Libri > Hunger Games
Ricorda la storia  |       
Autore: AnAngelFallenFromGrace    07/04/2013    4 recensioni
Peeta è stato salvato, portato al Distretto 13 da Capitol City. Ma è tornato cambiato, si è perduto. Questa volta Katniss non resterà a guardare e combatterà per riportarlo indietro.
Forse, se sparissi dalla sua vita, Peeta potrebbe riprendersi, tornare ad un’esistenza quasi normale.
Ma non posso: non so se il mio sia soltanto egoismo, ma una parte di me è convinta che sia giusto rispettare il suo più grande desiderio.
Capitol City l’ha cambiato, si è perduto ed io lo aiuterò a ritrovare se stesso, a ritrovare quel ragazzo che mi ha donato il suo cuore e la cui vita è ormai legata alla mia.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gale Hawthorne, Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
i was made for you photo Iwasmadeforyou.jpg

 

 

All these lines across my face

Tell you the story of who I am

So many stories of where I’ve been

And how I got to where I am

But these stories don’t mean anything

When you’ve got no one to tell them to1

 



 

1.

Even angels have their wicked schemes
and you take death to new extremes.
But you'll always be my hero
even though you lost your mind
.2

 

“Ha cercato di ucciderti” la voce di Gale risuona troppo forte nelle mie orecchie, nel mio cervello, ancora e ancora “Due volte”.

Chiudo la porta dello stanzino delle scorte, sperando in qualche modo di arginare i suoi rimproveri e la sua preoccupazione. Ma è tutto inutile: continuano a perseguitarmi, mentre mi accoccolo contro la parete spoglia e respiro forte, cercando di riprendere il controllo.

Avrei voluto trovare qualcosa da ribattere, avrei voluto trovare le parole giuste per farlo tacere una volta per tutte. Ma quello che fa veramente male è sapere che, in fondo, non c’è nulla da ribattere, perché Gale ha ragione.

L’ hanno riportato indietro, l’hanno rapito dalle grinfie di Capitol City, lo hanno fatto per me, dopo aver commesso il grave errore di non salvarlo dall’arena al mio posto: se volevano il simbolo di una rivoluzione, un sollevatore di popoli, avrebbero dovuto scegliere lui fin dall’inizio, lui e la sua capacità di smuovere i cuori con le sole parole. Ma forse sarebbe stato troppo pericoloso per Coin.

Serro i pugni per la rabbia, così forte che le unghie lasciano marchi scarlatti sulla mia pelle: forse per il distretto 13 e i capi della rivoluzione non è poi un gran male che Peeta sia tornato così cambiato da Capitol City. Del ragazzo del pane, così gentile e buono verso chiunque, resta soltanto un involucro, gli occhi azzurri ora freddi e un sorriso sardonico. Una macchina programmata per uccidere. Me.

Ogni volta che lo guardo non posso fare a meno di pensare a quella notte sul tetto, agli albori dei miei primi Hunger Games.

“Non so bene come dirlo. Solo non voglio... perdere me stesso. Ha un senso? Non voglio che mi cambino, là dentro. Che mi trasformino in una specie di mostro che non sono.”

Ricordo che quella notte non ero riuscita a capire, mi ero chiesta come avrebbe potuto perdere se stesso. Adesso so che il suo peggiore incubo è diventato realtà.

Lo hanno cambiato e hanno trasformato il suo amore per me, quell’illusione che potesse esserci del buono anche in Katniss Everdeen, in odio e  paura.

I medici hanno detto che potrebbe non esserci alcuna possibilità di portarlo indietro, almeno non del tutto. Ma non sono sicura che ci stiano nemmeno veramente provando. Ci sono stati dei progressi, certamente, ma non molti nei miei riguardi.

Io continuo a crederci: dentro di me sento che il ragazzo del pane è ancora lì, da qualche parte.

Stamattina l’ho visto di nuovo: ci stavamo allenando, in preparazione all’ultimo attacco alla capitale, e stavo correndo con il mio arco, cercando di colpire più bersagli mobili possibili, quando in preda alla stanchezza sono inciampata in un uno degli ostacoli sparpagliati per la pista.

Prima ancora che chiunque altro potesse soccorrermi, prima ancora di trovare la forza per rialzarmi, prima ancora che le guardie che non lo abbandonano mai potessero fermarlo, Peeta era già a terra, accanto a me.

Non ci eravamo mai toccati, dal nostro primo incontro dopo il suo ritorno, quando aveva tentato di strangolarmi. I nostri incontri da allora sono sempre stati sorvegliati e si sono evoluti da terribili insulti, invettive e minacce ad insulti velati da meschine battute o indifferenza, che in qualche modo riescono a trafiggermi ancora più a fondo. Ma da allora non ci siamo nemmeno più sfiorati per sbaglio.

Ho sentito il sangue ribollirmi nelle vene, quando le sue braccia forti mi hanno sollevato senza sforzo e mi hanno sostenuto mentre riprendevo l’equilibrio. Le guance in fiamme, ho alzato il capo per guardarlo negli occhi ed è allora che l’ho visto: il mio Peeta, il ragazzo che aveva promesso a se stesso di mantenermi in vita a qualunque costo, convinto che così tante persone avessero bisogno di me e che la sua vita non avrebbe più avuto alcun senso dopo la mia morte.

Lo stupore sul mio viso si specchiava sui suoi tratti, quando mi aveva domandato se stessi bene. L’ho ringraziato appena, non sicura della mia voce, continuando a fissarlo.

Ed è allora che, senza preavviso, Peeta ha cercato di piantarmi una delle mie frecce nel cuore. Ed io l’ho perso di nuovo.

 

Forse Gale ha ragione: dovrei smettere di tentare, lasciar perdere per sempre prima che uno dei due possa farsi del male sul serio. Forse, se sparissi dalla sua vita, Peeta potrebbe riprendersi, tornare ad un’esistenza quasi normale.

Ma non posso: non so se il mio sia soltanto egoismo, ma una parte di me è convinta che sia giusto rispettare il suo più grande desiderio.

Capitol City l’ha cambiato, si è perduto ed io lo aiuterò a ritrovare se stesso, a ritrovare quel ragazzo che mi ha donato il suo cuore e la cui vita è ormai legata alla mia.

 

**

 

“Perché lo stai facendo, Katniss? E’ tutto inutile”.

Le sue parole fanno scattare un campanello nella mia testa, mi riportano nell’arena, davanti ad un Peeta ferito e febbricitante. Ricordo i baci, così finti, per le telecamere. Il mio stomaco si stringe un po’ di più, mentre mi rendo conto che adesso, proprio adesso, darei di tutto per poter poggiare le mie labbra sulle sue. Per fargli ricordare quello che provava in quel momento, per me stessa. Ma scaccio immediatamente anche la sola ipotesi dalla mia testa.

“E’ inutile” ripete Peeta “Finirò solo per farti del male”. Tiene gli occhi bassi, sulla cena che non ha quasi toccato.

Ma non l’ha ancora fatto. E’ passato quasi un mese dall’ultima volta che la mia vita è stata effettivamente messa a rischio. E più di due settimane da quando ha soltanto tentato di farmi del male.

In tutto questo tempo io ho continuato a fare quello che mi riesce meglio in assoluto: disobbedire agli ordini. Mi era stato chiesto di stare il più possibile lontano da Peeta, ed io ho cercato ogni occasione per stargli vicino, per ricordargli che per lui ci sarò sempre: proteggerci e salvarci a vicenda, è questo quello che facciamo.

Alcuni giorni sono stati difficili, tremendamente difficili, non pensavo che le parole, le sue parole, potessero ferirmi così tanto. Ma ho continuato a perseverare, testarda, confidando in qualcosa che per molto tempo avevo dimenticato perfino che esistesse: la speranza.

La speranza mi ha permesso di aggrapparmi ai piccoli miglioramenti quotidiani e a superare le crisi altrettanto frequenti. I ricordi stanno tornando, piano piano, ma sono spesso confusi ed è difficile per Peeta riconoscere la realtà dalla finzione.

“Prima devi riuscire a prendermi” lo prendo in giro, addentando un panino.

Lui non sorride della mia battuta, continua a fissarmi con quel misto di serietà, preoccupazione e dispiacere.

Ingoio molto lentamente, abbassando lo sguardo, e prendo un respiro profondo.

Mi azzardo a sfiorare la sua mano con la punta delle dita, un tocco lieve e quasi invisibile, che però lo fa irrigidire. Tuttavia, non allontana il braccio, ma continua a fissare il suo sguardo incerto su di me.

“Perché mi fido di te” sussurro appena “perché voglio riportarti indietro.”

Per quelli che mi sembrano secoli restiamo in silenzio, mi sembra quasi che anche il mio stesso respiro faccia troppo rumore e così trattengo il fiato. Le sue labbra si schiudono quasi impercettibilmente, sembra voglia dire qualcosa ma forse non riesce a trovare le parole.

Faccio un salto sulla sedia, strappata al mio mondo di speranze e illusioni, quando Peeta si alza di scatto in piedi, lanciando il vassoio con la sua minestra contro la parete. Pezzi di vetro e ceramica volano per la stanza.

“Non dovresti” mi urla in faccia “Non dovresti fidarti di me. Non dovresti continuare ad illudere. Il ragazzo che ti amava non esiste più”.

Si avvicina a grandi falcate alla porta.

“E poi perché ti interessa così tanto? Tu non mi hai mai amato a tua volta” si ferma un attimo sulla soglia, prima di chiedere con voce strozzata “Real or not real?”.

Non riesco a trovare le parole per rispondere e lui se ne va, sbattendo la porta alle sue spalle. Solo allora mi accorgo del frammento di vetro che si è conficcato nel mio polso, che ora sanguina copiosamente.

 

**

 

Non mi stupisco di trovare Gale seduto su uno dei lettini, quando mi dirigo in infermeria per disinfettare la ferita. Solo da poco sono riuscita a convincere Coin e gli altri capi di poter restare da sola con Peeta senza correre rischi, ma, sebbene le sue guardie siano state finalmente allontanate, i nostri incontri sono sempre sorvegliati per evitare l’irrimediabile. E a buon giudizio, sembrano ricordarmi gli occhi di Gale nel momento in cui entro nella stanza.

Dopo aver congedato una delle solerti infermiere, si offre di pulire e fasciarmi la ferita.

Accetto di malavoglia, convinta che presto arriverà una delle sue solite ramanzine e al momento non so se il mio animo, molto più sanguinante del mio polso, potrebbe resistere. Ma Gale rimane in silenzio per tutto il tempo, come se sapesse, senza nemmeno una parola, che non è il momento.

Osservo le sue mani e la sua espressione concentrata e un moto di immensa gratitudine mi pervade, mentre mi ricordo perché lui sia il mio migliore amico e la persona che mi conosce e riesce a capirmi meglio di tutte.

Per questo non dovrebbe sorprendermi quando inizia a leggermi dentro, come se fossi un libro aperto davanti ai suoi occhi.

“Non ti arrenderai mai, non è vero?” ha il suono di una domanda, ma Gale non sta cercando veramente una risposta. Scuote la testa, con un sospiro: “L’avrei dovuto capire molto tempo fa, ma la speranza e la tua confusione mi hanno accecato”.

Accarezza piano il dorso della mia mano, le sue labbra piegate in un raro sorriso che non riesce però a raggiungere i suoi occhi.

“Dal momento in cui ci siamo incontrati in quel bosco, anni fa, abbiamo iniziato ad appartenerci in un modo a cui nemmeno il legame di sangue potrebbe dare un significato, so che riesci a sentirlo anche tu”.

Annuisco brevemente, sentendomi sempre più una Avox.

“Mi ero ormai convinto che le nostre vite fossero destinate anche a concludersi insieme, come amanti, almeno fino a quanto non sei finita in quell’arena e qualcuno ha deciso che fossi destinata ad un altro. Mi sono ripetuto che quei baci fossero solo una finzione e la tua voce che lo confermava non faceva che alimentare il fuoco della mia speranza. E le tue labbra, le tue labbra sulle mie non potevano fare a meno incendiare quelle braci”.

Non riesco più nemmeno a guardarlo in faccia: vorrei scappare, ma la mia mano è ancora tra le sue.

“Ma ora mi rendo conto che è stata soltanto un’illusione. Perché tu non mi ami e mai potrai amarmi come io amo te. Senza accorgetene hai dato il cuore ad un altro e, sebbene tu lo voglia nascondere perfino a te stessa, lo sai anche tu”.

La verità di quelle parole distrugge anche le mie ultime difese: Gale ha ragione, ho cercato di nascondere la testa sotto la sabbia, di non abbandonarmi a quel sentimento che avrebbe finito soltanto con il consumarmi e rendermi più debole. Ma la paura di aver perso Peeta per sempre non mi ha permesso di continuare quella farsa ancora più a lungo, almeno agli occhi della persona che mi conosce meglio al mondo.

E la paura di perdere anche Gale mi ha mantenuto in questo limbo per mesi, ma il suo sguardo disperato e disilluso mi ricorda che è il momento di lasciare andare, per non farlo soffrire ancora di più.

Così, quando dalla sua bocca esce quella stessa domanda a cui non sono riuscita a trovare un risposta neanche un’ora prima, questa volta la mia voce risuona nel silenzio.

“Real or not real?”

“Real”.

Non posso trattenerlo ancora al mio fianco, impedirgli di vivere la sua vita per un’illusione. Su un’altra cosa ha ragione: noi ci apparteniamo e in qualche modo resterà per sempre nella mia vita.

Gale lascia andare la mia mano e mi dà un leggero bacio sulla fronte.

“Tornerà da te”.

 

**

 

Quella notte mi permetto di piangere silenziose lacrime. Per Gale. Per me. Per la mia stupidità.

Stringo la perla che Peeta mi ha regalato nell’arena. Adesso mi sento così fragile. Cosa mi serve ammettere di essere innamorata di qualcuno che non potrà più amarmi? Che continuerà a vedermi soltanto per quello che sono.

Violent. Distrustful. Manipulative. Deadly.

 

 

 

 

1= ‘The story’, Brandi Carlile

2 = ‘Love the way you lie’, Rihanna solo

 

Era da un po’ che non mi dedicavo ad una fanfiction, soprattutto una fanfiction su un libro, ma ho sentito l’esigenza di dare sfogo alla mia piccola ossessione per questi libri (la mia speranza è di estinguerla, ma non sono proprio sicura che riuscirò nel mio intento…).

Ad ogni modo, per quanto in fin dei conti abbia realizzato di aver apprezzato la conclusione della trilogia e il modo in cui sono stati sviluppati i personaggi, ho voluto dare un po’ più spazio a Katniss e ai suoi sentimenti (per questo temo finirà per essere un po’ OOC…).

Grazie per aver letto questo primo capitolo J

Franci

  
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Hunger Games / Vai alla pagina dell'autore: AnAngelFallenFromGrace