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Autore: Blue Drake    06/04/2013    0 recensioni
Se voli troppo vicino al sole, le tue ali non possono proteggerti dalla sua luce, dal suo calore.
Questo è ciò che accade a coloro che rimangono a terra, ad osservare l'ascesa, senza le ali per poterne seguire il volo
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Brian May, John Deacon, Roger Taylor
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ricordi

 

 

«Merda», mormorò Brian.

«Sottoscrivo», confermò John, sospirando abbattuto, «Pensi che... dovremmo...?», tentò, ma una sola occhiata allo sguardo smarrito e terrorizzato del chitarrista che, in quel momento, aveva tutta l'aria di un cerbiatto investito dalla luce dei fari di un furgone, gli suggerì che, forse, non era il momento più propizio per proporre missioni al limite del suicidio.

Stettero quindi a lungo in silenzio, ognuno occupato in compiti fittizi come, ad esempio, spolverare le corde dei loro strumenti, o contare le sillabe dei testi della band. Brian non fece che mordersi le labbra e sciogliere i ricci che si impigliavano, ogni volta, nelle meccaniche della propria chitarra. John sembrava invece molto preso da un graffio che attraversava il retro del suo basso, per trovare anche il tempo di dar retta al resto del mondo.

Uno dei due, d'un tratto e senza preavviso, sbuffò – o forse furono entrambi a farlo – In ogni caso, il primo a rompere il silenzio stampa fu, strano a dirsi, proprio John.

«Non torna, Bri. Sono già passati più di venti minuti. Che fine avrà fatto?».

Ci mise un tempo considerevole, Brian, a sollevare gli occhi nocciola sulle labbra di John, incerto se davvero, poco prima, si fossero mosse per farne uscire una frase di senso compiuto. Infine lo fissò, con una smorfia insofferente a deformargli il volto.

«Che diavolo vuoi che ne sappia. Non sono certo la sua baby sitter».

«No, però...».

«Però cosa?».

«Io credo che sia... meglio ritrovarlo. Chissà quanti danni potrebbe fare, nel frattempo».

«È casa sua», provò a protestare Brian, ma fu trattenuto da una smorfia di John, forse irritata, più probabilmente delusa.

Alla fine fu costretto ad arrendersi, «D'accordo. Hai vinto tu, sei contento? Andiamo a cercarlo», borbottò esasperato, guadagnandosi un caldo sorriso comprensivo e, soprattutto, grato.

 

Dovettero vagare parecchio attraverso il dedalo di corridoi e porte chiuse di una casa pressoché sconosciuta, prima che il più anziano dei due si bloccasse senza preavviso sulla strada che dava ai piani superiori, facendo cozzare il povero naso di John contro le sue scapole spigolose.

«Brian, che cazzo, avverti la prossima...», si stava giusto lamentando il più giovane.

Venne invece sommariamente zittito da un leggero sibilo del compagno che, con un piccolo gesto della testa, indicò l'ennesima porta chiusa. John sollevò un sopracciglio, scettico per tutta quell'assurda ed ingiustificata prudenza. Suo malgrado si mise comunque in ascolto e, con un po' di ritardo, riuscì ad udire ciò per cui, presumibilmente, l'altro si era fermato tanto bruscamente. Ci doveva sicuramente essere qualcuno al di là dell'uscio davanti al quale sostavano in quel momento, e John si augurò che quel qualcuno fosse proprio colui che stavano cercando da parecchi minuti senza cavare un ragno dal buco.

 

Qualcuno avrebbe pur dovuto prendere in mano la situazione, no? Già, ma chi? Uno sbuffo seccato e Brian si decise a fare leva sulla maniglia per aprire quella stupidissima porta. Poi, però, rimase fermo, i piedi apparentemente inchiodati al pavimento, non più così deciso sulla successiva mossa da compiere.

«Brian», mugolò John da dietro la spalla del chitarrista.

Avrebbe voluto entrare o, per lo meno, capirci qualcosa in più, ma quello stupido spilungone sembrava proprio non volerne sapere di muoversi. Così, a quella stessa spalla che lo intralciava, si aggrappò con entrambe le mani e, sollevandosi sulle punte dei piedi, riuscì finalmente a dare una sbirciatina oltre quello che era recentemente diventato un maledetto muro umano.

«Senti, ma si può sapere perché diavolo te ne stai qui fermo impalato come un... ?», sbottò, faticando non poco a tenersi in equilibrio.

La fine dell'obbiezione dovette però morirgli in gola perché tutto quello che riuscì ad emettere fu un grugnito sconclusionato, prima di sgranare gli occhi verdi e risucchiare aria con un basso sibilo.

Da quel momento John lasciò perdere i pensieri superflui. Si limitò invece a tornare con i piedi per terra, scansare con una spallata non proprio delicata il riccio che, al momento, serviva unicamente da intralcio e sgusciare velocemente all'interno della camera.

Con il senno di poi, non si trattò di una mossa particolarmente furba. Ma sul momento aveva giocato molto sul fattore istintivo e, decisamente, si doveva essere scordato di pensare a possibili, catastrofiche conseguenze. Nonostante ciò non era andata poi così male. Non quanto avrebbe benissimo potuto, per lo meno. Tutto era successo perché, affacciandosi oltre l'ingombrante spalla di Brian, aveva scorto la figura dell'amico batterista strettamente rannicchiata su sé stessa e sul pavimento – a posteriori, un po' troppo freddo per i suoi gusti – di una delle camere da letto a disposizione di eventuali ospiti. Gli era bastato scorgere una sottile scheggia brillare sul suo viso per capire.

Capire. Certo, come no. Pensare che, fino ad un momento prima, era stato incontestabilmente sicuro di essere, a tutti gli effetti, l'anello più debole dell'intera catena. Ma, come al solito, la vita si diverte a riservare sempre qualche assurda sorpresa. Già, beh, più assurda di quella in cui era immerso in quel momento sarebbe stato ben difficile.

Aveva dimenticato quanto fossero morbidi i suoi capelli. D'altra parte erano passati così tanti anni dall'ultima volta in cui li aveva sfiorati.

«Rog», bisbigliò, con le labbra vicine alla sua tempia, «Perché adesso?».

Non ottenne altro se non un disarticolato mugolio, a tratti spezzato dai singhiozzi. Eppure sorrise delle sue parole apparentemente incomprensibili.

«Sì, lo so. È così... difficile».

Dovette stringere appena la presa per non lasciarselo sfuggire mentre quello tentava seriamente di affogarsi nelle lacrime salate. Depositò un soffice bacio sui capelli ossigenati e vi si appoggiò con una guancia, intento ad asciugare le gote arrossate di Roger con i polpastrelli: alquanto ardua come impresa.

«Lo sai: mi hai appena ufficialmente soffiato il podio di piagnone del gruppo. Dovrei essere veramente molto incazzato con te, a questo punto».

Il batterista tossì, dopo aver tentato di ridere fra un singulto e l'altro.

«Mi avevi promesso che le cose si sarebbero sistemate, Rog. Me lo avevi giurato, maledizione. Ma forse sono io il coglione: ci avevo creduto», soffiò John al suo orecchio, mentre accarezzava fra le dita i morbidi capelli...



 

   
 
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