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Autore: Lantheros    06/04/2013    4 recensioni
Seconda ed ultima parte di quanto iniziato con Cavalcare la Tempesta.
La conclusione della storia tra due pegasi molto speciali, che impararono a volare anche senz'ali.
La storia dei due Campioni di Equestria.
Dash ed Icarus troveranno un modo per rivedersi.
Troveranno qualcosa per cui gioire
E poi perderanno tutto...
...apparentemente.
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Rainbow Dash
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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La puledra dal manto dorato entrò nella stanza, con sguardo visibilmente preoccupato. La seguì il marito, un imperioso pegaso bianco, con criniera viola e un elegante doppiopetto scuro.

La giovane coppia si accomodò di fronte ad una scrivania farcita di documenti sparsi.

Dall’altro lato, estremamente pensieroso, un pony in camice osservava alcune lastre appese al muro, dando le spalle ai presenti, in completo e snervante silenzio.

I due si osservarono, attendendo qualche parola.

Fu Sunshine a farsi avanti: “D-Dottore?”, chiese, titubante.

“Sì, mi scusi”, rispose l’altro, girandosi e tornando alla realtà.

“Allora… cosa ci può dire su… su nostro figlio?”.

Il medico poggiò le zampe sulla scrivania e incrociò gli zoccoli di fronte alla bocca. Lo sguardo non faceva intuire niente di buono.

Il compagno prese la parola: “Icarus è un pegaso di soli sei anni… Forse… forse è ancora troppo presto, per lui… per...”.

L’altro scosse la testa: “I pegasi non possono volare, così piccoli, ma quanto è accaduto a vostro figlio è sconcertante…”.

La madre strinse le zampe sotto il mento, come se la notizia l’avesse pugnalata al cuore.

“Già quattro anni fa sapevate che Icarus aveva qualcosa che non andava al fisico, giusto?”.

“Sì…”, disse mollemente Sunshine, “Gli erano stati diagnosticati alcuni problemi articolari… però…”.

“Però ci dissero che, con la crescita, magari si sarebbe risolto tutto”, continuò Daedalus, accanto a lei.

Il dottore sospirò, girandosi nuovamente verso le lastre appese al muro: “Vedete queste?”.

La coppia annui, senza fiato in corpo.

“Icarus è caduto da appena un paio di metri. Ben assumendo una caduta sfortunata… Cioè… Presenta diverse fratture. Le sue ossa si sono spezzate con estrema facilità”.

Sunshine dovette trattenere il pianto.

“Da qui si evince subito come il suo non sia uno scheletro normale”, concluse l’esperto.

Lo stallone bianco cercò di consolare la compagna, come poteva: “Ma… ma è qualcosa di guaribile, vero?”.

L’espressione dell’altro si incupì, facendo temere il peggio: “Devo essere sincero con voi… Non sappiamo cos’abbia vostro figlio. Mi sono già consultato con i colleghi e nessuno riesce a capirci qualcosa. Sappiamo solo che… che le ossa di vostro figlio sono estremamente fragili… e che il suo fisico patisce anche solo il proprio peso sul terreno”.

A quelle parole, la puledra non seppe far altro che stringersi al marito, con il volto contratto in una smorfia di dolore e le lacrime che le scivolavano lungo le guance.

“Mi spiace dirvi tutto questo… Ma dovete sapere le condizioni in cui versa Icarus”.

Il padre si asciugò l’angolo di un occhio: “Questo… questo significa che… le sue ali… Icarus non…”.

“Mi spiace, signor Daedalus”, rispose debolmente il medico, “In queste condizioni… non credo che Icarus sarà mai in grado di volare…”.


    Ombre di un ricordo così lontano eppure così vivido nella mente di chi lo visse in prima persona, sulla propria pelle.

Ben dieci anni dopo, nelle fredde stanze di una isolata e nuvolosa abitazione lontana, nel cielo di Ponyville, si trovava un foglio abbandonato sul pavimento. La casa era al buio, disabitata. Qualcuno se n’era andato non da molto.

Sul foglio vi era inciso qualcosa, con carattere incerto e traballante.



Mi chiamo Icarus.


Sono uno dei campioni di Equestria.


Sono il vento che si muove senz’ali.


Sono la calma e la tempesta che risiedono sotto i miei sbalzi d’umore.


Sono un’arrogante testa di legno.


Sono tutto ciò che potreste odiare in qualcuno.


Sono l’unico pegaso che non può volare.


Sono colui che ha però imparato che si può volare anche senz’ali.


Ieri c’è stato il mio ultimo volo.


Mi sono librato per l’ultima volta nel cielo, solcando le nubi e tagliandomi il volto con la gelida aria notturna.


Non accadrà mai più.


Ho perso la mia battaglia.


Ho forse vinto la guerra?


Non lo so.


Non volerò mai più nel cielo.


Tutto ciò che sono, tutto ciò per cui ho combattuto… è svanito.


Svanito di colpo, come se un terremoto avesse distrutto ogni mia certezza.


Ora volerò…


Sì, volerò…


Ma non con il mio corpo.


                                                                                                                                                Volerò in un modo che nessun altro pegaso potrà mai fare.
   
 
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