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Autore: whitedeer    10/04/2013    3 recensioni
Take me è una mini storia di due personaggi di Falling in love, Trevor e Laurel.
Lei una modella, bella, spiritosa e felicemente single.
Lui un giocatore di basket, bello da mozzare il fiato, felicemente single.
Come faranno i due a contrastare i propri sentimenti e a seguire le scelte del proprio cuore?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Take me- Capitolo 4
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Questo ultimo capitolo parla di Trevor e Laurel :) premetto che non aggiunge nulla alla storia e non seguirà i periodi di Falling in love ma avrà propri periodi, propri cicli :)

  Capitolo 4

Quella bugia la tormentava per ore intere, quasi giorni. Aveva bisogno di sfogarsi con qualcuno e così ne parlò con le ragazze. Ovviamente le ragazze la sostenevano, ma non ammettevano che non avesse denunciato quell’uomo.
Lo conosceva da due anni ormai, lo conosceva solo in ambito lavorativo, non aveva mai parlato con lui al di fuori del lavoro, tranne per qualche cena occasionale. Non sapeva se avesse figli, o se era sposato o solo fidanzato, non sapeva quasi nulla su quell’uomo.. no, preferì cercare qualcun altro per le sue fotografie, ma non sapeva davvero il perché non avesse denunciato Jaxon. Forse perché era troppo buona, pensò.
E poi c’era Trevor. Mai con quel ragazzo si erano sentiti così poco. Lui era finalmente a Londra dopo parecchio tempo di lontananza e non si era mai sentita così distante da Trevor. La promessa la mantenne, quelle poche volte che s’incontravano cercò più e più volte di farla parlare, ma continuava  a tacere chiudendosi in sé, come un riccio che si proteggeva da attacchi esterni.
Quando quella mattina tornò a casa, cercò di rilassarsi, evitando di pensare a qualcosa in particolare e si accomodò sul divano accendendo la televisione, guardando quella che definiva tv da quattro soldi o tv spazzatura, e anche se le definiva così le piacevano le telenovele, tutto quel romanticismo, quella suspense, le faceva pensare solo ed esclusivamente a ciò che stava guardando.
Glielo devi dire! .. parlò una delle protagoniste della telenovela.
<< No, non lo farò! >> parlarono all’unisono sia Laurel sia l’altra protagonista.
Quella situazione le riportò alla mente la conversazione con le ragazze. Loro dicevano di parlare con Trevor, mentre lei rispondeva che non l’avrebbe fatto. Adesso anche la sua vita era diventata come una soap opera che le rubava persino le battute!
E in qualsiasi modo il suo pensiero non cambiò ed era sempre rivolto su quell’argomento.
Al diavolo la telenovela, pensò Laurel, spegnendo la tv con uno sbuffo.
Poi il campanello suonò. Lei era forte, continuava a ripetersi che non sarebbe successo una seconda volta quello che era capitato nell’ufficio di Jaxon!
Quando aprì la porta, un corpo possente entro in casa sovrastandola e chiuse di colpo la porta alle sue spalle.
<< Non ce la faccio più, sono giorni che non ti vedo e non ti sento, sto impazzendo! >> parlò Trevor guardandola diritto negli occhi.
Laurel non disse nessuna parola, nessuna, ma fu comunque felice di vederlo a casa sua e fu anche naturale il sorriso che si dipinse in volto.
<< Non so cosa ti sta succedendo in questo periodo e vorrei tanto saperlo.. >> la voce di Trevor era come un sussurro e quando alzò la mano per accarezzarle il braccio con il dorso, Laurel s’irrigidì visibilmente. Una reazione d’istinto non si accorse neanche di ciò che stava facendo, ma si stava auto proteggendo.
Trevor non si accorse del suo cambio di stato e la accarezzò, non sentendo però i suoi muscoli tesi. << Mi sei mancata davvero, ma ti vedo strana.. non avrai un altro? >> fu la prima domanda che venne in mente a Trevor, il primo timore che lo spaventava e anche la prima domanda che voleva chiederle.
<< Perché vuoi uomini dovete sempre arrivare a questa conclusione? >> si agitò Laurel alzando la voce e dirigendosi verso il divano, nervosa.
<< Allora perché sei così distaccata? Perché quando mi hai visto mi hai trattato in quel modo? Non facevi altro che dirmi che vedevi l’ora che venissi a Londra! >>
<< So cos’ho detto.. ma sono successe delle cose.. >> concluse la frase abbassando i toni e di conseguenza anche il capo quando Trevor si sedette al suo fianco.
<< Qualcosa che ti ha fatto cambiare idea su di me? >>
<< No. >> quella risposta gli uscì di botto. Trevor non aveva fatto assolutamente niente, anzi il suo comportamento nei suoi confronti era perfetto. << Allora dimmi che succede.. >> aggiunse Trevor accarezzandole la guancia e poi il collo, dove le macchie rosse erano sparite, e la reazione di Laurel fu la stessa di prima. Il suo corpo s’irrigidì e questa volta Trevor se ne accorse dalla schiena diritta.
Trevor la osservò non capendo perché quella sua reazione. Aveva condiviso tante cose con lei ormai, avevano dormito insieme, si erano baciati come desiderava e adesso che la toccava si comportava come una ragazzina al suo primo appuntamento. La trovò strana, diversa dall’ultima volta che avevano parlato e l’ultima volta era stato qualche giorno prima. Trevor fece mente locale e pensò che l’ultima volta che si erano parlati, si stavano scambiando messaggini piccanti e lei era da Jaxon per lavoro.
<< E’ successo qualcosa con Jaxon? >> Trevor spezzò il silenzio tombale che si era formato tra i due con una domanda, in tono accigliato. E quando Laurel udì la domanda, sbiancò totalmente.
<< Non mi va di parlare. >>
<< Non  avranno scelto un’altra ragazza per quelle foto che mi dicevi? >> chiese ancora curioso.
<< Ho detto che non mi va di parlare. >> aggiunse alzandosi dal divano di scatto ma Trevor fu più veloce di lei e la bloccò per un braccio.
<< Invece parliamo. >>  parlò Trevor osservandola diritto negli occhi ma Laurel non aveva alcuna voglia di starlo a sentire.
<< Se il motivo è questo.. qual è il problema?? Ci sono migliaia di stilisti là fuori che cercando una modella per i loro vestiti!! Tu non sei una ragazza che si abbatte così facilmente per queste cose. >>
Laurel continuava a ripetere in mente di stare calma e non scoppiare in un pianto.
<< Non è per quel motivo. >> cercò di aggiungere cambiando argomento.
<< Secondo me lo è! Ti comporti così da dopo l’incontro con Jaxon! Non ti avrà mica offeso? >>
<< Sei completamente fuori strada. >> i toni di Laurel rimanevano calmi mentre quelli di Trevor erano impazienti. Non voleva costringerla a parlare, ma aveva aspettato anche troppo attendendo che fosse Laurel a parlare per prima e poiché non aveva alcuna voglia di farlo, Trevor era intenzionato a scoprire cosa stava accadendo.
<< No, non lo sono e ti dirò.. >>
<< Mi ha messo le mani addosso! >> 
Laurel emise uno sbuffo abbassando il capo, mentre il labbro le tremava e lo mordeva per non piangere. Esasperata perse ogni briciolo di lucidità che aveva e dichiarò tutto.
Trevor si prese qualche minuto per sé, per assimilare bene cosa le avesse detto, anche se aveva capito esattamente.. mi ha messo le mani addosso!
<< Cosa? >>
Laurel chiuse gli occhi non trovando la forza di ripetere e strinse le mani a pugno.
<< Chi Laurel, chi? >>
<< Jaxon, Trevor! Jaxon. >> aggiunse alzando il capo con gli occhi velati. Ormai aveva parlato, tanto meno lasciarsi andare tra le braccia di Trevor, almeno con lui sapeva di essere al sicuro, lo sapeva per certo ecco cosa la spinse a parlare anche se non subito.
In quel momento qualcosa mantenne Trevor al suo posto senza sbraitare in preda alla follia. Laurel aveva bisogno di lui ora più che mai e lui non aveva intenzione di lasciarla sola. Non quella notte.
Parlò, gli disse tutto quello che era accaduto, mentre le lacrime le rigavano il volto. Quando finì di parlare, Trevor la strinse nel suo abbraccio, avvicinando il suo corpo a quello rigido della ragazza.
Nulla sarebbe stato come prima, lo sapeva bene ma con dei leggeri massaggi lungo la schiena evitò che il corpo di Laurel rimanesse teso e rigido e si rilassasse sotto il suo tocco perché di lui si poteva, si doveva fidare perché non l’avrebbe lasciata sola.
Quando Trevor le disse che sarebbe rimasto al suo fianco quella notte con o senza il suo permesso il suo cuore esplose di gioia. Quando uscì dal bagno con il pigiama indosso, Trevor si stava togliendo le scarpe e i calzini, aveva sfatto solo una parte di letto ed era rimasto vestito. All’inizio non capì, quando poi la trascinò a letto prendendole solo la mano delicatamente e dolcemente, Laurel s’infilò sotto le coperte e Trevor si sdraiò solo sul letto, senza infilarsi dentro, ma rimanendo comunque al suo fianco.
Si era messa di spalle mentre Trevor guardava il soffitto con una mano dietro la nuca e l’altra sulla pancia. Aveva deciso di non toccarla anche se da sopra le coperte, voleva che fosse stata lei a dirgli quando era pronta di nuovo per il suo tocco.
Cercò di chiudere gli occhi e cercò di trovare pace con se stesso per non andare su tutte le furie. Laurel gli aveva detto di non denunciare Jaxon, non gli aveva spiegato il motivo ma lo aveva pregato che acconsentisse e così fece. Ma non le promise di rimanere al suo posto dopo quello che aveva fatto Jaxon, non l’avrebbe denunciato è vero, ma neanche avrebbe chiuso un occhio, in un modo o in un altro avrebbe pagato.
<< Trevor..? >> sussurrò Laurel senza spostare il capo per guardarlo.
Trevor aprì gli occhi e si girò un po’ per osservarla. << Si Laurel? >>
<< Ti prego abbracciami. >> E la sua richiesta venne esaudita, senza mai toccarla veramente, Trevor le circondò la vita con un braccio, sopra le coperte, avvicinandola un po’ al suo corpo.
Era ancora rigida perciò Trevor le sussurrò: << Rilassati, ci sono io adesso. >>
Laurel non si rilassò completamente ma quel poco gli bastò per farla addormentare.

 

Al mattino quando Laurel si fu svegliata, si ritrovò  nuovamente sola, come ogni mattina. Non pensava che Trevor se ne potesse andare così lasciandola sola dopo averle promesso di rimanere al suo fianco. Con uno sbadiglio si alzò dal letto andò in bagno e notò che qualcuno aveva usato il suo bagnoschiuma e preso un asciugamano pulito.
Quando scese in cucina sentì vari rumori tra cui anche quello della tv accesa.
<< Trevor. >> esordì lei con voce impastata dal sonno.
<< Buongiorno, ti ho preparato la colazione, proprio come piace  a te. >> convenne Trevor mostrandole il banchetto che aveva preparato. La conosceva e dopo aver fatto colazione insieme a Las Vegas più volte, sapeva anche cosa preferiva.
<< Cappuccino, ciambelle al cioccolato.. così mi vizi. >> convenne Laurel sorridente avvicinandosi alla tavola per mettersi comoda. Laurel non si accorse ma in quel momento Trevor sorrideva gioioso per come, con una sola notte fosse ritornata quella di sempre. Per Trevor quel cambiamento di umore era importante. Gioì interiormente festeggiando per quella piccola vittoria.
Mentre Laurel finiva la sua colazione, Trevor tolse le carte delle ciambelle pulendo al suo posto.
<< Avanti non mi devi mica fare da balia! Non sono invalida! >> borbottò Laurel lasciandosi andare allo schienale della sedia con uno sbuffo.
Trevor la osservò e fece finta di non averla udita.
<< Vado a lavarmi e vestirmi! Mi vuoi dare una mano anche per quello? >> esordì Laurel accigliata poggiando le mani sui fianchi.
<< Conosci già la mia risposta. >> ghignò Trevor incrociando le braccia al petto. Gli era mancato provocarla in quel modo, ma odiava non poterla toccare come prima sapendo di essere negato, perché ogni gesto poteva ricordarle ciò che aveva passato con quel Jaxon. A quel pensiero Trevor si fece cupo mentre osservava Laurel dirigersi in camera sua.
Voleva fargliela pagare a quel bastardo, era da quella notte che ci pensava su e adesso non poteva aspettare.
Perciò lasciò per un po’ Laurel con una scusa e decise di fare ciò che andava fatto. Perché agiva in quel modo? Diamine lo sapeva troppo bene e non poteva negarlo.. lui era innamorato di Laurel!

Trevor era via ormai da qualche ora, due per la precisione, ma non stava contano i minuti che trascorrevano in sua assenza, no, si ripeté Laurel, solo non aveva molto da fare per questo motivo fissava l’orologio e l’entrata di casa aspettando che arrivasse Trevor.
Aveva notato anche lei il suo cambio di umore quella mattina, non era più fredda e distaccata, anzi cercava di riallacciare i rapporti con Trevor dopo tutta quella distanza. Non si era comportata nei migliori dei modi con Trevor ma il fatto che lui le fosse ancora vicina senza perdere la speranza e aiutarla a dimenticare quello che aveva passato.. accese in lei un desiderio profondo, un desiderio che conosceva bene, che aveva già provato molto tempo prima ma che si era spento con il passare del tempo.. e adesso? Adesso sapeva che si stava riaccendendo e non si sarebbe spento con molta facilità.
Decise che voleva fidarsi di Trevor, lo voleva al suo fianco, sì, pensò.
Sapeva che con Trevor poteva dimenticare quell’abuso sul suo corpo, sapeva che con lui poteva anche tornare.. ad amare.
Forse era troppo pensare addirittura all’amore in quel momento della sua vita, ma era quello di cui aveva bisogno. Era quello di cui desiderava, cercava follemente dopo l’ultima occasione persa.
Un rumore delle chiavi che entravano nella serratura, per aprire la porta, la riportò alla realtà.
<< Sono tornato. >> avvisò alzando la voce Trevor entrando in casa.
Non c’era bisogno che urlasse perché Laurel era seduta sul divano, con le ginocchia  vicine al petto che osservava Trevor, lasciare il giubbotto all’appendiabiti.
La televisione era spenta e quando i loro occhi s’incontrarono un silenzio li circondò.
Il cuore di Laurel gioì vedendo finalmente Trevor a casa sua.
<< Ho comprato qualcosa tornando. >> aggiunse Trevor sorridente mostrando la busta che aveva in mano.
Laurel ricambiò il sorriso e si alzò per raggiungerlo in cucina.
<< Parli da solo o aspetti che ti faccia quella domanda? >> chiese Laurel fermandosi sul ciglio della porta.
<< Quale domanda? >> continuò osservandola non capendo mentre sistemava sul tavolo, ciò che aveva acquistato.
<< Dove sei stato? >> Laurel evitò tutti i giri di parola e fece la sua domanda incrociando le braccia al petto.
<< Ho fatto dei servizi. >> aggiunse semplicemente Trevor.
<< Sei mancato due ore e non mi hai detto dove sei stato. Sei ospite a casa mia, potrei sapere almeno cosa stai facendo che non mi vuoi dire? >> parlò Laurel.
Trevor la osservò e non poté negare che aveva ragione. Laurel aveva tutto il diritto di sapere dove e cosa aveva fatto in quelle due ore di assenza.
La fece accomodare in salotto e gli raccontò tutto.
Aveva usato il suo telefono per procurarsi un incontro con Jaxon. Quel pesce lesso aveva abboccato in pieno e lui non si meravigliava delle sue aspettative. Si diedero incontro nel suo ufficio e anche se Trevor non sapeva come arrivarci, riuscì comunque a farsi dire l’indirizzo e non si preoccupò di creare qualche sospetto.  La parte più diverte fu la faccia di Jaxon quando si trovò davanti anziché Laurel proprio Trevor. Non si conoscevano ma dopo qualche minuto di riflessione Jaxon capì che si trattava di una trappola ben organizzata. Trevor non aveva chiamato la polizia per farlo arrestare, perché Laurel aveva messo ben in chiaro le sue intenzioni. Non voleva denunciare Jaxon. E anche se Trevor era contro, decise comunque di accettare le condizioni. Si chiusero nel suo ufficio e parlarono molto a fondo e Trevor non riuscì proprio a restare con le mani in mano.  Però riuscì anche a farlo parlare.
<< Ha parlato!? E cosa ti ha detto? >> ebbe un po’ paura ma chiese lo stesso.
<< Mi stava raccontando che non se la passava bene in quel periodo, ma.. >>
<< Ma..? >> parlò Laurel quando Trevor zittì.
<< E’ arrivata la polizia. Non l’avevo chiamata io. Sono entrati nel suo ufficio con un mandato di perquisizione e hanno trovato stupefacenti. Così l’hanno arrestato. Prima di andare però ho parlato con uno degli agenti. Mi ha detto che Jaxon si procurava droga da qualche mese, molte persone vicino a lui aveva segnalato la cosa e stavano aspettando il momento giusto per beccarlo. Inoltre mi ha detto anche che non sei la prima ragazza che subisce le sue violenze. Altre ragazze, anche modelle sono state toccate da lui. >>
Non era la sola.
Laurel deglutì distogliendo lo sguardo da quello di Trevor non riuscendo più a sostenerlo.
Non era la sola, anche altre ragazze come lei erano state violentate. Com’era possibile che una persona come Jaxon che aveva conosciuto come amichevole, si trasformasse in un batter ciglia in un’altra persona!?
<< Quindi adesso è.. in carcere? >> deglutì.
<< Sconterà la sua pena. >> annuì Trevor stringendole la mano.
Una cosa era certa. Era tutto finito. Un grande respiro liberatorio le uscì.
Trevor aveva agito senza avvisarla e sapeva anche il perché, ma apprezzò comunque il suo gesto.
<< Laurel.. >> la chiamò Trevor aspettando che parlasse.
Laurel alzò il capo incontrando i suoi occhi. Quelli celesti della ragazza brillarono e si velarono per le lacrime che spingevano per uscire, in un pianto liberatorio.
<< Ehi piccola. >> Trevor agì d’impulso. La prese dai fianchi, la fece sedere sulle sue gambe e se la portò al petto per abbracciarla e stringerla forte a sé.
Le lacrime uscirono involontariamente e si lasciò andare in quell’abbraccio.
Le tremavano le labbra ma parlò comunque anche se con un sussurro e aggiunse: << Ho avuto tanta paura. >>
<< E’ tutto finito. Ci sono io qui, piccola. >>

 

Le settimane passarono. Trevor aveva prolungato la sua vacanza di qualche altra settimana, ma tornò comunque a Las Vegas.. e con lui partì anche Laurel. Era decisa a cambiare aria a cambiare qualcosa della sua vita. Aveva voglia di fare un viaggio ed era capitato anche a pennello.
<< Non mi permetterai di alloggiare in un albergo, vero? >> chiese Laurel quando il taxi si fermò a casa di Trevor.
<< Certo che no. >> ammiccò il ragazzo aiutandola a scendere.
<< Mi farai dormire anche nel tuo letto? >> lo stuzzicò Laurel prendendo la sua valigia avviandosi dentro casa di Trevor.
<< Se sentirai la mia mancanza, sai dove trovarmi. >> rispose a tono Trevor.
Arrivarono nel pomeriggio inoltrato e nessuno dei due mostrò segni di stanchezza pur non avendo dormito durante il viaggio in aereo.
Dopo che i due ragazzi ebbero sistemato i vestiti negli appositi armadi, si ritrovarono entrambi a non fare nulla.
<< C’è una partita di basket più tardi, potremo andare a vederla e poi magari andare a mangiare qualcosa.. ti va? >> propose Trevor.
Laurel fece una smorfia pensando a ciò che aveva detto Trevor. Non stavano facendo nulla e probabilmente non avrebbero fatto nulla fino a quando non sarebbero andati a letto per dormire, perciò accettò l’invito.
Trevor la liquidò dirigendosi verso il bagno per farsi una doccia e così Laurel prima di andare anche lei a lavarsi e a darsi una sistemata, decise di sistemare anche gli ultimi vestiti, che aveva lasciato in sospeso, nell’armadio.
Ormai conosceva casa di Trevor come se fosse la sua, e da quando l’aveva invitata a dormire a casa sua si era scelta una stanza degli ospiti che tanto le piaceva. Era grande, luminosa, con colori tenui e chiari, perciò rendeva la stanza ancora più bella. Un grande letto a due piazze era al centro della stanza ed era anche molto comodo, come aveva testato lei stessa. Quella stanza l’aveva colpita dal primo momento e adesso la reputava quasi sua.
Finito di sistemare anche le ultime cose, si avviò verso il bagno. Aprì la porta e quando i suoi occhi incontrarono un’altra figura dinanzi, lasciò cadere la fiala dello shampoo a terra con un tonfo.
Era bagnato. Interamente bagnato. I capelli, anch’essi bagnati, erano in disordine e spuntava qualche piccolo riccio sbarazzino. La schiena perfetta lasciava intravedere ogni muscolo che si traeva a ogni movimento mentre le piccole goccioline d’acqua slittavano verso il basso, scendendo sempre più giù e insieme a quelle scendeva anche lo sguardo di Laurel che si bloccò ad ammirare il sedere sodo e nudo di Trevor.
Era di spalle e con il rumore del getto d’acqua ancora aperto non poté sentirla.
Laurel si morse il labbro inferiore e lasciò sfuggire un leggero fischio di approvazione per quel bel vedere.
Trevor chiuse l’acqua, afferrò un asciugamano se lo portò in vita e si girò. Quando i suoi occhi ghiaccio incontrarono la figura di Laurel a braccia conserte con le guance rosee e i capelli un po’ arruffati per il vapore della doccia, sbarrò leggermente gli occhi e la scrutò a fondo.
<< A occhio e croce, belle gambe, mi stavi spiando da qualche minuto. >> parlò Trevor incrociando le braccia al petto, avvicinandosi alla ragazza.
Non si era neanche asciugato o sistemato, rimase così com’era, bagnato dalla testa ai piedi e con quel ghigno stampato  in volto, che lo rendeva ancora più sexy e irresistibile in quelle condizioni.
Con disinvoltura Trevor si avvicinava sempre di più a lei e non si fece alcun problema se lei lo stava spiando o l’avesse fatto in precedenza.
<< Sì ma ti sei coperto sul più bello! >> aggiunse Laurel con un piccolo broncio.
Aah.. se non era farlo apposta quello, allora non sapeva davvero perché si comportava in quel modo, pensò Trevor scuotendo il capo divertito.
<< Il bagno è tutto tuo. >> aggiunse Trevor con un sorriso prima di uscire dal bagno e lasciare Laurel da sola con mille domande in testa.
Quando ebbe finito di prepararsi raggiunse Trevor che la stava aspettando ed entrambi i ragazzi si avviarono verso la palestra, dove si sarebbe tenuta la partita di basket.

Trevor la portò in un ristorante davvero carino, non molto elegante e neanche uno di quei sudici pub che spesso frequentava. Si accomodarono a un tavolo libero e dopo che il cameriere prese le ordinazioni, ebbero qualche minuto solo per loro.
<< Ti piace qui? >> chiese Trevor sorridente.
<< Molto, non mi avevi mai portato. >>
<< Porto spesso i miei genitori quando vengono a trovarmi. A mia madre piace molto questo posto, dice che è tranquillo e la rilassa e le piace anche il cibo. >> aggiunse il ragazzo con un sorriso, approvando a pieno il pensiero della madre.
<< Christabel ha perfettamente ragione! >> concordò Laurel annuendo e poi aggiunse: << ..anche se sul cibo devo ancora dare la mia opinione. >> ammiccò.
Il cameriere portò le ordinazioni al tavolo e i due ragazzi iniziarono a mangiare. Laurel emise un lungo gemito di approvazione assaporando il cibo. << Capisco perché a tua madre piace! È buonissimo! >>
Trevor la osservò divertito e rise, poi aggiunse: << Bene, allora se mai ti farò arrabbiare saprò come farmi perdonare, fanno anche cibo da asporto.. >>
<< Oh sicuro che avrai il mio perdono! >> rise Laurel.
I due continuarono ad assaporare il cibo scambiando qualche altra battuta, quando d’un tratto Trevor rimase a fissarla, sorridente.
<< Che!? Sono sporca? >> parlò Laurel portandosi diritta, toccandosi le labbra.
Trevor rise e scosse la testa in senso negativo. << No, non sei sporca, tranquilla. >>  Poi i suoi occhi ghiaccio osservarono quelli blu di Laurel ed entrambi rimasero in silenzio così a osservarsi a contemplare il momento.
Laurel voleva davvero sapere che cosa stesse pensando Trevor in quel momento e lui non fece tardare molto l’attesa, infatti, aggiunse: << Lo sai questo è il nostro primo vero appuntamento. >> convenne senza staccare gli occhi da quelli di lei.
Un appuntamento.
Laurel chinò il capo di lato e in volto si disegnò un mezzo sorriso. Sembrò rifletterci  sulle parole di Trevor e pensando aveva proprio ragione. Quello per loro era il primo vero appuntamento, non si erano mai trovati a cenare in un ristorante, vestiti eleganti, da soli, senza complicazioni fra loro.
Il fatto che Trevor l’avesse notato prima di lei, però, le fece battere il cuore. Forse Trevor ci teneva a ciò che stava nascendo tra loro due, forse Trevor ci teneva a lei e basta. E Laurel non poté che essere felice perché infondo anche lei ci teneva al ragazzo. Si frequentavano da mesi ormai forse anche troppi per lei, poiché non aveva mai superato il primo mese, quindi lo considerava un record, ma forse la cosa che adesso le era più chiara era che Trevor le piaceva e anche molto.. si era del tutto innamorata di Trevor.

 

<< Oh eccola che sfoggia la mia maglia autografata personalmente da David Guetta! >> cantilenò Trevor vedendola uscire dal bagno con indosso solo la sua maglietta preferita che gli arrivava quasi a metà coscia.
<< Vorresti dire la mia maglietta. >> lo schernì Laurel fermandosi dinanzi a lui e poggiando le mani ai fianchi. Non indossava altro che un boxer nero. Laurel ormai non ci faceva neanche più caso perché era naturale vederlo a casa sua e andare a dormire solo con quell’indumento. Avevano raggiunto un livello d’intimità che nessuno dei due si era mai accorto. Mancava solo che si facessero la doccia insieme.
Ormai era diventata un’ossessione continua quella di sottolineare che la maglia autografata da David Guetta era diventata di Laurel che aveva gentilmente rubato dall’armadio di Trevor, ma a lei piaceva stuzzicarlo e le stava bene anche così.
<< E va bene, la tua maglia! >> sbuffò Trevor alzando le mani in segno di resa. Si era arreso perché quella discussione sulla maglia era inutile e poi a Trevor piaceva molto più indosso a Laurel anziché lasciata a marcire in un armadio per paura di sporcarla.
Rimasero a fissarsi per qualche minuto. Lui sul ciglio della sua camera e lei nel corridoio, pronta per andare a dormire, ma chissà perché nessuno dei due era pronto a salutare l’altro per andare in camera.
<< Belle gambe.. hai mai detto ti amo a qualcuno? >> domandò di punto in bianco Trevor. Era una domanda che forse gli balenava in testa da qualche tempo ed era proprio curioso di sapere se Laurel avesse mai pronunciato quelle parole a qualcuno.
<< E tu? >> domandò a sua volta Laurel senza rispondere alla domanda del ragazzo. Trevor sorrise e iniziò a capire che forse non aveva mai detto quelle parole e non voleva uscire quell’argomento.
<< Io? No.. >>
<< Beh allora siamo pari. >> parlò con sfrontatezza Laurel alzando il mento.
<< Voglio fare una scommessa. >> convenne poi, osservandola.
<< Del tipo? >>
<< Scommettiamo che riesco a farmi dire ti amo? >> disse Trevor girandole in torno osservandola interamente, sorridendo.
Laurel lo osservò accigliata e incrociò le braccia al petto. Trevor voleva scommettere con lei? La regina delle scommesse? Laurel rise.
<< E tu cosa ci guadagni? >>
<< La tua fiducia. >>
<< Ed io..? >> domandò poi scrutandolo attentamente trovando interessante la sfida, anche se sapeva di avere la vittoria in mano.
<< Hai già la mia fiducia, dal primo istante. >>
Esaminò attentamente il suo volto quando lo osservò. I suoi occhi ghiaccio erano così sicuri e lei sentiva quel desiderio di accettare la sfida e vincerla come aveva sempre fatto.
<< Ok ci sto. Sentiamo! >>
<< Ok. Quando l’hai fatto per la prima volta e con chi? >> domandò Trevor ghignando.
<< Con il mio vicino. Gli davo ripetizioni e siamo finiti per fare ripetizione di anatomia. >> rispose Laurel roteando gli occhi non capendo il perché di quella domanda di cui Trevor conosceva già la risposta, anzi conosceva tutta la storia.
<< Quand’è stata l’ultima volta che sei andata a letto con qualcuno? >>
<< Non ricordo, ma probabilmente l’estate scorsa quand’ero in vacanza con le ragazze. >>
Trevor in realtà non aveva bisogno di quelle risposte perché le conosceva sapeva tutto, come Laurel sapeva tutto di lui.
Ma una cosa voleva sapere. << Ti sei mai innamorata? >>
A quella domanda Laurel portò la schiena diritta e rifletté qualche istante prima di rispondere. Si era mai innamorata veramente di qualcuno? Beh quella con il ragazzo del college non era un innamoramento vero e proprio, era più una cotta, rifletté.
Prima di rispondere deglutì e poi aggiunse un flebile: << Sì. >> guardandolo diritto negli occhi. Trevor sorrise e così parlò: << Lo sapevo. Lo sapevo che sarei riuscita a farti parlare! >> canzonò lui incrociando le braccia al petto con un ghigno.
Laurel sbatté le palpebre non capendo. << No. Tu hai detto che saresti riuscito a farmi dire che ti amo! >> convenne Laurel puntandoli l’indice contro il petto.
Trevor la osservò con un sorriso e aggiunse: << Anch’io ti amo. >>
Gli occhi blu mare di Laurel erano sbarrati e osservavano quelli ghiaccio di Trevor. Stava per ritirare la mano ma Trevor su più veloce di lei e gliela bloccò proprio dov’era, sul suo petto. Ne accarezzò il dorso con il pollice e si avvicinò a lei con corpo. Tutta quella messa in scena per dirle che la amava? Avvertendo il suo corpo vicino a Laurel irrigidì la schiena.. ma solo per mostrarsi più alta e arrivare a osservare bene il volto del ragazzo, da vicino.
Forse l’aveva fatto per far dichiarare prima a lei, non sapeva neanche il perché di tutta quella messa in scena, nulla toglieva però che anche lei era innamorata di Trevor e quando il ragazzo le chiese se si era mai innamorata, il suo pensiero sviò proprio su di lui.
Era da tanto tempo che non si trovavano così vicini, a quasi un palmo di distanza senza che Laurel s’irrigidisse tanto da tremare quasi. Trevor sentiva una gioia immensa nel poterla ritrovare vicino e anche un’eccitazione che lo spinse ad avvicinarsi al corpo della ragazza per sentirla su di esso, ma voleva essere sicuro, voleva essere sicuro di poterla baciare e toccare senza vederla tremare come una foglia, soprattutto ora che sapeva.
Laurel non si allontanò quando sentì il corpo di Trevor appiccicato al suo mentre con la mano libera percorreva tutta la schiena in una carezza.
<< Mi hai ingannato. >>
<< Dimmi di chi sei innamorata. >> Non poteva passarci sopra e sbattersela contro un muro così senza chiederle se era innamorata di lui. Con lei non poteva.
<< Di te, Trevor. >>
Il volto di Laurel si avvicinò a quello del ragazzo e sfiorò le sue labbra per poi allontanarsi di un po’ per osservare gli occhi ghiaccio di Trevor, che, invece di parlare provò ad agire con prudenza. Le mise una mano dietro la nuca e riportò le sue labbra su quelle della ragazza sfiorandole prima, ma quando quelle labbra carnose si schiusero dando libero accesso a Trevor non riuscì a essere più così prudente. Introdusse la lingua nella sua bocca iniziando una danza di passione. Avevano aspettato troppo tempo che adesso i soli baci erano insaziabili. Laurel emise un gemito che Trevor catturò con la sua bocca e quello non poté che eccitarlo ancora di più.
Afferrò Laurel dalle natiche con rudezza ma senza farle male. La fece sdraiare sul letto e prima che Trevor si sdraiasse sopra di lei, Laurel si sfilò la maglia lasciandola cadere  a terra, rimanendo quindi solo con la mutandina. Trevor non poté che accogliere quel suo invito a spingersi più affondo e le baciò un seno mentre stuzzicava l’altro.
Proseguì con la mano verso il basso, lasciandole una carezza lungo la pancia, il ventre per poi infilarsi nelle mutandine e stuzzicarla proprio lì.
Laurel s’inarcò sotto di lui e gemette.
<< Dio Laurel quanto sei bella! >> sussurrò Trevor con voce roca baciandole le labbra per poi lasciargli un morso sul seno.
La lasciò con il fiato sospeso e la osservò diritto negli occhi. Si capirono con un semplice sguardo.
<< Devo saperlo. Devi dirmi quello che vuoi. >> parlò Trevor accarezzandole la guancia.
<< Ti voglio Trevor. Ti prego, non ti fermare. >> fremette Laurel osservando i suoi occhi e non appena ebbe finito di pronunciare la frase, s’inarcò verso Trevor. Il ragazzo ghignò e premette le sue labbra su quelle di Laurel per poi trascinarla nel più erotico degli amplessi.
 

NOTE FINALI
Buon pomeriggio ragazze :D
E con quest’ultimo capitolo si conclude qui anche la mini storia tra Trevor e Laurel *sospira* :)
Vorrei ringraziare le ragazze che mi hanno sempre sostenuto, sempre, dal primo istante e a loro vorrei mandare un grosso bacio! Grazie a chi mi ha dato fiducia, a chi ha seguito questa mini storia dal primo capitolo, portandola con sé :3 e grazie anche a chi ha recensito, mi ha reso davvero felice sapere che la storia sia piaciuta!
Infine, vorrei mandare un grosso bacio alla mia migliore amica cui ho dedicato questa mini storia ^-^ spero che ti sia piaciuta cocca! :*
Per chi vorrà lasciare un’ultima recensione, io come sempre sarò qui a leggerla :D
Vi mando un grosso bacio!
Vostra Betta <3

   
 
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