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Autore: Sammy_    11/04/2013    9 recensioni
Holmes Chapel era una piccola e ridente cittadina inglese, situata nella contea del Cheshire, un luogo tranquillo e pacifico ... prima che arrivassero loro!
Natalie è cosi presa dall’organizzazione di un matrimonio assolutamente perfetto che tende a trascurare il suo futuro sposo, Harry.
Dopo essere stata licenziata, Melanie decide di lasciare Londra e tornare nella sua città natale per farsi aiutare da Zayn, con la quale in passato è stata profondamente legata.
Infine Carly, desiderosa di cambiare vita, comincia a lavorare come pasticcera in un ristorante di Holmes Chapel, gestito da un bel ragazzo biondo di nome Niall.
Vecchie e nuove conoscenze si scontreranno in questo sequel di “Come sabotare il matrimonio del tuo migliore amico” ma la storia potrà essere facilmente seguita anche da chi non ha letto la prima parte.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Tutti i "come" dell'amore'
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COME ORGANIZZARE IL MATRIMONIO PERFETTO



PROLOGO:
 
 CARLY’S POV – Holmes Chapel, ore 11:30

 
 
C’erano voluti tre giorni, sei ore e quindici estenuanti minuti ma finalmente avevo finito di svuotare tutti gli scatoloni.
La mia nuova casa, un piccolo cottage situato nella periferia di Holmes Chapel, era tanto piccolo quanto grazioso e io non avrei mai potuto desiderare di meglio.
Quando spalancavo le finestre del salone subito la stanza veniva inondata di luce, un elemento per me importantissimo che mi faceva pensare alle giornate di sole in California, dove avevo passato l’estate precedente insieme ai miei amici.
Doncaster, il mio paesino d’origine, mi sarebbe mancato davvero, così come tutte le persone che ero stata costretta a salutare, ma almeno lì a Holmes Chapel avrei potuto dare inizio a una nuova vita.
E poi per fortuna c’era mio cugino Louis che mi aveva accolto calorosamente alla stazione, nonostante ci fossimo sempre frequentati molto poco.
Come se non bastasse, quell’angelo mi aveva già trovato un lavoro. O meglio, un colloquio di lavoro per essere precisi.
Mi aveva parlato di un certo … uhm, Neil? Insomma, un suo amico che aveva un ristorante in cui avrei potuto trovare impiego come pasticcera.
Dopotutto i dolci erano la cosa che sapevo fare meglio, tutti quanti adoravano la mia famosa cheesecake con i frutti di bosco, quindi perché non avrebbe dovuto assumermi?
Ecco il motivo per cui quel giorno mi alzai di buon ora, mi misi un vestito carino e raggiunsi in bicicletta la piazzetta principale di Holmes Chapel.
Una volta arrivata lì, non fu affatto difficile individuare il ristorante Black Rose date le sue fattezze.
Lasciai la bici poggiata contro un lampione lì davanti poi, poco prima di entrare, diedi una veloce controllata al mio aspetto con un piccolo specchio rotondo che tenevo nella borsa.
I capelli erano piuttosto scompigliati dal vento e non avevo di certo un aspetto riposato ma … pazienza!
D’altra parte Niall avrebbe dato più importanza alle mie doti culinarie che alle mie occhiaie, giusto?
Quando finalmente mi decisi ad entrare, rimasi piacevolmente sorpresa: il locale era molto ampio e reso elegante da un pavimento di marmo così lucido che mi ci potevo specchiare dentro.
La cosa che mi colpì più di tutte però, fu la grande vetrata che affacciava sulla cattedrale in stile gotico della piazza.
 
-          C’è nessuno? – domandai ad alta voce mentre camminavo tra le file di tavoli già apparecchiati di tutto punto.
-          Arrivo subito! – esclamò una voce proveniente dall’altra parte di quella che doveva essere la porta d’accesso per la cucina.
 
 
Qualche secondo dopo, le ante si spalancarono e venne fuori un ragazzo dai capelli biondo platino, alto e con un bel sorriso gioviale.
Solo quando mi fu abbastanza  vicino, ebbi la certezza che si trattasse del proprietario del ristorante: esattamente come aveva detto Louis, aveva due grandi occhi blu come l’oceano, davvero incredibili.
 
 
-          Ciao, tu devi essere Carly – esclamò stringendomi la mano con vigore – piacere di conoscerti, io sono Niall Horan!
-          Piacere mio! Louis mi ha parlato tanto di lei – risposi sorridendo cordialmente.
-          Scommetto che ti ha detto solo cose orribili sul mio conto – scherzò – ma prego, non startene lì in piedi, siediti pure – aggiunse poi invitandomi a prendere posto a uno dei tavoli.
 
 
Feci come mi aveva detto, così scostai la sedia dal tavolo e, dopo aver lisciato con cura la gonna del vestito, mi sedetti.
Niall prese posto esattamente di fronte a me, mentre tirava fuori un piccolo block notes e una penna.
 
 
-          Cominciamo pure – disse scribacchiando qualcosa in cima a un foglio a quadretti – non ti preoccupare, sarà un colloquio del tutto informale. Allora, puoi dirmi il tuo nome per intero per favore?
-          Carlisa Tomlinson – mormorai arrossendo – ma per favore, mi chiami sempre e solo Carly. Carlisa è a dir poco imbarazzante!
-          Tranquilla, Carly andrà benissimo – mi tranquillizzò lui facendomi l’occhiolino – Louis mi ha detto che sai fare dolci, è vero?
-          Esatto – confermai annuendo. In quel campo ero preparatissima quindi non potevo fallire – ho lavorato per tre anni nella pasticceria principale di Doncaster. So fare torte, biscotti, mousse, cupcake … tutto insomma! Ma la mia specialità è la cheesecake.
-          Sai fare il crumble di mele? Non so perché ma tutti gli abitanti di Holmes Chapel impazziscono per il crumble di mele! – esclamò Niall come se trovasse la cosa assolutamente assurda.
-          Ma certo, so tutte le ricette a memoria! – risposi con una punta d’orgoglio – per il crumble ci vogliono otto mele di grandezza media, 150 grammi di farina, mezzo cucchiaio di cannella in polvere …
-          Va bene, va bene – mi interruppe Niall con espressione divertita – mi hai convinto, se ci mettiamo a elencare tutte le ricette però rischiamo di terminare entro domani mattina.
-          Chiedo scusa – mormorai mortificata – è che sono parecchio nervosa.
-          Non ti preoccupare. Io credo che basti così.
-          Vuol dire che … - azzardai – insomma che sono …
-          Sei ufficialmente assunta! – annunciò Niall a gran voce spalancando le braccia come se volesse stringermi in un grande abbraccio – era da tempo che cercavo una pasticcera dato che il punto debole del mio ristorante sono sempre stati i dessert. Tu mi sembri la ragazza giusta quindi – e qui si alzò in piedi porgendomi la mano – benvenuta al Black Rose Carly Tomlinson!
-          Oh mio Dio!
 
 
Invece che stringergli la mano, scattai in piedi a mia volta e gli gettai le braccia al collo stringendolo così forte da rischiare di soffocarlo.
 
 
-          Oh cavolo, sono così felice!
-          Mi fa piacere – bofonchiò Niall che era diventato viola a causa della mancanza di ossigeno – ma uccidere il tuo datore di lavoro non sarebbe una mossa consigliata per il tuo primo giorno.
-          Mi perdoni – esclamai scostandomi velocemente da lui lasciandolo libero di respirare – è che sono davvero emozionata. La cosa che mi preoccupava di più del mio trasferimento era proprio non riuscire a trovare un lavoro e invece è stato più facile del previsto. Le prometto che non la deluderò signor Horan.
-          Ti prego, chiamami pure Niall. Sarebbe ridicolo darmi del lei, in fondo abbiamo più o meno la stessa età.
-          Okay Niall e … grazie ancora per questa grande opportunità!
 
 
Ero davvero al settimo cielo. Lavorare in un vero ristorante era ciò che avevo sempre desiderato.
Certo, Holmes Chapel era un piccolo paesino in cui era quasi impossibile intraprendere una brillante carriera, ma quel nuovo lavoro poteva essere un trampolino di lancio per obbiettivi ben più altri: Londra, per esempio.
 
 
MELANIE’S POV – Londra, ore 16:15

 
 
Non avevo nessuna ragione per cui essere nervosa, dopotutto ero già stata chiamata altre volte dal “grande capo” e questo non voleva dire che volesse farmi un rimprovero.
Eppure, mentre attendevo pazientemente fuori dalla sala riunioni, seduta su un alquanto scomodo divano di pelle, mi sembrò di essere tornata indietro nel tempo quando a scuola, per via della mia pessima condotta, venivo convocata nell’ufficio del preside.
Ma no, Steven non voleva licenziarmi, anche perché non avevo fatto nulla di male, giusto?
 
 
-          Signorina Gibson? – mi richiamò la segretaria dalla sua piccola scrivania all’angolo – la riunione è finita, il signor Lawson l’aspetta nel suo ufficio.
-          Uhm, grazie mille Dorota … - mormorai scattando in piedi nervosamente.
 
 
Per l’amor del cielo Mel, stai calma” dissi tra me e me “non c’è assolutamente nulla di cui preoccuparsi, sei sempre stata un’impiegata modello!”
Okay, forse proprio “modello” no. Arrivavo spesso in ritardo e perdevo più tempo a controllare le vendite delle scarpe su eBay che altro, ma a parte questo nessuno si era mai lamentato più di tanto.
Che ansia!
Bussai alla porta dell’ufficio di Steven e immediatamente una voce severa mi diede il permesso di entrare.
Lo studio era buio e dall’aspetto vagamente sinistro. Steven era in piedi aldilà della sua grande scrivania ma non mi invitò a sedermi come faceva di solito.
Pessimo presagio …
 
 
-          Salve signor Lawson, come mai ha voluto vedermi? – chiesi ostentando una certa tranquillità.
-          Venga pure avanti signorina Gibson – rispose lui in tono grave. Non l’avevo mai visto rabbuiarsi così, di solito era tanto gentile – abbiamo parecchie cose di cui discutere.
 
 
Mi feci avanti come mi aveva chiesto ma non mi sedetti temendo una sua spiacevole reazione.
Steven era uno di quei pochi uomini che riuscivano a mettermi in soggezione.
 
 
-          Signorina Gibson – esordì – è da un po’ di tempo che mi giungono alcune singolari voci su di lei. All’inizio ho pensato fosse meglio lasciar correre ma temo che adesso la situazione sia diventata insostenibile.
 
 
Ma di cosa cavolo stava parlando? Aiuto! Che avevo fatto di male?
Aveva forse scoperto che un giorno mi ero data malata quando in realtà dovevo solo andare a quella favolosa svendita da Harrods?
Mi schiarii la voce per parlare e tentare di ottenere qualche spiegazione ma Steven parlò prima che potessi farlo.
 
 
-          Signorina Gibson … lei è andata a letto con tutti gli uomini del reparto marketing, si rende conto? Senza contare quei due o tre individui della contabilità e … perfino il ragazzo che porta la posta!
-          Ma … ma io …
 
 
Cosa? Era uno scherzo? Mi aveva davvero chiamato lì per discutere delle mie attitudini sessuali?
Non era di certo colpa mia se quel maledetto ufficio era strapieno di uomini affascinanti e assolutamente irresistibili.
Esatto, perfino il fattorino era riuscito a tentarmi!
 
 
-          Spero che lei sia consapevole che questo non è assolutamente un comportamento professionale – continuò Steven puntando i palmi contro la superficie legnosa della scrivania e lanciandomi un’occhiata piuttosto torva - tra l’altro ho saputo che per lo stesso motivo era già stata richiamata da altri supervisori. A questo punto allora non ho più scelta. Sono costretto a licenziarla.
-          No! La prego signor Lawson non mi faccia questo! – esclamai scattando in avanti con le mani giunte come in preghiera – faccio già fatica a pagare l’affitto, se lei mi licenzia perderò tutto! Non c’è nessun modo perché io possa tenermi il posto?
 
 
A quella domanda, il volto di Steven si illuminò leggermente e notai un bizzarro barlume nelle sue iridi color caffé.
Sospirò varie volte, poi fece il giro della scrivania fino a quando non si ritrovò più vicino a me.
Un po’ troppo vicino a dire il vero …
 
 
-          Ehm … signor Lawson?
 
 
Steven mi ignorò e senza dire nulla allungò le mani verso i miei fianchi, attirandomi verso di se.
Cosa diavolo stava facendo?
All’improvviso notai con orrore che i suoi occhi erano fissi sulla scollatura del mio top mentre si leccava le labbra con la punta delle lingua.
 
 
-          Mettiamola così signorina Gibson – sussurrò senza dare cenno di alzare di nuovo lo sguardo verso il mio viso – dato che ormai l’ha data a tutti, potrei ripensarci sul suo licenziamento se solo lei decidesse di “prestare servizio” anche a me. A quel punto lei potrebbe resta ….
 
 
Non gli diedi nemmeno il tempo di terminare la frase.
Senza quasi rendermene conto, la mia mano partì colpendo la guancia di Steven con una forza che neanche immaginavo di avere.
Lui mugolò dal dolore e si allontanò da me liberandomi dalla sua viscida stretta.
 
 
-          Lei! – urlai puntandogli contro un dito accusatore – lurido, schifoso verme che non è altro!
-          Io? – ribatté Steven – ha parlato la puttana!
 
 
Okay. Quello era davvero troppo.
Per ben due anni avevo lavorato in quella maledetta azienda in cui non capivo neanche che mansioni dovessi svolgere esattamente, circondata da colleghe odiose e colleghi marpioni, costretta a sopportare le continue e irritanti prediche dei miei supervisori ogni santo giorno.
Ma darmi della puttana … no, quello non l’avrei mai potuto accettare!
 
 
-          Sa cosa le dico signor Lawson? Vada pure a farsi sfottere, io non voglio rimanere in questo ufficio un solo minuto di più!
 
 
Detto questo, lasciai il suo studio alla velocità della luce richiudendomi la porta alle spalle con veemenza.
Sotto gli sguardi basiti di tutti i presenti, raggiunsi la mia scrivania e infilai nella borsa tutti i miei effetti personali indispensabili: presi cellulare, agenda e qualche penna, poi mi diressi verso l’ascensore.
 
 
-          Ah, un’ultima cosa gente – strillai diretta al mio pubblico indesiderato – siete tutti porci e troie! Vi odio, odio questo posto e odio questa città! Io me ne vado!
 
 
Entrai in ascensore e, poco prima che le porte si richiudessero, sentii qualcuno bisbigliare una frase che suonava come “l’ho sempre detto io che quella era matta!”.
Pazienza, meglio matta che vittima.
Mentre scendevo verso il piano terra, carica di roba e con un espressione sconvolta, mi chiesi cosa ne sarebbe stato di me.
Senza un lavoro non avrei più avuto i soldi necessari per pagare l’affitto.
Senza una casa sarei stata costretta a lasciare Londra o ad andare a vivere sotto i ponti.
Entrambe le soluzioni mi spaventavano a morte …
La cosa peggiore, era che riuscivo a vedere un’unica via di fuga.
In effetti, non ero completamente sola a quel mondo. C’era una persona da cui potevo andare.
Una persona che avevo sposato qualche hanno prima solo ed esclusivamente per fargli un favore, altrimenti avrebbe perso il permesso di soggiorno per stare in Inghilterra.
Io e Zayn Malik non ci eravamo mai amati, anzi, non eravamo neanche amici ma … si, lui era mio marito a tutti gli effetti!
 
 
NATALIE’S POV – New York, ore 21:00

 
 
Indossavo un completino intimo di pizzo bianco e un completino da infermiera sexy.
Perché?
Perché era completamente scema e agivo sempre di impulso, ecco perché!
Quando ero entrata in quel sexy shop (giuro che non l’avevo mai fatto prima d’ora) non ero riuscita a resistere alla tentazione di fare una bella sorpresa al mio fidanzato Harry.
Quel ragazzo meraviglioso era stato così gentile da venire con me a New York per prendere le ultime cose prima che mi trasferissi definitivamente a Londra, quindi avevo pensato che meritasse un bel premio.
Ora però, cominciavo a pentirmi della mia scelta. Avrei potuto preparargli una bella cenetta invece di conciarmi in quel modo a dir poco ridicolo!
Pazienza, ormai quel che era fatto non si poteva cambiare, tanto valeva aspettare che tornasse dalla sua corsetta serale per i sentieri di Central Park.
Lo aspettavo stesa sul divano, sentendomi terribilmente a disagio per via delle mia quasi completa nudità.
Come se non bastasse quel maledetto perizoma di pizzo mi impediva qualsiasi tipo di movimento!
Poi sentii dei passi sul pianerottolo e poco dopo qualcuno girò la chiave nella toppa.
Cercai di sistemarmi meglio sui cuscini assumendo una posizione sexy anche se ero abbastanza sicura di assomigliare vagamente a una salsiccia appesa nella vetrina di un macellaio.
 
 
-          Amore? Sono tornato! – esclamò Harry dall’ingresso.
 
 
Quando entrò in salone, ci mise un po’ prima di individuarmi, ma poi quando finalmente mi individuò, resto letteralmente a bocca aperta.
Non sapevo esattamente come interpretare la sua espressione sconcertata. Era indignato o piacevolmente sorpreso?
La risposta ai miei dubbi arrivò poco dopo: Harry infatti scoppiò a ridere sguaiatamente.
 
 
-          Oddio … Nat! Ma che cosa stai facendo? – esclamò tra una risata e l’altra.
 
 
Ecco, lo sapevo che sarebbe stata una pessima idea.
Sentendomi offesa e frustrata, mi alzai in piedi e raccolsi la vestaglia di seta che avevo lasciato a terra per rimettermela addosso.
 
 
-          Bel modo di reagire davanti a una sorpresa – borbottai mettendo su il broncio e incrociando le braccia al petto – sei uno stronzo Harry!
-          No, amore, non fraintendere! – si giustificò lui tentando inutilmente di ritornare serio – sei terribilmente sexy ma … non me l’aspettavo proprio!
 
 
Sapevo che stava facendo del suo meglio per riparare la situazione ma solo dopo qualche secondo riprese a sghignazzare a più non posso.
D’altro canto però, anche io risi sotto i baffi. Vedere Harry felice mi riempiva sempre il cuore di allegria. Forse come infermierina sexy non ero un granché ma come clown non avevo rivali!
Solo allora notai che Harry era vestito normale, non in tuta, e perfettamente riposato.
Insomma, non sembrava proprio che fosse appena tornato da una corsa.
 
 
-          Dove sei stato? – chiesi insospettita.
-          A fare quattro passi per la Fifth Avenue – rispose lui con una scrollata di spalla.
 
 
Lo osservai attentamente mentre si sfilava la giacca per poi prendere posto sul divano. Aveva uno strano sorrisetto stampato in faccia che non prometteva nulla di buono.
 
 
-          Ah si? Hai comprato qualcosa per caso? – domandai ancora con fare circospetto.
-          In effetti si …
-          Cosa?
-          Nulla di che – rispose lui scrollando di nuovo le spalle.
-          E dai!
-          Ho detto nulla!
-          Harry non mi mentire! – lo avvisai lanciandogli uno sguardo minaccioso – sai che odio quando mi nascondi le cose!
-          Ma amore …
-          Amore un corno! – strillai – tu non vuoi dirmi la verità. Cosa c’è? Sei andato a comprare un regalo alla tua amante per caso?
-          Ma no Natalie! – esclamò lui esasperato. Poi sospirò sconfitto – e va bene, avrei voluto aspettare di dartelo dopo cena ma a quanto pare non mi lasci altra scelta.
 
 
Frugò nella tasca della sua giacca a vento e ne tirò fuori una bustina color verde acqua, che riconobbi subito come oggetto proveniente dalla gioielleria Tiffany.
Da quella stessa busta, tirò fuori una scatoletta di velluto blu, poi si alzò e venne verso di me.
Oh cazzo …
 
 
-          Harry … - mormorai sentendomi mancare – cosa sta succedendo?
 
 
Lui non disse nulla ma si limitò a inginocchiarsi proprio davanti a me.
Oh cazzo, cazzo, cazzo!
Aprì la scatoletta di velluto e davanti ai miei occhi apparve il diamante più grande che avessi mai visto. Un anello di quel genere non lo avevo mai neanche potuto sfiorare, figuriamoci possederlo!
 
 
-          Natalie – esordì Harry con gli occhi verdi lucidi per l’emozione fissi nei miei – non stiamo insieme da tantissimo, me ne rendo conto, ma io sono innamorato di te da sempre, fin dai tempi del liceo. Sei stata, sei e sarai sempre la mia migliore amica ma oggi vorrei chiederti di essere anche qualcosa di più. Mia moglie.
-          Oh Harry … - sussurrai con le guance già rigate di lacrime.
-          Natalie Jones, amore della mia vita … mi vuoi sposare?
-          Cazzo, si! Centomila volte si! – strillai al culmine della gioia.
 
 
Non diedi a Harry neanche il tempo di infilarmi l’anello al dito ma gli saltai letteralmente addosso facendo rotolare entrambi a terra.
Quella sua proposta era stata una sorpresa di gran lunga migliore della mia e mai e poi mai avrei creduto fosse possibile sentirsi così maledettamente felici.
Baciai Harry, che rideva di gioia come me.
Non importava quante ne avessimo passate. Si, c’erano stati parecchi momenti bui ma il nostro amore alla fine aveva resistito a tutto.
Una parte di me aveva sempre saputo, o perlomeno sperato, che un giorno Harry sarebbe diventato mio marito.
Bèh, finalmente quel momento era arrivato, il mio più grande sogno si stava realizzando!
 
 
SAMMY’S CORNER

Oddiooooooooooooooooooooooo!!!!
Non ci credo ragazze, sono troppo felice!
Quando ho finito di scrivere “Come sabotare il matrimonio del tuo migliore amico”, non avrei mai pensato che ci sarebbe stato un sequel ma poi mi sono accorta che Harry, Nat e tutti gli altri mi mancavano troppo!
Per le vecchie lettrici: ben tornate amori miei!
Per le nuove lettrici: spero che la storia vi piaccia lo stesso anche se non avete letto la prima parte (non sarà del tutto necessario ma se volete questo è il link del prequel: 
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1303118&i=1 )
Adesso devo andare, la prossima volta vi lascerò anche le foto di Natalie, Carly e Melanie.
Qualcuno disposto a fare banner per caso? Fatemi sapere!
A presto!
Con affetto,
Baci Sam 

  
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