Anime & Manga > Le situazioni di lui e lei/Karekano
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Autore: Aurore    07/04/2013    0 recensioni
E' un caldo pomeriggio estivo e Miyazawa ha invitato Arima a casa sua per studiare insieme. E se qualcosa li distraesse?
Partecipa allo SfigaFandom Fest 2013 indetto da Fanworld.it.
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Soichiro Arima, Yukino Miyazawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Compiti a casa






Toc-toc.
Miyazawa, inginocchiata davanti allo specchio, nella sua stanza, fa un tale salto che quasi rovescia a terra i trucchi sparsi disordinatamente sul tavolino. Il pennellino del mascara che stava passando sulle ciglia le scivola tra le dita e riesce ad acciuffarlo giusto in tempo prima che cada sul pavimento.
Qualcuno bussa alla porta! È lui! È arrivato, è arrivato!
Perché è sempre così puntuale, accidenti? Non potrebbe essere un po' più simile a certi fidanzati di cui ha sentito parlare, che fanno sempre tardi agli appuntamenti? Così una ragazza ha tutto il tempo di prepararsi con calma.
Con un'unica bracciata afferra il mucchio di trucchi e li infila in un cassetto, poi lo chiude precipitosamente. Non vorrebbe mai che lui vedesse tutta quella roba, senza dubbio ripenserebbe all’aspetto orrendo che Miyazawa ha al naturale. Per fortuna l’ha vista in quelle condizioni solo una volta, ma basta e avanza. Non è mai uscita di casa senza un filo di trucco naturale e delicato sul viso, ma da qualche tempo a questa parte ha notato di essere diventata molto più maniacale per quanto riguarda il suo aspetto e, nonostante tutte le promesse di spontaneità, trascorre ore a prepararsi. Chissà come mai.

Toc-toc.
«Eccomi!» grida Miyazawa, agitata.
Si getta un’ultima occhiata allo specchio, si alza e controlla rapidamente che la stanza sia in ordine e che non ci sia nulla di imbarazzante in giro, come un reggiseno o qualcosa del genere. Poi corre al piano di sotto, scivolando sulle scale. Si aggrappa al corrimano per evitare un capitombolo, atterra sana e salva nel piccolo ingresso e spalanca la porta.
«Ciao, benvenuto!» esclama, un po’ affannosamente.
Arima è lì, di fronte a lei, elegante, tranquillo ed impeccabile come al solito, la cartella di scuola sotto il braccio e un golf poggiato sulle spalle. La fissa con aria perplessa.
«Ciao, Miyazawa. Stai bene?»
Lei sfoggia un gran sorriso. È davvero felice di vederlo. Deve solo calmarsi un po'. «Certo! Perché non dovrei?»
«Sembri… agitata».
«Sciocchezze! Su, entra!»
Arima esita un istante, poi le rivolge uno di quei suoi affascinanti sorrisi capaci di mettere ko moltitudini di ragazze in adorazione. Quando sorride in quel modo, Miyazawa si sente come si sentiva da bambina dopo essere appena scesa dalle montagne russe: stordita, le ginocchia tremanti e la testa e lo stomaco che fanno a gara a che gira di più. All'improvviso ci ha ripensato: non cambierebbe Arima con nessuno. Le va bene così com'è, puntualità svizzera compresa. A malapena si ricorda di chiudere la porta alle sue spalle.
«La tua famiglia è… via?» chiede Arima, con cautela.
Se ne sta in piedi nell’ingresso, un po' rigido, quasi guardingo. Sembra preoccupato e Miyazawa non può dargli torto: l'ultima volta che è venuto a trovarla quando il resto della famiglia era in casa, Kano e Tsukino lo hanno bersagliato di battutine, risatine e domande idiote, sua madre gli ha offerto dei biscotti per bambini a forma di dinosauro e ha blaterato qualcosa sui matrimoni in giovane età, mentre suo padre non ha fatto altro che lanciargli occhiate truci. Comprensibile che voglia starne alla larga.
Miyazawa arrossisce. «Oh, sì, sono tutti al cinema» risponde e nel frattempo impreca mentalmente contro la famiglia folle, impicciona e insopportabile che si ritrova. «Kano e Tsukino hanno trascinato papà e mamma a vedere un film».
Arima appare sollevato, anche se si sforza di non lasciarlo trapelare, e annuisce. Poi scende un silenzio di tomba. Lui fissa il pavimento, Miyazawa un punto sulla parete di fronte a lei. Nessuno dei due si muove né emette un fiato. Hanno già trascorso del tempo insieme, da soli, eppure non riescono ancora ad abituarsi. Ogni volta sembra che tra loro vi sia un muro di imbarazzo e timore che poi si dissolve lentamente con il passare dei minuti, ma all'inizio superare quell’atmosfera è sempre dannatamente difficile.
«Vuoi salire?» propone Miyzawa di scatto, rendendosi conto di aver lasciato il suo ospite in piedi nell’ingresso.
Lui le sorride di nuovo. Sembra già un po' più rilassato. «Certo».
Miyazawa lo precede su per le scale, lungo il breve corridoio e poi nella sua stanza. Non è la prima volta che lui entra lì dentro, ma vederlo vicino al suo letto le mette sempre una certa agitazione. Arima si guarda intorno con educata curiosità.
«Però, che ordine» commenta, poi le lancia un’occhiata furba. «Confessa, Miyazawa, metti a posto la tua camera solo quando vengo a trovarti».
La ragazza fa un salto di un metro e un'espressione di panico monta nei suoi occhi. «No, non è vero! È sempre così… più o meno. Ho soltanto sistemato qualcosa qua e là».
Farfuglia affannosamente, ma ha il sospetto che non le servirà a molto. Arima la fissa divertito e poi lui sa che le abitudini sono dure a morire e che ogni tanto la vecchia Miyazawa fa di nuovo capolino. È piuttosto difficile chiuderle la bocca. Stizzita e imbarazzata, Miyazawa distoglie lo sguardo da Arima, che continua a ridere sotto i baffi, e gli occhi le cadono su qualcosa che la fa trasalire: un vecchio e spelacchiato orsetto di peluche, dall’aria malconcia, abbandonato tra i cuscini del letto. Che ci fa lì, accidenti?! Dovrebbe essere ben nascosto da qualche parte insieme agli altri oggetti compromettenti! Le è sfuggito mentre riordinava la stanza? Fissa il piccolo e innocuo orsetto di peluche in silenzio, come se fosse un orrendo mostro. Se Arima se ne accorge la prenderà in giro per il resto dell’eternità!
In quel momento Arima, incuriosito dalla faccia di Miyazawa, segue la direzione del suo sguardo e vede cosa ha catturato la sua attenzione. Scoppia a ridere.
«E quello? Non l'hai tolto di mezzo?»
Miyazawa capisce subito cosa sta per fare. Conosce quell’espressione negli occhi del suo ragazzo. Lei la chiama sguardo alla Asaba. Si lancia verso il letto, ma lui è più veloce: in un attimo ha afferrato il peluche ed è balzato indietro, verso l’armadio, e ora sventola in alto il suo trofeo mentre Miyazawa gli saltella intorno, frenetica, cercando di recuperarlo e sbraitando spiegazioni e minacce. Ma Arima non la ascolta nemmeno e la prende beatamente in giro.
«Che carino! Cos’è, un ricordo d'infanzia? Che dolce, dormi ancora con i tuoi vecchi peluches? Non pensi che i nostri compagni di scuola dovrebbero conoscere il tuo lato tenero? Domani lo mostrerò a tutti, sei d'accordo?»
«Non è vero, non è vero! Non è mio, è di Kano, l’ha lasciato qui stamattina e… Non è mio, ti dico! Ridammi quel coso, Arima! Ridammelo
Miyazawa, stufa di saltellare, prende lo slancio per afferrare il peluche e finisce addosso ad Arima. Lui nasconde l’orsetto dietro la schiena e con l’altro braccio cinge la vita della ragazza per tenerla ferma. Ride ancora più forte. Evidentemente se la sta spassando. All’improvviso gira su se stesso, tirandosela dietro, e Miyazawa si ritrova al posto di Arima. Sussulta quando lui la spinge leggermente contro l’armadio, bloccandola con il proprio corpo.
Arima sta ancora ridendo, osservando l’espressione da pesce di lesso di Miyazawa, poi sembra rendersi conto di quanto siano vicini. Lentamente torna serio, guardandola dritto negli occhi, anche se sulle labbra gli aleggia ancora un sorriso vago. Quasi si appoggia a lei, facendole sentire la pressione del suo corpo, mentre con un tonfo lascia cadere a terra il peluche. L'oggetto della disputa sembra completamente dimenticato. La sua mano sfiora quella della ragazza, esitante. Fa un sospiro lieve e le sue guance arrossiscono appena. È sempre timido e incerto quando la tocca per la prima volta. Non è semplice, per lui, per un ragazzo che è cresciuto prima in un mondo di violenza e poi in un ambiente rigido e severo, abbandonarsi al contatto fisico, ma quando lo fa, è come se donasse tutto se stesso. 
Miyazawa sente una stretta al cuore per la tenerezza e un brivido correrle rapido lungo la schiena. Ha la pelle d’oca e il respiro accelerato. Arima le accarezza il dorso della mano, poi il braccio, lentamente, delicatamente, ma senza più traccia di esitazione. Le stringe la spalla e si china verso di lei, con la strana sensazione di cadere nel vuoto, come attratto dalla forza di gravità. La bacia. Un bacio leggero, a fior di labbra, all’inizio, poi Miyazawa gli getta un braccio intorno al collo, quasi aggrappandosi a lui, e gli si fa più avvicina, anche se a nessuno dei due sembrava possibile essere più vicini di così. I loro corpi aderiscono perfettamente. Miyazawa stringe una gamba contro il fianco di lui e sospira, mentre il bacio diventa più impetuoso, sensuale, inarrestabile, come il loro desiderio.
Ecco, pensa Miyazawa, questo è uno dei quei momenti. Momenti in cui il mondo sembra ridursi ad una bolla di sapone che racchiude soltanto loro due e fuori il nulla, niente che possa distrarli, fermarli o semplicemente raggiungerli.
Quando sono costretti a separarsi per respirare, restano l’uno incollato all'altra, a guardarsi negli occhi senza battere ciglio. Miyazawa è scossa da brividi violenti e le sembra che il letto ampio e comodo li stia chiamando, complice la solitudine della casa. Ma in teoria non è così che avevano deciso di passare il pomeriggio. Una piccola, piccolissima, ma martellante parte di lei, quella difficile da mettere a tacere, le sta sussurrando che hanno altro da fare. Si schiarisce la voce.
«Ehm… Noi dovremmo… i compiti…» balbetta, sentendosi un’idiota totale.
Pensa che Arima scoppierà a riderle in faccia un’altra volta, invece la fissa in silenzio per un istante, poi fa un sorrisetto e si allontana da lei, lasciando ricadere le braccia lungo i fianchi.
«Sì, hai ragione. Meglio mettersi al lavoro, abbiamo un sacco di compiti».
Eh? Miyazawa spalanca gli occhi, stupita. L'espressione del ragazzo non la convince affatto. Le sembra di intravedere ancora lo sguardo alla Asaba, lì dietro, da qualche parte. Arima sta tramando qualcosa. Cosa? In fondo, però, è vero che ci sono i compiti da fare. Si sono incontrati per quello, non per… il resto dopo, magari.
«Cominciamo da matematica?» propone Arima mentre si siede sul pavimento. È quella la loro postazione quando studiano insieme, seduti o allungati per terra con i libri sul tavolino basso. Ora che si trova di spalle, lei ne approfitta per acciuffare l'orsetto di peluche e ficcarlo nell'armadio alla velocità della luce.
«Sì, va bene» risponde
, ostentando disinvoltura.
Ancora un po’ accaldata, si siede accanto a lui. Tirano fuori libri e quaderni e lei suggerisce di ripassare la teoria prima di iniziare gli esercizi. Meglio fare le cose con ordine. Apre il capitolo alla prima pagina e comincia a leggere silenziosamente. Arriva fino in fondo al paragrafo prima di rendersi conto che non ha capito una parola. Il silenzio profondo della casa, che di solito le facilita la concentrazione, le rimbomba nelle orecchie peggio della baraonda prodotta da Kano e Tsukino quando sono insieme nella stessa stanza. L’unico rumore è il ronzio continuo delle cicale eppure quando rilegge il paragrafo per la seconda volta non ottiene risultati migliori. Le sembra privo di significato. Tutta la sua attenzione converge verso un punto alla sua destra, dove siede Arima, così vicino che basterebbe allungare appena una mano per toccarlo… Trasalisce involontariamente. Per giustificare quel movimento improvviso, si affretta a cambiare posizione e la sua gamba urta contro quella di lui. Perfetto. Arima solleva gli occhi dal libro e la guarda con aria interrogativa. Sicuramente si starà chiedendo il motivo di tutto quell’agitarsi.
«Allora, cominciamo il primo esercizio?» esclama Miyazawa, affannata, cercando di darsi un contegno. Con un certo sforzo, rimette qualche centimetro di sicurezza tra sé ed Arima.
Lui alza le spalle. «D'accordo
».
Sembra indifferente, ma tiene gli occhi bassi e lei non riesce a scorgere la sua espressione. Il fruscio della carta mentre sfogliano i quaderni rompe il silenzio per qualche secondo, poi Arima tempera la sua matita. Miyazawa osserva ipnotizzata il movimento ripetitivo della sua mano. Adora quelle dita così sottili e delicate… Adora sentirle correre sulla pelle, evocando sensazioni di cui lei non conosceva neanche l’esistenza fino a poco tempo fa. Poi solleva lo sguardo e si accorge che Arima la sta osservando. Ha le sopracciglia inarcate e sembra divertito, ma la sua espressione è intensa. A qualunque cosa stia pensando, di sicuro non è la matematica ad accendergli quella luce negli occhi.
«Tutto a posto?» indaga, tranquillo.
«Sì!» risponde lei con voce stranamente alta e squillante e un attimo dopo arrossisce da capo a piedi e prova la fortissima tentazione di sbattere la testa contro il tavolo. Perché le è uscita in quel modo, accidenti?! È stata così… ridicola!
Afferra la matita con gesto stizzito e guarda l’esercizio. La sua concentrazione non è migliorata. Affatto. Adesso invece di un mucchio di parole senza senso, vede un mucchio di numeri senza senso. E il caldo afoso decisamente non aiuta. Le sembra di essere seduta accanto a un fuoco. Al suo fianco sente il respiro lieve di Arima e tutti i suoi sensi si concentrano su quel movimento appena percettibile. Non esiste nient'altro. Neanche una bomba che le scoppiasse sotto il naso potrebbe distrarla. Quando si accorge di aver iniziato a tamburellare con la matita sul quaderno, non ce la fa più.
«Al diavolo!» sbotta e lancia via la matita che rotola sul tavolo e scivola a terra.
«Che c'è?». Arima la sta fissando di nuovo e non sembra per niente dispiaciuto di interrompere lo studio.
Miyazawa ha l’aria stravolta, le guance rosse, il fiato corto e gli occhi grandi e brillanti. «Stai pensando quello che penso io?»
Lui fa un sorriso sghembo. «Dipende. Stai pensando che ci sarebbero cose da fare ben più interessanti dei compiti?»
«Indovinato!»
Ridendo, Miyazawa gli si lancia letteralmente addosso. Arima tende le braccia per prenderla, ma cade comunque all’indietro, sul pavimento, Miyazawa sopra di lui. Non è affatto stupito da quell’entusiasmo, anzi, sembra che lo condivida in pieno. Solleva la mano per scostarle dalla fronte una ciocca di capelli in disordine.
«Chi sei tu e che ne hai fatto di Yukino Miyazawa?» chiede, fingendosi sopreso.
«Quello che tu hai fatto di Soichiro Arima, credo» risponde lei, allegramente.
Arima riesce solo ad emettere uno sbuffo di risata prima che la sua ragazza gli chiuda la bocca con un bacio.


 

 

~ Fine ~









Spazio autrice.
Questa shot è stata scritta per lo SfigaFandom Fest 2013 organizzato da Fanworld.it. Il prompt da utilizzare era "compiti a casa" (che, a causa della mia scarsa fantasia, ho usato anche come titolo...), i personaggi Arima e Miyazawa. Era da sempre che sognavo di scrivere qualcosa su KareKano, anche se me ne sono resa conto soltanto scrivendo questa fanfiction xd. Spero di aver fatto un buon lavoro e di essere riuscita a strapparvi un sorriso. Grazie, alla prossima!

 

   
 
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