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Autore: Infinite Sky Driver    06/04/2013    3 recensioni
{Dal Primo capitolo.}
[...]"Sorrisi ancora. Questa volta grato al mondo intero, al destino, a qualunque cosa avesse provocato il nostro incontro.
Alzai la testa verso il cielo, sereno.
Chiunque avesse deciso di farmi incontrare Jonghyun, era probabilmente stato colto da un grande atto di generosità."
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jonghyun, Key
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi qui, con il secondo ed ultimo capitolo °3° Spero tanto che piaccia quanto il primo. Se avete una canzone a piacere che vi trasmetta una sensazione di pace, beh, potete leggere accompagnati da quella <3 Grazie mille a chi ha recensito il primo capitolo, mi ha fatto piacere sapere il vostro parere, e come sempre potete commentare anche quest'ultimo! ^u^
. <3




Ero agitato.
Questa pratica era stata studiata in America alcuni anni prima, non avevo ancora sentito esperienze di miei conoscenti che si fossero sottoposti a tale intervento. Probabilmente ero uno dei primi, nel mio Paese.
Sapevo poco e niente su ciò che sarebbe successo.
Più che altro sarebbe stato un lavoro di laser e micro meccanismi.
Anche se i medici mi avevano confermato l’assenza di dolore durante le pratiche, avevo comunque richiesto un’anestesia, o qualcosa di simile ad un sonnifero. Il tutto si sarebbe svolto comunque ad occhi chiusi. Avrei sfruttato questa posizione, mi sarei addormentato prima dell’inizio, e una volta aperto gli occhi non avrei visto sagome indistinte e uguali fra loro, ma avrei visto un’esplosione di colori, per la prima volta.
Richiesi espressamente la presenza di Jonghyun per tutta la durata dell’intervento ed i medici non mi parvero infastiditi dalla cosa.
“Kibum, sei pronto?” La sua mano strinse la mia, mentre ero ormai sdraiato sul lettino della sala chirurgica.
“Sono pronto.” La mia voce tremò, e ben presto arrivò la sua carezza, pronta a rassicurarmi.
“Signore, dovrebbe aiutare Kibum a togliere ogni tipo di metallo dal corpo”
Era una voce femminile, quella che provenne dalla direzione di Jong, probabilmente un’infermiera.
“Oh, certo.”
Si avvicinò a me, iniziando a togliermi orecchini e piercing dalle orecchie.
Il suo tocco mi solleticò, facendomi sorridere.
“Ti faccio il solletico?” Sussurrò, probabilmente perchè imbarazzato dalla presenza della donna.
“mh..”
“Andrà tutto bene.” Mi diede un bacio sulla fronte dopo aver tolto l’ultimo orecchino.
Una mano estranea mi infilò qualcosa di pungente alla piegatura del braccio.
“Ci siamo, abbiamo aggiunto un poco di anestetico alla flebo per sicurezza, nel caso ci siano complicazioni, e un tranquillante molto potente.”
Complicazioni? Quali complicazioni?
Deglutii rumorosamente.
“Tranquillo. E’ una delle operazioni più sicure al mondo, questa” Disse ancora l’infermiera, divertita.
“Ora conti alla rovescia da venti.”
Strinsi la presa sulla mano di Jonghyun.
“Non lasciarmi.”
La mia voce arrivò flebile alle mie orecchie, i suoni divennero ovattati, mentre cercavo di ricordare che numero venisse prima del venti.
“Non….scerò..”
Venti.
Diciannove…
Diciotto..
 



Quel pomeriggio sognai.

Sognai di camminare lungo un sentiero tortuoso, colmo di pericoli a me invisibili. Era buio, non vedevo nulla.
La voce di Jonghyun era nella mia testa continuamente, ma non lo vedevo.
 Sono qui, sono qui!, continuava a dire, ma ovunque guardassi nulla si distingueva da quella distesa uniforme e completamente nera.
L’operazione non sarebbe finita bene. Non avrei visto nulla.
Scappavo da tutto lungo quella strada infinita. Avevo paura.
Ma una luce apparve a nord. Strinsi gli occhi, per la prima volta infastiditi.
Ci vedevo.

Vedevo la luce.

Ce l’avevo fatta.
 
 


Una voce.
Mi chiamava per nome, sempre più nitida.
Era Jonghyun.
Mi svegliai steso su qualcosa di morbido.
Poggiai le mani a terra, c’era erba fresca, appena tagliata e ancora bagnata di rugiada.
“Jong? D-dove siamo?”
“Nel giardino di fianco l’ospedale, non avrai mica pensato di guardare quella stanza orribile, vero? E’ meglio vedere un bel posto come questo”.
Mi misi a sedere, avevo gli occhi coperti da una fasciatura in garza. Le palpebre mi parevano di cemento, pesanti e scure.
Stavo per togliermele, quando qualcosa mi fermò.
“Kibum..stai bene?”
“Io….non so se voglio farlo.”
Avevo paura.
Se non avesse funzionato? Se una volta tolte le garze non avessi visto nulla?
“Kibum. La tua speranza non si è mai incrinata, quando toglierai quelle bende ed aprirai gli occhi, ci sarò io a guardarti. Andrà tutto bene, Vedrai.”
Sospirai, non molto convinto.
Tanto valeva provare. Ormai era fatta.
I dottori ci avevano avvertiti che l’effetto del laser sul nervo ottico non dava risultati sicuri. Alcuni pazienti avevano riacquistato la vista, altri non avevano avuto miglioramenti, altri ancora avevano visto per alcuni minuti.
Slegai lentamente la garza, tenendo gli occhi rigorosamente chiusi. Nonostante questo, potevo vedere chiaramente uno strano bagliore colorato dietro le palpebre, e questo bastò per farmi aumentare la voglia di Vedere.
“Forza Kibum.”
Jonghyun mi prese le mani, impaziente.
Contai mentalmente. Al tre.

Uno.

Due.
 

 
Tre.



Appena decisi di schiudere le palpebre fui accecato da una forte luce, che probabilmente era ciò che avevo idealizzato con il nome di Sole.
Appena mi abituai a quell’intensa luce, iniziai a distinguere il colore dell’erba sotto di me.
Così era questo, il verde.
Così bello. Così brillante, così vivo.
Ci volle non poco coraggio per guardare di fronte a me.
La figura di Jonghyun fu difficile da mettere a fuoco, i miei occhi dovevano riprendersi da venti anni di totale inattività, ma cercai di rimanere calmo, nel momento in cui le nostre mani unite si riempirono di dettagli visibili.
Alzai velocemente gli occhi per poter guardarlo in volto, e rimasi esterrefatto da ciò che si presentò al mio sguardo.
La sua pelle abbronzata, la mascella squadrata, le labbra carnose e piene, i ciuffi ribelli sulla fronte che adornavano una pettinatura nel suo complesso disordinata. I suoi occhi scuri puntati nei miei, sorridevano, umidi.
Mi prese il viso, senza smettere di sorridere, nonostante dai suoi occhi uscissero ora lacrime a fiotti.
“Jonghyun. Sei tu, Jonghyun” Non potevo crederci. Il mio cuore pareva così leggero, di fronte a tutto quello che stavo guardando per la prima volta.
Guardai il cielo, limpido, azzurro acceso. Qualcosa di bianco l’attraversava, erano quelle, le nuvole?
Un uccellino volò raso terra, provocando uno spostamento d’aria che accarezzò una grande distesa di fiori di ogni colore.
“Jonghyun…quelli…” Indicai quella direzione, e subito Jonghyun seguì il mio dito.
“Sono fiori, sono fiori Kibum! Sono fiori!” Disse tra le lacrime, tornando a guardarmi.
Mi prese per mano, facendomi alzare da accanto l’albero contro il quale ero appoggiato e mi portò in mezzo al prato, in mezzo al paradiso dei colori. Mi guardai attorno affascinato, felice, eccitato.
“Mi piacciono..”
“Mi piacciono tanto, Jong” Tornai a guardarlo, questa volta anche i miei occhi si riempirono di lacrime.
Lo abbracciai, e lui mi prese in braccio, volteggiando, ridendo.
Appena si fermò, mi scostai per poterlo osservare ancora. Il sole gli colpiva le iridi, formando sfumature dorate che stampai nella memoria, che mai avrei scordato.
“Ma la cosa che mi piace di più, sei tu.” Gli sfiorai le labbra con le dita. Me le baciò. Passò poi a baciare le mie labbra.
“Vieni Kibum. Ti faccio vedere la cosa più bella.”
Mi portò vicino a una superfice blu.
Quella era acqua.
Potevo distinguere due figure, specchiate sullo specchio trasparente del piccolo laghetto.
Quello ero io.
Rimisi i piedi a terra, studiai il mio viso. Ero molto bello.
I capelli dalle sfumature bionde, ben pettinati, gli occhi dal taglio allungato, le labbra piccole, così diverse da quelle di Jonghyun, la pelle chiara.
Notai un particolare.
“Jong. Ma allora è vero che sono più alto di te.” Risi, e lui con me, spingendomi con la spalla.
 
Quella era sicuramente la sensazione migliore del mondo. Finalmente potevo vedere, finalmente potevo guardare ciò che più amavo. Guardare Jonghyun negli occhi.
 

Vedere le sue iridi dorate, brillare contro i raggi del sole.

 
 
 
 
Stavo comodamente seduto sull’erba; Jonghyun, sdraiato al mio fianco con il capo poggiato sulle mie gambe, dormiva tranquillamente, un’espressione di pura serenità sul viso.
Lentamente, dopo pochi minuti, sentii qualcosa pungere dietro gli occhi.
Mi godetti quegli ultimi istanti, guardando i suoi tratti, mentre la vista si faceva sempre più sfocata e granulosa.
Sorrisi beatamente, felice di ciò che avevo fatto.
In meno di un minuto i miei occhi erano tornati quelli di sempre, le figure ormai scure e indistinte.
Nella mia mente però vi erano ancora i colori, i sorrisi, l’amore. Indelebili, intoccabili, eterni.
Io finalmente li avevo raggiunti tutti; alla fine, è tutto ciò che un uomo possa desiderare.
  
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