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Autore: purplelight    12/04/2013    3 recensioni
Parlo del dottore umano. E se cadesse in depressione dopo essersi lasciato con Rose per non volerle dire
tutti i suoi segreti....magari per vergogna?
Un dottore tutto umano, fin troppo.....
( dovrei inserirla nelle Originali ma...i personaggi sono quelli di doctor who...certo...estremizzati...buona serata!!!)
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doctor - 10, Doctor - 10 (human)
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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AUTUNNO


Parla piano e poi...........

non dire quel che hai detto gia'

le bugie non invecchiano......
su di noi.... il tempo ha gia' giocato ha gia' scherzato......ora non ci resta che....trovare la verità.


Si sentì vuoto.
La strada davanti a sè era opaca, i suoni ovattati e la testa gli faceva male.
Continuava a bere dal bicchiere. Una birra rossa.  E la testa gli girava.
Cadde a terra.
Cercò di tirarsi su a fatica. Dentro alla bocca aveva il sapore amaro dell' alcool. Gli impastava la bocca, appunto.
Si tirò su a fatica. Sentiva il sangue bollire dentro. Novità?
Sorrise.
Continuò barcollando fino a Long Houard Street.
Da lontano era un ombra, sottile e slanciata.

sulle tue labbra ....

un'altra solitudine specchiata.....

scordiamoci di attendere....

il volto per rimpiangere....


Quando arrivò a casa pose le chiavi sulla mensola nera, a sinistra, sospirò di nuovo, stanco e si mise a sedere sulla poltrona, prendendosi la testa tra le mani.
Era stanco.Parla ancora. Pensi
La barba non fatta e delle occhiaie nere sotto agli occhi, incavati nel viso scavato. Delle dita lunghe e sottili frugavano, nervose, tra i capelli castani e arruffati.
Deglutì quel sapore di marcio che aveva la sua bocca memore di una serata passata tra i bar.
Nulla avrebbe pensato tranne che ridursi in quello stato.
Il suo umano corpo pretendeva quelle liberazioni. Si sentiva scalciare da dentro tutta quella energia, che minacciava di stracciare e fare a brandelli quella debole carne che era
il suo corpo....così umano così troppo umano.Gli veniva da piangere, un malsano pensiero di strapparsi via la vita che soggiornava in quella sua mente e che colpiva, continuava a
 colpire inesorabilmente sulle mure della sua testa. Incessante, tremenda.
Gemettè.
Era stanco.
Si alzò e percorse il piccolo corridoio della sua casa. Il letto ancora disfatto dalla sera prima.
Da fuori correvano luci, blu, gialle, rosse. Le luci della strada battevano sul muro.
Si lasciò cadere sul letto. Chiuse gli occhi, arrossati dal pianto, dormì.

Parla ancora e poi.....

dimmi quel che non mi dirai,versami il veleno nel bicchiere....

il tempo ha gia' giocato ha gia' scherzato.....

ora non rimane che provar la verita'.......


Di mattina la luce del sole gli scaldava il viso.
Dischiuse gli occhi.
Di nuovo rivide quei mobili, quel muro, quei tappeti.
Chiuse gli occhi obbligandosi a non pensare a quella vita inutile, buttata, capitata così.
Si alzò.
I vestiti, uno smoking nero e una camicia bianca sbottonata fino al petto. Si guardò allo specchio. Era uno straccio.
Controllo i suoi occhi, nonostante tutto erano ancora lucidi sebbene fossero gonfi di alcool.
Non voleva pensare, Non voleva ricordare lei.
Fece una smorfia di dolore. Strinse i pugni.
Andò veloce in cucina. Aprì il frigorifero e prese una birra
Se la bevve quasi tutta d'un fiato.
Si mise a pensare per un breve istante alla inutilità di quella vita. Inutile. Si continuava a ripetere. Un inferno.
Rose non l'avrebbe permesso. Ma adesso. Lei non c'era.
Era andata via.
L'aveva abbandonato benchè lui l'avesse rassicurata che era ancora lui. Che era ancora il dottore.
Quella sera, l'aveva guardato con occhi lucidi, intrisi di lacrime.
L'aveva abbandonato. Si era girata, lasciandolo lì, solo in una strada, in un freddo pomeriggio d'autunno londinese.
Non l'aveva più rivista......da allora per lui aveva perso di senso qualunque cosa.

La verita' non si sa non si sa....

come riconoscerla cercarla nascosta....

nelle tasche i cassetti il telefono.....

che ti da' che mi da'
cercare dietro gli angoli.............

celare i pensieri, morire da soli....
in un'alchimia di desideri

sopra il volto tuo
pago il pegno di
rinunciare a me......

non sapendo dividere
dividermi con te
affidarsi a te non fidandomi di me.....

Sopra il volto tuo
pago il pegno di
rinunciare a noi,dividerti soltanto,nel volto del ricordo....


No, si era ripromesso di non pensarci più. Di soffocare quel sentimento ottuso che faceva da sfondo ad ogni fottutissima giornata. Aveva ricominciato ad uscire, a lavorare e a scopare.
Ma ancora, non lo abbandonava...era un cancro che non riusciva a sconfiggere. Giorno dopo giorno diventava più profondo, radicato.

Lucy era venuta a trovarlo.
Lui aveva stappato una bottiglia di buon bianco, un traminer turghau da bere.
E poi erano finiti a scopare sopra al tavolo.
Lei difianco sembrava appagata, candida nella penombra della sera. I capelli biondi sciovolavano lungo il corpo da vergine. Giovane. Giovanissima.
Aveva vent'anni.
E lui quasi 9010.
Sorrise. Fumandosi una sigaretta.
Ma non sorrise di felicità.
La lasciò andare dopo mezz'ora. Liberandosi di nuovo  di un peso.

La verita' non si sa non si sa..
come riconoscerla,cercarla nascosta......


Camminava nel centro di Londra.
Le foglie d'autunno gli cadevano leggere ai piedi. Ogni volta che ci passava sopra scricchiolavano.
Ancora quel sapore amaro in bocca. Tremendamente amaro.
La luce bluastra di un pomerigio di novembre.
E un vento gelido, soffiava sordo sui marmi dei gradini.

Quando ami qualcuno
meglio amarlo davvero e del tutto
o non prenderlo affatto
dove hai tenuto nascosto
finora chi sei?


E se io avessi potuto darti una rosa, in omaggio alla tua bellezza?in omaggio del tuo amore.
si chiese questo.
Gli piaceva vedere gli alberi morire.
Guardava, inclincando appena la testa, le fogie rosse cadere, volare lentamente nell'aria fino a posarsi, mute.
Sorrideva sempre.
Pensava, ah, sì, pensava di essere come quelle foglie per terra. Morte.

A volte nel suo appartamento restava immobile.
Fissava fuori dalla finestra.
Le luci, le vie, le strade, i palazzi, le persone che dentro a dei buchi nei muri discutevano, ridevevano, lavoravano. Ah. Gli piaceva guardare quelle cose.
Un leggero toccò.
Un leggero sorriso. Cambiava la situazione.
E lui restava muto a fissare quello. Il cambiamento.
Stringendo i denti. Pensando di passare quell'ora, teso, freddo, contratto, che gli sembrava infinita.
Non l'aveva mai capito. Un ora può veramente non finire mai.
  
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