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Autore: Il Romanticismo Perduto    05/04/2013    0 recensioni
Nelle lontane terre dell'Ovest, la Casta Reggente degli Elfi sta per fronteggiare il suo declino, richiamato dalla politica scellerata di uno dei figli di Avenor. Ad intrecciarsi con queste vicende, una storia fuori dal comune vedrà un'umana e un'elfa, Sam e Loole, accavallare le proprie esistenze.
Genere: Fantasy, Guerra, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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I Signori delle Terre dell’Ovest

 

13. Fuga

 

Il cappuccio calato sul volto di Sam celava la sua identità, almeno in parte. Viaggiava nella foresta, scivolando i posti di blocco degli elfi, anche se sarebbe stato pericoloso, perché i Marcatori sono pericolosi forse più degli elfi.

Ma loro avevano ancora un debito con lei.

«Stai varcando confini pericolosi, essere umano.» una voce profonda le giunse alle orecchie, e fermò il suo cavallo, per niente spaventato dalla presenza del lupo.

«Ho diritto a passare su questi terreni tanto quanto te.» ribadì, svelando il volto. Una pioggia leggera batteva il terreno. Il fango e il verde si mischiavano, dove gli occhi non riuscivano a vedere al di là del prossimo albero.

«Sam... è tanto tempo che non varchi la nostra terra.» mormorò il lupo, riprendendo forme umane. Era un uomo adulto, con barba accennata, capelli ed occhi neri, vestiti di foresta.

«Lo so, Hildegard. Lo so.» mormorò con malinconia la giovine. «Ma sono obbligata.» l’uomo in silenzio accennò a farle proseguire il cammino, silente.

Il cavallo riprese a camminare, il suo respiro colpiva l’aria con nuvole di vapore.

L’uomo afferrò le briglie, fermando momentaneamente il cavallo.

«Un Marcatore non dimentica, Sam.» la donna lo fissava, ascoltandolo «Tu hai salvato Matias da morte sicura, sarò sempre in debito con te.» Sam ricordò, con un accenno di sorriso, quel piccolo lupetto ferito nella foresta, salvato da un cacciatore «Ma ormai sto invecchiando, e i Marcatori non sono sordi all’esterno della foresta. Ho paura della guerra, Sam, come qualsiasi padre. Ti chiedo una cortesia, prima che tu parta.» Sam, come leggendogli nella mente, rispose.

«Non preoccuparti di tuo figlio, Hildegard, lo proteggerò.» il volto dell’uomo, prima grave, si rilassò, e lasciò le redini. Il cavallo riprese la sua marcia.

Lo salutò con affetto, dirigendosi verso la Terra frastagliata, Lamben. Era una popolazione molto rude, grezza nei modi, madrepatria dei migliori tagliagole e mercenari delle Terre dell’Ovest.

Lì era diretta Sam, sapendo di trovare presto un giro tutto suo di clienti. Ma avrebbe avuto una forte concorrenza che, pur di non perdere clienti, avrebbe ucciso.

Era sempre stato il suo sogno, arrivare alle vette dei migliori tagliagole di Lamben, la migliore assassina, ma mai si era avventurata.

E ora camminava verso il confine della foresta, entrando ufficialmente in quelle terre.

 

Rischio la morte, nell’entrare in queste terre. Dovrò sempre mantenere la guardia, mai voltare le spalle a nessuno.

 

Aveva appena passato il confine che un coltello le passò vicino al volto. Il cavallo si impennò, ma riuscì a domarlo.

Un gruppo di cinque energumeni le si avvicinò. Varie cicatrici solcavano il loro volto.

«Molla i denari e avrai la chance di poter fuggire con le tue gambe.» l’uomo si ritrovò un pugnale al petto, alla fine della frase. I compagni non si erano nemmeno accorti dell’attacco della loro preda.

«Allora» soffiò Sam, guardandoli dall’alto, il cappuccio teso sul volto «c’è qualcun altro che vuole morire?». Un uomo si avventò su di lei, afferrando il mantello per farla cadere, ma la giovane scivolò dal lato opposto del cavallo, slacciandolo, e tagliò la gola di quello sventurato. Mentre il corpo cadeva una freccia le sfiorò un braccio, e il cavallo venne abbattuto con un colpo di ascia. Il sangue iniziò a colorare la terra secca. Sam sfoderò i suoi pugnali e impiegò una breve battaglia con un uomo armato di scimitarra, abbattuto con una lama avvelenata.

I due superstiti stavano cercando di saccheggiare i bagagli di Sam, ancora stretti al cadavere dell’animale. Quando videro l’ennesimo compagno cadere, scapparono, correndo veloci.

Quando pensarono di essere troppo lontani per essere colpiti si sorrisero a vicenda, felici per il colpo riuscito. Stramazzarono a terra, un coltello da lancio impiantato nella schiena. Gli occhi neri di Sam vibravano di vuoto.

 

La fortezza di Lamben era una rocca dai cupi colori, costruita sulla parete della montagna, affianco un lago dal blu scuro e una rada vegetazione anch’essa cupa. Solo pini, qualche albero morto, una distesa di erba secca.

Solcata l’entrata del villaggio ai piedi della rocca, Sam si soffermò ad origliare i vari discorsi dei cittadini. Molti spaventati, altri che mostravano le loro ricchezze, molti coperti di cicatrici, da nani a mezzi orchi, gli occhi bramosi di sangue e lame non propriamente nascoste sotto le loro vesti.

Sam si sentì più sicura stringendo i suoi pugnali nelle mani.

Entrò in una taverna e chiese se aveva un alloggio libero ma, con sguardo dubbioso e sottile, le venne negato un letto.

«Agli stranieri non diamo il benvenuto. Se cerchi un alloggio, vai da un’altra parte.». la giovine vagò per il paese per vari minuti prima di trovare un uomo anziano che le cedette una sua vecchia e sgangherata proprietà in cambio di un gioiello raro, frutto di un suo vecchio furto.

Era una stanza unica, all’ultimo piano di un vecchio palazzo, con il tetto che perdeva acqua e pochi e parchi mobili.

Ma era meglio di niente.

Si armò di pazienza e fino all’ora di cena riuscì a sistemare l’abitazione per un assassino come lei. Aveva murato le finestre, installato delle trappole per i ladri, bloccato la porta e aperto una piccola fessura per il cambio d’aria.

Stanca, si mangiò un pezzo di pane con formaggio e si coricò, arma alla mano, sensi all’erta.

La prima notte lì avrebbe deciso il suo futuro in quel paese così poco avvezzo ai turisti e ai nuovi abitanti.

Eppure, negli ultimi attimi prima di crollare, Sam pensò, con malinconia, al profumo dolce dei capelli di Loole, immaginandoseli lì, a pochi respiri, stretta a sé.

Avrebbe dormito sempre sonni tranquilli, con quel profumo.

 

Loole, nelle sue stanze, si strinse a quel cuscino con stanchezza, ancora vestita con i reali simboli, riuscita a liberarsi dalla riunione, stanca morta per la notte precedente in bianco e per le varie discussioni avute in sede di consiglio.

Inspirò il profumo di buono, e sorseggiando un poco di vino e mangiucchiando la zuppa ormai fredda sul mobile si spogliò degli abiti, stendendosi sulle lenzuola fredde del suo letto.

Gli occhi persi sulla parete, ripercorrendo pensieri e ricordi.

“Fanaon, fratello mio...” una lacrima silenziosa cola.

Chiuse gli occhi e zittì la mente, doveva dormire, almeno quella notte.

Doveva.

Nella mente un parco pensiero prima di cedere al sonno, Sam che la guardava e...sorrideva.

 

 

 

   
 
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