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Autore: Lantheros    06/04/2013    1 recensioni
Un mattino come tanti.
Una giornata apparentemente ordinaria.
Ma una piccola pony farà una scoperta singolare. Qualcuno di molto caro non sarà più vicino a lei.
Questa fic narra l'avvicinamento di una creatura innocente ad una tematica apparentemente terribile.
Anche quando tutto sembra scomparso per sempre, ci sarà sempre qualcosa che spingerà ad alzare il volto al cielo.
Dove le stelle sembrano quasi danzare.
Il racconto contempla le mane six, anche se non come personaggi principali.
Il genere è piuttosto triste ma accorpa dei momenti "piacevoli" grazie a personaggi che sapranno ribaltare la situazione.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Apple Bloom, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Accadde poco prima del mattino d’inizio estate, in un giorno comune e simile a molti altri.


Fu il trambusto fuori dalla propria camera a svegliare la piccola Apple Bloom dal sonno, anche se si sarebbe dovuta comunque alzare da lì a poco, per recarsi a scuola. Era abituata a destarsi dolcemente insieme ai tipici rumori della fattoria e al rumore prodotto dai suoi famigliari che si preparavano al lavoro: il gallo avrebbe cantato, Bic Macintosh avrebbe trainato i carretti fuori dal capanno, mentre Applejack e Granny Smith avrebbero iniziato a trafficare in cucina per preparare la colazione. Un dolce profumo di mele si sarebbe diffuso per tutte le stanze della casa.

Ma quella volta fu diverso.


Si udì il gallo ma il cigolio del legno dei carretti o il tintinnare delle padelle sui fornelli erano assenti. Apple Bloom si stropicciò mollemente gli occhi e proruppe in un lungo sbadiglio. “Dovevo proprio avere il sonno pesante”, pensò. La porta della sua camera era chiusa e anche questo era inusuale. Scese dal letto e si avvicinò all’uscio, senza udire nulla a parte un brusio dalle stanze vicine. Varcò la soglia e non vide nessuno ma iniziò a seguire il vociare che aveva sentito prima, ora più chiaro. Si fece strada tra i corridori della casa fino a giungere alla stanza di Granny Smith, dove trovò il resto della famiglia: le davano le spalle e probabilmente non si erano accorti della presenza del piccolo pony.

“Buongiorno a tutti… che succede?”, esclamò Apple Bloom un po’ titubante.

Bic Macintosh si voltò di scatto mentre Applejack ebbe un sussulto, si passò rapidamente uno zoccolo sul viso e infine si girò a sua volta.

“Ehy, zuccherino, buongiorno anche a te!”, esclamò sorridendo, ma la sua voce era leggermente tremante e il sorriso appena accennato; gli occhi lucidi.

Big Macintosh non disse nulla ma anche i suoi occhi brillavano.

“Che succede?... Come mai siete tutti qui?...”, chiese lentamente Apple Bloom un po’ confusa.

I due ammutolirono e si guardarono reciprocamente per qualche istante.

Apple Bloom continuava a non capire, poi, all’improvviso, il suo volto si accese di gioia: “Nonna ha già preparato le frittelle alle mele?”.

“Ecco…”, tentennò Applejack.

“Non ditemi che non si è ancora svegliata?”, esclamò imbronciata la sorella.

“In effetti… la nonna sta dormendo”.

“Cosa? Ma il sole è sorto quasi del tutto! E fra poco dovrò andare a scuola!”.

“Zuccherino… Apple Bloom… la nonna è davvero molto stanca e non credo che potrà preparare la colazione oggi”, sussurrò Applejack con tono melanconico.

“Oh, andiamo! Svegliati pelandrona!”, esclamò il piccolo pony, saltando direttamente sul letto della nonna.

Sorella e fratello si scostarono di colpo, impreparati al balzo fulmineo della piccola, che atterrò di peso sul materasso. Fu lì che vide la nonna e il suo sguardo si arricchì di un certo stupore.

La vecchia Granny Smith era ancora sotto le coperte: gli occhi chiusi e un debole sorriso sul volto particolarmente rilassato. La finestra accanto al letto era aperta. Un flebile vento mattutino muoveva dolcemente le tende sopra di lei, mentre i raggi rossastri dell’alba si diffondevano gradualmente in tutta la stanza.

Per qualche istante si udì solo il cinguettare degli uccelli, vicino agli alberi di mele sotto casa.


“Vedi, Apple Bloom”, riprese Applejack con voce rotta, “la nonna sta dormendo… è davvero molto stanca e non credo che potrà preparare la colazione”.

Applejack era combattuta. Sapeva che la nonna, che tanto aveva amato, avrebbe potuto non svegliarsi più, un giorno o l’altro. Ne avevano anche parlato insieme, in passato, e ogni volta Applejack aveva sviato il discorso cercando di non pensarci. “Non cambiare discorso, bellezza!”, le aveva biascicato una volta, sghignazzando dalla sedia a dondolo, “Sono vecchia e decrepita! Ogni tanto fatico persino a grattarmi il muso, sai? Un giorno di questi, lo so, i miei muscoli non ce la faranno più e mi dovrò prendere la briga di abbandonare questo posto che tanto ho amato!”. Ai tempi la puledra sapeva benissimo che Granny Smith non stava scherzando, anche se aveva l’abitudine di prendere tutto alla leggera. Poi, nei suoi ricordi, comparve nuovamente il volto della nonna, questa volta serio e con una vena di tristezza: “Sai, cara”, aveva detto, “io ho fatto il mio tempo e questo posso accettarlo. Ho una famiglia splendida e buone prospettive per il suo futuro… ma se c’è una cosa che stritola il mio debole cuore in questo momento, è sapere che non potrò vedere la mia nipotina crescere. Dopotutto ho visto voi tutti crescere. La mia vita è stata colma di difficoltà ma anche di gioie, per cui non posso dirmi insoddisfatta. Soltanto… ogni tanto vorrei poter rimanere un po’ di più… solo per godermi ancora per poco la vostra compagnia”.

Quando percepì una lacrima sulla guancia, Applejack tornò al presente. La sorellina era ancora sul letto e fissava intensamente la nonna assopita. Il fratello faceva lo stesso, anche se con apparente distacco. In realtà sapeva benissimo quanto Big Macintosh stesse soffrendo in quel momento e quanto cercasse di non far trasparire nulla. Ora, però, era necessario spiegare alla piccola cosa era successo. Alla sua giovane età ancora non conosceva questo aspetto della vita e, sicuramente, nessuno gliene aveva mai parlato. Questo compito spettava ora a lei e alla sua famiglia. Ma cosa dirle? Come avvicinarla ad una tematica così delicata e così sconvolgente? Poteva forse dirle “La nonna ci ha lasciati? E’ andata in un posto migliore? Prima o poi tutti dobbiamo lasciare il luogo in cui viviamo?”. Scosse il capo e diresse lo sguardo verso il letto. “No”, pensò, “voglio che crescendo si faccia la propria idea a riguardo, ora sarebbe troppo piccola per affrontare con maturità una questione simile. Se penso che persino i pony adulti di solito non ci riescono…”.


La due sorelle si unirono intorno alla nonna.

“Hai visto, Apple Bloom? La nonna sta davvero dormendo”.

“E perché non si sveglia?”, chiese la piccola dopo una breve pausa.

“E’ un sonno molto profondo. Devi sapere che dormirà per molto, moltissimo tempo”.

“Molto quanto?”.

Applejack sentì una morsa al petto. Non era sicura di quanto fosse giusto ciò che le stava dicendo. Ma, su due piedi, non se la sentiva di confermarle che non avrebbe più rivisto la nonna. D’altra parte, non voleva nemmeno che pensasse che, forse, fosse andata via per sempre. Lei stessa non aveva mai avuto un’idea precisa a riguardo e non voleva condizionarla.

“Nessuno può dirlo con certezza, piccola, ma sarà un sonno molto lungo. Ne ha bisogno. E’ per il suo bene”, concluse. Vedendo che gli occhi della sorellina divenivano sempre più lucidi, aggiunse frettolosamente: “Ma non sarà per sempre”.

“Questo però significa che non potrò più giocare o parlare con lei fino a che non si sveglia”, bisbigliò Apple Bloom con tristezza.

“Purtroppo sì, zuccherino. Dovrai avere pazienza”.

Il piccolo pony squadrò nuovamente la nonna, poi si guardò in giro con occhi tristi. Applejack intuì che qualcosa non la convinceva. Non voleva raccontare bugie a sua sorella ma, in quell’istante, non desiderava nemmeno che soffrisse e, impreparata a quell’evento così improvviso, le era sembrata la cosa giusta da dire. Iniziò però ad avanzare in lei la preoccupazione che Apple Bloom potesse non credere alle sue parole. Poteva essere piccola ma i piccoli pony, certe volte, sanno essere più intuitivi degli adulti. In ogni caso, avrebbero dovuto affrontare di petto l’argomento ma, dal suo punto di vista, sarebbe stato meglio farlo quando Apple Bloom fosse stata un po’ più grande.

“Capisco”, concluse infine la sorellina con tono smorzato.

“Apple Bloom…”

“Ma non importa, se è per il bene della nonna, aspetterò… mi spiace che non potrò stare con lei nel frattempo ma voglio che stia bene”.

“Brava soldatina”, esclamò Applejack con un mezzo sorriso.

Fratello e sorella maggiori uscirono dalla stanza, lasciando Apple Bloom con la nonna e osservandoli dal corridoio. Iniziarono a discutere sottovoce e, infine, rientrarono.

“Ora, Apple Bloom, perché non lasci la nonna riposare?”, disse Applejack.

“Va bene… e poi devo andare a scuola…”.

“Penso che oggi potresti rimanere a casa con tuo fratello, mentre io non ci sono”.

“Ah… ok… e dove vai?”.

“Devo andare a Ponyville per informare gli altri che la nonna sta… dormendo”.

La piccola ci pensò su un attimo: “Così tutti sapranno che la nonna non può essere disturbata fino al risveglio?”, chiese.

“Esatto… e poi fra qualche giorno organizzeremo una… festa…”, esclamò la sorella maggiore con qualche esitazione.

“Una festa?”, chiese Apple Bloom un po’ confusa.

“Sì… è usanza fare una festa quando un pony cade in questo lungo letargo… in modo che tutti sappiano che dormirà a lungo e che non dovrà essere disturbata per il tempo necessario”, concluse frettolosamente.

Apple Bloom non parve convinta: “Beh, allora dovremmo chiedere a Pinkie Pie, sai che è la migliore con queste cose”.

“Uh… certo, beh, vedremo, tu rimani qui con tuo fratello, io intanto vado a far visita ai nostri amici”, ribadì Applejack.

Bic Macintosh e la sorellina accompagnarono Applejack all’uscio. Poco prima che uscisse, Apple Bloom esclamò ancora: “E ci saranno tanti invitati? Con i vestiti e tutto il resto?”.

“Certo, zuccherino, prepareremo una gran festa. Anche la nonna avrà il suo vestito e saranno tutti molto eleganti. La nonna si merita questo e altro, giusto?”, esordì Appljack con un sorriso.

“Giusto!”, confermò l’altra con maggior allegria.


Così il pony si avviò, lasciandosi momentaneamente alle spalle la sorella e ripassando a mente ciò che le aveva detto e se, nuovamente, avesse fatto la cosa giusta. Ma ora c’era qualcosa di più importante da fare.
   
 
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