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Autore: CharlotteisnotReal__    08/04/2013    2 recensioni
Proprio mentre aveva ricominciato ad odiare se stessa ed ad addossarsi la colpa di tutto, come era stata solita fare, la voce di quel ragazzo che l'aveva tanto consolata in passato le risuonò nelle orecchie.
Per quanto dalla sue labbra sputasse solo rabbia, celanti un inimmaginabile dolore, Dakota si sentì sollevata ed un senso di conforto riempì il vuoto che poco prima le si era creato dentro.
Thomas, anche se inconsapevolmente, era riuscito nuovamente a strapparle un sorriso, quando dalle casse di scarsa qualità della sua radiolina portatile fu udibile il suo grido disperato: "Non è giusto".
Song-fic tratta da "Stay Together For The Kids" :)
Genere: Malinconico, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Tom DeLonge
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate
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Remember It
 

It was mine, so when your dead and gone, 
will you remember this night, twenty years now lost, 
It's not right!

 

Marzo, 2002
Non era ancora primavera, eppure Dakota, dalla finestra della sua cucina, già vedeva le rondini migrare e, inspirando, poteva sentire il profumo degli alberi in fiore.
Quella mattina non era andata a lavoro, era stanca e non ne aveva voglia, così si era finta malata. Fumava, serene, una Lucky Strick, poggiata al davanzale, ammirando il raggi del sole filtrare dalla coltre di foglie dell'albero di fronte al suo appartamento ed ascoltando, con disinteresse, la radio.
Era finalmente felice, dopo lunghi anni di sofferenza era riuscita a ritrovare la pace interiore ed il sorriso era tornato sulle sue labbra.
 
Aspirò avida una boccata di fumo, mentre un uccellino le si era avvicinato; aveva bevuto dell'acqua dal sottovaso dei suoi fiori ed ora la osservava sorridere. Il passerotto cinguettava, come se lei potesse capirlo, ma la ragazza era ormai come assente.
I suoi occhi erano spenti, e le sue orecchie  tese ad ascoltare le parole di una canzone che stavano trasmettendo ed un senso di vuoto le si stava formando dentro.
Dakota riconobbe in quelle parole se stessa, le gambe cominciarono a tremarle ed il posacenere, che teneva stretto, le scivolò di mano,  scagliandosi al suolo e spaventando l'uccellino che volò subito via.
In un attimo si ritrovò a rivivere la sua infanzia e le lacrime cominciarono a rigarle il volto.
 
Si ricordò di quando sua madre s'ingelosiva di suo padre e di quanto poco si fidasse di lui. Si ricordò come questo portava i suoi genitori litigare ed infine il padre abusare violenza sulla moglie. Dakota era lì, era sempre lì. Non c'era giorno i cui, non li vedesse litigare e non piangesse, rannicchiata in un angolo di casa, chiusa in se stessa.
Odiava sua madre tanto quanto suo padre, ed era solo una bambina. Uno degli esseri più innocenti che possano esistere e si era vista strappare con così tanta crudeltà la sua felicità dalle persone che non avrebbero dovuto darle null'altro che amore.
Si chiedeva perché ci fosse tutto quel dolore in casa sua, perché i suoi genitori si comportassero così e continuava a pregare affinché tutto quello potesse finire.
Crescendo si era arresa, aveva capito che non poteva farci niente ed era sicura che nessuno avrebbe potuto cambiare le cose, così scappava via. Non voleva assistere ad un ulteriore scempio in casa sua e se ne andava, rifugiandosi al parco e prendendo a pugni e calci qualsiasi cosa le capitasse sottomano. 
 
Era proprio così che Thomas l'aveva conosciuta, passeggiando al parco era stato colpito da un sasso, che la allora quattordicenne aveva calciato per aria. Da quel giorno furono amici inseparabili, per Dakota il ragazzo era diventato il punto di riferimento che i suoi genitori non erano mai stati. Ogni qualvolta lei sentisse il bisogno di scappare andava da lui e, rannicchiata fra le sue braccia, piangeva a dirotto, mentre il ragazzo le ripeteva che non era giusto. E non lo era per entrambi.
D'altronde chi meglio di Thomas poteva capirla? Erano finiti nello stesso schifo e reciprocamente  riuscivano a risollevarsi e a non mollare.
Fra una lacrima ed un sorriso era sbocciato l'amore e crescendo, negli anni, avevano imparato ad esser l'uno la felicità dell'altro. Se Dakota aveva ripreso a veder il lato buono dell'amore e a sorridere grazie a Thomas, sempre grazie a lui aveva perso nuovamente il sorriso.
Come ogni amore adolescenziale anche i due, alla fatidica età della ribellione, i diciassette anni, avevano vissuto i loro alti e bassi, ma essendo testimoni entrambi di esperienze mal finite avevano ceduto alla debolezza, preferendo dirsi addio e rinunciare al loro amore, che lottare per poi trasformarsi nei mostri che erano stati, prima dei due, i loro genitori. 
 
Inghiottita dal ricordo della sua infanzia infelice ed al suo grande amore perduto era crollata in lacrime e si dava della stupida perché a ventisei anni non poteva permettersi di soffrire ancora per due ignobili persone, che altro non avevano fatto che procurarle un dolore, ahimè, sempre presente in petto. La ragazza tornò a sentirsi sola, come prima che Thomas entrasse a far parte della sua vita mentre quella canzone ancora le scagliava addosso il suo rimpianto più grande, l'aver allontanato l'unica persona davvero importante della sua vita. Proprio mentre aveva ricominciato ad odiare se stessa ed ad addossarsi la colpa di tutto, come era stata solita fare, la voce di quel ragazzo che l'aveva tanto consolata in passato le risuonò nelle orecchie.
Per quanto dalla sue labbra sputasse solo rabbia, celanti un inimmaginabile dolore, Dakota si sentì sollevata ed un senso di conforto riempì il vuoto che poco prima le si era creato dentro.
Thomas, anche se inconsapevolmente, era riuscito nuovamente a strapparle un sorriso, quando dalle casse di scarsa qualità della sua radiolina portatile fu udibile il suo grido disperato: "Non è giusto".
Quelle parole furono la goccia che fece traboccare il vaso, per Dakota, che solo allora capì quanto il ragazzo le mancasse realmente.
 
Spense in malo modo la radio prima che la canzone finisse e, con lo stesso fare, aprì svogliatamente un cassetto del ripiano della cucina per poi estrarre una rubrica vecchia e  malconcia. Prese a sfogliarne le pagine non curante del fatto che le stesse rovinando più di quanto non fossero già. Si fermò alla "K".
Chiamò Kari, la sorella di Thomas, l'unico membro della famiglia DeLonge con il quale aveva mantenuto i contatti, e si fece lasciare un recapito telefonico di Thomas, impaziente di risentirlo.
 
«Pronto?».La ragazza ebbe un brivido nel sentire quella voce un tempo giovane e vivace, ora  così seria e matura. «Tom? Sono Dakota...». Rispose la ragazza, ancora scossa dal pianto. «Dakota?».Domandò incerto e incredulo il ragazzo. La mora non riusciva a parlare, le parole le morivano in peto e la voce le si bloccava in gola. «Sì, Tom. Sai, il mio rifugio..? Ecco io...». La ragazza non sapeva cosa dire, solo le uscivano incomprensibili farfugli. “Mi manchi” avrebbe voluto dire, ma l’unica cosa che le venne in mente fu: «Fanculo a me!».Sbottò irritata, lanciando il cellulare via dalle sue mani. 
 
Erano passati neanche venti minuti, e Thomas era là, sulla soglia di casa sua.  
Le gambe della ragazza cedettero, quando aprendo la porta rivide i suoi calorosi occhi color castagno e, prima che potesse cadere, Thomas era corso a stringerla fra le sue possenti braccia.
Dakota pianse, pianse come non mai. Si ricordò delle notti passate insieme, l'uno abbracciato all'altra, delle lunghe chiacchierate nonsensi, nella quale il ragazzo la coinvolgeva, e delle serate passate a ricordare sotto le stelle, nella speranza che un qualche essere, venuto da un'altro pianeta potesse rapirli e cancellargli dalla memoria ogni singolo brutto ricordo.
«Mi sei mancata».Sussurrò fra i suoi corti capelli nero pece, Thomas. «Anche tu».Soffio debole lei, contro il suo petto. «Perché mi hai chiamato solo adesso, dopo tutti questi anni?». Domandò straziato, lasciandole un bacio sulla fronte. «La domanda giusta sarebbe come fai a sapere dove abito».Accennò una risata la ragazza, nascondendo ancora di più il viso nell'incavo del collo di lui, ispirandone il profumo. «Kari mi ha detto che siete rimaste in contatto, è stato facile farmi dare il tuo indirizzo. - Rispose compiaciuto. - Ora tocca a te».
Dakota prese a disegnare cerchi immaginari sul petto del moro, poi respirò affondo; «Ho sentito il tuo nuovo pezzo, cioè quello dei Blink-182, alla radio».Ammise poi, nello sconforto. «Oh».Sussurrò solo il ragazzo, preso dai sensi di colpa. «Thomas ho fatto un grandissima cazzata, sono stata una stupida. Avrei dovuto lottare per noi e non...».Le parole si persero a mezz'aria, quando il tocco delicato delle carezze di Thomas arsero vive sulla pelle delle sue candide guance.
«Lo so. - Annuì consapevole il ragazzo, puntando i suoi intensi occhi scuri in quelli spenti e chiari di lei -. Ma ho anche io le mie colpe». Disse carezzandole il viso ancora una volta. «Thomas, io non ti ho mai dimenticato e dammi dell’idiota se dico di amarti ancora». La ragazza provò a baciarlo, ma Thomas scostò il viso. «Dakie, io sono ormai sposato da quasi un anno, fra meno di quattro mesi avrò un figlio e… -Si bloccò, a corto di parole- E sì. Dannazione ti amo ancora, ma non mi puoi chiedere di fare questo alla mia famiglia, non puoi». Thomas si vergognò di se stesso. Nonostante sapesse che tutto quello era sbagliato, che amarla non era corretto, non riusciva ad allontanarla da lui, anzi, la strinse ancor più forte a sé.
«Ti amo». Sussurò Dakota, cercando di trattener le lacrime, tradita dal suo singhiozzare. «Ti amo anche io, ma tutto questo non è giusto». A quelle parole la ragazza non riuscì a trattenersi e scoppiò in lacrime, ancor stretta fra le braccia di Thomas, stretta nel suo rifugio.
«Ti amo, anche se non è giusto». Sussurrò ancora una volta lei, beandosi per l’ultima volta del profumo del suo tanto amato Thomas…
 

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«Fanculo a me!».
 
Charlie's:
Hola! 
Eccomi qui, di nuovo ad intasare di schifezze questa sezione! :)
Spero vivamente che la storia vi sia piaciuta, perché io ci sono legata moltissimo. Purtroppo come Dakota -e credo molte altre di voi nel fandom- ho vissuto sulla mia pelle il dolore della separazione dei miei e in una sera, presa dallo sconforto, ho voluto scrivere di questa Dakota (
Kristen Stewart nei panni di Joan Jett) per liberarmi un po' e spero che le emozioni con cui ho scritto vi siano state trasmesse. :)
Fatemi saere cosa ne pensate, ci terrei molto. 
Un bacio, Carlotta. 



 
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