Naruko sospirò, guardando fuori dalla finestra di quella strana torre.

Erano passati sei giorni da quando Pain l'aveva rinchiusa lì, in un villaggio abbandonato sempre battuto dalla pioggia.

Sembrava di essere rinchiusi sotto una cappa grigia, dove le nuvole non lasciavano mai filtrare nemmeno un raggio di sole.

Era partita di sua spontanea volontà, nessuno sarebbe venuto a salvarla.

Si strinse una mano al petto, accasciandosi contro una parete fredda. La consapevolezza di essere soli al mondo non l'aveva mai abbandonata del tutto.

-Ci serve il ragazzino, non lei- una voce fece trasalire la ragazza, che si stava assopendo.

Ci fu un rumore di passi, poi la porta ovale si aprì: davanti a Naruko apparve una donna.

Era bella, con i capelli blu e le labbra ferme. A rovinare la sua avvenenza, forse, quella ostentata austerità che avevano quasi tutti i membri dell'Akatsuki.

Doveva essere Konan.

-Non verrà nessuno a prenderti, sei solo un peso! Tu non sei quel ragazzino, non ci servi a niente -

Sospirò tenendo la voce ferma, squadrando Naruko con lo stesso sguardo con cui si osservano le cose di poco valore.

-La lasceremo morire qui, non mi sembra neppure particolarmente forte...-

A quelle parole la ragazzina bionda si levò in piedi

-Non riusciretea realizzare il vostro obiettivo, i miei compagni vi annienteranno!-

Konan fece finta di nulla, voltandosi e richiudendo la porta dietro si sé, mentre due guardie le facevano la reverenza.

Naruko si sentì piccola e insulsa come uno scarafaggio. Si mise seduta, premendo la fronte contro le ginocchia.

Maledizione.

Dopo due giorni ancora, era chiaro che volessero davvero lasciarla morire.

Le forze iniziavano a mancarle, ogni tanto la vista le si annebbiava. Rimaneva così incosciente e senza riposo, senza distinguere il giorno dalla notte, aspettando la sua fine.

Se ripensava alla sua vita fino ad allora, le lacrime iniziavano a riempirle gli occhi, facendole scuotere convulsamente il petto.

Era sempre stata un'ombra.

L'ombra di Naruto, una copia venuta male. Non aveva nessuna forza portante, nessuno rivolgeva su di lei odio o amore: era semplicemente indifferente.

Era una ninja semplice, aveva fatto il minimo indispensabile, per poi ritirarsi da quella vita.

Nessuno degli amici dell'accademia aveva tentato di fermarla, nessuno le aveva detto che era indispensabile.

Forse una persona c'era stata.

Una copia, come lei.

Un uomo confuso, che si era ritrovata un giorno all'entrata del villaggio.

Madara Uchiha, o almeno, una sua copia. Una reincarnazione, un prodotto artificiale. Due occhi neri che non avevano ancora compreso il loro posto nel mondo, che già puntavano a conquistarlo tutto.

Sapeva che quelli erano i sentimenti di una ragazzina sciocca.

A Madara non importava nulla di Naruko e della sua misera esistenza. Forse, se avesse avuto la volpe, le cose sarebbero andate diversamente... Sì, magari lui l'avrebbe tenuta con se! Non sarebbe stato amore, ma a lei sarebbe andato bene lo stesso.

Invece era lì, a morire accasciata al muro di una torre fredda e umida.

Chiuse gli occhi, stringendo le mani davanti al viso.

Ti prego, aiutami...

Si sentì un boato.

Una grossa esplosione aveva fatto crollare alcuni palazzi fuori dalla torre.

Naruko si destò, con il cuore che le pulsava in petto. Era arrivata la sua ora?

Un altro boato, questa volta più violento, e la parete di fronte a lei cadde come fosse stata di cartone.

Un uomo la guardava da dietro quella polvere e quelle macerie.

Aveva lunghi capelli corvini, un'armatura scarlatta e un'espressione tutt'altro che amichevole.

Tuttavia, a quella visione, Naruko si sentì incredibilmente felice.

Era una di quelle allucinazioni che ti colgono prima di morire?

Non era male dopotutto, morire così. Chiuse gli occhi sfinita, lasciandosi cadere a terra, convinta fermamente che tutto quello fosse solo un sogno.

Eppure , le braccia che la sollevarono subito dopo, sembravano reali.

Erano forti, si sentiva davvero leggera come una foglia.

Aprì le palpebre e la prima cosa che vide fu il suo mento.

Madara Uchiha la stava portando via.

-Non sono venuto a salvarti, mi serve la tua vita, non farti strane idee-

Naruko sentì quelle parole pronunciate freddamente. Chiunque ne sarebbe rimasto sconfortato, eppure, alle sue orecchie, suonavano come le più dolci parole d'amore mai pronunciate.

Annuì, stringendosi a lui.

Non le importava. Sarebbe anche morta, per lui.

Madara non trovò nessuno a ostacolarlo, mentre portava via la prigioniera.

Forse Pain non aveva ritenuto necessario ingaggiare un combattimento contro di lui per riprendersi un prigioniero senza alcun valore.

Madara, dal canto suo, non sembrava turbato. La portò fuori come se non ci fosse nessun pericolo, annientando in un solo gesto le poche guardie che accorrevano.

L'Uchiha non degnava loro nemmeno uno sguardo. I suoi occhi erano fissi verso l'orizzonte, la sua mente stava già pensando a qualcosa di grande.

A Naruko non sembrò cambiato, forse era diventato solo ancora più forte.

Chiuse gli occhi, chiudendosi nella sua realtà personale, immaginando quel sadico Uchiha come se fosse davvero venuto lì per lei.

Era felice.