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Autore: talinasomerhalder_    08/04/2013    3 recensioni
La storia di una ragazza che nella sua vita ne ha passate davvero tante.
La storia di una ragazza che nella sua vita ha perso tanto:genitori,fidanzato,amici.
Chi le è rimasto?
Per quanto possa sembrare poco,la sua piccola sorellina - Hope - è l'unica ragione della sua vita,l'unica ragione per la quale ha deciso di andare avanti ed affrontare le difficoltà della vita a testa alta.
Ma se all'improvviso qualcuno entrerà in punta di piedi nella sua vita,lei sarà in grado di fare un pò di spazio nel suo cuore per permettersi di amare di nuovo?
Perché poi ti innamori così, imparando a volergli bene, parlandogli da amica, sorridendogli e accorgendoti di stare male se un giorno non lo vedi.Ti innamori così stando ore insieme a lui, sentendo il cuore che ti batte forte se ti si avvicina e una voglia tremenda di baciarlo se dolcemente ti sfiora.Ti innamori così, sentendoti morire al solo pensiero che lui non possa e non voglia ricambiare...
Lei è Blondie Hudson.
Lui è Dennis Carter.
E questa è la loro storia.
Genere: Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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 CAPITOLO DUE
 

[Mi scuso in anticipo per eventuali errori che non ho avuto modo di correggere,data l’ora]
 

Mi appoggiai con la schiena all’auto,con lo sguardo rivolto verso il cielo.La gara era finita da una mezz’oretta buona,ed io non ero proprio intenzionata a muovermi di lì.Non ero ancora riuscita a realizzare che quella sera avessi incontrato il fratello del mio ex ragazzo.Non lo avevo mai visto prima d’ora ma avevano gli stessi caratteri somiglianti e lo stesso sguardo penetrante:due gocce d’acqua.
Ricordo la sua espressione quando gli dissi di chiamarmi Blondie Hudson,e se mi sforzo ancora riesco anche a vedere come le sue iridi mi sono puntate addosso e mi fissano con disprezzo o addirittura odio.
Sospirai facendo uscire tutta l’aria dai polmoni,creando così delle nuvolette in aria a causa del freddo,e mi strinsi nella giacca sperando che il senso di colpa se ne andasse.
Perchè infondo io l’ho lasciato lì a morire da solo,e sono scappata mentre sarei dovuta restare al suo fianco fino alla fine.
Molti si chiedono come io sia riuscita a scappare,e la mia unica risposta è stata “Lui.”,lui mi ha dato la forza di alzarmi da lì e continuare ciò che avevamo iniziato a fare insieme.
Io ero Rebel e semplicemente,non potevo abbandonare i miei piloti.
Dopotutto,forse,anche loro mi volevano bene...strano,ma vero.
Sorrisi appunto,quando mi tornò in mente la prima volta durante la quale incontrai il famoso Eric Carter,e da quanto ricordo lo consideravo proprio il ragazzo più fastidioso e bastardo di questo pianeta...ma se solo avessi saputo che sotto quella corazza c’era ben altro che un sorriso sghembo,ma un cuore fragile.Se solo avessi saputo che per me lui sarebbe diventato come l’aria.Se solo avessi saputo che il destino ed il nostro futuro possono sempre cambiare...
 
Ero appena uscita dalla palazzina M,ed erano le 22:12 di sera.Oggi ero uscita più tardi del solito,ma Meredith mi aveva trattenuta perchè aveva bisogno di accertarsi che non mi sarei più tagliata.Una volta all’area aperta mi guardai i polsi ed un sorriso amaro prese posto sulle mie labbra rosee.La mia psicologa diceva che era l’adolescenza e che tutti hanno problemi,ma lei semplicemente non sa che io non ne ho di quei problemi.Lei semplicemente,non sa che io non ho una famiglia,che non ho amici e che non ho mai avuto un fidanzato,come le mie coetanee.
Per i miei diciasette anni mi ritenevo una persona matura,ma per lei ero solo una ragazzina che doveva essere aiutata ad uscire da questo periodo buio – cit.lei –
Bah,cazzate.
Lei non capisce.Punto.
Mi copro le cicatrici con alcuni bracciali e a passo svelto cerco di raggiungere la fermata del pullman,sperando passasse anche a quell’ora,perchè casa mia era troppo distante per raggiungerla a piedi.
Una volta arrivata mi accorsi di quanto le strade fossero deserte e di quanto quel posto mettesse paura.Non c’era anima viva.Per non parlare del buio e delle cornacchie che gracchiavano da sopra gli alberi,rendendo la scena quasi da film horror;mancava solo la canzoncina terrificante.
Sorrisi per quel mio stupido pensiero ed infilando le mani in tasca e dopo aver nascosto il mio naso ormai congelato nella sciarpa,mi appoggiai ad un palo aspettando così il pullman,che sarebbe – credo – dovuto arrivare a momenti.
Peccato però che i minuti passavano e nessuno era ancora passato di lì.Prima 20,poi 30 ed infine 40 minuti;l’attesa stava iniziando ad essere straziante.Così quando mi decisi ad incamminarmi a piedi,vidi alcuni fari farsi sempre più vicini,che provenivano dalla mia sinistra.
Sbuffai e facendomi più vicina alla fermata,aspettai spazientita lì davanti ancora un pò.Solo dopo però,mi accorsi che i fari non eran due,ma ben di più,minimo una una ventina di fari mi stavano accecando,fari di macchina che si facevan sempre più vicine ad una velocità che superava di gran lunga il limite massimo con cui si poteva guidare qui.
Solo dopo capii che mi trovavo nel bel mezzo di una gara clandestina,forse per questo non c’era anima viva.La gente del posto era abituata a questo,e in quel periodo dell’anno rimaneva chiusa in casa per sicurezza.
Non so neanche come o perchè,ma mi ritrovai nel bel mezzo della strada,forse per cercar di raggiungere l’altro ciglio del marciapiede in tempo per potermi nascondere e mettermi al riparto,quando però un rumore assordante di freni che marcavano l’asfalto mi fecero fermare all’istante.
Non potendo più andare avanti come paralizzata,mi fermai lì,nel bel mezzo della strada e feci appena in tempo a girarmi a sinistra per vedere che il guidatore dell’auto che si era fermata – per non ficcarmi sotto – mi guardava con puro odio.
Il cuore mi salì il gola e fui quasi tentata ad urlare quando questo,che scoprì essere un ragazzo molto giovane,era appena sceso e dopo aver sbattuto la porta mi si stava avvicinando minaccioso.
Mi accorsi solo allora di tutte le macchina che ci avevano superati,e ormai non erano più visibili alla nostra vista.
“Ma cosa cazzo fai?Ti stavo per ficcare sotto!”
Sbattei ripetutamente le ciglia,cercando di riprendermi dallo sciock.Non che morire mi sarebbe importato,ma lasciare Hope da sola...no,non potevo.Dovevo esserci almeno per lei,doveva appoggiarsi a qualcuno.
Solo dopo,quando ripresi coscienza di cosa avessi appena fatto,mi resi conto che il ragazzo in questione mi stava sbraitando contro,gesticolando interrottamente.
“Scusa.” Mormorai facendo alcuni passi indietro,avendo paura di quello che avrebbe potuto farmi.Gente come loro non era una buona compagnia.
“Mi hai fatto perdere una gara!” Mi spaventai e mi strinsi nelle spalle,per paura che mi colpisse.Probabilmente vide il mio disagio,così alzando le mani al cielo e rassegnandosi che io non avrei capito comunque,cercò di riprendere la calma. “Ti sei presa un bello spavento,eh?”
Per la prima volta alzai lo sguardo e fissai i miei occhi in quelli del ragazzo,che erano neri come la pece.Era decisamente carino,ma pericoloso e maleducato.
“Per colpa tua sì...” Sussurrai,lasciandomi cadere a terra.Il ragazzo fu tentato di prendermi,ma quando mi vide che mi sdraiai sull’asfalto di mia spontanea volontà,mi guardò dall’alto interrogativo e mi lasciò lì,senza degnarsi di aiutarmi.
“Stai comoda?”
“No.” Poggiai le mani dietro la testa e continuai a guardarlo,sapendo mi stesse prendendo per pazza.Ma cosa ci potevo fare se era da più di due un’ora che me stavo ferma in piedi e pergiunta avevo appena sfiorato la morte e non mi sentivo più in grado gli arti?
“Dovrei come minimo passarti sopra con la macchina.” Sbuffò questo,dopo avermi dato le spalle e dopo essersi appoggiato con il didietro sul cofano della macchina.
Mi alzai da terra e mi sollevai sui gomiti per poi guardarlo sbigottita.
“Tu-u...cos-sa?”
La mia voce tremò,quando pensai che potesse essere realmente serio.In che guaio mi ero cacciata?
“Hai sentito.O potresti...farti perdonare.”  Propose facendo scoccare la lingua sul palato,continuando a battere con le dita sul cofano,in un fastidioso e continuo Tic-tic-tic-tic.
“Per averti fatto perdere una stupida gara?Sono clandestine,illegali.” Apostrofai,marcando il ‘clandestine’ per poi rimettermi subito in piedi ed abbassare le maniche della maglia che mi aveva lasciato i polsi scoperti.
“Ah si?E cosa farai?Lo dirai al tuo papino?” Domandò canzonatorio,staccandosi dall’auto per venirmi incontro.Si,era davvero irritante.
Mi irrigidii e scrollai le spalle,per poi ritrovarmi ad indietreggiare di qualche passo a causa del ragazzo che mi era troppo vicino.Odiavo quando qualcuno tirava in ballo il discorso ‘genitori’,non avendoli mai avuti in questo caso.
“No,ma magari potrei avvertire la polizia per farvi venire a prendere.” Dissi fredda cercando di memorizzare ogni suo lineamento,per poi avere una visuale completa del suo viso.Nel caso fossi andata dalla polizia,avrei potuto testimoniare e dare il volto di questo ragazzo.Correre in questo modo per le strade era sbagliato,avrebbero potuto ferire qualcuno.
Mi sentii subito afferrare per il polso e cercando di non gemere per il dolore a cui erano esposti i miei tagli,mugugnai sotto voce,prima di ritrovarmi di nuovo a terra.
Mi aveva dato una spinta e mi aveva fatta cadere come una pera cotta.Bene.
“Chi vorresti avvertire tu?” Ghignò tra i denti questo,ammiccando una risata.
“La.Polizia.” Sibillai  a denti stretti,rimettendomi subito dopo in piedi.
Stavo cercando un modo per scappare di lì,ma tirando in ballo la polizia non avevo ottenuto il risultato che avevo sperato,ma al contrario lo avevo fatto infuriare ancor di più.Sembrava proprio non aver paura.
“La avvisi prima o dopo che ti abbia fatto fuori?”
Sbattei le palpebre rapidamente e mi strinsi nelle spalle,a causa del tono serio con la quale mi aveva appena minacciata.
“Chi sei tu?” Mormorai,inclinando il capo di lato.Solo allora notai il tatuaggio che rappresentava un’Aquila,proprio lì,sul collo.Quel semplice disegnò bastò a farmi capire che per la prima volta in vita mia,forse,non avrei più rifatto ritorno a casa.
Lui non era solo un pilota clandestino.
Lui era Eric Carter,colui che – per quanto abbia potuto sentire al telegiornale – era in affari con la mafia russa fino al collo.Traffico di droghe,rapine,gare clandestine ed in giro si racconta anche di prostutituzione.
Per questo voleva farmi fuori?Perchè aveva paura che lo avrei riconosciuto e attraverso lui,avrebbero potuto scovare tutti gli altri?O...anche per fare uno ‘scambio’?No...non può essere vero.
“Non sei stupida.” Borbottò alzando gli occhi al cielo,avendo notato che io avevo individuato il suo tatuaggio,rimasto scoperto e ben visibile alla mia vista.
Feci per rispondere ma qualcos’altro attirò l’attenzione di entrambi.Le sirene di due macchine della polizia irruppero in quelle strade tanto deserte,mentre il ragazzo che mi era difronte aveva già iniziato ad imprecare sotto voce.Esultai di gioia.
Ero libera,di nuovo.
Ma gioii fin troppo presto,perchè mi sentì prendere per un braccio,violentemente.
“Sali in macchina!” Mi urlò contro l’individuo muscolo,che ora mi aveva appena aperto la portiera.Lo guardai allarmata e fui tentata ad urlare,ma nessuno mi avrebbe sentita comunque,così feci come mi disse ed entrai nella macchina senza protestare:Bmw M3 nera,memorizzai.
“Mettiti la cintura,bambolina.Perchè sto per farti vedere cosa significhi volare.” In un’attimo me lo ritrovai accanto,con le mani sul voltante ed il piede premuto sull’accelleratore.Lo guardai allarmata,con il cuore a mille,non capendo il significato delle sue parole,ma non ebbi neanche modo di chiederglielo che sfrecciò per le strade,facendomi – non scherzo – spiaccicare contro il sedile.
Stava seminando la polizia,e c’era da ammettere che ci stava riuscendo alla grande,perchè l’auto blu a stento riusciva a starci dietro.
‘ [...] sto per farti vedere cosa significhi volare.’ Ora capivo il significato delle sue parole.La ruote dell’auto sembravano staccarsi dall’asfalto,e la velocità era massima da darti la sensazione di non stare più con i piedi per terra.Vedere tutta New York scorrere velocemente,casa dopo casa,macchina dopo macchina,con l’adrenalina che ti scorre addosso da farti quasi sentir male.Era una sensazione inebriante.
Mi sentivo libera.
Libera da ogni pensiero.
Libera da tutto.
Ora c’ero solo io.
Io,la strada e l’auto.
Mi girai a guardare il conducente dell’auto,con i battiti del cuore accellerati e le guancie rosse per l’affanno,e lo guardai come a dire ‘E’ sempre così?Guidare,ti fa sentire un’Aquila?Ti fa sentire così potente?’
Lui sembrò leggermi nel pensiero e sorridendo appena,accennando lievemente un sorriso mi rispose pacato “Non è stupendo,tutto questo?”
Mi morsi le labbra ed inpercettibilmente mi ritrovai ad annuire,perchè essere forse più veloce del vento,mi faceva sentire leggera.
 
“Blondie!” I miei pensieri furono riscossi da un Adam entusiasta.
Avevamo appena perso,cosa c’era di cui gioiare tanto?
“Mh?” Mugugnai prestandoli però poca attenzione.Ero ancora con la mente a quei ricordi,che custodivo come un segreto ancora qui,nel cuore.Dove più nessuno aveva accesso.
“Non vieni a festeggiare?”
“Credo di essermi persa qualcosa.” Constatai,inarcando un soppracciglio.
A meno che...
“Dennis è il festeggiato,ovvio!Cazzo,ha fatto il culo a Gavril.Ma questo si sembra calmato e quindi...tutti a berci qualche birra.Tu sei dei nostri?” Chiese sorridente,e mi domandai dove lo trovasse tutto quell’entusiasmo.
“...Adam,ti ha detto il suo cognome?” Ritentai,sospirando.
“No,perchè?”
Per quale motivo Dennis non avrebbe voluto rivelare la sua identità?
Scossi il capo e decisi che non spettava a me dirlo.Volevo semplicemente che non finisse nei guai e sopratutto scoprire per quale dannato motivo era venuto fin qui a ficcare il naso in faccende che non lo riguardano.
“Andiamo.”
 
 
Parcheggiai l’auto nel parcheggio al bar e scendendo con nonchalance da questa,mi diressi nel pub seguita da Adam.
Quella sera c’era più gente del solito e gli uomini avevano già perso la testa a causa del troppo alcol,e strusciavano rispettivamente contro le proprie ragazze o semplicemente la donna di turno disponibile.Entrai a testa alta,togliendomi il capotto ed adocchiai il tavolo dove i miei compagni erano seduti e sembravano scherzare con il nuovo arrivato.
Rimasi leggermente perplessa,quando notai un particolare che non mi sfuggì:le fossette.Quelle fossette agli angoli della sua bocca che gli davano un’area così tenera e giovanile.
“Una birra anche per la nostra Rebel!”
Sbattei velocemente le ciglia,quando mi accorsi che Gavril mi aveva invitato ad unirmi a loro.Dennis mi rivolse subito la sua attenzione,e mi ignorò dopo tornando a conversare con i suoi nuovi “amici”.
Mi sedetti accanto ad Adam che mi fece subito spazio,ordinando agli altri di stringersi un pò,nonostante questi facessero storie.
“Allora Dennis,da dove vieni?” Lo interrogò Bill,appoggiando i gomiti sul tavolo,mentre mandava giù un sorso di birra fresca,evidentemente interessato al ragazzo.
“Sono irlandese.” Mi rivolse un’occhiata curiosa,alzando la voce per sovrastare la musica a palla.
Frottole.Tutte frottole.
I miei amici continuarono a riempirlo di domande,alle quali si limitò a rispondere a monologhi ristretti,senza aggiungere altro.Era annoiato,ed era palese non accorgersi che mirava ad un’obiettivo preciso dall’inizio della serata.
Come non detto,questo non tardò ad arrivare.
“Voglio entrare nella List.” Avevo lo sguardo determinato di chi sa cosa vuole nella vita e farà di tutto per averlo.
Bingo.
Lo guardai male,nonostante i miei compagni non la smettessero di ridere,pensando fosse una battuta e per la prima volta nella serata aprii bocca per dirgliene quattro.
“Da dove vieni tu,Irlanda?Bene,alza il tuo culo e vattene.” Ordinai fredda,riuscendo a far ammutolire i presenti,e non Dennis che invece rimase impassibile.
“Perdonala,è in fase mestruale.” Adam per quanto potessi volergli bene,ora l’avrei tanto voluto pestare a sangue.La sua battutina ovviamente scaturì maggiormente le risate degli uomini,che intorno al tavolo si battevano pacche sulle spalle per complimentarsi con il mio migliore amico.
“Vuoi proprio vedere come sono quando sono in fase premestruale,Adam?” Ringhiai tra i denti,facendo per piegarmi e sfilare la scarpa e farli poco,ma proprio poco male.Nonostante le risa degli altri,con la coda dell’occhio non potei evitare di vedere le labbra di Dennis piegate in un mezzo sorriso,rivolto in mia direzione.
Si divertiva il pivello,eh?
“Ma io scherzavo!” Mi circondò le spalle con il braccio e mi attirò a sè,lasciandomi un bacio tra i capelli. “Perdonato?” Mormorò contro la mia spalla su cui era poggiato con il capo,facendomi sprofondare dalla vergogna.
Sapevo che lui mi avrebbe sempre e comunque visto come una sorella più piccola da proteggere,ma era comunque un’uomo ed essere trattata così davanti a tutti....era...era imbarazzante,ecco.Scossi il capo,rispondendo così alla sua domanda,e lo sentii ridere perchè il torace li iniziò a vibrare.
“Ohoh,il pivellino ha fatto colpo!” Mi girai appena in tempo verso Bill per quella sua esclamazione,per vedere Dennis con sopra spalmata una ragazza che aveva iniziato a lambirli il collo di caldi baci per tutta la sua lunghezza.
Penosa.
Ma infondo era questo il loro lavoro.Dare piacere ad un uomo,per poi essere ben ricompensate.Bella merda.
“Guarda come balla quella sulle note di Straight To Number On!” Esclamò al nostro tavolo,il quinto della List –Pavel- indicando la cubista appunto sul cubo,che altro non faceva che sculettare a destra e manca.
“La signorina non balla sulle note,Pavel.Balla sulle banconote.” Alzai gli occhi al cielo,come se la cosa risultasse palese,vedendo gli uomini lasciare i verdoni nei loro perizoma.Probabilmente non mi ascoltò perchè la sua attenzione fu catturata ancora una volta dalla bionda lì in alto che gli aveva appena mandato un bacio.
Ben presto tutti i miei compagni furono assaliti da belle donne che accaldate cercavano l’attenzione del proprio uomo,e soprattutto miravano a farlo divertire.Sapendo di essere d’intralcio ad Adam che quasi ogni sera mi era vicino per non lasciarmi sola,decisi di lascir divertire anche lui,quindi lo rassicurai con lo sguardo e me ne uscii fuori a cambiare area.
Inspirai a pieni polmoni l’area fresca che mi colpì in viso e cacciai fuori una sigaretta dal pacchetto,per poi metterla in bocca ed accenderla,con l’accendino che ovviamente non avevo.
“Merda...” Bisbicai,e trasalii soltanto dopo quando sentii una presenza alle mie spalle,fin troppo vicina.
“Ti serve questo,per caso?” Dennis mi sventolò davanti al viso l’accendino rosso,che feci appena a prendere quando me lo lanciò.Sbattei velocemente le lunghe ciglia e neanche lo ringraziai che mi accesi la sigaretta nel più totale silenzio.
“Sei un tipo piuttosto silenzioso..” Osservai ad alta voce,lanciandogli un’occhiata curiosa,mentre questo si limitò ad annuire,impassibile.
“Quando sapranno che sei suo fratello...” non mi lasciò finire che mi zittì sul nascere,aggiungendo lui stesso “Quando lo scopriranno,non cambierà nulla.”
Scossi il capo e feci uscire dalla bocca la nuvoletta di fumo,che per alcuni attimi mi offuscò la vista del ragazzo che mi era davanti.
Ti  verranno a cercare,Dennis.” Dissi esausta,e stupita dal fatto che non capisse in che guai si stesse cacciando e delle conseguenze del suo arrivo qui.
“Allora mi renderanno le cose più semplici.” Alzò lo sguardo in alto,rivolto verso il cielo ed io raggellai alle sue parole.Sgranai gli occhi e strinsi i pugni,buttando la sigaretta a terra,finalmente capendo le sue intenzioni.Mi lanciai su di lui e gli diedi una spinta che contribuì soltanto a farlo sbilanciare un pò.Sgranò gli occhi anche lui e mi guardò confuso o arrabbiato,non saprei.
“Sei un deficiente!E’ questo il tuo obiettivo,come ho fatto a non capirlo!Tu vuoi vendetta..” Balbettai più a me stessa che a lui,ancora sorpresa.  “Giuro che non lascerò che ti rovini la vita.” Terminai decisa,guardandolo negli occhi.Il suo sorriso si allargò e alzò gli occhi al cielo.
“Sappiamo entrambi che non sei poi tanto brava a mantenere le promesse.” Disse passandosi una mano sul viso,stanco.
Rabbrividii e deglutii,trovandolo decisamente un colpo basso.
 
“Resteremo insieme per sempre,Blondie?”
“Per sempre Eric,te lo prometto.”
 
Scossi il capo e scrollai le spalle,come a voler eliminare quel ricordo ancora nitido nella mia mente,come se fosse stato ieri.Mi morsi le labbra,cercando di trovare qualche somiglianza in lui del fratello che tanto avevo amato,per trattenermi dal non insultarlo pesantemente e mandarlo via a suon di ceffoni.
“Sei molto giovane,Dennis.” Cercai di convincerlo,guardandolo teneramente negli occhi,da amica.
“Anche tu,Blondie.” Sussultai quando mi chiamò per nome,e trovai lo stesso accento del fratello,nel pronunciare in quel modo Blondie.Sorrisi istintivamente e cercai ancora di fargli cambiare idea.
“Me la sono sempre cavata da sola.Pensa,Dennis.Hai dei genitori a casa che ti aspettano,come reagirebbero se un giorno di questi venissero a sapere che il loro ultimo figlio è morto?” Mi si creò un groppo in gola anche solo a pensarlo,ma se era l’unico modo per spaventarlo allora valeva la pena rischiare.
“Per loro sono morto il giorno in cui morì mio fratello,Blondie.” Mi spiegò con calma,distogliendo lo sguardo dal mio e rivolgendolo alla sua destra,per non guardarmi in viso.Mi si strinse il cuore e mi morsi le labbra,immaginando il dolore della sua famiglia...
Solo ora a guardarlo bene,notai due tagli sullo zigomo sinistro,dei quali uno vicino all’occhio,messi in bella mostra sulla sua carnaggione piuttosto biancastra.
“Hai fatto a botte con qualcuno?” Azzardai inarcando un sopracciglio,curiosa.
“Dei bastardi mi hanno accerchiato prima di venire qui.” Storse la bocca,incrociando le braccia al petto. “Ma mai mettersi contro un Carter,giusto?” Mi sorrise e io non potei non ricambiare,al solo ricordo della tipica frase di Erick.
“E quindi...vuoi vendetta.” Azzardai,tirando di nuovo in ballo il motivo per la quale fosse venuto,guardandolo con la coda dell’occhio per vedere la sua reazione.Sbuffò di tutta risposta ed annuì annoiato,dandomi della ripetitiva.
“L’odio non porta a nulla di buono,Dennis.” Cercai di farlo ragionare,posandogli una mano sulla spalla.
“Vorresti dirmi che tu non li odi?Non mentire,Blondie.Se veramente tenevi a lui,a quest’ora vorresti staccare le palle a morsi a quei bastardi,proprio come voglio fare io!” Iniziò a gesticolare,alzando la voce e guardandomi serio. “Lui non doveva fare questa fine...”
“L’odio ti divora,ti consuma,ti lacera la carne,si prende tutto anche il tuo io!”
“E cosa vorresti dirmi?Che devo dimenticare?” Chiese sorpreso,dandomi probabilmente della matta.Ma non aveva proprio capito un fico secco di quello che avevo detto,allora.
“Ti voglio dire che nonostante siano dei figli di puttana,Eric che ci piaccia o no se ne è andato,e noi dobbiamo farci una nuova vita!” Sgranò gli occhi e lo vidi irrigidirsi,facendomi così accellerrare i battiti cardiaci. “Eric lo vorrebbe.” Terminai guardando a terra,iniziando a sentirmi il suo sguardo pesante addosso.
Sospirò affranto,avendo la reazione contraria a quanto mi aspettassi.
“Erick vorrebbe anche che tu stessi lontana dalle corse,ma non lo stai facendo.” Mi fece notare,posando le iride nelle mie.Annuii colpevole,e mi strinsi nelle spalle sapendo che avesse dannatamente ragione.E sì,anche io molte volte mi ero chiesta perchè non mollassi tutto,perchè non provassi a farmi una nuova vita...ma semplicemente non potevo.
Questo era il mio mondo,ora.E mi piaceva,cazzo!
“E allora dimmi,pivello.Saresti pronto a garreggiare con la tanto popolare e straordinaria Rebel?” Lo provocai avvicinandomi a lui,con le mani sui fianchi e con sguardo divertito.
Rise probabilmente delle aree che mi stessi dando ed annuì sicuro,promettendomi di farmi mangiare la polvere.
“Vediamo se sei così brava come si dice.” Mi alzò il mento,mettendolo tra il pollice e l’indice piegato,e mi provocò palesemente ad un gara il prima possibile,ergo,tradotto in parole povere ‘Non vedo l’ora di batterti.”
Alzai gli occhi al cielo ed aggiunsi un’altra cosa da sapere su Dennis Carter sulla mia agendina mentale:”Fottutamente sicuro di sè e modesto fino ai capelli,proprio come Eric.”
Non feci neanche in tempo a ribattere che la nostra attenzione fu attirata da un Adam che appena uscito dal locale,mi si era avvicinato per circondarmi il collo con il braccio,avvicinandomi a sè,con fare protettivo.
Idiota.
“Ehi,Dennis!Giù le mani e smettila di flirtare con la mia ragazza!” Sorrise sghembo ed io mi irritai non poco,al solo pensiero che avesse potuto pensare anche solo per un secondo che lui sarebbe potuto essere interessato a me.
“Pensavo fosse la ragazza di Eric.” Obbiettò il ragazzo,con la fronte aggrottata,lanciando un’occhiata al mio amico che subito mollò la presa sulle mie spalle,il giusto per farmi staccare dal suo corpo.Subito Adam si arrigidì e sbattè le palpebre sorpreso dell’affermazione ragazzo che ci era davanti.
Sì,perchè la sua suonava più un’affermazione che un dubbio.
Guardai deglutendo Dennis,e mi chiesi per quale motivo lo avesse detto.Era ovvio che anche per Adam fosse rimasta una ferita ancora aperta...
“Lui l’ha lasciata a me,così che controllassi che non si mettesse nei casini,come spesso fa.” Terminò lanciandomi un’occhiata accusatrice ed io evitai il suo sguardo,per guardare Dennis che annuì,iniziando a capire chi realmente fosse Adam.
“Lui ed Eric erano migliori amici,si volevano bene.” Lo avvertì io,infilandomi nella conversazione per chiarire le idee al nuovo arrivato,che continuò a far scorrere lo sguardo da me a lui,finalmente capendo il motivo per la quale lui mi fosse tanto attaccato.
“Capisco.Si diceva fosse bravo,lo era davvero?” Domandò fingendosi curioso Dennis,continuando a guardare insistentemente Adam,il quale sembrò sfuggirli un sorriso al solo ricordo del suo caro amico.
“Lui  era il pirata della strada,volava sull’asfalto,in pratica.Credo tu sappia lo chiamavano l’Aquila,un vero spirito selvaggio della natura.Si diceva fosse bravo,ma credimi...tu non lo conosci,ma era molto di più.” Concluse rivolgendo lo sguardo verso il cielo,probabilmente sperando che l’amico lo sentisse.
Nascosi un sorriso e mi ritrovai a pensare che Adam si sbagliasse sul fatto di Dennis...perchè proprio lui,forse,era colui che conoscesse meglio Eric,essendo suo fratello.Rivolsi lo sguardo al ragazzo,che sembrò avere il mio stesso pensiero.
“Già,non lo conosco.” Si limitò a dire Dennis,infilando le mani in tasca e stringendosi nelle spalla per rimuovere il ricordo del ragazzo che in quel momento avrei tanto voluto fosse con noi.
“Adam,devo tornare a casa...Hope mi aspetta,e ah!Mi ha detto di sgridarti per averci fatto perdere una serata tra ragazze.” Lo rimproverai con fare duro,ma ovviamente scherzando.Questo rise e mi mollò un bacio sulla nuca,affettuoso.
“Adoro quella bambina!Se non fosse così piccola me la sposerei!” Confermò Adam,mordendosi le labbra,ricevendosi una mia occhiataccia,sotto lo sguardo interrogativo di Dennis,che semplicemente non capiva chi fosse la bambina in questione.
“No!Lei deve restare fuori da tutto questo.Quando sarà grande si sposerà con un uomo ricco,bello e con un lavoro che la possa mantenere.” Affermai decisa,incamminandomi verso la mia macchina,facendo oscillare e di conseguenza suonare il campanellino delle chiavi che Hope voleva tenessi sempre con me,per ricordarla anche quando fossi fuori a “lavorare”.
“Mhhh...ma quelli sono tipi noiosi,Rebel!” Si lamentò il moro,facendomi adirittura il verso.Risi e gli feci un cenno di saluto per chiudere definitivamente il discorso,anche perchè era troppo presto per parlare del suo futuro,essendo ancora piccola ed avendo ancora tutta una vita davanti.
Lo vidi scomparire nel locale,e prima che potessi mettere piede nell’auto,vidi anche Dennis lanciarmi un cenno di saluto e darmi le spalle per rientrare nel pub.Mi morsi le labbra indecisa sul dafarsi,ma decisi di lasciarmi guidare dall’istinto.
“Dennis!” Lo chiamai,alzando la voce per farmi sentire.Evidentemente,nonostante l’enorme distanza,mi sentì,perchè si girò a guardarmi interrogativo. “Ti va di venire a casa mia?Magari posso offrirti una birra.” Azzardai,sperando accettasse.
Mi guardò a lungo,ma con una semplice alzata di spalle mi venne incontro,facendomi capire che avesse appena accettato il mio invito.
“Allaccia la cintura,pivellino.” Lo avvertì canzonatoria,una volta che entrò in macchina,sfrecciando verso la strada deserta e buia,date le 2 e passa di notte.
 
“Sì,te la cavi.” Commentò vago Dennis,senza darci troppa enfasi o importanza,quando cercai di infilare le chiavi nella fessura della porta,cercando di non fare rumore.Sbuffai e maledii il suo fottuto orgoglio di non fargli ammettere che me la cavavo MOLTO meglio di quanto in realtà non volesse ammettere.
Sbuffai e dopo aver fatto scattare la serrattura,aprii la porta lentamente invitandolo ad entrare.Accesi le luci della sala ed abbandonai le chiavi sul divano,stiracchiandomi,incurante della presenza del ragazzo.
“E quindi vivi in questo buco...” Notò,guardandosi intorno con aria curiosa,esaminando il piccolo spazio in cui io e mia sorella vivevamo.Assottigliai lo sguardo e cercai di reprimere l’istinto di strangolarlo a mani nude.
“Sì,vivo in questo buco,sì.” Confermai stizzita,cercando di mantenere il tono di voce basso per non svegliare la piccola che probabilmente era a letto e dormiva già da qualche ora buona.
“E’ tutto quello che ti puoi permettere?” Mi domandò,andando in cucina a prendersi una birra da solo,come se fosse a casa sua.
No,ma fai con comodo,davvero!
“No,ma è sicuramente una casa che non darebbe troppo nell’occhio...non so se capisci.” Conclusi,vedendolo sbuffare,mentre stappava la birra con la forchetta.
“Non sono ancora rincitrullito,Blondie.” Disse ferito,facendomi capire che sapesse che mi stessi riferendo alla mafia che nonostante gli anni fosse ancora sulle mie traccie.
“Scusami se mi sono permessa di pensarlo.” Sorrisi antipatica e lo raggiunsi in cucina,stappandomi a mia volta una bottiglia,per poi portarla alle labbra e berne un sorso.Solo allora mi accorsi di aver avuto per tutto il tempo la gola secca.
Seguirono alcuni attimi di silenzio,duranti la quali Dennis si limitò a bere la birra e a giocarle con il cellulare che si divertiva a sbloccare e bloccare,senza in realtà farci qualcosa di importante.
“Eric mi parlava di te,le poche volte che tornava a casa per qualche ora.” Se ne uscì lui,rompendo il silenzio che era cascato nella cucina.Sobbalzai e lo guardai con le labbra dischiusi,sorpresa.
“Non sapevo fosse mai tornato a casa.” Sussurrai,abbassando lo sguardo.
“Infatti non è tornato dai miei,loro non lo vedevano da...cinque anni,credo.Mi proponeva di incontrarci in un bar,all’angolo più sconosciuto di New York.” Nascose un sorriso amaro e poi continuò “Restava qualche ora e poi ripartiva,da voi.Diceva che non poteva trattenersi e invane erano le mie suppliche di farlo restare.Infondo,tu o comunque voi,eravate più importanti.”
Non notai odio nei nostri confronti,ma dalla sua voce riuscii a tradurre “invidia”.Scossi il capo e gli alzai il viso con la mano,per costringerlo a guardarmi negli occhi.
“Guardami.Noi non eravamo più importanti,o altro.Lui teneva a te,ne sono sicura.Ma lui era un fugitivo,Dennis.La polizia,l’FBI,la mafia era sulle sue traccie...non poteva mettere in pericolo la vostra vita.Vi ha lasciato fuori dai suoi sporchi affari,vi ha salvati.” Gli spiegai,sperando mi credesse e si togliesse dalla mente le cazzate alle cui era fermemente convinto da anni.
“Ha salvato me,come ha saltato te.” Mi fece notare,facendomi sorridere ed abbassare lo sguardo imbarazzata.Nascosi una ciocca di capelli che mi era andata sul viso,dietro l’orecchio e sospirai.
“Un giorno scopri che la tua vita ha uno scopo,e qualcuno ti fa sentire speciale,e trovi degli amici.Ed è come se improvvisamente tutto il tempo e il dolore che sono serviti per arrivarci,non contassero più.” Spiegai ancora con il capo chino,sperando capisse cosa volessi dire,poi continuai “Lui era la persona che mi ha fatta sentire speciale e che mi ha salvata.Non voglio ricordarlo come L’Eric il criminale...ma come l’Eric che ha sacrificato la sua vita per molte altre.” Sorrisi e strinsi con la mano il boccale della birra,rischiando quasi di rompere il vetro tanta fu la forza e l’impegno che ci misi.Buttai giù un’altro sorso e notai lo sguardo di Dennis che mi scrutava,curioso.
“Che c’è?”
“Forse sei anche migliore di come mio fratello ti ha descritta,tutto qui.” Disse neutro,buttando giù un grande sorso di birra come per cancellare ciò che avesse appena detto,come per cancellarne ogni traccia,in tutti i sensi.Arrossii e ne fui lusingata,ma non lo dissi.Preferii star zitta e continuare a guardare il tavolo,e perdermi in vecchi ricordi:alcuni piacevoli,altri no.
I miei pensieri furono interrotti però,dal ragazzo.
“Dov’è il bagno?” Alzai la testa svogliata e cercando di tenere gli occhi aperti,gli indicai il corridoio a sinistra,la prima porta a destra.Si alzò dalla sedia e passandosi una mano sul viso,probabilmente per scacciare anche lui il sonno,se ne andò nella direzione da me precendetemente indicata.
Riposai la testa sul tavolo,completamente stanca e stremata,e fui subito felice e rilassata quando le mie palpebre si chiusero...ma si sa,mai gioire troppo presto!La mia attenzione fu catturata da una voca stridula,da bambina,quasi isterica.
“Blondieeeeeeeeeee c’è un uomo nel mio bagnooo!!!”
Oh merda!
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Oddio,non ci credo :’) HO FINALMENTE POSTATO!
Con un ritardo imperdonabile,ma l’ho fatto...com’era?Ah sì!Meglio tardi che mai u.u
Umh...che dire...ho semplicemente adorato il flashback ed il finale.Io adoro a prescindere la piccola Hope HAHAAHHAHAHAHAHHAHAHAHHA
Sto pubblicando che è tardissimo,quindi avendo domani scuola scappo!
Un bacione a tutti,e aspetto le recensioni. Alla prossima  ♥
 
 
 
 
 
 
  
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