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Autore: Ilune Willowleaf    07/04/2013    0 recensioni
[Yuusha-Oh GaogaiGar]
[Yuusha-Oh GaogaiGar]I membri del GGG, dopo l'arco narrativo di Yuusha-Oh Gaogaigar Final, sono a centinaia di migliaia di anni luce di distanza dalla Terra. Ma torneranno, prima o poi, vero? Io dico di si.
E per qualcuno, tutto quel tempo passato nello spazio, avrà cambiato molte cose.
Renée Shishio Cardiff, giovane cyborg dal passato tormentato e dal pessimo carattere dietro un visino adorabile e una insana passione per il rosa, ha trovato nel cyborg alieno guerriero Soldato J un'anima gemella, e questo legame, nato sul campo di battaglia, cresce come può crescere qualcosa tra due persone assolutamente inesperte dell'amore e, nel caso di Soldato J, anche dei rapporti umani!
Ma non c'è pace per gli eroi: tornati sulla Terra, ci sono sempre nemici da combattere, e il GGG li combatterà sempre, affiancato ora anche dal Soldato J e dalla J-Ark, la sua corazzata/mecha!
NOTA: questa fanfitcion è estremamente lunga. I capitoli sono lunghi. I tempi di scrittura sono MOLTO lunghi. Lettore avvisato, mezzo salvato ^_-
NOTA 2: Renée NON è un pg originale! Appare nei romanzi, nei fumetti e negli OAV, e la coppia con Soldato J è praticamente canon alla fine degli OAV!
Genere: Azione, Romantico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 0 - il ritorno degli eroi dai confini dell'universo



Il televisore acceso ronzava notizie sempre più preoccupanti.
Ai strofinò il canovaccio sul piatto, senza accorgersi che era asciutto già da un pezzo, mentre seguiva il notiziario.
Isamu e Mamoru avevano la colazione ancora intatta davanti.
Le notizie che provenivano dal piccolo schermo erano tutt’altro che confortanti.
Mamoru guardò la sua tazza di latte, mentre i suoi pensieri si allontanavano nel tempo e nello spazio.
Era passato un anno da quando era tornato a casa… e da quando il fratellone Guy, tutto il GGG, e Soldato J, erano rimasti bloccati a migliaia di anni-luce dalla Terra, dove un tempo esisteva il sistema trinario.
In quell’anno, la Terra non era stata in tranquilla attesa.
Lui non capiva benissimo la situazione internazionale, ma Ikumi, che era parecchio più intelligente di quanto la sua età e l’aria svagata lasciassero a intendere, ascoltava i telegiornali, leggeva i giornali e anche i notiziari on line di varie parti del mondo, e ne aveva ricavato un quadro piuttosto preoccupante.
I due bambini erano rimasti, per causa di forza maggiore, molto indietro con i programmi scolastici; quindi per ora studiavano assieme, con un insegnante privato, per prepararsi all’esame di ammissione alla scuola media. Ci avrebbero provato a primavera, ed erano a buon punto col programma.
Uno scampanellio riscosse la famigliola dai lugubri pensieri indotti dal telegiornale. Ai corse ad aprire a Ikumi, che arrivava sempre una decina di minuti prima dell’insegnante privato, e Isamu e Mamoru ingurgitarono in fretta la colazione e sparecchiarono in tempo di record.
-Buongiorno, signora Amami. -
-Buongiorno, Ikumi-kun. - Ai era sempre sorridente, e accolse il bambino con la sua solita espressione dolce, nascondendo le preoccupazioni dietro a una maschera di leggerezza.
Non ignorava che suo figlio e l’altro bambino probabilmente ne sapevano quanto se non più di lei della brutta situazione che si delineava all’orizzonte, ma la sua personale politica di casa era “far si che possano essere normali bambini, se è questo che vogliono”. E questo includeva il cercare di proteggerli dalle brutte notizie provenienti dal mondo.

-Hai sentito il telegiornale?- esordì a bassa voce Ikumi. Mamoru annuì. Ovviamente, Ikumi aveva sentito l’edizione di un’ora prima, dato che si svegliava presto per seguirlo, si preparava e veniva a casa sua a piedi.
-Che cosa ne pensi, allora?-
Mamoru si grattò la testa. -Non lo so, in apparenza non sembra cambiato molto da ieri…-
Ikumi annuì. -Esattamente quello che vogliono far credere alla popolazione. Non possono permettere che il panico si diffonda. Ma la verità è che non sanno più che pesci pigliare. - Il ragazzino aprì la cartella, estraendo un paio di libri e i quaderni e poggiandoli sul tavolo. Il maestro sarebbe arrivato a momenti. Mamoru lo imitò.
-Pare quasi che sia diventato tabù nominare il GGG e come in passato abbiano ostacolato la BioNet. - disse sconsolato il bambino, giocherellando col grosso pendente verde che portava al collo, che in realtà celava la potente G-Stone.
Ikumi fece un sorriso amaro. -Non possono ignorare il fatto che, dopo che hanno salvato la Terra dallo Z-Master, abbiano insistito a partire per risolvere quello che sembrava un problema remoto dall’altra parte della galassia, e che come tutto risultato il consiglio delle Nazioni Unite li abbia letteralmente esiliati. E guarda caso, pochi giorni dopo che sono partiti, dopo terrificanti condizioni meteorologiche, tutto torna tranquillo. Ricordi poi che gran vespaio ha suscitato il nostro ritorno? E il grande pubblico non ne ha saputo nulla… -
-Beh, almeno di una cosa dobbiamo ringraziare le loro manie di segretezza: non avremmo più avuto pace se avessero saputo che non siamo terrestri. - Mamoru si sedette: il campanello era squillato, e sua madre era andata ad aprire. I discorsi seri erano accantonati fino all’ora di pranzo.

Dopo il pranzo, i bambini avevano una mezz’ora di riposo prima di riprendere le serrate lezioni per recuperare in un anno e mezzo tre anni (tre e mezzo nel caso di Ikumi) di normale programma scolastico. Ovviamente, materie come economia domestica, ginnastica e musica erano state saltate a piè pari, e i due studiavano matematica, giapponese antico e moderno, inglese, geografia e storia. Quel che serviva per passare l’esame di ammissione alla scuola media.
In quella mezz’ora, di solito guardavano i cartoni animati, o meglio, fingevano di farlo. Ultimamente, infatti, continuavano i discorsi del mattino.
Quel giorno, però, i cartoni erano stati interrotti da una un’edizione speciale del telegiornale: un contingente di cyborg da combattimento della BioNet aveva fatto irruzione nella Camera del Consiglio delle Nazioni Unite, mentre era in corso una riunione per discutere proprio dei provvedimenti da attuare per limitare e fermare l’affermarsi del potere della BioNet. I cyborg avevano preso in ostaggio i delegati.
Non solo: nello stesso istante, i responsabili informatici di svariate centrali nucleari e di stazioni di lancio di missili a testate nucleari si accorgevano con terrore che i sistemi non rispondevano più al loro controllo, ma erano sotto controllo remoto… della BioNet.
Un solo, terrificante ultimatum: il governo della Terra in mano all’oligarchia di signori della morte che comandava la BioNet… o un olocausto nucleare.
La famiglia Amami, Ikumi e il maestro fissavano il televisore, dove minuto per minuto venivano dati gli aggiornamenti della situazione, le richieste della BioNet, le risposte del governo.
-Se solo Guy nii-chan fosse qui…- mormorò Mamoru sentendosi pervadere da un’amara sensazione di impotenza -Col GaoGaiGar…- Che cosa avrebbe potuto fare Guy col GaoGaiGar? Si chiese il bambino. Beh, sicuramente, con il GGG e i Brave Robots sulla Terra, la BioNet non avrebbe osato arrivare a tanto.
-J…- mormorò Ikumi. Mamoru pensò che anche l’amico stesse pensando alla stessa cosa.
-Forza… hanno creato altri Brave Robots, per tappare il vuoto lasciato dal GGG… forse qualcosa riusciranno a fare…- tentò di incoraggiare i presenti Mamoru.
Ai piangeva sommessamente, quando il cronista annunciò mesto che il consiglio delle Nazioni Unite aveva capitolato dinnanzi alle richieste della BioNet.
Il telegiornale mostrò in diretta la nave volante che atterrava davanti al Palazzo delle Nazioni Unite, lasciando uscire quelli che parevano uomini, ma con qualcosa di sottilmente diverso.
Cyborg, intuì subito Mamoru. Quel rappresentante della BioNet, circondato da guardie armate, era parzialmente cyborgizzato. E anche le guardie erano cyborg. O umani biologicamente modificati.
Niente a che vedere, pensò, con la tecnologia con cui era stato ricostruito Guy, o con quella con cui era stato creato J, che pareva un essere umano in tutto e per tutto ma, gli aveva detto Ikumi, aveva una percentuale organica piuttosto bassa e prestazioni di combattimento paragonabili a quelle di Guy.
-Questo è un gran giorno per la Terra!- stava dicendo quell’uomo, dal podio del presidente. I rappresentanti delle Nazioni Unite avevano volti colmi di rabbia impotente. La presidentessa del consiglio aveva le labbra tese e stirate, un’espressione orgogliosa sul vecchio volto.
-Il giorno in cui tutte le nazioni si uniranno in una sola, in cui tutte le leggi cesseranno, in favore di una sola… la legge della BioNet!-
Invece dell’applauso che si aspettava, udì il rumore di uno dei lucernari sopra di lui che andava in frantumi, piovendo schegge di vetro tutt’intorno.
-TU TE L’OUBLIES, SALAUD!!!- (trad: te lo sogni, bastardo!) urlò in risposta una voce femminile, la parte finale della frase parzialmente coperta da due colpi di arma da fuoco, così ravvicinati da formare quasi un’unica detonazione.
Il rimbombo impiegò un paio di secondi a spegnersi. Non solo sul palazzo dell’ONU, ma sul mondo intero, in ogni stanza con un televisore acceso, calò un silenzio sbalordito.
Saltando giù dal soffitto, una ragazza vestita di porpora e rosa, con un revolver ancora fumante e dal calibro enorme in ciascuna mano, atterrò praticamente in faccia all’ambasciatore della BioNet.
L’uomo non poté far altro che crollare a terra.
Con tutta calma, Renée lo guardò con una smorfia di disprezzo impossibile da fraintendere. Puntò lentamente una delle due pistole contro di lui, e uno dopo l’altro gli scaricò in testa i cinque colpi rimasti nel tamburo. La sua testa era celata alla vista delle telecamere dal podio, che era esattamente tra lui e loro, ma i frammenti di metallo, gli spruzzi di olio e gli schizzi di sangue che ne scaturivano ad ogni colpo erano molto chiari.
La presidentessa, che per riflesso condizionato si era gettata sotto il proprio banco cercando copertura (imitata da molti), fece spuntare la testa, guardando la scena con un’ansia che si trasformò rapidamente in gioia
Due uomini caddero giù dal lucernario infranto. Uno aveva una tuta nera, una lunga sciarpa e un’armatura verde pallido, e improbabili capelli verdi sparati all’indietro. L’altro con un’armatura dorata e capelli castano-rossicci, però, era quello più immediatamente riconoscibile.

-È Guy nii-chan!- esclamò Mamoru, quasi afferrando il televisore.
-E J!- Ikumi quasi gli montò in spalla per attaccare il naso allo schermo.
    
Le guardie cyborg che sorvegliavano l’assemblea, forse le più sbalordite tra tutti gli astanti, reagirono troppo tardi e troppo lentamente.
-WILL... KNIFE!- Guy sfoderò con un rapido movimento la sua corta lama di cristallo verde, piantandola subito dopo fino all’elsa nel petto corazzato della guardia più vicina.
-PLASMA SWORD!- scattando verso l’altro lato della vasta aula, J aveva già attivato la sua arma. Danzò velocissimo tra gli uomini della BioNet sparsi lungo la sua traiettoria, tracciando larghi archi nell’aria con la lama di energia. Alle sue spalle, i cyborg cadevano a terra in pezzi per poi esplodere uno dopo l’altro
-DISTRUGGETELI.- Comandò con tono robotico uno dei soldati, puntando il braccio nella loro direzione. Per tutta risposta Guy, anche lui già lanciato in carica attraverso i suoi ranghi, gli assestò un pugno in faccia al termine del suo scatto di corsa.
La G-Stone incastonata nell’avambraccio dell’armatura brillò per un istante, e la sua testa corazzata esplose all’indietro, schiantandosi contro un’altra guardia che stava sopraggiungendo come una palla di cannone.
Ma i cyborg di BioNet erano ben numerosi e ben addestrati. Ripresisi dalla sorpresa, risposero al fuoco, sparando ad altezza d’uomo contro i due guerrieri, e serrarono i ranghi in un angolo della stanza. Le pallottole iniziarono a volare, e anche i diplomatici più coraggiosi dovettero gettarsi sotto i tavoli, come i cameramen e gli inservienti. Due telecamere, colpite, andarono in frantumi.
-Tch!- Guy digrignò i denti nevroticamente. Una sparatoria in una stanza chiusa e piena di persone era una situazione orrenda. A questo punto... -J!-
Il Soldato, sentendo Guy chiamarlo, bloccò il suo attacco. I due guerrieri si fermarono, immobili, fissando il gruppo di cyborg, circa due dozzine, che si stava riorganizzando.
Questi, vedendo i loro avversari esitare, si schierarono, fucili spianati contro di loro, trattenendo il fuoco. Circa dieci metri li separavano.
-ARRENDETEVI, O UCCIDEREMO I DELEGATI.- Gridò uno di loro con quell’odiosa voce metallica. Qualche grido di panico si fece sentire nell’assemblea.
Guy sorrise. -...Non credo.-
Il cyborg che aveva parlato non aveva una faccia umana capace di espressioni, ma era comunque facile indovinare la sua confusione. Durò circa due secondi.
Poi, il rombo di un razzo riempì l’aula. Una scia di fumo bianco si abbatté sul gruppo di cyborg, così ben raggruppati, cadendo dall’alto, ed esplose, scaraventando frammenti di metallo fumanti tutt’intorno.
Qualche giornalista ebbe la prontezza di spirito di alzarsi e ruotare la telecamera verso il soffitto, in tempo per inquadrare Geki Hyuuma, tranquillamente seduto sul bordo del lucernario infranto, gettare di lato un grosso lanciamissili da spalla, ridendo: -Branco di buffoni. -
In tutto questo, Renée si era completamente disinteressata delle guardie, dedicando tutta la sua attenzione all’ambasciatore della BioNet. Lasciando cadere rumorosamente a terra la pistola scarica, si passò l’altra dalla mano sinistra alla destra. Con calma serafica, piantò il piede nello stomaco della carcassa robotica stesa a terra, e prese la mira.
-Hai il diritto di non parlare, - pallottola nel collo -hai diritto a un avvocato, - altra pallottola, all’altezza del cuore -e se non puoi permettertene uno, te ne verrà assegnato uno d'ufficio, - terza pallottola, in quello che restava della testa -sempre che qualcuno voglia difendere della feccia come te!- e l’ultimo colpo, appena sotto la gola, fece finalmente schizzare via dal corpo la testa del cyborg, completa di collo, come un tappo di spumante. Ormai era completamente sformata, ma rimbalzò comunque un paio di volte con rumore metallico, rotolando per un paio di metri e poi cadendo giù per la rampa di scale che portava fino in cima al podio dell’oratore prima di arrestarsi.
-Renée? Credo possa bastare… è morto…- J le mise una mano sulla spalla, riportandola alla ragione.
-Meglio esserne sicuri. - fece lei, fissando con astio il cadavere. Per un attimo sembrò considerare l’idea di ricaricare la pistola e ricominciare.
-Anche perché credo che ci stiano guardando tutti… tutto il mondo, intendo…- le disse Guy, indicando le telecamere.
La ragazza alzò lo sguardo, un poco più lucida.
-Oddio… siamo in tivvù?!- disse con un fil di voce, arrossendo consapevole della performance appena eseguita in mondovisione.
-Oserei dire di si…- rispose Guy, preparandosi a sfoderare la sua migliore faccia di bronzo.
Sì, il tutto in diretta televisiva.

-Sono tornati!- disse Ikumi.
-SONO TORNATI!- gridò Mamoru.
-SONO TORNATI!!!- Urlarono all’unisono, tra le esclamazioni di gioia dei genitori di Mamoru e la perplessità dell’insegnante.
-Mamma, noi per oggi finiamo qui!- Mamoru si stava infilando le scarpe, e Ikumi lo aspettava già sulla porta, con la giacca infilata. Ai fece appena a tempo a raggiungerlo per dargli la giacca.
Mamoru stava per correre via, quando si fermò e si voltò.
-Mamma, puoi avvisare tu la mamma di Ikumi? Forse… forse faremo un po’ tardi stasera…-
Ai sorrise e da dietro di lei comparve anche la mole più bassa e tonda di Isamu, anche lui sorridente.
-Ma certo, Mamoru-kun. - gli assicurarono comprensivi i genitori. Mamoru li salutò con la mano e corse dietro a Ikumi. Appena i due ebbero oltrepassato la cima della collina con le pale eoliche, due puntini luminosi, uno verde e uno rosso-violaceo, schizzarono nel cielo del pomeriggio settembrino.




NOTE  DELL'AUTRICE:
E così, pubblico la mia fanfiction su Yuushaoh Gaogaigar.
Innanzitutto, una premessa: io AODRO il protagonista del cartone, Guy. E' solare, è determinato, è ottimista, è incrollabile. Adoro il rapporto che ha con Mikoto.
Ma la loro è una coppia fatta, specialmente negli OAV Final, c'è poco da dire su di loro.
Renée, cugina di Guy, è invece molto più ombrosa, più drammatca come passato e come emozioni che si agitano sottopelle.
Il rapporto che si crea con Soldato-J negli OAV mi ha subito affascianto, sono diventati in fretta la mia coppia preferita. E poi ho pensato "come si potrebbe sviluppare una storia tra una ragazza con gravi traumi alle spalle e grossi problemi di socializzazione e un cyborg alieno creato per combattere?".
E così è nata questa fanfiction.
Spero possa piacere a voi da leggere quanto sta piacendo a me da scrivere!
Tendo ad avere tempi biblici per scrivere, quindi centellinerò i capitoli già scritti. I commenti sono sempre ben accetti, sopratutto per smuovere un po' la mia ispirazione lumaca!

  
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