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Autore: KeyLimner    07/04/2013    0 recensioni
"Le prime luci dell’alba cominciavano a sorgere timide oltre il bordo del mare.
Margherita guardava un po’ imbronciata l’orizzonte, laddove il bagliore del sole ancora invisibile faceva capolino tra flutti, tingendo d’arancio pallido i batuffoli di nubi che si trovavano appena sopra il pelo dell’acqua. Il profilo delle onde era immerso in un caldo bagno dorato.
Lui era in piedi, di spalle, il capo gettato all’indietro con l’aria estatica di chi - a mille miglia da terra - non prova neanche il minimo impulso di gettare uno sguardo allo spaventoso abisso ai suoi piedi. Il vento gli scompigliava i capelli bruni..."
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le prime luci dell’alba cominciavano a sorgere timide oltre il bordo del mare.
Margherita guardava un po’ imbronciata l’orizzonte, laddove il bagliore del sole ancora invisibile faceva capolino tra flutti, tingendo d’arancio pallido i batuffoli di nubi che si trovavano appena sopra il pelo dell’acqua. Il profilo delle onde era immerso in un caldo bagno dorato.
Lui era in piedi, di spalle, il capo gettato all’indietro con l’aria estatica di chi - a mille miglia da terra - non prova neanche il minimo impulso di gettare uno sguardo allo spaventoso abisso ai suoi piedi. Il vento gli scompigliava i capelli bruni.
Chissà, magari un altro giorno, in un’altra vita, le sarebbe piaciuto raggiungerlo nel luogo dov’era volato. In fondo, non era che alla distanza di un salto, di un battito d’ali. All’altezza di un sogno. Ma in quel momento, i suoi piedi erano ben piantati a terra. Percepiva con acuta consapevolezza la sabbia che inghiottiva le zeppe di vimini, intralciando il suo passo… i fastidiosi granelli che - insinuatisi nelle suole delle scarpe - le pizzicavano le piante dei piedi… la brezza marina che le gettava i boccoli salati in faccia.
Lui, l’aveva incontrato la sera prima. Forse era stato il suo sguardo magnetico ad attrarla sin dal primo istante, o il suo starsene un po’ sulle sue, in disparte, con quel sorriso misterioso che lasciava scorgere un piccolo assaggio di un qualche lato nascosto… che bastava scavare un po’ per riportare alla luce. Fatto sta, che le ore erano passate senza che lei neanche se ne accorgesse mentre cercava di afferrare l’essenza di quell’io celato, e non aveva esitato un attimo a seguirlo quando il ragazzo l’aveva preceduta (senza tuttavia chiederle esplicitamente di seguirlo) con l’aria di camminare verso la luna. E allo stesso modo, non aveva potuto fare a meno di restare delusa quando invece si era ritrovata lì, in spiaggia, con quel maledetto vento, che le faceva rimpiangere di aver lasciato il maglione sullo schienale della sedia e la spingeva a cercare inutilmente un po’ di tepore sfregando la carne gelida delle braccia.
Tutto questo, senza che lui avesse perso un decimo della sua aria sognante, incurante di lei e dei suoi disagi.
«Guarda», le disse a un tratto, puntando il dito. «Guarda lì!».
La ragazza seguì di malavoglia il suo sguardo volto al sole nascente, che faceva infine la sua comparsa tra la spuma imbiondita.
«È solo l’alba».
Da piccola, la guardava sempre con suo padre, nella loro casa a Porto Cesareo. Quel rompiscatole la tirava giù dal letto ogni mattina alle sei e la faceva scendere in veranda ancora in camicia da notte, per guardare l’alba. E lei la guardava, quella benedetta alba… con gli occhi ancora gonfi di sonno e un rivolo di bava secca sul mento. E intanto, nella sua mente, brandelli di sogni bruscamente interrotti s’agitavano confusi.
«È uno spettacolo meraviglioso. È il mondo che si risveglia, che saluta il nuovo giorno».
«Sì. Affascinante».
Margherita non poté impedirsi di dare alla propria voce un tono aspro. Mentre parlava, un ciuffo di capelli le si insinuò in bocca, irrorandola del sapore vagamente amarognolo della salsedine, e la ragazza pensò con una certa stizza che sarebbe stata costretta a lavarli di nuovo. Ciò la indispettiva, perché aveva sentito dire più volte che lavare i capelli troppo spesso alla lunga li danneggia, ma con tutto quel sale, quella sabbia e quel dannato vento non poteva fare altrimenti.
«Pensa a tutti quelli che adesso se lo stanno perdendo… che sprecano tempo a dormire invece di assistere a questo grandioso benvenuto del mondo. Si svegliano che il giorno è già cominciato senza di loro. È un po’ come entrare in un cinema col film già iniziato, non trovi? Il sole dà loro il buongiorno, e loro dormono».
«Be’, mi pare pure normale. Sono le sei e mezzo del mattino». Guardò l’orologio, ed era la prima volta che lo faceva… a occhio e croce, dalle nove della sera prima. «Anzi, forse dovrei pensare di fare uno squillo a mia madre, giù alla roulotte. Si starà preoccupando».
Finalmente, lui si voltò.
«Che hai? Perché quel muso lungo, all’improvviso?».
Lei prese a spostare il peso da un piede all’altro. «Non so. M’hai portata qua in spiaggia… E dalla tua faccia m’aspettavo…».
«Cosa?».
Già, cosa? Un castello dorato? Tappeti rossi stesi per lei sulla la strada verso la felicità?
Forse. In quel momento, il suo cuore le aveva rese ipotesi plausibili.
«Be’, m’aspettavo qualcosa di più, ecco tutto».
Ma già lui tornava a voltarsi al sole - ora interamente visibile nel suo disco lucente - e a chiudere gli occhi.
«Non c’è niente di più di questo mare, e di quest’alba. E quando lo capirai… be’, allora avrai capito cos’è la felicità».
  
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