Storie originali > Comico
Ricorda la storia  |      
Autore: ShiningCrow    10/04/2013    13 recensioni
Perchè il vaccino è un'arma di distruzione di massa fortemente sottovalutata.
Storia di un povero tapino, con tanto di spiegazione sulla plausibilissima etimologia di "vaccino". Ovviamente tutta roba seria.
Dal testo:
Giampaolo inizia ad avere sentore del pericolo, ma ormai è troppo tardi: dietro di lui la porta viene chiusa a chiave da una mastodontica infermiera che lo guarda trattenendo a stento una risata malvagia.
Genere: Comico, Commedia, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

L'OTTAVA PIAGA D'EGITTO

 

Tutti noi prima o poi ci troviamo a dover fare i conti con problemi drammatici al di fuori della nostra portata: guerre nucleari, la fame nel mondo, il buco dell'ozono... e il vaccino.

Sì, avete capito bene.

Ma affrontiamo l'argomento per gradi: dato che io sono una persona notoriamente seria e frequento il liceo classico, posso dirmi in grado di analizzare la significativa etimologia di questa parola, indiscussa portatrice di disgrazie e sventure.

A chiunque abbia un minimo di cultura è chiaro infatti come la parola “vaccino” derivi da due parole di origine greca e sancrita, cioè: “vacci” e “no!”.

Alla luce di questa brillante deduzione possiamo quindi intuire come l'italiano medio sia già dagli albori della sua storia avverso per natura a codesta raffinata forma di tortura, resa ancora più diabolica dall'opinione delle ingenue masse che ritengono che sia fatta nell'interesse della vittima persona che ad essa viene sottoposta.

Ma generalmente le masse non hanno mai fatto un vaccino, o se anche l'hanno fatto erano troppo piccole per ricordarselo e il loro subconscio ha prontamente provveduto ad eliminare i traumatizzanti ricordi di una sì brutale esperienza.

In un modo o nell'altro però l'italiano medio arriva ad uno sfortunato giorno della sua esistenza in cui, uscendo ancora in ciabatte e pigiama a prendere la posta, si trova davanti ad una lettera lunga e bianca, che altri non è se non l'invito a partecipare a questa graziosa festicciola. Sì, perché si riceve un invito, proprio come per i tea party.

L'italiano medio (che nella nostra argomentazione si chiamerà Giampaolo) viene in questa maniera irretito dall'eleganza della lettera e dalla finezza dell'invito, trovandosi così a cadere nella trappola senza opporre la minima resistenza.

Il giorno stabilito Giampaolo si reca alla sede dell' A.S.L. più vicina alla sua abitazione, ma non si insospettisce (beata innocenza!) né alle occhiate cariche di una felicità sadica che la segretaria gli rivolge, né alla vista di una processione di persone sedute in attesa, così sciaguratamente simili a bestie da macello, che una dopo l'altra entrano dalla misteriosa porta senza però mai uscirne.

Giampaolo dunque si siede insieme ai suoi compagni di sventura, nell'attesa di essere convocato. Mentre aspetta, dalla porta esce un bimbo in lacrime mano nella mano con sua madre, che gli rivolge un'occhiata di scuse, mormorando “I bambini, lei sa come sono...”. Il nostro ignaro protagonista a questo punto sorride comprensivo, senza minimamente sospettare che il bimbo è l'unico nella stanza ad aver afferrato la gravità della situazione.

Il bimbo lo saluta con la mano e un'aria di chi sa che quello è un addio.

Finalmente il suo nome viene chiamato e inconsapevole del sventura a cui va incontro, passo dopo passo, entra nella stanza.

Di fronte a lui c'è un lettino ricoperto di scottex, a sua volta coperto di inquietanti pozze rosse che assomigliano fin troppo a sangue. O pomodoro. Come si ripete l’ignara vittima sacrificale.

Oltre il lettino campeggia una scrivania ingombra di mille provette esalanti vapori mortiferi e dietro di esse il sorriso conciliante di un uomo in camice bianco lo accoglie.

Giampaolo inizia ad avere sentore del pericolo, ma ormai è troppo tardi: dietro di lui la porta viene chiusa a chiave da una mastodontica infermiera che lo guarda trattenendo a stento una risata malvagia.

Prego, si sieda pure sul lettino”. Un ordine sotto forma di cortesia, una tecnica subdola.

Giampaolo ormai è in trappola: non gli resta altro da fare e così obbedisce.

Con la coda dell'occhio gli sembra di vedere in un angolo buio della stanza una mano pallida come la morte sbucare da un armadio, ma non riesce ad accertarsene perché l'infermiera si affretta a chiuderlo con una manata.

Sempre più preoccupato, il nostro beniamino si ritrova sbattuto senza troppi complimenti sul lettino, da dove ha la possibilità di osservare tutto ciò che l'infermiera sta facendo.

Questa prende una siringa di circa venti centimetri di diametro e due metri di lunghezza, fornita di un gigantesco ago che brilla malvagio sotto la luce delle lampade al neon.

Giampaolo sbianca. Anche la forma a farfalla del contenitore attaccato all’ago lo terrorizza.

La sua carceriera L'infermiera stiracchia gli angoli della bocca in quello che Giampaolo intuisce vorrebbe essere un sorriso e mostra così un paio di canini particolarmente appuntiti, dicendo: “Non si preoccupi, oggi usiamo la siringa piccola…Mi sembra un po' delicatuccio, lei.”

Dopo aver pronunciato queste parole infila l'ago in una provetta piena di un liquido verde (colore che Giampaolo giudica assai poco rassicurante) e inizia ad aspirarlo per farlo entrare nella siringa.

Mentre il liquido riempie la siringa il povero tapino calcola le sue possibilità di fuga, che capisce però essere ridotte ad una su un miliardo: la piccola finestra dietro la scrivania ha le inferriate (ormai Giampaolo non spreca nemmeno più tempo a domandarsi il perché) e la cara infermiera blocca l'uscita con la sua considerevole mole.

Che fare?

Il dottore sorride sadico, senza più nascondere la sua vera natura assetata di sangue umano.

Non si preoccupi, tra poco sarà tutto finito…”

Giampaolo chiude gli occhi, atterrito, chiedendosi se il pazzoide si stia riferendo alla puntura o alla sua vita.

 

 

 

Note dell'Autore:

 

Ciao a tutti :D

Eccomi qui con una nuova one-shot!

Come forse avrete capito oggi sono andata a fare il vaccino, esperienza davvero molto costruttiva e formativa (anche se più che altro per i nervi del malcapitato) che mi ha dato parecchi spunti per questa boiata galattica.

In caso ve lo stiate chiedendo: sì, la segretaria ha sorriso sadicamente e l'infermiera era davvero una specie di orso bruno.

Non che io abbia nulla contro le infermiere, anche mia mamma è una aguzzina infermiera. (E per di più mio padre è un farmacista...argh, sono circondata!)

Mi farebbe davvero molto piacere sapere se questa storiella vi è piaciuta o no, quindi per favore recensite!

* Occhioni da cucciolo ferito *

Magari dandomi anche qualche consiglio su come aumentare la comicità di una storia e in generale su come migliorarmi!!

baciotti,

ShiningCrow

  
Leggi le 13 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Comico / Vai alla pagina dell'autore: ShiningCrow