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Autore: Carmen Black    08/04/2013    5 recensioni
Paul, dopo l'ennesimo litigio con un membro del suo stesso branco, si allontana, ritrovandosi sulla spiaggia. E' lì, che immerso nelle sue riflessioni, intravede una sagoma da lontano. " Un pazzo suicida ", lo definisce.
Ma più la sagoma si avvicina, più i suoi contorni prendono forma e lui viene sorpreso da un evento che cambierà irrimediabilmente la sua vita. Per Sempre.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Paul Lahote, Rachel Black
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Nessun libro/film
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Rachel

 
 
Paul doveva essere impazzito. Letteralmente!
Si comportava come un bambino dell’asilo e mi aveva fatto fare una pessima figura davanti alle mie amiche; prendermi come un sacco di patate e correre via, era l’ultima cosa che mi aspettavo che facesse e avevo capito anche il motivo di quel gesto: il mio fidanzato era geloso marcio del fatto che stessi facendo il Kamasutra veloce, mezza nuda, dietro casa di Emily.
Che cosa credeva che non avevo scoperto come lui e quel deficiente di Jared chiamavano l’aerobica?
Si mandavano persino degli stupidi sms lui e i suoi amici, come se non avessero mai visto un gruppo di ragazze fare esercizio fisico.
Paul non era molto astuto in certe questioni, per cui non si preoccupava di cancellare gli sms che gli arrivavano, per questo lo avevo scoperto sin dall’inizio. E vorrei sorvolare sul fatto che lo chiamasse il suo appuntamento delle 12 in punto.
Ecco perché anche Kim si era unita a me e poi di conseguenza tutte le altre ragazze, per fargliela pagare!
Se un uomo crede di poterla fare a una donna è davvero uno stupido.
Però adesso proprio non capivo proprio la sua espressione da cane bastonato e quel tono di voce serio. Per un attimo mi preoccupai che fosse successo qualcosa di grave.
«Che cosa sta succedendo, Paul?».
Lui prese un grosso respiro e poi si avvicinò di un passo.
Sbarrai gli occhi e per qualche secondo smisi di respirare. Mi faceva un certo effetto, devo ammetterlo.
«Devo dirti una cosa…», quasi sussurrò.
«Davvero?», balbettai.
«Sì, Rachel. Anzi a dire il vero ti devo fare vedere una cosa».
Intrecciò le dita alle mie e mi baciò una tempia con fare dolce, poi iniziò a camminare di nuovo verso il villaggio. Durante il percorso non aprì bocca mentre io morivo dalla curiosità di sapere che cosa dovesse farmi vedere e il motivo di tutto quel mistero. Solitamente Paul non sapeva mantenere i segreti… No, decisamente.
«Perché non mi dici che cos’hai in mente?».
«Perché vuoi rovinarmi la sorpresa, Rachel?».
«Spero che non sia un’altra delle tue trovate per farmi stare lontano dalle ragazze».
«Mi credi così subdolo?».
«No, peggio…».
Paul sbuffò afflitto e poi mi fece entrare in casa sua. Si fermò nel piccolo spazio tra la cucina e il salotto e mi venne di fronte.
«Chiudi gli occhi», sussurrò dandomi un bacio. Lo disse con una tale tenerezza che non potei fare a meno di accarezzargli il viso e poi stringerlo a me.
«Mi hai fatto venire qui perché vuoi approfittarti di me?».
«Ti piacerebbe eh?».
Gli diedi un pizzicotto e lui mi strinse forte, baciandomi la fronte, poi si staccò da me allontanandosi. Lo sentii borbottare qualcosa riguardo a una certa nonna Adeline, ma non ne fui sicura.
Sentii un fracasso prolungato e le sue imprecazioni per qualche istante, prima di avvertire di nuovo la sua presenza vicino a me.
«Apri gli occhi amore».
Feci come mi chiedeva e me lo ritrovai davanti con le mani dietro la schiena. Che stesse nascondendo qualcosa?
«Credo che sia arrivato il momento di fare le cose sul serio», disse conciso e convinto della sua affermazione. «Dopo aver vissuto insieme per via del College, ritornare alla normalità, vederci una volta ogni tanto…», si strinse nelle spalle. «Non mi basta».
Ebbi un tuffo al cuore e sorrisi impercettibilmente. Io avevo un ragazzo d’oro. Nessuno mi avrebbe amato come faceva e come avrebbe fatto lui ed ero felice di averlo incontrato sul mio cammino.
«E a che cosa hai pensato?».
«Una cosa che credo ti piacerà. Purtroppo però devo seguire certe tradizioni se non voglio problemi… per cui…».
Portò un braccio in avanti e mise il pugno chiuso della sua mano fra di noi, poi lo aprì rivelando un… anello.
«Paul…».
«Cosa?», disse un po’ agitato.
Guardai il piccolo anello sul suo palmo e mi venne un nodo in gola. Era d’oro bianco intrecciato e all’estremità c’era un diamantino che brillava. Era semplice e prezioso.
«Io non so che cosa dire…».
«Beh… potresti iniziare a dire se accetti o no».
«Mi vuoi sposare?». Lo guardai con occhi lucidi pieni di commozione.
«Emh… Rachel».
«Io ti adoro, amore mio!», esclamai buttandogli le braccia al collo.
«Rachel stai fraintendendo!», disse in difficoltà.
«Come?», chiesi delusa. «Perché starei fraintendendo?».
«Per il matrimonio è presto…», ridacchiò toccandosi la nuca. «Magari fidanziamoci ufficialmente prima».
«Oh…».
Oddio! Avevo preso un abbaglio gigantesco! Che vergogna! Mi sentivo un tantino patetica.
Paul mi prese la mano e mi sorrise, infilandomi l’anello all’anulare.
«Ti sta a pennello».
«Sì», concordai osservandolo. «Avresti potuto metterci una scatoletta almeno», lo presi in giro.
«Cianfrusaglie! Meglio andare subito al punto», mi baciò accarezzandomi i capelli e poi mi guidò di nuovo fuori casa.
Era già finito tutto? Perché non mi spiegava il significato di quel gesto? Che tradizioni doveva seguire?
«L’anello apparteneva a mia nonna Adeline, sai?».
«Un anello di famiglia? Sono davvero fortunata ad aver trovato un fidanzato che mi tratta con tale riverenza».
«Lo penso anche io», disse toccandosi il petto con fierezza.
«E come mai questo gesto?».
«Altrimenti non avrei potuto fare il passo successivo, quello che farò tra poco, perché tuo padre mi avrebbe rotto le scatole».
Gli diedi una piccola spallata. «Hai qualche altra sorpresa per me?».
«Sai che cos’è questa?», mi chiese facendo penzolare una chiave davanti agli occhi.
«Emh… una chiave?».
«Esatto. Che tipo di chiave?».
Mi grattai una tempia e la guardai per bene, ma sinceramente non la riconoscevo e non mi diceva niente. Era una semplice chiave verde con un portachiavi a forma di margherita.
«Non saprei».
Lui mi sorrise, più del dovuto. Fece il cosiddetto sorriso a trentadue denti.
«Questa è la chiave della nostra futura casa».
Mi circondò le spalle con un braccio e mi guidò lungo un sentiero, fischiettando con spensieratezza, mentre io stavo per morire di crepacuore. Una casa tutta nostra? E da quando?
«Questa… è una… sorpresa?».
«Certo amore, non ti piace?».
«Certo!», esclamai saltandogli al collo. «Non capisco come fai a essere così tranquillo! Io sto per morire!».
«Ci ho già fatto l’abitudine all’idea di passare la vita insieme a te, ecco perché sono rassegnato», ridacchiò.
Gli diedi un morso sul collo, lui al contrario mi baciò una spalla.
Mi sistemai per bene cavalcioni su di lui e Paul mi portò in braccio fino alla nostra destinazione, continuando a parlare con me e a baciarmi.
Era la notizia più bella del mondo, quella. Io e il mio Paul avremmo vissuto nella stessa casa!
Beh, avevamo già vissuto insieme al College, in una camera, ma stavolta era diverso. Era una casa della Riserva e la nostra convivenza non era dovuta alla lontananza dalle nostre abitazioni, quella era una cosa voluta. Una cosa seria con tanto di anello!
«Eccoci qui», sussurrò Paul sulla mia bocca.
Ci girammo insieme verso una piccola casetta, ma entrambi non ci aspettavamo proprio che fosse… in quella maniera.
«Oh merda», sibilò Paul mettendomi giù. Si avvicinò alle scalette del portico e sollevò la testa fino al tetto. «Ma nonna Adeline!», urlò verso il cielo. «Il tuo unico nipote meritava questa grave ingiustizia?!».
Ne seguì un lungo e misterioso silenzio. Alcuni uccelli uscirono dalle finestre rotte del piano superiore e c’erano scricchiolii dappertutto.
«Solo perché mi sono dimenticato di portarti quelle dannate margherite! Cara nonnina sono solo cinque mesi! Non è tanto!».
Mi chiesi che diavolo stesse blaterando quel pazzo del mio ragazzo. Ora parlava anche con i defunti, davvero confortante.
«Rachel!», esclamò Paul disperato. «Questa sarà la nostra casa».
«Emh… amore sai che ti amo e con te verrei dappertutto, ma credo che questa casa non sia più agibile».
«Lo sarà. Molto presto», disse con tono minaccioso, poi mi venne di nuovo accanto e prese le mie mani nelle sue.
«Quindi è un sì?», sussurrò baciandomi. «Stai accentando di venire a vivere con me?».
Ricambiai il suo bacio e gli accarezzai il viso. Come poteva solo dubitare che non avrei acconsentito? Lui era la cosa più bella e importante che mi fosse mai capitata in vita mia.
«Sì».
«Allora devo mettermi subito al lavoro per mettere a posto la casa».
«Ci lavoreremo insieme», dissi abbracciandolo.
«Insieme», sussurrò sulla mia bocca.
Una trave si staccò all’improvviso dal portico e ricadde a terra con un tonfo secco. Entrambi ci girammo a osservare la scena e poi scoppiammo a ridere.
«Rachel c’è un’altra cosa che dovremmo fare insieme».
«Di che cosa si tratta?».
«Portare le margherite a nonna Adeline altrimenti sarebbe capace di farci crollare la casa addosso».
Scoppiai a ridere ancora più forte. «Quindi l’anello, la casa e anche il tuo gruzzoletto, provengono dalla tua cara e generosa nonnina?».
Paul guardò verso l’alto pensieroso. «Già».
«Quindi di tuo non hai fatto proprio niente».
«Amore, io ci metto la presenza che mi sembra già tantissimo».
Storsi le labbra e lo presi per mano dirigendomi verso il cimitero. Nonna Adeline meritava tutte le margherite che voleva.
«Andiamo dalla nonna. Chissà stavolta mi fa la grazia di cambiarti il cervello», ridacchiai sotto i baffi.
«Spiritosa».
«Ti amo».
«Non ti meriti le mie buone parole, visto l’offesa. Ma ti amo anche io».


Angolino Autrice

E anche questa storia è arrivata alla fine, mamma mia come mi dispiace! E' sempre così quando mi finisce una storia. :(
Ringrazio tutti coloro che mi hanno seguito e recensito e hanno apprezzato questo mio piccolo lavoro. Un ringraziamento speciale ad Alessadra, perchè senza di lei la storia non sarebbe nata.
Alla prossima storia! <3 <3 <3 I Love You!

  
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