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Autore: Lantheros    06/04/2013    3 recensioni
Cosa succede quando le convinzioni e le cose che si danno per scontate crollano improvvisamente?
Che accade quando un singolo incontro, bellissimo e spiacevole al tempo stesso, permetterà ad un pegaso di mettere in dubbio tutto ciò che è sempre stato?
Due entità apparentemente opposte si avvicineranno e condivideranno tutto ciò che sono, creando un legame che durerà senza limiti di tempo.
Questa è la storia di due pegasi che impararono che si può volare anche senz'ali.
Il racconto vede come protagonisti Rainbow Dash e un personaggio inventato: Icarus.
Il tema portante è "conoscere se stessi oltre le prime impressioni".
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Rainbow Dash
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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I concorrenti erano sulla linea di partenza, in trepidante attesa che scoccasse il segnale d’avvio.

La folla esultava eccitata e si sarebbe potuta afferrare le tensione nell’aria, tanto era presente.

Ogni pegaso si mise in posizione e prese a battere freneticamente le ali da fermo, preparandosi alla partenza imminente. Un assordante rumore, simile a mille calabroni impazziti, si diffuse per l’intero stadio nuvoloso.

Rainbow era in prima fila, con sguardo fiero e sicuro di sé. Accanto a lei, Thunderlane le lanciò un’occhiata d’intesa ed i due si scambiarono un sorriso di compiacimento.

Dopo pochi secondi di crescente agitazione, ci fu il segnale e i concorrenti si scatenarono.

Dash fece una delle migliori partenze di tutta la sua vita, distaccando immediatamente di qualche metro il gruppo. Il pubblico esplose e l’annunciatore prese a commentare con foga la mirabolante prestazione del pegaso dalla chioma multicolore.

La formazione si diresse rapidamente alla fine del rettilineo, pronta ad affrontare la prima curva, ma mentre i partecipanti presero ad inclinarsi, per imboccare il tracciato, Rainbow non modificò la propria traiettoria e proseguì.

Il pubblico emise versi di sorpresa, mentre l’annunciatore balbettava incredule frasi di stupore.

Il pegaso iniziò a cabrare sempre di più, fino a salire verticalmente verso le sommità dei cieli. Lo stadio dietro di lei si fece sempre più lontano. Superò diversi livelli di nubi, cumuli e nembostrati, giungendo infine nelle altitudini più rarefatte, ancora troppo lontane dai cirri, ma già sufficienti a poterli vedere chiaramente. Si fermò a riprendere fiato.

    Sotto di lei, il paesaggio di Equestria si manifestò in completo splendore. Dash lanciò uno sguardo verso la lontana casa di Icarus, ormai disabitata: un piccolo punto bianco nell’azzurro. Riportò quindi l’attenzione verso una macchia indistinta a terra, Ponyville, e, per un istante, le tornarono in mente le vicende degli ultimi giorni. Rivisse rapidamente il primo incontro con Icarus, le sensazioni di disagio, la visita finita male, la chioma del pegaso ricoperta di farina, il suo interesse nella biblioteca e poi il vestito, il pranzo, Fluttershy, per finire con la tempesta ed il discorso sotto il cielo stellato.

Ebbe un momento di commozione, poi sussurrò: “Spero tu stia guardando, Icarus…”, e si tuffò in picchiata.

Scese sempre più velocemente, sempre più rapidamente, fino a dover serrare le palpebre per via del vento negli occhi. Il corpo le mandò chiari segnali di avvertimento, che vennero prontamente ignorati, non appena il pegaso iniziò a percepire una resistenza dell’aria via via maggiore.

Attorno a lei iniziarono a formarsi scie biancastre sempre più fitte finché, trovandosi ormai non molto distante dallo stadio, percepì un boato assordante e un’intensa luce la investì completamente.


    Icarus continuava a controllare pazientemente l’orologio, in attesa che la lancetta dei minuti si spostasse sul dodici. Il treno su cui viaggiava era ormai lontano da Ponyville, svanita all’orizzonte molte ore prima.

Finalmente batté due rintocchi e il pegaso si affacciò rapidamente alla finestra della cabina, scrutando il cielo con attenzione. Passarono pochi minuti e non accadde nulla: iniziò a pensare che qualcosa fosse andato storto quando, all’improvviso, un flebile chiarore comparve dove cielo e terra si uniscono. Seguì un’esplosione sonora, simile ad un tuono, che investì il convoglio, facendo tremare tutte le carrozze per qualche istante. La chioma di Icarus vibrò, spazzata all’indietro da una folata di vento.

Poi lo vide: un grosso cerchio sfumato, con i colori dell’iride, prese lentamente a diffondersi nell’azzurro, trascinando via le nubi a bassa quota. Le vallate si dipinsero dei riflessi cangianti dell’arcobaleno e gli occhi umidi del pegaso presero a riflettere come uno scpecchio.

“Cos’è successo?”, chiese la madre dietro di lui, preoccupata dal trambusto.

Icarus si girò, con il volto rigato dalle lacrime e il riflesso di mille colori, proveniente dalla finestra alle sue spalle.

“Sai cos’è succeso?”, rispose con voce comossa, “E’ successo che i più grandi campioni di Equestria si sono incontrati. E’ successo… che un pegaso che non poteva volare dimostrasse che non bisogna avere le ali per poterlo fare. E’ successo che chi inseguiva la vetta lontana imparasse che l’importante è godersi il viaggio e non dover raggiungere necessariamente la meta”. Il pegaso si asciugò gli occhi: “Ecco che cosa è successo. E, nonostante i miei timori, è proprio grazie a tutto ciò se mi sento più vivo che mai, oggi”.

    Il treno proseguì per il suo cammino, percorrendo in lungo e in largo le colline che lo avrebbero condotto a destinazione. Si allontanò sempre di più, fino a scomparire all’orizzonte.

Il cielo, dopo lo strano fenomeno, divenne terso e limpido come non mai.

Nessuno avrebbe potuto vederli chiaramente da terra ma, a migliaia di metri di distanza, i cirri volavano alti, completamente imperturbabili dalla forza che aveva spazzato via ogni altro tipo di nuvola.  photo Icarus_9.jpg
   
 
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