God
or Nothing?
Earthworm parlò di lui e
l’informatore non poté far altro
che ascoltare cose che sapeva benissimo.
Perché erano informazioni su di sé che egli
stesso le aveva fornito.
Non gli importava che ora figure poco importanti, come quella donna, ne
fossero
a conoscenza.
Sulle cicatrici di due persone erano state applicate
bende invisibili: Izaya e Shinra ignoravano le ferite, non le
guardavano più.
Nonostante non guarissero in fretta.
Perciò, quando Earthworm gli ribadì che a
cambiarlo era stato il famoso accaduto nell’aula di Biologia della scuola media Raijin, lui non si
scompose. Anzi
annuì quando fu nominato il suo “amico”.
Perché era diventato così?
Tempo fa era definito una “persona normale e
silenziosa”, eppure la cosa non lo
soddisfaceva: se era normale, perché stava sempre in
disparte? Perché non aveva
nessuno con cui condividere la sua ossessione per gli esseri umani?
Quando ecco un sorriso e un paio di occhiali.
Lui, Kishitani Shinra, aveva rotto la sua quotidiana
tranquillità.
Gli aveva messo in testa che c’era qualcosa di non umano.
Qualcosa che lui amava,
diceva.
Anche il suo unico amico era ‘diverso dagli altri’.
Izaya amava gli esseri umani, ma non sentiva
di farne
totalmente parte.
Lui voleva essere una specie di “Dio” per loro,
quindi non poteva essere un
uomo qualunque. Dio non è umano.
Dullahan non è umano.
Shizuo non è umano.
Le persone che lo circondavano, però, si interessavano e
amavano entrambi: Shizuo era temuto, sì, ma aveva molte persone vicine.
Lei, Celty, aveva quell’unica persona che per Izaya era
sufficiente. O almeno
così avrebbe pensato in passato.
Izaya, quindi, aveva scelto di non
essere più umano. Voleva
anche lui essere come coloro che disprezzava.
Essere umano, per lui, non era abbastanza. Essere umano non gli aveva
dato
nulla, solo sottratto.
Perciò, dopo gli anni delle medie, aveva cambiato la sua
condotta, orientandola verso quell'unica persona che ancora poteva dargli qualcosa.
Attirare Shizuo tramite l’odio, le trappole, metodi loschi
che potevano
rivaleggiare la sua potenza.
Erano entrambi “persone con cui è meglio non avere
a che fare”, secondo Kida Masaomi.
Erano entrambi pericolosi, ossessionati l’uno
dall’altro, da quella persona così
diversa e allo stesso tempo simile, da cui avrebbero potuto ricavare
costante attenzione -violenta, ma reciproca.
Ahahahah!
Di sicuro, con quel modo bastardo che aveva di manipolare
tutto e tutti, era entrato maggiormente nel mondo degli uomini. Ed era
così
divertente!
Dunque superficialmente, sì, qualcosa era cambiato.
Ma interiormente tutto era come prima.
Il suo studio/abitazione era vuoto/a come prima.
Al banco la sedia accanto alla sua sarebbe rimasta comunque vuota
–come prima.
Era residente a Shinjuku, ma operava
a Ikebukuro. Perché era
in quella piccola città che davano spettacolo i mostri.
Voleva lasciare la sua impronta su di loro.
Avvenimenti su avvenimenti, destini incrociati, storie sovrapposte. Lui
agiva
nell’ombra e agiva bene, agiva in modo impeccabile e perfetto.
Ma la gente ricorda i
nomi dei negozi, delle piazze e delle istituzioni. Non dei vicoli.
Per questo si era appropriato di un pezzo principale di quella
città: la testa.
La testa attorno alla quale tutto e tutti ruotavano.
Adesso sarebbe stato lui il centro!
Ma la gente guarda il cielo solo per scegliere
i propri vestiti.