padre, giù in città, verso i Docks…»
Lo uccido.
La vide tentare di nascondere una risata, probabilmente aveva visto la sua espressione poco amichevole. Sorrise anche lui.
Iniziarono a chiacchierare amichevolmente, interrotti dai commenti irritanti di Gregor. Era intelligente, arguta e spiritosa. Per Chris fu la migliore lezione di greco della storia, anche se di greco non ascoltò neanche mezza parola.
Uscirono insieme dall’aula, riuscendo a seminare Gregor. Chris volava. Non era mai stato così bene con una ragazza, aveva potuto essere se stesso e dire quello che pensava senza sentirsi giudicato o in imbarazzo.
«Beh, pranziamo insieme?» chiese in fretta, prima di potersene pentire. Lei storse il viso in una smorfia dispiaciuta.
«Non posso, scusa, devo pranzare con le mie amiche e…» Una voce stridula la chiamò dall’altra parte del corridoio. Chris vide un gruppetto di ragazze confabulare guardando verso di loro, mentre una si sbracciava per richiamare l’attenzione di Delilah.
«Devo andare. Ci vediamo a lezione. Ciao, Chris» disse, e con un sorriso mesto, si volse ed andò verso le sue amiche, che la sommersero nei loro sussurri e sorrisini maliziosi. Chris non riusciva a staccare gli occhi da lei. Era fiducioso però.
Magari domani…
Con orrore la vide staccarsi dal gruppo di amiche ed accostarsi ad un ragazzo, alto e ben piantato, con i capelli a spazzola, che l’aspettava poco lontano. Si abbracciarono.
Vabbè, sono solo amici.
Ora si baciavano. Appassionatamente.
Vaffanculo.
Il guaio era che non riusciva a dimenticarla. Era impossibile non pensarci. Mentre parlavano aveva avuto la certezza che anche lei stesse godendo della reciproca compagnia, nonostante Gregor. Quando aveva riso, aveva riso con sincerità, ne era sicuro. Eppure…
Da tempo aveva imparato che l’unico modo per sfogarsi e far chiarezza dentro di sé era suonando. Così, quel pomeriggio, imbracciò la chitarra e pizzicò le corde, lasciando che le dita fossero guidate dall’istinto, dal cuore. Quando la melodia prese forma, schiuse le labbra e lasciò che ne uscissero le parole, così come venivano, con voce dolce. Ne uscì fuori un pezzo struggente ma breve, che durava meno di un minuto. C’era la tristezza, l’amarezza e la decisone incrollabile di aspettarla, sempre, perché loro due erano fatti per stare insieme, sempre.
I’ll be loving you always, always.
 

***
Buonassera a tutti! =) Sono un disastro con le presentazioni, per cui mi asterrò dal farne una. Tengo solo a dire che è una breve storia incentrata su Chris Martin, su come siano nate alcune delle prime canzoni dei Coldplay, secondo me. La prima canzone di cui si parla è "Hey There Delilah" dei Plain White T's, mentre l'altra è Parachutes, dei Coldplay.
Non so più che dire, se non che spero vi sia piaciuto questo primo capitolo, che vi ringrazio di aver letto e vi prego
RECENSITE. Seriamente, ho un disperato bisogno di critiche e commenti. Andiamo, fare una recensioncina non vi porta via nemmeno cinque minuti, e con pochi battiti di dita potete far felice una persona (me)! =)
Ah, e un grazie megagigante alla mia Heart, che ha letto la storia per prima e mi ha dato il suo parere <3
Va bien, al prossimo capitolo!
Ah, il titolo in seguito potrebbe cambiare.
E.
  
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