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Autore: _fedss    07/04/2013    7 recensioni
"La parte più difficile in una serie TV, è quella di non innamorarsi della propria co-star."
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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*Capitolo 8*

 
 
Con il copione in mano, Stana cammina nel suo camerino, avanti e indietro, dalla porta al divano, dallo specchio al letto. E’ già passato un mese da quando hanno ricominciato a girare ma le sembra solo ieri che Terri l’abbia chiamata per il loro incontro.
La situazione tra lei e Nathan è rimasta invariata. Un ‘ciao’ ogni tanto, qualche chiacchiera di cortesia ma niente più. Le riprese della mini-serie vanno avanti in modo fantastico. Andrew Marlowe e gli altri produttori sono orgogliosi del lavoro. Sembra di essere tornati indietro nel passato.
È così per tutti.
Per tutti tranne che per Stana e Nathan.
A loro non sembra di essere tornati indietro nel passato.
Affatto.
Il loro passato era fatto di baci e abbracci, coccole e battute. Scherzi e risate. Ma non è più così. Ed entrambi devono accettarlo.
Ci provano, eppure ogni tanto si fermano a guardarsi, cercando di non essere notati, si squadrano avidamente, ricordando i dettagli l’uno del corpo dell’altra, desiderando ancora di potersi toccare, accarezzare, come una volta.
 
Stana rilegge la sua ultima battuta per la centesima volta, non riesce proprio a farsela entrare in testa. Così lancia il copione ormai stropicciato sul divano ed esce dalla stanza. Si avvicina al bar ed ordina un caffè forte, le serve a concentrarsi. Mentre aspetta, si siede sullo sgabello guardandosi intorno. Quanto le era mancato quel posto.
Sposta lo sguardo fino ad incontrare la familiare figura di Nathan, è di spalle, non può vederla. Così si perde a fissarlo, non curandosi del caffè passatole dal barista.
Nemmeno si rende conto che lui si sta voltando verso di lei, non pensa a concentrarsi nuovamente sul suo caffè. Nathan ha ancora qualcosa di toccante e attraente. Un fascino semplice, un viso che ispira fiducia. Emana un non so che di positivo, sano.
Anche lui la guarda, e in un istante qualcosa cambia.
All’improvviso Stana rabbrividisce e sente un nodo alla gola. Mentre cerca di venire a patti con quest emozione inattesa, il cuore comincia a batterle forte, le gambe le tremano e prova una strana stretta alle viscere.
L’effetto sorpresa la coglie impreparata. Tutta scombussolata, si chiede cosa abbia causato quell’agitazione che l’ha lasciata all’improvviso disorientata. Non ha più il controllo di niente, a malapena si ricorda dove si trova.
È turbata, profondamente. Incapace di lottare, incapace di riuscire a staccare il suo sguardo da quello di lui. Ora il viso di Nathan le pare nuovamente familiare, come se non avessero passato sei anni distanti.
Come se lo amasse ancora.
 
Nathan saluta suo fratello che è venuto a trovarlo sul set e rigira fra le mani il copione. Sentendo però, uno sguardo su di se, gira la testa e i loro occhi si incrociano davvero dopo tanto tempo.
Quella donna… Nathan sa che dietro la sua dura, fredda corazza si nasconde una persona sensibile e allo stesso tempo complessa.
Quella corazza è stata creata per lui. Per proteggersi dagli uomini come lui, dagli uomini che abbandonano e fanno soffrire.
Sente il cuore cominciare a battere velocemente, come tanto tempo prima. Sente quell’ormai non più familiare formicolio alle mani, dietro le orecchie e sulla schiena.
Non riesce a spostare gli occhi da quelli di lei.
Riesce solamente a muovere dei passi, andandole incontro. Lui non vorrebbe, non ne ha il coraggio, non sa che dirle, ma è come se una forza invisibile lo spingesse.
Non se lo sa spiegare.
Eppure in un attimo è davanti alla donna.
E sorride. Sorridono entrambi.
Il cuore sta per uscirgli fuori dal petto.
Come se l’amasse ancora.
 
“Vuoi un caffè?”, chiede Stana timidamente. Gli fa cenno di sedersi sullo sgabello accanto e lui non se lo fa ripetere di nuovo.
Si siede senza interrompere il gioco di sguardi, allunga il braccio ed afferra il caffè ormai diventato freddo. Ne beve un lungo sorso e lo passa nuovamente a Stana, che lo beve a sua volta.
“Pensavo a te”, dice lui, in un sussurro.
“Come, scusa?”
“Ogni volta che bevevo un caffè, o che passavo davanti ad una caffetteria con lo stesso nome della nostra. Pensavo a te. Ogni volta.”
Stana sorride timidamente, non sa cosa dire. Nathan pensa di averla messa in imbarazzo quindi comincia a scusarsi. Ma lei lo interrompe.
“E’… una cosa carina. Hai viaggiato tanto?”
Il caffè che hanno sono condivisi fino ad adesso è finito, così Nathan ne ordina un altro. Anche Stana ne vuole uno, ma è contenta che lui ne abbia ordinato uno solo.
Ha sentito di nuovo il sapore delle sue labbra mentre si scambiavano il contenitore di cartone. Le era mancato.
“Ho viaggiato. Tanto.” Annuisce. “Ho visto città bellissime…  mi sono divertito.”
“Ah.”
Stana non sa cosa altro dire. Sperava che accennasse al fatto di essere stato male almeno un po’, o che ammettesse di essere stato tanto male, come lei.
Ma si sforza nel fare un sorriso. Poi lui continua.
“Non è stato facile. Andarmene… andarmene non è stato facile. Non senza di te.”
Eccola, la frase che Stana voleva sentire.
“Potevi non farlo. Nessuno ti ha costretto.”
Parlano piano, forse per non spezzare quella magia che era venuta a crearsi poco prima.
“Stana…”, sospira Nathan, ma lei lo interrompe.
“Niente ‘Stana’, Nathan. Sul serio. Va bene così. E’ passato tanto, non ti sto rimproverando. Penso di averla… superata.”
Nathan allunga una mano per afferrare quella della donna. Le accarezza il pollice teneramente.
“Non l’hai superata. Neanche io l’ho superata. Se fosse così, il rapporto tra di noi non sarebbe questo.”
Stana ritrae la mano.
“Non puoi sapere quello che sto provando, non puoi sapere come mi sento, se sto bene o no.” Si alza dallo sgabello ma continua a tenere lo sguardo fisso sull’uomo davanti a se. “Se non l’avessi superata, non starei qui a parlarti. Puoi starne certo.”
Fa per andarsene ma una mano le blocca il polso. È Nathan. La guarda con occhi imploranti.
“Perdonami.”
Stana dischiude la bocca. Non riesce a dire nulla, quindi abbassa lo sguardo, si fissa le scarpe e muove la testa in segno di dissenso. Sente Nathan sospirare.
“E’ tardi”, sussurra lei. “E’ troppo tardi.”
Si libera dalla presa e si allontana, sente lo sguardo di Nathan ancora fisso sulle sue spalle ma resiste a quella vocina che le sta dicendo di tornare indietro e mandare il suo orgoglio al diavolo.
Lo ama ancora?
Non lo sa.
Entra nel camerino e si abbandona con le spalle sulla porta, respira affannosamente. Tira il telefono fuori dalla tasca  e digita velocemente un numero.
Pronto?”
“Papà!”
“Stana? Cosa hai fatto? Hai corso?”
“No, papà, non ho corso”, prende un respiro profondo provandosi a calmare. “C’è la mamma?”
“Certo, te la passo subito. Sicura che sia tutto apposto, amore?”
“Tutto apposto, nulla di grave, ti mando un grosso bacio.”
“Anche io piccola, anche io… Resta in linea.”
Stana ascolta attentamente i rumori, un piccolo botto. Sorride, suo padre avrà sicuramente sbattuto al tavolo dove è poggiato il cordless del telefono. Sente un bip e poi il suono di una cornetta sollevata.
“Stana? Tesoro?”
“Mamma!”
“Che è successo? Tuo padre mi ha detto che era urgente…”
Stana scuote la testa. “Niente di urgente, solo… ho bisogno di vederti. Siete qui a Los Angeles?”
“Certo amore, vuoi venire a cena da noi? C’è anche tuo fratello Chris questa sera.”
L’attrice ci pensa ma decide di declinare l’invito. “No, mamma, mi dispiace, ma ho bisogno di parlare da sola con te. Ti passo a prendere alle otto, ti porto in un posto carino, okay?”
“Va bene, lo dico a tuo padre, sappi che ci rimarrà molto male.”
“Mi farò perdonare. Ora scappo, un bacio, saluta tutti.”
Non da il tempo alla signora Katic di controbattere ed attacca. Va in bagno e si sciacqua il viso, si guarda allo specchio: le leggere occhiaie iniziano a farsi notare.
Esce dal camerino giusto  per cominciare le riprese del giorno.
 
 
La giornata è stata lunga e pesante. I due protagonisti si sono rivolti la parola a malapena dopo il loro incontro al bar. Nathan cercava in tutti i modi di rimanere solo con Stana mentre, lei, cercava altrettanto di evitarlo.
Aveva prima bisogno di un consulto da un’esperta.
Per questo ha aspettato l’appuntamento con la madre con ansia.
Non solo le manca perché non la vede da un po’ ma, vuole anche parlarle della situazione con Nathan ed avere qualche consiglio.
Alle sette e mezza di sera, la canadese è ancora sul set. Si scusa con Andrew e dice che deve scappare, lui sorride rassicurante. Non ci sono problemi. Tutti gli altri, invece, si chiedono cosa debba fare di così importante per non riuscire a finire la scena.
Nathan in primis.
Non si starà frequentando con un ragazzo?!
Sale in auto e sfreccia verso casa, una doccia al volo e si cambia. Guarda l’orologio: le otto. Farà sicuramente tardi. Mentre chiude a chiave la porta di casa, digita un messaggio e lo invia, sperando che la madre riesca a leggerlo.
Un’altra corsa in auto e in meno di un quarto d’ora è davanti la villa dei suoi genitori.
Suona il clacson e vede aprirsi la porta di casa. È la signora Katic, già pronta e con la borsa sotto il braccio, che si chiude la porta alle spalle e si avvia alla macchina della figlia.
Sale e le sorride.
“Hai fatto tardi”, le dice prima di stamparle un bacio sulla guancia.
“Si, lo so, scusa, ma ti ho mandato un messaggio per avvisarti”, si difende.
“Io non ho ricevuto nessun messaggio!”
Stana ride. Ne era sicura.
“Lasciamo stare.” Parte sfrecciando e ride di nuovo nel vedere la faccia spaventata della madre. “Come stai, mamma? Che mi dici?”
“Io sto bene. Tu come stai?! Eri strana oggi al telefono…”
Stana sospira. “Lo so, ma di questo ne parliamo al ristornate.”
“Dove mi porti?”, chiede la donna curiosa.
“Italiano. Stasera pizza.”
 
Arrivano al locale e parcheggiano davanti l’ingresso. Durante il breve viaggio, la mamma è stata brava ad evitare la domanda uomini.
Non vedeva Stana così da tempo. Ha capito quale sia il suo problema.
Ha gli occhi azzurri e si chiama Nathan.
Si siedono ad un tavolo piuttosto appartato ed osservano il menù. È Stana a chiuderlo per prima.
“Si tratta di Nathan”.
Rada sorride ma continua a nascondersi dietro al menù.
“Di qualcosa”, la supplica la figlia.
Esce dal suo ‘nascondiglio’ ancora sorridente. “Lo sapevo”, dice.
Stana sbuffa sonoramente e si appoggia al tavolo con le mani chiuse a pugno sotto le guance.
Come quando era bambina.
“Sono stufa, mamma. È tutto così complicato. Io… l’ho aspettato così tanto e adesso non so che fare. Se fosse tornato qualche anno fa, l’avrei perdonato. Non subito, ma l’avrei fatto. Ma sei anni… sono tanti. Sono troppi.”
Rada ascolta con attenzione, riflettendo.
“Lui che dice?”
“Oggi abbiamo parlato come non succedeva da un po’. Vuole che lo perdoni. Me lo ha chiesto chiaramente.”
“E tu?”
“Non sono pronta. Ci ho provato… ho provato a non avercela con lui, ma sono stata troppo male. Non posso far finta che non sia accaduto nulla.”
La mamma le prende una mano e la stringe forte.
“Nessuno ti chiede di fare questo. Nessuno ti chiede di dimenticare, tantomeno lui. Vuole solo… un’altra opportunità. Puoi dargliela anche senza cancellare il passato.”
“Mi stai dicendo di perdonarlo?”
Rada scuote la testa, Stana si rilassa. “No, tesoro, io non ti dico di fare nulla.” Si interrompe  a causa del cameriere che è venuto a prendere le ordinazioni. Chiedono entrambe una pizza semplice con pomodoro e mozzarella e attendono che il giovane ragazzo si allontani.
“Cosa stavo dicendo?”
L’attrice canadese ride. “Che tu non mi dici quello che devo fare”, le ricorda. “Anche se io vorrei lo facessi…”
E’ la signora Katic questa volta a ridere. “Oh, piccola, sei abbasta matura per decidere cosa fare.”
“Non ne sono più tanto sicura…”
“Cosa provi per lui?”
E Stana risponde di getto, senza pensarci.
“Lo amo.”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


 
 
Ehh, vi ricordate di me?
Credo di no, hahahah
Chiedo scusa, scusa, scusa. Mi dispiace veramente tanto.
Vi lascio con questo capitolo, sperando di riuscire ad aggiornare presto.
Ringrazio la mia amica timida per  essere così adorabile. <3
 
Un bacio,
Feds.
   
 
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