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Autore: Mon    08/04/2013    3 recensioni
Una delle cose che, invece, Laura adorava del suo lavoro, era quella di poter andare ai concerti e poterli vedere da una posizione assolutamente privilegiata. Stare al fianco del palco e vedere allo stesso tempo la band che si esibiva e il pubblico che cantava tutte le canzoni a memoria era una delle cose che la emozionava maggiormente.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'The Gambler'
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Salve a tutti. Che dire, niente di speciale. Questa storia l'avevo in mente da un po', ne ho scritto un pezzo, ma poi non ero sicura di volerlo pubblicare. Ci ho pensato un bel po',  poi ho deciso di farlo.  La storia non è finita, quindi mi scuso già da subito con chi avrà voglia di leggerla se non riuscirò ad aggiornare con continuità.
Semplicemente spero vi piaccia. Qualsiasi commento è ben accetto, anche quelli negativi. 
A presto.
Mon.




Laura era sdraiata sul divano, una tazza di the fumante poggiata sulla pancia e stretta tra le mani per scaldarsele un po'; poteva non sembrare, ma in quel momento stava lavorando. Laura, infatti, era un critico musicale e quella era la sua posizione prediletta per riuscire a dare il meglio di sé, capire appieno il senso dell'album che stava ascoltando, per poi dare un giudizio, buono o cattivo che fosse.
Quel giorno era, però, successo qualcosa di insolito. Il suo capo le aveva affidato un nuovo cd da ascoltare, era un gruppo che le era sconosciuto, di cui lei aveva già sentito parlare nell'ambiente in cui lavorava, ma non aveva mai avuto l'occasione di riuscire ad ascoltare una loro canzone. Quell'occasione era capitata quel pomeriggio; era arrivata a casa incuriosita, soprattutto per i commenti che alcuni suoi colleghi avevano fatto, si era cambiata, si era preparata il the e si era sdraiata sul divano. Con il telecomando aveva acceso lo stereo e si era messa in ascolto. La prima traccia era semplicemente un'introduzione, ma subito Laura fu colpita dalla voce del cantante.
Quando questa finì, Laura ascoltò attentamente la seconda canzone: si chiamava Some Nights. Non poté fare a meno di apprezzare la voce che usciva dal suo stereo, così atipica, ma così bella. Chiuse gli occhi e rimase in ascolto fino alla fine della prima canzone, poi li riaprì. Un brivido le corse lungo la schiena ed era successo solo un'altra volta in tutta la sua vita, tanto tempo prima, che una voce riuscisse a farle provare quella sensazione: era stato quindici anni prima, quando si era innamorata della voce di Billie Joe Armstrong, il cantante dei Green Day.
Spalancò gli occhi e si mise a sedere sul divano. Si guardò attorno cercando con gli occhi il suo portatile: era appoggiato sulla sedia del tavolo che ornava la sua cucina. Si alzò di scatto e andò a prenderlo, lo accese e controllò il nome del cantante. Quando lo trovò, si compiacque di aver impiegato poco più di dieci secondi: il ragazzo si chiamava Nate. Cercò qualche altra informazione sul suo computer, mentre in sottofondo passavano le note di una canzone che aveva come titolo Carry On. Quando Laura ebbe finalmente trovato tutto quello che cercava, prese nuovamente in mano la sua tazza di the, si rimise sdraiata sul divano e ascoltò tutto il cd. Non succedeva quasi mai, se non con alcuni album particolari, ma dopo la prima volta, Laura ascoltò l'album per almeno altre quattro volte quel pomeriggio. Decise di alzarsi quando ormai fuori si era fatto buio ed era arrivata l'ora di mettere qualcosa sotto i denti.
Quelle canzoni le erano rimaste in testa, quella voce la sentiva risuonare nella sua testa, era come un tarlo che non riusciva a togliere. Aveva cominciato a preparare la sua insalata, aveva preso un petto di pollo e lo aveva messo sul fuoco a rosolare poi si era girata e aveva guardato lo stereo. Il cd era ancora dentro, l'unica cosa che bastava fare era premere il bottone del telecomando per poter far ripartire la musica. Decide si resistere a quella tentazione, ma era troppo forte. Non ci riuscì. Quella musica, quella voce l'avevano catturata troppo. Si asciugò le mani, prese il telecomando appoggiato sul divano e accese nuovamente lo stereo. La voce di Nate partì nuovamente e lei si ritrovò a battere un piede e a tagliare le carote a tempo di musica.
Sorrise; era questo che amava del suo lavoro. Tutta la sua giornata girava attorno alla musica, le piaceva scoprire nuovi gruppi, ascoltare sound sempre diversi, le piaceva poter dare un giudizio, lei, che con la musica era cresciuta, era diventata grande accompagnata da uno stereo e da un grande scaffale dove poter andare a pescare il cd preferito, a seconda dell'umore della giornata. Doveva, per questo, ringraziare sua madre, che l'aveva cresciuta a pane e rock'n'roll: Beatles, Rolling Stones, The Doors, The Clash e chi più ne ha più ne metta.
Per la sua vita non poteva immaginare altro se non qualcosa che avesse a che fare con la musica; suonava la chitarra, ma non era mai riuscita a trovare qualcuno con cui poter formare un gruppo. Tutti i suoi amici, delle medie e delle superiori, non erano così appassionati, nessuno aveva mai accettato l'idea di cominciare a suonare per poter condividere con lei quella passione. Laura, però, non si era persa d'animo; voleva lavorare con la musica e quindi aveva deciso di cominciare a scrivere di musica su qualche giornale locale. Scrivere era un'altra delle sue grandi passioni, quindi quel che aveva iniziato per gioco, piano piano l'aveva cominciato a prendere sul serio.
Era stata fortunata, perché qualcuno aveva notato i suoi scritti e l'aveva contattata per un importante giornale di musica. Lei ne era stata felicissima; aveva accettato un periodo di prova di un anno, dove era stata costretta a fare i lavori più diversi, ad esempio portare il caffè al capo, fare le fotocopie per i suoi colleghi più famosi, gettare la spazzatura e cose così. Poi le era stata data la grande occasione: andare ad un concerto dei Muse e recensire lo spettacolo. Non se lo era fatto ripetere due volte, aveva dato il meglio di sé, lavorando sull'articolo per tutta la notte; lo aveva riletto talmente tante volte da ricordarselo a memoria anche a distanza di cinque anni. L'articolo era piaciuto, era stato pubblicato e il lavoro le era stato assegnato in maniera definitiva. 


But I like to think
I can cheat it all
To make up for the times I've been cheated on
And it's nice to know
When I was left for dead
I was found and now I don't haunt these streets
I'm not the ghoast you want for me


Quel pezzo le piaceva tantissimo, lo aveva già imparato a memoria. Continuò a tagliare le carote da mettere nella sua insalata con il sorriso sulle labbra.

  
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