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Autore: lallinachan    09/04/2013    1 recensioni
Lei non doveva essere lì, era semplicemente contro le regole e lo sapeva benissimo. Però la stretta sicura del ragazzo, la sua voce melodiosa che le sussurrava una canzone all'orecchio, quelle cose non potevano essere sbagliate. Era semplicemente impossibile che stare lì, sul divano accoccolata al suo petto fosse veramente sbagliato.
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Jongup, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Esausta, era semplicemente esausta. Con un sospiro si rannicchiò sul sedile dell'auto cercando di dormicchiare nonostante gli strilli decisamente inquietanti che suo padre e i suoi “amici” stavano cacciando a pochi metri da lei. E dire che lei, tecnicamente, doveva affrontare i test del primo trimestre il giorno dopo. Come minimo avrebbe preso un bel 4 in ogni materia, come minimo. Come sempre era fuori ad orari impensabili perché suo padre doveva dare ordini e voleva che imparasse come gestire gli affari, cosa che a lei non interessava minimamente.
-Tesoro, sveglia!- con uno strillo soffocato ruzzolò giù dalla portiera ritrovandosi sdraiata sul cemento gelido.
-Mi...mi sono spaventata!- -Ho visto... andiamo a casa, su... sono le quattro del mattino e domani hai scuola- con uno sbuffo risalì sull'auto cercando di ignorare gli sguardi dei ragazzi radunati nel parcheggio, tutti sotto il controllo di suo padre, che la osservavano curiosi.
-Quei tipi sono inquietanti...- -Ma no! È che non li conosci, sono facce nuove, tutto qui...- chissà chi si era fatto uccidere questa volta per integrare così tante facce nuove.
-Sali in casa, su! Io devo parlare con una persona...- e come sempre si ritrovò ad entrare nella villetta tetra e con più sistemi di sicurezza del pentagono da sola, osservando ogni angolo in attesa di vedere qualche intruso mentre suo padre parlava con la solita guardia, avvertendola di fare ancora più attenzione perché erano in attesa di una risposta dal quartiere che avevano ottenuto.
Quando finalmente si trovò in camera sua fece per buttarsi nel letto ma metà letto era stato occupato da una figura decisamente poco familiare. Per un paio di secondi rimase immobile ad osservarlo. Nel buio riusciva solo a distinguere i capelli ricci e una figura magra addormentata sul suo letto.
-E tu chi cazzo sei?- con un gesto veloce recuperò la pistola che suo padre le aveva detto di tenere sempre con se e la puntò contro chiunque ci fosse nel letto.
-Allora? Chi diavolo sei?- con un gesto nervoso accese la luce trovandosi a scrutare il volto dolce di un ragazzo di circa la sua età che fissava spaventato la pistola che gli era stata puntata in faccia.
-Taeyeon! Metti giù quella cosa, non è un intruso! Mi sono dimenticato di avvertirti!- due secondi, altri due secondi e avrebbe sparato se non fosse stato per suo padre, altri due secondi e, presa dal terrore di avere una persona maledettamente pericolosa in casa, avrebbe fatto fuori senza troppi ripensamenti un ragazzino innocente.
-Scusa appa... chi è?- -Lui è uno di famiglia... i suoi genitori sono morti nella sparatoria di ieri sera e tu sai che noi la famiglia non la abbandoniamo mai, no?- -Certo... scusa tanto, non avrei dovuto spaventarti così...- il ragazzo rispose all'inchino arrossendo vistosamente.
-Molto bene, purtroppo in questa casa abbiamo solo due stanze quindi voi due dormirete insieme, tanto il letto è grande... fate pure conoscenza e tutto il resto... ah, se tocchi mia figlia sarò io a tirar fuori la pistola, chiaro?- non ci fu nemmeno il tempo di controbattere, come sempre, semplicemente la porta si chiuse di colpo lasciando i due in camera ad osservarsi.
-Io sono Lee Taeyeon, tu sei?- -Choi Jun Hong ma tutti mi chiamano Zelo...- aveva proprio un bel volto, persino mentre diventava di un imbarazzante rosso peperone.
-Mettiti nella metà verso la finestra, io dormo nell'altra metà... girati, devo cambiarmi!- senza nemmeno aspettare che si girasse sul serio si sfilò alla svelta i jeans e la camicetta per poi infilarsi la comoda tuta con la quale dormiva.
-'Notte- e si ritrovarono di nuovo al buio, lei sotto le coperte al caldo e lui seduto ad osservare nella penombra il volto della ragazza.
Era bella, era impossibile negarlo. Però aveva un'aria maledettamente pericolosa, persino mentre dormiva sembrava pericolosa. Le labbra carnose, leggermente schiuse lasciavano intravedere una fila di denti perfetti. Il volto non era del tutto rilassato nonostante fosse ovvio il suo essere già crollata nel mondo dei sogni, era contratto in un ghigno di sfida che aveva un che di maledettamente pericoloso. Con uno sbuffo si sdraiò sul letto cercando di stare il più lontano possibile dalla ragazza e cercò di addormentarsi di nuovo mentre le immagini della sparatoria della sera prima gli passavano davanti agli occhi come un film.
 
 
-Appa, questo pomeriggio a scuola c'è una cosa con gli insegnanti... verrai?- -Certo che no... ah, lui viene a scuola con te, sveglialo...- Taeyeon si diresse velocemente verso la sua stanza per poi spalancare la porta producendo un tonfo che fece cadere dal letto il ragazzo.
-Svegliati, devi andare a scuola... la divisa la ha mio padre... ti aspetto in giardino...- sarebbe arrivata in ritardo, sicuramente.
Con uno sbuffo si accese una sigaretta osservando i bambini del quartiere passare davanti al suo cancello, stupiti dalle guardie che suo padre aveva assunto. Guardie che oltretutto non erano nemmeno guardie ma erano spacciatori dal fisico scolpito e decisamente rissosi, tanto da incutere timore a chiunque. Un giorno quelle stesse guardie avrebbero risposto ai suoi ordini e lei non ne era poi così felice. Suo padre aveva ricevuto tantissime pallottole da quando era nata eppure era ancora vivo, tutto per mantenere il suo potere. Il ghigno della guardia di turno le gelò il sangue mentre lo osservava spaventare un bambino fin troppo curioso.
-Andiamo?- l'espressione del ragazzo la fece sorridere.
-Non hai mai fumato, vero?- -No...- e si notava, si notava tantissimo.
Bastava vedere l'espressione nauseata che gli si era dipinta in faccia quando aveva sentito l'odore del tabacco. Oltretutto su quel visino da angelo non ci vedeva per niente una sigaretta, nemmeno alla lontana.
-Dovrai farci l'abitudine... mio padre fuma sempre in casa...- l'altro annuì seguendola lungo le strade della città per andare verso la scuola che, a giudicare dalle divise, doveva costare un occhio della testa.
-Degli uomini ci stanno seguendo...- -Non farci caso, mio padre vuole che ci sia sempre qualcuno a controllarmi...- appena soli gli avrebbe spiegato come liberarsi di quegli idioti facilmente corruttibili.
-Questa è la scuola, c'è una sola classe per ogni anno... tu quanti anni hai?- -Sedici...- -Perfetto, allora sei nella mia classe... andiamo...- la folla di ragazzi si aprì per lasciarla passare, osservando sorpresi il suo accompagnatore.
-Non fare caso alla gente che ti fissa... dopo un po' ci fai l'abitudine... è che gli idioti che ci seguivano una volta hanno fatto vedere le pistole e da allora tutti hanno paura...- le dedicò uno sguardo allucinato.
Parlava di cose simili come se fossero cose che tutto il mondo sperimentava, come se chiunque avesse sempre una pistola in borsa, come se tutti i padri fossero dei pezzi grossi della criminalità di Seul.
-Chi è quel ragazzo?- l'unico ragazzo che non si era spostato per farla passare, l'unico ragazzo che lei aveva evitato.
-Lui? Lui è Bang Yongguk, meglio girare alla larga...- inutile spiegare perché si dovessero dare rispetto a vicenda, tanto Jun Hong sembrava già abbastanza spaventato e non era il caso di riempirgli la testolina riccia di nozioni sui vari clan di Seul.
Tutto il giorno passò così, lei si muoveva e lui la seguiva, lei si muoveva e tutta la scuola la faceva passare, tutti tranne quel ragazzo dai capelli rossi che le lanciava sguardi di sfida appena la avvistava, sguardi che erano sempre accolti da un ghigno di sfida della ragazza e un sistemarsi una ciocca di capelli dietro l'orecchio, mettendo in mostra un'orecchino con un pendente a forma di zanna che ogni volta faceva distogliere lo sguardo all'altro. Tutto il giorno così, tutto il giorno ad osservare i professori mentre cercavano di convincere la ragazza a togliersi le cuffie dell'ipod parlando con un rispetto che di solito si dedicava alle persone più grandi.
-Andiamo a casa...- non si era nemmeno accorto della campana che aveva annunciato la fine delle lezioni e quindi dei vari test che aveva svolto senza farsi troppi problemi.
-Sei un piccolo genio, eh?- -Nella mia scuola eravamo più avanti...- -Mmm... capisco... mio padre è venuto a prendermi, dovrà presentarci qualcuno...- e quando entrando in auto si trovarono faccia a faccia con Yongguk un'espressione di puro disprezzo si dipinse sul volto della ragazza.
-E questo che diavolo ci fa qui?- -Ehi, parla con rispetto! Noi non offendiamo chi è stato sconfitto, ricordatelo! Lui è il figlio dei Bang, l'altro ieri abbiamo vinto il loro quartiere e ora lui lavora per noi... i suoi genitori sono scomparsi nel nulla ma lui viveva già da solo, non è così?- l'unica risposta che ricevettero fu un grugnito.
-Mmm... come mai tutti questi orfanelli sperduti?- -Smettila, ti ho già detto di comportarti bene! Ora andiamo a casa, così potrete fare un po' di conoscenza...- il solito ghigno di sfida comparve sui volti dei due ragazzi mentre si scrutavano con l'aria di chi è pronto a tagliare la gola all'altro.
-Andate già d'accordo, visto? Ah, Yongguk, insegnerai a Zelo il mestiere, chiaro?- di nuovo un grugnito come unica risposta.
Appena arrivarono a casa tre donne in abiti decisamente succinti si avvicinarono all'uomo cominciando ad accarezzargli le spalle lanciandogli sguardi lascivi.
-Molto bene... noi quattro ci ritiriamo... Tae, portali in camera tua e cercate di fare conoscenza...- quelle ragazze dovevano essere poco più che maggiorenni.
Un senso di nausea la avvolse mentre faceva strada verso la sua stanza ai due ragazzi.
-Stronza, ridammi il mio orecchino!- non aveva nemmeno finito di varcare la porta prima di parlare.
-L'ho ottenuto in maniera leale, una sola pallottola dritta alla spalla, non è colpa mia se la tua mira lascia a desiderare...- -Ai tempi... ora se solo lo volessi potrei centrarti in fronte, proprio qui!- il dito del ragazzo fece pressione tre le sopracciglia dell'altra facendole arricciare il naso sottile.
-Non fai paura, sai? Sarai alto quanto vuoi ma io ho una pistola...- -Ah, davvero? Io invece ho un coltello, vogliamo vedere chi uccide prima chi?- con un gesto veloce entrambi tirarono fuori le armi ma lei fu più veloce puntandogliela dritta alla testa, poco sopra l'orecchio.
-Mi alleno da quanto ho sette anni, non ci pensare nemmeno- l'altro rimise via il coltello indietreggiando di un paio di passi. Era strafottente ma non stupido.
-Mmm... mi piacciono i ragazzi che sanno quando è ora di obbedire, sai? Se farai il bravo ti ridarò l'orecchino, anche se non capisco perché è così importante...- -Cagna!- l'insulto sibilato gli procurò uno schiaffo decisamente potente.
-Mio padre ti porta rispetto, io non sono obbligata, il rispetto te lo devi guadagnare, sono stata chiara?- -Cristallina...- non si era resa conto di quanto si fosse avvicinata al ragazzo finché non sentì il fiato caldo del ragazzo sfiorarle le labbra mentre sibilava la risposta.
-Perfetto, proprio come speravo... hai altro da dire? Io domani ho il test di storia- -Rivoglio il mio maledetto orecchino!- lei si limitò ad annuire mentre si sedeva alla scrivania e tirava fuori il libro.
 
*********   *********   *********
 
Stava congelando. Con uno sbuffo si mise a sedere sul muretto che faceva da recinto al parcheggio mentre attendeva che i clienti si avvicinassero ai due ragazzi in attesa davanti a lei.
-Zelo, hai la pistola a portata di mano?- il ragazzino annuì terrorizzato stringendo il calcio della pistola all'interno della tasca del suo giubbotto.
-Arrivano...- arrivavano sempre in gruppi di tre.
La luce dell'unico lampione illuminò i volti distrutti dei tossici mentre supplicavano per uno sconto agitando i pugni in aria. Il più giovane indietreggiò intimorito fino a scontrarsi contro le gambe della ragazza facendola sobbalzare. Alla vista del ragazzo terrorizzato scattò giù dal muretto mettendosi davanti al ragazzo come uno scudo nonostante ci fosse almeno una spanna di differenza.
-Avete dei problemi?- -Stanne fuori bimba, dobbiamo contrattare qui...- -Oh, ma potete contrattare con me, sapete? Sono più che sicura che troveremo un accordo!- un ghigno inquietante si dipinse sul volto mal illuminato della ragazza mentre avanzava di un paio di passi facendo indietreggiare i tossici.
-Allora? Avete qualcosa da dirmi?- quello che sembrava più grande scoppiò in una risata isterica mentre tirava fuori dalla giacca una mannaia.
-Carina... vuoi vedere una cosa?- con un gesto veloce tirò fuori la pistola puntandola dritta alla testa dell'uomo.
-Hai cinque secondi per sparire, i prezzi sono chiari, o hai i soldi o non compri, niente trattative. Uno... due...- gli uomini cominciarono a correre via sparendo in pochi istanti mentre gridavano insulti.
-Non hai proprio coraggio, eh? E dire che i tuoi erano anche bravi...- il ragazzino arrossì passandosi una mano tra i riccioli dorati.
-I miei genitori non volevano che facessi il loro lavoro... mi dicevano che io dovevo fare il ragazzino normale...- -Mi spiace per i tuoi genitori... purtroppo sono i rischi del mestiere... comunque non preoccuparti, finché non impari verrò con voi di nascosto... Bang, tutto ok?- il più grande imprecò sonoramente lanciando a terra il cellulare.
-Fanculo! Ho di meglio da fare, sparami se vuoi, tanto qui sta andando tutto a puttane!- per quanto gridasse c'era qualcosa che stonava, i suoi occhi erano completamente persi.
In un moto di umanità Taeyeon si avvicinò lentamente al ragazzo raccogliendo il cellulare ed osservando la lista delle chiamate. Sempre lo stesso numero di telefono, lo aveva chiamato almeno cento volte nell'ultima settimana. Osservò per un paio di secondi lo schermo, chiedendosi cosa diavolo vagasse nella testa di quel ragazzo tanto più grande di lei. C'era qualcosa che non andava, era ovvio.
-Cosa succede?- -Fatti i cazzi tuoi! Posso andare o mi sparerai?- con un sospiro si sistemò i capelli e lo osservò.
Gli occhi di colpo sembravano lucidi ed arrossati e lo sguardo sembrava vagare nel vuoto e le labbra gli tremavano vistosamente. Non sembrava il ragazzo strafottente che aveva visto a scuola, sembrava un ragazzo terrorizzato ed indifeso.
-Dove devi andare? Ti accompagno, ho l'auto...- non attese nemmeno una risposta, semplicemente tirò fuori dalla borsa le chiavi dell'auto e si avviò verso l'auto che aveva fregato a suo padre per poter uscire di casa indisturbata.
-Allora?- -Il quartiere che tuo padre ha ottenuto settimana scorsa...- l'auto partì con uno scatto cominciando subito a sfrecciare attraverso i quartieri.
-Allora, si può sapere che cazzo succede?- -Himchan... lo hanno ferito sicuramente...- una lacrima scivolò lungo la guancia del ragazzo mentre si mordeva nervosamente le unghie.
-Capisco... Himchan è il tuo...- -non sono cazzi tuoi....- sembrava aver perso la voce di colpo.
Dopo dieci minuti di corsa sfrenata erano davanti alla finestra distrutta di un negozio. I pochi pezzi ancora attaccati alla cornice erano pieni di buchi creati da proiettili. Con un salto il ragazzo scavalcò la cornice tagliandosi i jeans e le gambe. Non si curò nemmeno dei frammenti di vetro che si erano conficcati nella carne, semplicemente corse attraverso le stanze del negozio illuminato in cerca dell'altro ragazzo.
-Jun, vieni...- per poco non la sentì da quanto aveva parlato sotto voce.
Con un movimento veloce scavalcò a sua volta la finestra evitando di tagliarsi nonostante la gonna e seguì il rumore del fiato corto del ragazzo. Lo trovò in ginocchio a terra tra dei cocci di vetro, tra le mani aveva una maglietta insanguinata e bucherellata.
-Figli di puttana! Si può sapere che diavolo gli avete fatto? Rispetto per chi perde? Guarda la sua maglietta! Guardala! Sono fori di proiettili!- le vene sul collo del ragazzo si gonfiarono mentre gridava tutta la rabbia che aveva in corpo. Due fori precisi, entrambi ala spalla destra.
-Stai calmo, non sono ferite mortali... potrebbe essere soprav- le parole le morirono in gola.
Stava piangendo. Il ragazzo che l'aveva insultata, il ragazzo che non si faceva nessun problema a puntare una pistola in faccia ai clienti stava piangendo in silenzio mentre fissava la maglietta insanguinata.
-Stavate insieme?- lui annuì debolmente continuando a stringere la maglietta.
-Lo troveremo... non gli avrebbero mai toltola maglietta quindi se la deve essere tolta da solo... conosci un posto dove potrebbe essersi nascosto? O qualcuno che potrebbe averlo curato?- l'altro scosse la testa continuando ad osservare la maglietta come se il so ragazzo di colpo si potesse materializzare al suo interno.
-Jun, portalo in auto, andiamo a fare un giro nel quartiere...- il ragazzino annuì sollevando da terra il maggiore che venne trascinato via come una bambola di pezza.
-Fallo sdraiare sul sedile dietro, è sotto shock... tu siediti qui... forse ho un'idea...- l'unica persona da cui i feriti si potevano ritirare nel loro territorio.
Cinque minuti dopo erano arrivati e Jun la seguì continuando a sostenere il ragazzo che non aveva ancora lasciato andare la maglietta.
-Venite... OPPA!- un ragazzo che sembrava la versione maschile di Taeyeon aprì la porta facendo loro cenno di entrare.
-Che succede Taeyeon? Cosa vuoi?- -Come? Una sorella non può decidere di andare a trovare il suo fratellone? Mi manchi Taeil... comunque non sono qui per sentimentalismi... stiamo cercando un certo Himchan... dovrebbe essere senza maglietta... due spari alla spalla destra... lo hai visto?- -Seconda porta a destra, sta riposando ma starà bene...- appena entrati nella stanza Yonguk si pietrificò sulla porta ad osservare il ragazzo sdraiato nel letto.
-Allora? È lui?- -Chan...- Tae si limitò ad annuire trascinando fuori Jun per lasciare da soli i due.
-Taeil, vieni qui!- il ragazzo si avvicinò sfilandosi la maglietta insanguinata e lanciandola in un cestino pieno di altri stracci sporchi di sangue.
-Quando l'ho trovato era praticamente morto... il genio si stava trascinando per strada lasciando una scia di sangue... vuoi i nomi di chi è entrato nel negozio, vero?- -Ovvio... quello non sembra affatto un pezzo grosso, non dovevano sparargli e soprattutto non dovevano lasciarlo senza aiuto... vuoi che ti porti delle magliette pulite?- Taeil scosse la testa aprendo un cassetto ed infilandosi una maglietta bianca, coprendo finalmente la lunga cicatrice sul costato.
-Non so... immagino avesse dei legami con un pezzo grosso... da quel che ho capito fa il tatuatore e trucca le moto del quartiere... comunque sono stati quelli del gruppo di Kwon...- -Perfetto... so dove trovarli... ce la fai a tenere con te tutti e tre? Non voglio portare Jun, non ha ancora abbastanza esperienza... ah, l'altro ragazzo, quello con i capelli rossi... ha sicuramente le gambe piene di vetro e tagli, controllalo- nemmeno le rispose, semplicemente fece cenno a Jun di seguirlo.
-Vai, torno a prendervi domani mattina, fai in modo che quei due non se ne vadano, ok?- -Come vuoi... stai attenta, ok?- -Jun, io sono sempre attenta... ciao!- il ragazzino annuì osservandola andare via.
Un quarto d'ora dopo Taeyeon, completamente sola, sfondò la porta della casa dove Kwon e il suo gruppo si ritiravano. Gli uomini all'interno fecero per sparare ma appena la riconobbero si misero in ginocchio a terra con le mani dietro la schiena. Se c'era una cosa che adorava di Kwon e il suo gruppo era che erano ciecamente fedeli alla sua famiglia.
-Mmm... sapete di aver esagerato, vero?- tutti annuirono in silenzio continuando ad osservare il pavimento.
-E sapete cosa succede a chi esagera? Viene punito...- un brivido attraversò la schiena degli uomini mentre la sentivano caricare la pistola.
-Allora... chi è stato a dare l'idea di lasciare da solo quel ragazzo?- il più giovane di tutti, solo 18 anni, si mise in piedi ghignando.
-Quel cane è solamente un frocio che se la fa con il figlio del suo capo...- -Sai? Il figlio del loro capo adesso è sotto il nostro controllo quindi avete ferito una persona cara ad un nostro alleato... questo non va bene, lo sai, no?- un solo sparo e il ragazzo era a terra a contorcersi dal dolore.
-Portatelo dal medico... questa volta ha pagato solo lui, la prossima volta non farò sconti, chiaro?- gli altri annuirono prendendolo in braccio e correndo fuori.
Si era pure sporcata con gli schizzi di sangue. Con uno sbuffo si ripulì le gambe con le mani e si guardò in giro. Il divano della casa sembrava davvero vecchio. Dopo un paio di secondi lasciò dei soldi e un bigliettino sul tavolo. Compratevi un nuovo divano e offrite una birra all'idiota a cui ho sparato, spero abbia imparato la lezione

 

 

 

 

Ma come sono cattiiiiiiva :D

Abbiate pietà, sono settimane che non scrivevo ed è la prima FF che posto in questo fandom...

Questa FF nasce da svariati sogni contorti che ho fatto dopo aver passato settimane a guardare l'MV di One Shot (lo amo ^_^) e spero vi sia piaciuta... mi sento un po' babba perché di solito cerco di usare meno parolacce possibile mentre qui ogni due parole c'è una parolaccia (i'm sorry) quindi se vi da fastidio ditemelo :) se avete tempo mi piacerebbe leggere il vostro parere, che sia positivo o negativo, anzi, le critiche costruttive sono accolte a braccia aperte :)

Grazie mille per aver letto!

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PS: se per caso avete letto anche le mie altre FF chiedo scusa per il mostruoso ritardo ma giuro che adesso mi rimetterò a scrivere come si deve >-<

  
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