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Autore: Cam17    05/04/2013    1 recensioni
Don Camillo è il parroco della chiesa Annunziatella di Boscotrecase, un piccolo paese in provincia di Napoli. Saranno molte le disavventure che si imbatteranno su di lui e sulla sua chiesa, ma si sa, nessuno molla, nemmeno un parroco come lui. Tutti i suoi problemi verranno sistemati con un pizzico, anzi con giusto giusto un granello di follia, tanto piccolo da scatenare catastrofi apocalittiche e morti "accidentali". Siete pronti a conoscere il parroco più pazzo del pianeta? Siete pronti a fare la conoscenza di chierichetti armati fino ai denti? Siete pronti a vedere morti abnormi al mille per mille e scene senza un briciolo di logica? Don Camillo vi aspetta!
Genere: Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Don Camillo'
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Vestito con la sua tonaca bianca ed immacolato dalla luce divina che entrava dalla finestra, Don Camillo aveva appena finito di prepararsi per la messa della domenica. Decise di essere originale, preferendo un’entrata di scena diversa dal semplice entrare dalla porta. Salì sulla cupola della chiesa, si lanciò e sfondò il vetro che la ornava, atterrando su un chierichetto ( tutto calcolato, eh ) ed uccidendolo. Le schegge piovvero dal cielo, colpendo e benedicendo i fedeli con le loro pugnalate angeliche.

Don Camillo, sorridente nel vedere tante persone sofferenti, capì che solo lui poteva annullare tale sofferenza, e ciò era possibile solo con una messa, una serena e santa messa. Chi meglio di lui poteva recitarla?

<< Grazie per essere entrati nella casa del Signore, cioè casa mia. Congiungete le mani e preghiamo, o fratelli >>.

Quasi tutti i presenti congiunsero le mani, tranne quelli che dopo la pioggia divina erano rimasti mutilati, che dovettero togliersi le scarpe ed  usare i piedi per rimediare. Un odore di gorgonzola si espandé per la chiesa, facendo smorzare il naso al parroco, il quale, maniaco della pulizia (solo di quella, eh) fece in modo che, con un battito di ciglia, un ictus cerebrale colpisse tutti coloro che stavano intossicando l’aria. Egli, sentita la terribile puzza provenire dalle schifosissime falangi di quelle capre, non aveva potuto non provare la più completa e piena pietà nei loro confronti, decidendo così nel porre fine a quelle vite misere e puzzolenti.

Ma in quel momento avvenne un fatto insolito, stranissimo: una enorme scala mobile tutta in oro cadde dal cielo, schiacciando una cinquantina di fedeli ( quelli più lontani dall’altare ).

Don Camillo guardava a bocca aperta una forte luce bianca illuminare il sentiero verso il cielo: quella era la scala mobile del paradiso, frutto di centinaia di migliaia di leggende (mah…).

<< Don Camillo, sono io, il Signore. Tu, o grandissimo uomo di fede e misericordia, hai dimostrato tutto il tuo valore in questa terra. Non posso non dire che hai fatto meglio di Papa Giovanni Paolo II e di madre Teresa di Calcutta messi insieme. Con ciò, ti offro la possibilità di ascendere al cielo non morto, cosa che nessun uomo ha mai fatto >>.

Don Camillo corse, non curandosi dei chierichetti che, inevitabilmente, iniziarono a piangere dalla tristezza. Arrivò nei pressi di un bambino costretto su una sedia a rotelle, lo prese per le spalle e lo buttò per terra: << Haha! Dio ha scelto me perché posso camminare! >>.

Arrivò nei pressi di un cieco, gli infilò le dita negli occhi e disse: << Haha! Dio ha scelto me perché posso vederci! >>.

Poi si avvicinò ad un uomo muscoloso e privo di difetti fisici, ma Don Camillo non si scoraggiò, gli diede un calcio nelle palle e disse: << Haha! Dio ha scelto me perché ho i coglioni! >>.

Dopo aver smaltito tutta quell’estasi (nel vero senso della parola), Don Camillo prese le scale e corse a più non posso, cercando di arrivare il più velocemente possibile alle porte del Paradiso. Superò i pianeti del sistema solare, facendo però qualche sosta, che consisteva nel fare pipì e sputare sul pianeta Terra così, giusto per lasciare un ricordino agli schifosissimi umani. Raggiunte le porte del Paradiso, Don Camillo si trovò di fronte ad un vecchio con la barba bianca.

<< Babbo Natale! Che ci fai qui?? >>.

Lui lo guardò sconvolto: << Non sono Babbo Natale, sono San Pietro… >>.

<< Oh scusami, santissimo inferiore solo a me, potresti farmi entrare? >>.

<< Ma certo >>. Disse contento << Il Signore desidera vederti! >>.

Le porte si aprirono ed il Don entrò, ma non senza farsi circondare dagli angioletti che, eccitati, incominciarono a ballare Gangnam Style insieme a lui, mentre procedevano fino a Dio.

Dio, che non aveva mai visto un ballo simile, non poté non ballarlo anche lui, ma poi, cercando di mantenere una certa autorevolezza, decise di interrompere il ballo e chiese gentilmente agli angioletti di lasciare i due da soli.

<< Caro Don Camillo, quale onore averti qui con noi! >>.

<< Hei, ciao! Ma lo sai che Babbo Natale sorveglia le porte del Paradiso? >>. Disse, dimenticatosi del dialogo precedente.

<< … ma quello è San Pietro! >>.

<< Si, dicono tutti così! >>. Disse, ricordatosi stavolta.

<< Senti, questo è il Paradiso. Sei libero di fare tutto quello che vuoi, quindi datti alla pazza gioia >>.

Don Camillo sorrise e, stranamente (certo, come no), nel Paradiso si scatenarono un paio di tempeste che, insidiosissime, fecero disperdere un migliaio di angioletti.

<< Incominciamo bene! >>. Disse, iniziando a ridere come il pazzo e buttandosi per terra.

Non riusciva a credere a ciò che stava vivendo e, ahimè, in effetti questa non fu altro che una visione. In realtà Don Camillo era rimasto tutto il tempo in chiesa, preso da una crisi epilettica che gli aveva portato fortissime allucinazioni. Furono chiamati gli infermieri del manicomio più vicino, che lo strinsero in una camicia di forza e lo imbavagliarono. Oramai bisognava pur fare qualcosa, ed era ora che qualcuno lo portasse via da tutte quelle povere creature. Ma è proprio qui che inizia il dramma: fu rinchiuso, costretto a prendere massicce dosi di medicinali per la schizofrenia e dovette essere seguito costantemente da un tour di psicologi. Don Camillo non riusciva più a fare niente, bloccato continuamente dalla camicia di forza. A nulla sarebbe servito divincolarsi, la camicia non lo mollava. Data la sua situazione, probabilmente sarebbe rimasto rinchiuso per il resto della vita, anche se era giovanissimo d’età. Ma intanto qualcosa di strano stava succedendo nei caldi bassifondi terrestri. L’Inferno si stava gonfiando e i demoni erano pronti a banchettare con il sangue degli uomini, ma questa, miei cari lettori, è tutta un’altra storia.

 

E così finisce la mia storia sul parroco più pazzo del mondo ;w;

Spero vivamente di essere riuscito a strapparvi qualche risata e vi ringrazio per tutto il tempo speso a leggere questa storia. Sappiate solo che questo non è un addio, ma un arrivederci! :)

Ho in mente qualcosa di nuovo per questo personaggio (come si è potuto capire dal finale).

Abbiate pazienza e vedrete ;)

Ciao a tutti ed ancora grazie mille! :D

 

 

 

 

   
 
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