Serie TV > Invasion
Ricorda la storia  |      
Autore: Medea Astra    07/04/2013    1 recensioni
Una diciassettenne si innamora del vice del proprio padre, dieci anni più di lei e un passato particolare alle spalle, come la prenderà il genitore? Saprà distinguere la propria vita privata da quella lavorativa? I suoi rapporti con il suo subordinato saranno sempre uguali o qualcosa cambierà? E se i due un giorno dovessero trovarsi da soli a confrontarsi sulla "donna della loro vita"? Chi ne uscirà vivo?
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Angolo dell'autrice:
Vorrei innanzitutto ringraziare tutti quelli che con pazienza mi hanno seguita fino a questo momento. Chiunque abbia letto, seguito o messo tra i preferiti le mie storie mi ha fatto un magnifico regalo, ha contribuito a dar forma ai miei sogni e a regalarmi grandi soddisfazioni. Un grazie particolare va a tutti quelli che fino ad ora mi hanno recensita e a coloro che lo faranno in futuro ( spero anche per questa storia ), perchè grazie a voi il mio modo di scrivere è migliorato e maturato. Certamente non sono ancora ai vertici ma se sono giunta fin qui è grazie a voi quindi è a tutti i miei lettori, vecchi e nuovi, che dedico questa storia, con la speranza che vi piaccia e vi emozioni.







 


 


Cuore di padre

Entrai nello spogliatoio della caserma per farmi una doccia, era tardi e non vedevo l’ora di tornarmene a casa da Mariel e dai ragazzi. Quella sera avevo voglia di pizza, volevo mangiarla seduto davanti ad una bella partita di basket. Pensavo a una serata tranquilla, una da veri uomini come avrebbe detto anni orsono mio padre; pizza, birra e partita, vita da vero duro insomma. Eppure, quando entrai nella zona riservata agli ufficiali vidi qualcosa che mi turbò e mi riconsegnò alla realtà con una violenza inaudita. Il mio vice, Lewis, era seduto sulla panca, indosso aveva solo dei jeans e il capelli erano ancora umidi, segno di una doccia conclusasi da poco. Poggiato davanti a lui c’era un libro dalla copertina di pelle nera, stava leggendo a bassa voce, lo sguardo concentrato, la fronte corrugata in un evidente sforzo per concentrarsi. Sembrava un attore alle prese con una nuova parte da imparare. Inizialmente non capii cosa stesse leggendo poi, quando il mio sguardo si spostò sulla piccola croce d’oro che gli pendeva dal collo, compresi il motivo di tanto esser assorti: stava pregando. Naturalmente ero a conoscenza della sua profonda fede in Dio, la sua lealtà e la sua semplicità erano stati tra i motivi fondamentali per cui gli avevo offerto un lavoro al ritorno dal suo servizio in Iraq. A pensarci bene però, non conoscevo i motivi di tanta dedizione. Capiamoci, non è da tutti aver un credo così solido prima dei trent’anni, solitamente le persone più credenti sono quelle prossime alla morte pensai, così decisi di avvicinarmi a lui per fare quattro chiacchiere, in fondo da quando aveva iniziato a frequentare mia figlia Kira, il rapporto tra noi si era ulteriormente solidificato ed ero certo che non se la sarebbe presa per qualche domanda un po’ più personale del solito.
“Ciao figliolo, come va?” Chiesi avvicinandomi a lui e dandogli una pacca sulla spalla.
Lui sollevò all’istante gli occhi dalla Bibbia e mi guardò sorridendo, un sorriso sincero come se ne vedono pochi in giro. Per un attimo mi fermai anch’io ad osservarlo. I tratti del viso erano decisi, un accenno di barba gli stava ricrescendo sulle gote. Il petto era scultoreo, ben definito e anche l’unico braccio rimastogli portava gli evidenti segni di un duro allenamento. Certo, guardandolo compresi bene il motivo per cui Kira fosse cotta di lui, era davvero un bel ragazzo e aveva un certo fascino.
“Bene Signore, stavo aspettando qualche minuto prima di andare a prendere Kira, sa, stasera ceniamo da me, la riporterò a casa un po’ più tardi del solito ma non si preoccupi…”
“Oh… non ti preoccupare, mi fido di voi, so che quando sta con te non corre alcun pericolo, piuttosto, vedi di mantenere ai miei occhi l’aria da sant’uomo che hai sempre avuto perché credimi, non mi farebbe affatto piacere ritrovarmi nonno prima del tempo!” Gli risposi io scherzando.
“Ahahahah… non si preoccupi sceriffo, starò attento io alla sua bambina” Mi rispose ridendo felice.
Avevo sempre avuto un ottimo rapporto con lui, fin dai primi giorni in cui lavorammo insieme lui mi stette simpatico e quando Mariel mi disse di aver visto lui Kira baciarsi appassionatamente la cosa non mi diede più di tanto fastidio, nonostante lui sia molto più grande di lei so di potermi fidare, è un grande uomo e più volte me ne ha dato prova.
“Sai Lewis, è da molto che vorrei farti una domanda, ma è un tantino personale quindi se non vorrai rispondermi capirò”
Lui mi guardò un attonito.
“Volevo chiederti se fossi sempre stato così credente o se fosse una cosa nata con l’età. Cioè, io credo in Dio ma non come te, ti vedo spesso pregare, non che sia sbagliato, capiamoci, solo che è strano per me, quindi mi domandavo da dove venisse questo tuo credo…”
Lewis chiuse la Bibbia davanti a sé e scavalcando la panca con una gamba, si mise comodo.
“ Io provengo da una famiglia non credente, né mia madre né mio padre hanno mai pregato Dio per qualcosa e sinceramente nemmeno io da ragazzo pensavo che il Signore sarebbe diventata una delle cose più importanti della mia vita.”
Sospirò, io attesi in silenzio che ricominciasse a parlare. Stavo lì muto come uno scolaro.
“ Diciamo che tutto nacque quando prestai servizio in Iraq, i primi tempi tutto andava bene, alla base certo non era come stare in albergo o a casa però non si stava male, gli orrori della guerra erano lontani. Il peggio arrivò dopo qualche mese. Credo che fossero passati circa tre mesi quando feci la mia prima esperienza in campo. La prima volta ebbi una paura assurda, stavo quasi per farmela nei pantaloni, poi superata la tensione iniziale tutto andò bene e continuò così per circa due anni. Una mattina io e dei miei compagni dovevamo andare a ispezionare un territorio vicino alla capitale, tutto sembrava stranamente tranquillo, per strada non c’era nessuno poi ad un tratto comparve una donna per strada, aveva il viso coperto, ci fece segno d’accostare. Credevamo avesse bisogno d’aiuto, in realtà, eravamo noi quelli in pericolo. Non appena noi ci fermammo lei premette qualcosa sotto il suo abito e si fece saltare per aria. Fu un boato assordante, ricordo dell’aria calda contro il petto e poi più nulla. Con me c’erano tanti amici ma uno in particolare rimarrà sempre nei miei ricordi, si chiamava Josh, era originario del Kansas, aveva una fidanzata dolcissima ad attenderlo al rientro in patria, aveva deciso che quella sarebbe stata la sua ultima missione, poi si sarebbero sposati. Dopo l’esplosione mi risvegliai su una barella portata a mano dai miei commilitoni, vidi i loro visi sporchi di terra e polvere rigati dalle lacrime, provai a chieder loro cosa fosse successo e perché non sentissi più il braccio sinistro. Uno di loro mi guardò con uno sguardo pieno di pietà, immagino credesse che stessi per morire. Poi mi voltai e lo vidi. Il mio braccio non c’era più, al suo posto c’era solo sangue e della cartilagine. Il mio braccio si era staccato di netto dal mio corpo durante l’esplosione. Non rimaneva più nulla, solo il vuoto.”
Io continuavo a guardarlo, parlava con gli occhi chiusi, come se nella sua stessa stesse rivivendo quegli attimi terribili di quattro anni fa. Era poco più di un ragazzo quando accadde. Provai uno strano sentimento nei suoi confronti. Avevo davanti a me un uomo che nonostante avesse la metà dei miei anni ne aveva passate davvero di brutte.
“ Tu eri un marines vero? E il tuo amico, quel Josh non ce l’ha fatta vero?”
“Sì, ero un marines, facevo parte del corpo scelto, ero uno dei migliori secondo i miei superiori. No, Josh non ce la fece, rimase ucciso nell’esplosione, fu proprio inseguito alla sua morte e all’amputazione forzata del mio braccio che scoprii il mio credo. Sa, Signore, all’ospedale non c’era mica molto da fare, mi sono interrogato su molte cose e allora ho scoperto Dio. La mia fede mi ha aiutato molto allora e anche negli ultimi tempi. È grazie ad essa se rimango calmo nelle situazioni peggiori e se non mi perdo mai d’animo.”
Gli sorrisi sinceramente commosso e colpito dalle sue parole.
“ Un giorno mi dicesti che mi eri fedele come soldato ma che prima di esserlo con me lo eri con Dio, quella volta ammetto che mi colpisti parecchio!”
“Beh è ancora così, salvo qualche piccola eccezione” Rise rispondendomi.
“Sarebbe?” Domandai curioso.
“Sarebbe che adesso prima che esserlo con Dio lo sono con Kira signore”
“L’ami davvero molto, si vede lontano un miglio. Io me ne ero accorto prima che voi due aveste la brillante idea di sbaciucchiarvi davanti a Mariel. Il modo in cui vi guardavate, in cui lei ti strinse la mano, quella sera a casa nostra. Diciamo che quando ho saputo che vi eravate messi insieme ero già ben abituato all’idea che tu per lei fossi molto più che un amico.”
Lo vidi sorridere imbarazzato e grattarsi la testa, certamente non si aspettava questo tipo di discorso da parte mia.
“ Sai Lewis, Kira è mia figlia ma prima di esser suo padre sono anch’io un uomo, l’ho vista crescere sotto i miei occhi in tutti questi anni e sinceramente non avrei potuto desiderare un uomo migliore per lei. Per me sei il benvenuto in famiglia ragazzo mio!”
“Grazie sceriffo, grazie davvero, per me conta molto avere il suo appoggio con sua figlia. Prima ha detto che sono innamorato di Kira e non ha torto, fin dalla prima volta che l’ho vista ho sentito qualcosa di speciale dentro di lei poi, conoscendola meglio ho capito che era la donna che volevo al mio fianco per il resto della mia vita, che la volevo come amica, come confidente, come amante e come madre dei miei figli. Lei è speciale ,signore, è tutto quello che ho nella mia vita, farò di tutto pur di renderla felice.”
“Lo so Lewis, grazie per esser stato sincero con me questa sera!”
“ Adesso vado, Kira mi starà aspettando, a domani sceriffo, trascorra una buona serata”
Quella notte quando sentii i freni dell’auto di Lewis stridere a contatto con la ghiaia del giardino mi misi dietro la finestra. Dall’auto scese lui con Kira, con la mia bambina. Lo vidi raggiungere il suo lato e abbracciarla. Lei rideva felice mentre lui la teneva a sé. Quel suo modo di fare protettivo mi ricordava molto me e Mariel all’inizio. Anch’io avevo quest’istinto nei suoi confronti, temevo che qualcuno volesse portarmela via e io mi sentivo in dovere di difenderla. Vidi Kira alzarsi sulle punte dei piedi e baciarlo. Certo, quello me lo sarei risparmiato volentieri dato che non era affatto un bacio casto però che fare?  Rimasi a guardarli ancora qualche minuto, lui seduto sul cofano dell’auto e lei accoccolata al suo petto. Erano davvero una bella coppia. Dopo una ventina di minuti lo vidi accompagnarla verso l’uscio di casa, stettero lì qualche minuto, sicuramente si stavano scambiando le ultime tenerezze della serata, poi sentii l’uscio di casa aprirsi per poi richiudersi alle spalle di mia figlia. Vidi Lewis aspettare che lei fosse entrata per  poi andarsene verso casa propria.
“È  proprio un bravo ragazzo” disse Mariel rigirandosi sotto le coperte. "Lo so, il migliore che io conosca"
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Invasion / Vai alla pagina dell'autore: Medea Astra