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Autore: Cat_    05/04/2013    3 recensioni
Fino a quel momento, la serata che aveva preferito in assoluto era stata quella in cui aveva conosciuto Damiano, ma quando si era voltata, Marta aveva capito che quella che stava vivendo si stava rivelando la nottata più bella della sua vita.
Damiano e Marta, decisamente troppo diversi per stare insieme.
Eppure destinati ad amarsi, nonostante tutto.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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This could be paradise




Si erano incontrati ad una festa, Marta e Damiano.
Lei era seduta in veranda, stretta nel suo golf grigio perla, i lunghi capelli biondi sciolti sulle spalle.
Aveva sentito la porta aprirsi e sussultando si era voltata.
«La festa non è di tuo gradimento?» le aveva chiesto un ragazzo alto, moro, con un bicchiere di birra in mano.
«Ci conosciamo?» Marta era rimasta sulla difensiva, non le piaceva troppo parlare con gli estranei.
«Mi chiamo Damiano, e tu sei… »
Aveva un sorriso davvero bello e contagioso, quel Damiano.
«Marta, mi chiamo Marta» si era trovata a rispondere, abbandonando quella sensazione di diffidenza che aveva provato all’inizio.
«Non sono un amante delle feste nemmeno io, se può interessarti» le aveva detto, sedendosi accanto a lei.
«Preferirei starmene in tranquillità a leggermi, che ne so, un libro di Fitzgerald, come ogni anormale ragazzo asociale reietto della società come me dovrebbe fare» aveva continuato.
Era stato in quel preciso momento che Marta aveva capito che Damiano l’avrebbe totalmente, incondizionatamente, irrimediabilmente fregata.


§


Era successo poi, che dopo quella sera Marta e Damiano si fossero rivisti, guarda caso, proprio ad un’altra noiosissima festa. Marta si chiedeva ancora perché continuava a frequentare luoghi e persone che sopportava a malapena.
Stavolta era stata lei ad intercettare il suo sguardo, mentre Damiano stava parlando con alcuni amici dall’altra parte della stanza. Si era sentita arrossire e si era messa insistentemente a fissare il pavimento, un sorrisetto forzato ben dipinto sul volto.
Damiano si era alzato e l’aveva raggiunta proprio nel momento in cui le due ragazze che stavano parlando con Marta si erano allontanate per andare in bagno.
«A quanto pare continuiamo a venire a feste delle quali non ci importa nulla» aveva esordito.
«Sai com’è, non ho più nulla da leggere a casa e le librerie erano giù chiuse quando sono uscita dal lavoro» gli aveva risposto sorridendo, senza guardarlo apertamente, o avrebbe di sicuro preso fuoco, dannata timidezza.
«Ne conosco una che è di sicuro ancora aperta» le aveva proposto lui.
«Aperta? Ma è quasi l’una del mattino!»
«Vuoi scommettere?»
«E scommettiamo, tanto vinco io.»

                                                                                              
Con totale disappunto del suo ego, Marta aveva perso la scommessa che era tanto sicura di avere in pugno.
Damiano l’aveva condotta in una stradina laterale nel cuore pulsante di Torino dove Marta non era mai stata.
Proprio in quel vicolo, tra un negozio di fiori e un piccolo Hotel dall’insegna corrosa dal tempo, c’era un grande portone in legno, con un elegante intarsio traslucido.
«Come un romanzo… A me sembra tutto chiuso. Che posto è?» aveva domandato Marta, vinta dalla curiosità.
«È la libreria di cui ti parlavo… è di mio padre, ma io ho le chiavi» le aveva risposto Damiano, strizzandole l’occhio.
Avevano passato gran parte della nottata e della mattinata seguente a vagare nei meandri dei secoli di letteratura contenuta in quel posto.
Marta lo aveva trovato magnifico, ricco di scaffali colmi di libri ormai quasi introvabili.
Volumi di ogni specie e di ogni autore immaginabile sembravano osservarla mentre camminava in quel dedalo di carta e inchiostro, scorrendo con l’indice ogni tomo, dal più nuovo al più polveroso.
Improvvisamente l’aveva visto, tra una vecchia copia di Pinocchio e un saggio di un filosofo che le era sconosciuto.
Orgoglio e Pregiudizio, il suo libro preferito, in un’edizione pressoché estinta, completamente rilegato in pelle. Un’edizione che aveva cercato per anni, senza mai riuscire a trovarla.
«Non posso crederci, non posso davvero crederci» aveva detto in un soffio, prendendolo in mano.
«Prendilo, è tuo se vuoi» le aveva detto Damiano, apparso improvvisamente proprio accanto a lei.
Fino a quel momento, la serata che aveva preferito in assoluto era stata quella in cui aveva conosciuto Damiano, ma quando si era voltata, Marta aveva capito che quella che stava vivendo si stava rivelando la nottata più bella della sua vita. 



Era seguita poi una sana colazione al bar, con tanto di cappuccino e croissant al cioccolato per Marta e due brioche alla crema per Damiano.
Seduti a quel piccolo tavolino rotondo, i clienti più mattinieri che il locale ricordasse da anni, i due ragazzi non avevano smesso di parlare nemmeno per un minuto, trovando sempre un nuovo argomento su cui esprimere le loro opinioni.
Damiano era solare e allegro, e Marta si era ritrovata a ridere in un modo così naturale e spontaneo che lei stessa stentava a credere fosse possibile. E non riusciva a smettere di pensare che sì, tutto quello stava succedendo proprio a lei.
Damiano, dal canto suo, non aveva smesso un secondo di guardarla, rapito da quella singolare luce che Marta aveva negli occhi. Una luce che non aveva mai visto, di una persona che in passato aveva sofferto tanto ma che viveva proiettata nel futuro, e che dalla vita si meritava davvero di più di quattro stupide amiche e ore solitarie passate rintanata in casa.
I capelli di Marta, pensava Damiano, avrebbero dovuto catturare la luce del sole ogni volta che fosse stato possibile.
Marta meritava di correre a perdifiato in un prato dall’erba alta senza voltarsi mai indietro, di vedere nuove città, andare a milioni di concerti, godersi la vita girando in bicicletta e sentendo il vento fresco accarezzarle il viso.
E proprio quella mattina al bar, Damiano decise di farsi un promessa.
Si sarebbe preso lui cura di Marta, ora e sempre.




~un anno dopo

Nel tempo che è trascorso da quel giorno, Damiano non ha mai tradito la promessa che si era fatto al bar, quella mattina.
Non c’è nulla al mondo che ami quanto stare accanto a Marta, e sa che per lei è la stessa cosa.
Damiano le è stato vicino sempre, anche quando lei rifiutava con testardaggine il suo aiuto.
C’era quando Marta non sapeva ancora cosa volesse dalla vita, c’era ogni volta in cui lei lo chiamava in lacrime perché aveva bisogno di un amico con cui parlare, perché niente stava girando nel verso giusto.
Erano stati mesi difficili, intervallati da giornate speciali.
Come quella volta in cui Damiano le aveva proposto di lavorare nella libreria del padre, e Marta aveva accettato felice, perché per un volta aveva sentito di appartenere a qualcosa, a qualcuno.
Damiano l’aveva sopportata e sostenuta quando nessun altro al mondo l’avrebbe fatto. Si era preso i suoi insulti e i suoi silenzi, ma non in modo passivo e remissivo. Aveva lottato e combattuto per tirare fuori la vera Marta, quella che era nascosta a tutti ma che lui aveva intravisto da subito, quella sera in veranda.
Era stata dura, era stato difficile. 
Marta non aveva voluto ammettere per troppo tempo che quello che provava per Damiano era qualcosa di più di una semplice amicizia. Aveva negato, aveva protestato e infine si era arresa, perché aveva capito che amare Damiano sì, le faceva paura, ma era anche la cosa più bella che le fosse mai capitata.
C’erano stati litigi e incomprensioni, momenti bui e altri splendenti come il sole.
Damiano l’aveva trascinata a concerti a cui Marta non avrebbe mai pensato nemmeno di andare, l’aveva portata a vedere Firenze per la prima volta. Avevano noleggiato delle biciclette e avevano trascorso uno dei week-end più belli che entrambi ricordassero.
Infine Damiano non aveva più retto, ed era crollato. Le aveva detto che l’amava e che non c’era cosa che desiderasse di più al mondo che stare con lei. Marta era rimasta di sasso, senza parole, spaventata dalla piega che gli eventi stavano prendendo.
Damiano non le aveva chiesto di essere amato come lui amava lei, le aveva semplicemente detto che tenersi dentro ancora per molto quello che provava lo stava uccidendo, e aveva deciso di liberarsene.
Le aveva chiesto se le cose tra loro avrebbero potuto continuare nella solita, vecchia maniera, e Marta aveva annuito impercettibilmente, persa in pensieri che Damiano non aveva faticato a immaginare.
E alla fine, quando Damiano le aveva fatto la sorpresa più grande di tutte, Marta era riuscita a dirgli che lo amava anche lei, e da morire.
Damiano si era presentato una mattina sotto casa di Marta, chiedendole di mettere in un borsone lo stretto necessario per un week-end, l’avrebbe portata di nuovo a Firenze, a vedere gli Uffizi.
Lei non se l’era fatto ripetere due volte, e con lo spirito da avventuriera che lui le aveva insegnato ad amare, aveva preparato tutto in fretta e furia, così da essere pronta a partire subito.
Ma Damiano non l’aveva portata in stazione.
La sua auto rossa si era fermata nel parcheggio dell’aeroporto, con grande sorpresa di Marta, che, ormai in totale balia di Damiano, si era lasciata trasportare assieme al suo borsone esattamente davanti allo sportello del check-in.
«Andiamo a Parigi, pronta a partire?» le aveva chiesto lui, semplicemente, guardandola negli occhi.
Era stato esattamente in quel momento che le difese di Marta erano crollate, mandando in frantumi le mura che aveva eretto attorno al cuore per non farsi più ferire. Ma ormai sapeva bene che Damiano non l’avrebbe mai fatto.
Aveva annuito, gli occhi pieni di lacrime e il cuore gonfio d’amore.
«Con te ovunque, ti amo tanto.»
«Anche io, Marta, anche io.»






Cat's notes:

Il titolo della storia è preso da una frase del testo di "Paradise" dei meravigliosi Coldplay.
Il nome della libreria del padre di Damiano, "Come un romanzo" è il titolo di un libro scritto da quel genio di Daniel Pennac.
Un ringraziamento speciale alla mia stupenderrima sorella Frida, lei sa perchè.


  
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