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Autore: Minene    06/04/2013    2 recensioni
Tratto da Zelda A Link To The Past. Link sta dormendo tranquillo senza sospettare di nulla. Ma intanto la principessa Zelda è rinchiusa nella sua cella aspettando la morte. cosa prova? come si sente? ogni giorno una ragazza muore e le sue grida risuonano per tutto il palazzo. ma Zelda è forte. non piange. aspetta e prega che un giorno il suo eroe la venga a salvare. ;)
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Princess Zelda
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Aspettando il mio turno

 

 Zelda A Link To The Past
di Minene 

 

 

Non vedevo nulla oltre che al buio. La solitudine era la mia unica amica in quel momento. Vagavo per la stanza in cerca di qualcosa di spaventoso per risvegliare le mie emozioni, per verificare se ero ancora viva. Eppure tutto quello che si poteva vedere era il nulla che mi abbracciava con un calore freddo. In quel momento sapevo che era notte. Quando il sole sorgeva la luce filtrava dalle grate colorando l'oscurità di un grigio più chiaro. Poi il colore si concentrava e prendeva la forma di un raggio. Ogni raggio separato dall'altro sempre con la stessa distanza. Mi tremano le mani. Il colore mi acceca e mi fa male. Poi i miei occhi si abituano e distinguo le imperfezioni dei confini, massacrati dal tempo e dalla forza del desiderio di libertà. Smetto di tremare. La luce prende una sfumatura di verde che subito scompare portandosi via tutto il resto della luce che poi ricompare insieme al verde. Poi ogni volta con intervallo continuo la luce sparisce e ricompare subito. Guardo la foce della luce. Un piccolo spazio rettangolare leggermente rotondo sul lato più alto dove il verde era più scuro e un azzurrino trasparente regnava su tutto. Poi passa l'ombra umana che interrompe il desiderio che poi compare di nuovo. Cambio posizione, mi metto in ginocchio, il freddo si era impadronito dei miei piedi nudi. Mi sposto verso la luce riflessa sul pavimento impregnandomi del suo calore, e ne voglio ancora. Aspetto che i piedi si scaldano e mi alzo di nuovo, camminando verso la luce. Tendo le mani verso la grata e prendo in mano il ferro caldo. Non sento dolore, solo piacere quando il mio viso si colora di luce. Fuori il paesaggio dei giardini ben curati e il suono continuo della fontana trasmettono freschezza e gioia. Passa di nuovo la guardia con l'armatura pesante e oscura il sogno che poi ricompare uguale. Poi scende la sera e il freddo torna mentre il paesaggio si oscura e la fontana si spegne. Il suono delle armature aumentano e i rumori della notte accompagnano la marcia. Le grate diventano gelide e l'oscurità prevale. Mi allontano spostando i piedi gelidi verso il letto di paglia. Mi siedo e abbraccio le gambe. Da lì noto il piatto sul pavimento, distinguo un vassoio scuro che distanzia di poco il cibo dal pavimento sporco di morte. Mi alzo a malavoglia, prendo il vassoio e lo porto sul letto duro con me. Mangio senza pensare in fretta il cibo ormai freddo e poi lascio il vassoio vuoto di fronte alla porta di legno di pino ormai impregnata di umidità dal tempo e arrugginita agli angoli di ferro e alla serratura. Mi stendo sulla paglia pungente e guardo il soffitto di pietra umido scurirsi. Canto la melodia del tempo e prego come ogni volta, sperando che qualcuno senta la mia preghiera e mi venga a salvare. In quel momento il mondo fa silenzio, tutto intorno torna vuoto, e rimango sola, io ed il buio. Poi un grido rompe il silenzio della notte. Il rituale si è concluso un'altra volta.
Domani tocca a me.

  
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