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Autore: Serenity452    12/04/2013    9 recensioni
Ariel Redlake arriva in città e subito cattura l’attenzione di Damon, che comincia a bramarne il sangue e non solo, sebbene il suo cuore appartenga ad Elena.
Ariel se ne innamora sempre più, ignara che quei freddi occhi azzurri siano quelli di un vampiro che muove i fili della seduzione assecondando un desiderio incontrollato.
Damon ormai succube e ossessionato da lei, dai suoi occhi verdi, le fiamme rosse dei capelli e l’animo puro, è confuso dai suoi stessi sentimenti già tormentati dopo la morte di Rose ed il continuo rifiuto di Elena. Ma quando Ariel scopre la verità su Damon, il peccato ed il dolore si mescolano in un terribile gioco di caccia e vendetta, passione e terrore con un Damon fuori controllo.
La Redlake potrà mai perdonare l’uomo che l’ha fatta innamorare e poi l’ha delusa e distrutta totalmente?
Potrà nascere l’amore da una relazione che affonda le radici nel dolore?
Ma chi è davvero Ariel Redlake?
Chi gli da la caccia?
Chi sono i misteriosi uomini che nasconde nel suo passato?
Damon scoprirà di non essere l’unico a voler Ariel e sarà trascinato nell'abisso di questo mondo dove niente è come sembra...
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Nuovo personaggio, Stefan Salvatore | Coppie: Elena/Stefan
Note: Lemon, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con, Tematiche delicate
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Alla Mia Beta,
Regina delle critiche
Senza frontiere,
Signora della mia Oscurità,
Capo delle mie attività,
Losca e Onesta compagna di vita,
Cuoca di deliziose tentazioni di gola,
Beta con doppia visibilità e irruento
Amore per i miei piedi lavori, Grazie.

Capitolo XX: Deliziose Tentazioni.

 

Caldo.

Tanto caldo.

Qualcosa le scottava le spalle, il sedere e le gambe.

Ma non voleva svegliarsi per scoprire di cosa si trattasse.

Era troppo stanca ed intorpidita.

Quell’aereo doveva essere davvero scomodo, ma almeno dormendo non sentiva più le disgustose puzze che emanava.

Tuttavia, quando udì il rumore delle onde e l’odore della salsedine, la ragione dissipò il sonno.

Come mai sentiva le onde del mare così vicine?

E quel profumo? Il caldo?

Mosse una mano e le dita incontrarono qualcosa di tiepido e granuloso.

Sabbia.

Oh.Cielo.

Aprì gli occhi e si ritrovò accanto Damon, addormentato, con la faccia nella sabbia.

Con un braccio le doveva aver cinto la vita, ma adesso lei era un po’ troppo distante, quindi solo la sua mano era posata sulla schiena della rossa.

Spaventata e stupita per quello scenario da sogno, alzò il busto inginocchiandosi proprio di fronte ad un’enorme distesa di sabbia che precedeva una fitta foresta verdeggiante.

Dietro di lei, il mare, si infrangeva placido contro gli scogli e la riva.

-Oh no! Oh no! Dove sono!? Dove siamo finiti!? Damon!? Damon, ti prego dimmi che sei vivo!-

Scattò sul vampiro e lo scosse ad una spalla, ma si accorse che era macchiata di sangue.

Si guardò le mani spaventata ancora di più ed esaminò ancora il corpo di Damon.

Il suo cuore si fermò quando si accorse che lui, piantato proprio nella schiena, in prossimità del cuore, aveva conficcato nella carne un grosso pezzo di ferro, dalle dimensioni e lo spessore di un lingotto d’oro.

Da lì colava parecchio sangue.

Gli avevano sparato e qualcosa gli si era ficcato nella schiena.

-A-Ariel…Stai bene?-

La voce di Damon arrivò lieve ed affaticata.

-Damon! Ma che cosa è successo?! Dove siamo!? Perché sei ferito?-

-Devono averti drogata, l’aereo era una trappola! Gregor, l’assistente di volo, ha cercato di spararti ma sono riuscito a coprirti appena in tempo…Poi l’aereo ha cominciato a precipitare e bruciare...è colato a picco subito dopo che mi sono tuffato…Ascolta, ho una gamba rotta e qualcosa nella schiena che mi fa un male atroce, devi togliermelo Ariel, da solo con un braccio ferito non ce la potrei mai fare!-

-Oh mio Dio! Oh mio Dio! È tutta colpa mia! Mi dispiace!-

-Andiamo Ariel, non è questo il momento di piangere, ti prego, tira fuori quella lama di ferro prima che mi essicchi!-

Piangendo, Ariel annuì e si mise a cavalcioni sul sedere di Damon, esaminando la ferita.

-Strappa la maglia e fa attenzione alla gamba, finché non la sistemo non si rigenererà!-

-D’accordo…Ahm…nella fasciatura forse ho ancora il pugnale…ma ho perso una delle pistole…-

Ariel frugò sotto la sua maglietta e trovò una delle cinte dove nascondeva le armi.

Il pugnale c’era.

Lo afferrò e con delicatezza, seppur accompagnata da un’ansia che le faceva tremare la mano, sollevò un lembo di stoffa e lo squarciò, cercando di non urtare il pezzo di ferro conficcato nella schiena del povero Damon.

Si era fatto così male a causa sua.

Se solo non avesse voluto a tutti i costi scappare dal Messico e dall’invitante seduzione di Damon, a quell’ora si sarebbero potuti trovare in un caldo letto di un fantastico hotel e non su un’isola sperduta, per di più feriti.

Tolta la maglia, trovò dinanzi a sé l’invidiabile schiena bianca, ma striata da linee di sangue, di Damon.

Spalle larghe e forti, tratti scolpiti meglio di come avrebbe fatto un marmista greco o di qualsiasi altra parte del mondo.

-Ok, Ariel, non farlo spezzare, d’accordo? La ferita è profonda, aiutati col coltello!-

-C-cosa? Col pugnale, intendi?-Domandò preoccupata la rossa, dal tono di voce agitato di Damon.

-Ficcalo nella ferita e cerca di allargarla, solo a quel punto dovrai tirar via la lama di ferro, non hai mai estratto un proiettile?-

-Non io! Oh mio dio, non potremmo cauterizzare la ferita!-

-Ariel, non ce n’è bisogno, lo sai! Si rimarginerà da sola, coraggio, tirala fuori!-Esclamò con veemenza il vampiro.

Ariel fece come gli aveva detto Damon, cercando di non piangere quando sentì Damon irrigidirsi e gemere, affondando il coltello nella carne.

Se qualche settimana fa le avrebbe fatto piacere vederlo soffrire per mano sua, ora era completamente disperata dinanzi a quel dolore.

Con cautela afferrò il grosso metallo e lo tirò via, sentendo Damon sotto di sé che si faceva rigido dal sofferenza.

-Dio, Grazie, mi stava dissanguando…Ariel, devi aiutarmi ancora, la pallottola…-Disse, cercando di sollevarsi col busto senza muovere la gamba rotta.

Ariel rotolò sulla sabbia e s’avvicinò alla spalla ferita del vampiro.

Stesso procedimento, strappò via del tutto la maglia di Damon lasciandolo a petto nudo e procedette.

Ripensandoci, Jake si era ferito con un colpo di proiettile quando aveva undici anni.

Era svenuto e Lui, il loro Signore, l’aveva preso fra le braccia, stringendolo a sé e chiamandolo con la voce angosciata e tremante.

Poi, dopo qualche secondo di spavento, sempre che Lui potesse davvero spaventarsi per qualcosa, l’aveva posato sul terriccio e con un pugnale molto piccolo aveva estratto con perizia e sangue freddo la pallottola dal corpo del bambino.

Jake era poi stato fasciato alla coscia sanguinante con la camicia che Lui si era strappato.

Lei pensò di fare lo stesso con Damon, ma appena la pallottola fu fuori dalla carne del vampiro, questa prese a rigenerarsi e guarire.

La ferita, lentamente, così come quella sulla schiena, si stava chiudendo sotto i suoi occhi.

-Adesso dobbiamo raddrizzare questa gamba, mentre nuotavo si è sganasciata completamente…Aiutami a girarmi, piano…sono immortale, ma quando sono dissanguato fa tutto molto male…Ah…-

Ariel lo aiutò a mettersi supino.

-Bene…ora dammi una mano a girarla Ariel, non esitare! Hai l’occasione di farmi soffrire molto, ok? Spingi!-

Ariel, posizionatasi di fronte al vampiro, a cavalcioni sul collo del suo piede, gli afferrò il ginocchio e sentì subito che la rotula era fuori dal binario.

Doveva fargli un male tremendo.

Ma Damon sembrava deciso a metterla a posto e cominciò a forzare sul ginocchio per raddrizzarlo.

-Oh merda! Ariel, da solo non ce la faccio!-

Lo aiutò, se pur davvero molto angosciata nel vederlo gemere in quel modo.

Non era senza cuore e, adesso che le batteva di nuovo per lui, era tutto più difficile.

Non, non voleva un’occasione per farlo male.

Finì in fretta, Damon si accasciò sulla sabbia col fiato pesante, mentre lei era sudata per lo sforzo.

Il crack delle ossa di Damon l’aveva scioccata e così si era distesa anche lei sulla sabbia bianca.

-Come ci siamo arrivati qui?-

-Dopo che Gregor ha sparato, l’ho subito disarmato ma il pilota ha cominciato a fare peripezie con l’aereo ed uno dei motori è esploso ed abbiamo cominciato a perder quota, eravamo saliti molto, perciò ti ho presa mentre volavi a destra e a manca, ho sfondato il portello, mi sono rotto la gamba e sono saltato in mare…-

-Ed hai salvato anche me…-

Damon fece un’alzata di spalle e chiuse gli occhi.

Aveva sete.

-Non ti avrei mia lasciata indietro…-Le disse, non aspettandosi la calda e piccola mano di lei che si appoggiava sul suo petto.

-Grazie…-Gli sussurrò lei mentre lo guardava.

Mentre studiava il suo profilo, il suo collo, il suo petto forte e pallido, sporco di sabbia.

La sentì rabbrividire un po’ quando gli posò la mano sulla sua, ma Damon sorrise lo stesso.

Si sarebbe abituata a quel trattamento, alla fine.

-Dobbiamo cercare qualcosa da mangiare, non ho idea di dove siamo finiti né se c’è qualcuno o qualche paesino oltre questa spiaggia, sarà meglio darci da fare…-

-D’accordo…-

Damon si mise seduto e la gamba già non gli doleva quasi più, mentre la ferita sulla schiena si stava ancora rimarginando e quella alla spalla era già sanata.

Lanciò un’occhiata ad Ariel e vide che lei aveva qualche graffio qua e là, anche se non sembrava essersi fatta troppo male.

Forse grazie a quella strana tutina che le aveva regalato Jake.

-Ti senti bene?-Le chiese, aiutandola un po’ a sollevarsi.

-Sì, solo un po’ indolenzita…credo di avere qualche livido, oltre…a questi graffi…Non mi sono accorta di nulla…-Disse la rossa alzandosi e cercando di ripulirsi dalla sabbia.

Damon la imitò e subito si guardò intorno.

Dietro di lui c’era una distesa infinita di acqua e davanti una foresta altrettanto infinita.

Aveva davvero una brutta sensazione.

-Forse è meglio che tu mi aspetti qui…Da solo ci metterò di meno e potrò anche nutrirmi…-Suggerì Damon, incamminandosi verso la boscaglia.

-Non avrai intenzione di lasciarmi qui da sola!-Protestò Ariel, seguendolo.

La spiaggia era abbastanza vasta, ma dopo un centinaio di metri cominciava a ramificarsi la vegetazione, che man mano che si addentrava nel cuore della giungla più si infittiva ed alzava.

-Sei armata, no? Se arriva qualcuno spara, ma prima chiedi dove siamo e che intenzioni ha!-La rimbeccò Damon senza fermarsi per guardarla mentre la piantava in asso infilandosi fra le piante e gli alberi.

Ariel rimase lì a bocca aperta ed asciutta.

Lui se ne andava in esplorazione a cercarsi la colazione, e lei?

Sola ed anche affamata.

Presto, anche la sete arrivò e nelle ore successive passò dallo sconforto alla rabbia più assoluta.

Arrivò a pensare che Damon l’avesse abbandonata lì per una misteriosa bionda tutta magrolina e gustosa o che si fosse impalato da solo per la paura di esser rimasto bloccato su un’isola in mezzo al mare, priva di donne per i suoi fa’ bisogni, come il sesso ed il sangue.

Seduta nella sabbia, calda e modellabile, scriveva da ore dediche di morte e filastrocche per Damon, che se mai sarebbe tornato, l’avrebbe di certo trovata stecchita dalla fame e dalla sete.

Ma quando scoccò la quarta ora di immeritata solitudine, Damon apparve dalle fronde con due grosse noci di cocco e qualche casco di banana.

-Dove sei stato!?-Gli urlò la rossa, alzandosi e fiondandosi su di lui come una furia.

Damon lasciò cadere tutto ciò che aveva fra le braccia e rotolò sulla sabbia con Ariel che lo sovrastava e prendeva a pugni.

-Calmati! Ariel! Per la miseria!-

Colto di sorpresa, Damon le afferrò i polsi e la bloccò per evitare che gli tirasse un pugno sull’occhio o gli spaccasse il naso.

Meglio non perdere il poco sangue che era riuscito a recuperare da un paio di uccelli.

-Come hai potuto! Come hai potuto! Sei terribile!-

-Ariel!-

Lei si dibatté e cercò di liberarsi dalla sua presa, ma Damon non stava neppure faticando a tenerla ferma e lei non si stava nemmeno impegnando.

Era sconvolta e furiosa, piangeva.

-Sei perfido! Abbandonarmi qui per tutto questo tempo!-

-Ariel! Calmati! Ho dovuto trovare qualcosa da mangiare! Devi ascoltarmi! Non c’è nessuno su quest’isola! È deserta!-

-No! No! No!-

Ma la rossa continuava a fare quello strano ballo isterico.

Poverina, aveva i nervi a pezzi.

Così Damon si alzò e si mise seduto, restandole ad un centimetro dal viso e dal corpo.

-Mi dispiace, mi dispiace! Lo so che sei spaventata Sirenetta, ti prego adesso calmati!-Lo disse e nel frattempo l’abbracciò circondandola con le braccia e bloccandole ogni movimento.

Lei smise di urlare e cominciò a tremare e singhiozzare.

Damon le abbandonò i polsi e le cinse la schiena, lei gli gettò le braccia al collo e nascose lì il viso.

-Che cosa ne sarà di noi adesso?-

Il pianto di Ariel si confondeva con le onde del mare, ma era ben chiaro a Damon, che per consolarla come poteva, le accarezzò i capelli come aveva fatto all’aeroporto la mattina prima.

Sembrava passata un’eternità.

-Non aver paura, penserò io a te, vedrai...E ti assicuro che presto Stefan ci troverà…-

-E se non ci trovassero mai? Non abbiamo detto niente a nessuno!-

-Ti sbagli, l’abbiamo detto allo sceriffo Forbes, più o meno…vedrai che una volta rintracciata la chiamata sarà più facile scoprire che siamo andati in messico…-

Ariel però non gli rispose né smise di piangere, divenne solo più silenziosa e più aggressiva sulla presa.

-Lasciami andare…-Poi gli disse, anche se più che altro era davvero lei a tenerlo stretto non intenta a lasciarlo.

Oh, se lo stringeva.

-No, rimani ancora qui…-

Gli attimi che passarono abbracciati, sulla sabbia baciata dal mare e dal sole, non furono molti, ma sembrarono anni per Ariel.

Arrabbiata, ma riscaldata dalle braccia forti di Damon, il mondo sembrava essersi ridotto in quel singolo abbraccio.

Non aveva più fame, non aveva più sete, né caldo né freddo.

Neppure paura o desiderio.

Le bastava stare lì e sentirlo addosso, vicino.

Se fossero stati nudi sarebbe stato come abbracciare una parte di sé.

Come fossero stati una sola anima, per quel breve istante.

Ma quando concepì che il suo cuore batteva come quello di una Verginella, si riscosse e le sue lacrime, già placate, rimasero solo un ricordo.

Damon le diede un bacio sulla nuca e lei lo guardò finalmente negli occhi, accorgendosi che finora l’aveva tenuto così stretto a sé che le braccia le facevano male.

Lui si alzò senza preavviso e la portò su con sé, sorreggendola per le cosce.

-Damon!-Strillò lei, aggrappandosi di nuovo al collo saldo del vampiro.

-Ahahah! Avanti piccola Koala, dì che hai tanta fame!-

-Co…Cosa? Certo che ho fame!-Esclamò lei un po’ più spaurita ora che Damon la stringeva sulle cosce e le premeva il ventre contro il suo.

Lui le sorrise con malizia ed allentò la presa lasciando che la sua rossa potesse poggiare i piedi sulla sabbia.

-Vieni, prendi questa frutta, dobbiamo trovare un riparo…Poco più avanti c’è un torrente, l’acqua è pura!-

-Davvero?! Ho una sete pazzesca!-

Ariel raccolse insieme a Damon le banane che gli aveva fatto cadere, mentre lui recuperò le due noci di cocco.

Poi risalirono verso la vegetazione fino ad uno spiano fra gli alberi, proprio dove la sabbia terminava.

Si sederono lì e Damon cominciò a puntellare il cocco contro una roccia con forza, finché questo non si bucò.

-Bevi da qui per ora, le noci di cocco verdi contengono molta acqua!-

-E vitamina C, potassio e carboidrati!-Aggiunse Ariel portandosi la noce alle labbra.

Damon piegò le labbra all’insù e fece un cenno d’apprezzamento.

-Molto brava! Ora mangia qualcosa, poi andremo nella giungla alla ricerca di qualche canna di bambù per fare una bella capanna!-

Ariel ingurgitò subito due banane, mentre Damon le spaccava il secondo cocco e lo divideva a metà, così che lei potesse mangiarne la polpa.

 

Qualche ora più tardi, Ariel e Damon erano riusciti a raccogliere parecchie canne di bambù, foglie di palma e grossi rami da alberi caduti.

Damon si rivelò un ottimo costruttore di capanne, raccontandole che da bambino lui e Stefan si divertivano a costruire case fatiscenti sugli alberi.

Ariel invece gli aveva mostrato come fare nodi resistenti e particolari.

-Cos’è, sei stata nella marina?-La beffeggiò lui, mentre cercava di improvvisare un buon tetto per una capanna abbastanza grande per entrambi.

-No, faceva parte…dell’addestramento…-

Lui la guardò e spaccò un grosso bambù con la sola forza delle mani.

Fortuna che era un vampiro, la sua forza e velocità gli avevano fatto risparmiare ore, se non giorni, di lavoro visto che tagliare e modellare le canne di bambù era faticosissimo per la risaputa consistenza delle piante in questione.

-Addestramento, eh?-

-…Scusa, non sono ricordi felici…Possiamo non parlarne?-

Damon le lanciò un’altra occhiata ed annuì mentre legava le canne, strette l’una accanto all’altra.

-Credo che così dovrebbe andare, se non ci sarà molto vento dovrebbero resistere, ma domani la salderemo meglio…-

-Non è male, sembra proprio una capanna, anche se è poco più alta di me…-

-Già, è bassa...Ma ci servirà solo per dormire!-

Ariel osservò il tetto spiovente formato da una placca di bambù e foglie di palma usate per ricoprirlo e proteggerlo dalla probabile pioggia.

Poi per le pareti ed il pavimento avevano usato lo stesso procedimento.

Non c’erano stanze, il che significava che lei e Damon sarebbero stati a strettissimo contatto tutta la notte.

-Io resto dell’idea che era molto meglio farsi una vacanza in Messico, ma sembra che le Hawaii dei poveri ti piacciano di più!-La richiamò Damon dandole una scrollata sulla nuca, arruffandole i capelli.

Ariel, offesa, incrociò le braccia sul petto e se ne andò verso la riva.

Il pomeriggio era ormai inoltrato ed aveva di nuovo fame.

Non poteva continuare a mangiare banane all’infinito.

Damon invece continuò a sistemare il rifugio da solo.

Non avevano davvero niente, ma ce l’avrebbero fatta, era certo che tempo due o tre giorni e sarebbero stati a casa.

-Sai, potresti almeno cercare qualche bel sasso per fare un focolare, fra poco sarà notte e farà freddo…-Le disse, guardandola comodamente seduta a guardare il mare, mentre lui sgobbava.

Non che nelle ore precedenti avesse fatto qualcosa, oltre tenergli ferme le canne e mostrargli qualche trucco con i nodi.

Lei di risposta sbuffò e si alzò, tornando verso di lui.

-Ho fame e sete…Non riesco a pensare ad altro!-Sbottò col volto crucciato.

Beh, in effetti aveva mangiato parecchie banane da quando erano sull’isola.

Non poteva sopravvivere in quel modo.

-Appena farà buio andremo a caccia…-

-Caccia?-Gli fece eco lei, sbalordita.

-C’è una buona fauna qui, ringrazia gli uccelli se adesso non mi sto essiccando come Imhotep la Mummia!-

Lei realizzò che in effetti Damon, da quando era tornato con la colazione, era molto più colorito e vigoroso in confronto al loro risveglio.

-Quindi bevete sangue animale…-

-Stefan beve sangue animale, ma penso che tu lo sappia già, io lo trovo disgustoso…-Le rispose lui, contemplando il suo capolavoro edilizio.

-Perché?-

-Perché oltre ad avere un sapore orripilante, è molto meno nutriente…è come fare una dieta a base di broccoli! E la forza diminuisce, non di poco…Quindi no, non fa per me!-

-Quindi preferisci andare in giro ad ammazzare persone invece che trattenerti ed essere un bravo ragazzo come tuo fratello?!-Disse lei convinta e sicura di ciò che diceva.

Ma quando incontrò lo sguardo di Damon capì che aveva detto davvero troppo.

-Sul serio? Mio fratello trattenersi? Tu non sai niente di noi, conosci solo la parte migliore ma meno divertente di Stefan e quella peggiore e più divertente di me!-

-Parte divertente? Cosa c’è di divertente nel fatto che tu mi abbia braccata, terrorizzata, aggredita e violentata?-

-È una cosa che non puoi capire perché non sei un vampiro, ok? La sete di sangue ci domina e per qualcuno di noi imparare a controllare questa sete è impossibile, mio fratello è uno di questi vampiri, se toccasse sangue umano perderebbe il controllo e tornerebbe ad essere un drogato di sangue pronto a squartare tutta Mystic Falls, io a differenza sua sono perfettamente controllato, l’80% delle mie vittime il mattino dopo è nel suo letto con solo un mal di testa e stravaganti ricordi di sesso selvaggio!-

Lei lo guardò a bocca aperta, paonazza e rigida.

-Stefan sarà anche un bravo ragazzo mentre fa la sua dieta, ma di certo non è uno che sa trattenersi!!!-

-A me non è parso che tu sapessi controllarti o che ti stessi trattenendo per non ammazzarmi!!-

Erano faccia a faccia, pronti a sbranarsi.

Forse era il momento di chiarirsi.

Ma nessuno dei due sembrava deciso a fare il passo giusto o decisivo.

-D’accordo…con te non ci sono riuscito, ok? Ti ho vista e ti ho voluta! Ma poi tu sei diventata amica di Elena e non potevo certo morderti e farti sparire, lei se ne sarebbe accorta! E allora ho cercato di sedurti, però mi sono reso conto che se ti avessi assaggiata non sarei riuscito a trattenermi perché tu sei così dannatamente buona ed eccitante, mi fai impazzire!-

-Questo non giustifica il modo in cui ti sei comportato! Mi hai usata solo perché volevi bere il mio sangue! Mi hai illuso e io ci sono cascata come una stupida!-Gli urlò lei contro, con gli occhi che cominciavano a farsi lucidi.

Queste cose le aveva sempre sapute, ma sentirsele dire in faccia, dopo tutto quello che era successo nelle ultime poche settimane, la feriva.

Si era sentita così, quando aveva capito che Damon l’aveva illusa?

Non lo ricordava già da un po’ ed ora sembrava la prima volta, ma c’era già passata, ne era fin troppo consapevole.

Perché? Perché quelle sensazioni erano così nuove?

-Lo so, che cosa vuoi che ti dica? Che implori il tuo perdono per averti morsa? No, perché lo rifarei mille volte, ti seguirei fino in capo al mondo per bere un solo sorso del tuo sangue! Su questo non sono pentito, mi dispiace ma sono un vampiro, bevo sangue umano, lo adoro, mi piace sentirlo scivolare in gola mentre infilo i denti nella carne!-

-Hai idea di quanto faccia male, stronzo? Hai idea di quanta paura io abbia avuto?! O di che cosa io abbia provato vedendoti con Andie Star in quel modo, mentre facevi sesso e la mangiavi?-

-Non avresti dovuto essere lì, dannazione!-Esclamò lui esasperato, mentre sentiva che il controllo gli sfuggiva di fronte alle urla crescenti di Ariel, che piangeva.

-Ah no? Lo sai perché ero lì? No? Ero venuta a dirti quanto mi piacevi, quanto mi fossi affezionata a te, quanto avrei voluto diventare la tua ragazza e altre stupidaggini da Verginella! E ti ho visto con quella faccia che aggredivi Andie e poi ti sei scagliato su di me!-

Lui la guardò scioccato e registrò la cosa.

Oh. Era andata da lui per dichiararsi.

Povera Sirenetta.

Damon si passò una mano fra i capelli e si voltò dandole le spalle.

Lei rimase a piangere in silenzio, con le mani giunte in preghiera davanti le labbra ed il naso, coprendo i sussulti dei singhiozzi.

-…Pensavo che avendo scoperto la mia vera natura saresti scappata a gambe levate e ti avrei persa…Mi dispiace, ma non mi importava se ti stavo illudendo, ti volevo e basta…-

-Ed è lo stesso motivo per cui mi hai violentata? O hai una scusante diversa per quello?-Chiese lei disgustata dalle parole del vampiro.

Se aveva dimenticato quanto l’aveva odiato, ora lo stava rammentando.

Damon era come una moneta, aveva una doppia facciata e niente avrebbe mai potuto cambiarlo.

La sua mente non poteva accettarlo.

Non la sua mente, ma il suo cuore…?

Damon stavolta si voltò e si passò entrambe le mani fra i capelli, per poi fare qualche passo avanti ed indietro.

-Dio, sul serio? Ne vuoi parlare? Perché sull’aereo ti sei infuriata ed io non ce la faccio a discutere con te qui, adesso…-

La notte troneggiava alle loro spalle, non era un buon momento, non per quell’argomento così delicato, da affrontare con le pance vuote.

Ma Ariel non era dello stesso parere ed il suo sguardo truce ed accusatorio mandava vere e proprie scintille.

-Va bene, che cosa vuoi sapere? Vuoi che ti mostri quanto mi faccia schifo da solo? Ecco, guardami però!-Urlò Damon con gli occhi lucidi di rabbia, umiliazione e dolore.

Ariel lo guardò solo un attimo e percepì tutto quello che per un mese non aveva mai visto né sentito in Damon.

Quell’angoscia che solo lei aveva provato non era stata solo sua, ma anche di Damon.

Nei suoi occhi azzurri vedeva il dispiacere ed il pentimento di un atto che non avrebbe mai voluto compire, ma per lei non era abbastanza, non in quel momento di cieca rabbia.

-Mi dispiace di averlo fatto, sono pentito! E che possa cadermi un fulmine o un cocco in testa se sto mentendo! Ma non posso inginocchiarmi ai tuoi piedi e chiederti perdono, perché non servirebbe a niente! Non voglio e non lo farò! Io non merito il tuo perdono, la tua compassione né tua misericordia! Sono stato un mostro e so che non mi perdonerai mai per averti presa in quel modo, con tutta la rabbia che avevo dentro! Nessuno mi ha mai fatto incazzare così tanto, nemmeno Stefan, mentre tu, invece, continuavi a provocarmi!-

-Provocarti!? Mi hai chiamata dandomi l’ordine di prendere le tue parti con Elena dopo che mi avevi quasi uccisa, mi hai detto che non ti importava nulla di me! Mi hai spezzato il cuore!-Strillò lei, esplodendo con nuove e violente lacrime.

Il sole era tramontato, svanendo sotto il profondo oceano, lasciando così il posto ad una mezza luna lucente ed ancora pallida, accompagnata solo da poche stelle.

-Non hai avuto pietà di me! Ti ho implorato di fermarti, ho urlato e tu mi hai strappato i vestiti di dosso…Oh mio dio, perché? Perché mi sento così? Perché sembra che mi faccia così male, come se non avessi mai provato tutto questo dolore?-

-Cosa stai dicendo? Ariel, calmati, stai diventando pallida!-Damon fece un passo verso di lei, che pallida, scossa dai tremori del pianto, singhiozzava e respirava a fatica.

Attacco di panico? Crisi isterica? Jet Lag isolano?

-No! Stammi lontano, adesso non ti devi avvicinare! Non voglio che mi tocchi…-Sbraitò lei afferrandosi i capelli e stringendoli con forza.

Oh santo cielo.

-D’accordo, adesso basta, ti stai agitando troppo…-Provò a dirle, nella speranza di evitare che le venissero le convulsioni.

Lei, in risposta, emise un gemito strozzato e si piegò sulle ginocchia, cingendosi la vita con le braccia.

-Oh, perché mi fa così male la pancia!?! E poi ho fame!-Urlò piangendo grosse gocce salate, che caddero sulla sabbia, bagnandola.

Damon, angosciato nel vederla stare così male, entrò in panico anche lui.

Che cosa doveva fare?

Non lo lasciava avvicinare, urlava, si dimenava, piangeva ed ora aveva fame e mal di pancia! Perché era così tesa ed isterica in questi giorni?

Si comportava così dalla sera del ballo.

Che la sua vicinanza la stesse mettendo così tanto in crisi?

Fino alla notte del sogno, a pensarci, Ariel era sempre stata gelida, scontrosa e violenta con lui.

Nulla da dire, sia chiaro, sentiva di meritarselo.

Ma poi qualcosa era cambiato, la sua rabbia gelida si era riscaldata e quel sogno ne era la causa.

Ma chi poteva averlo causato? Quale strega? Bonnie non avrebbe mai fatto una cosa del genere.

Tuttavia, in quel momento, aveva ben altro cui pensare.

Ariel aveva la priorità.

-Ehi, Sirenetta, per favore prova a rilassarti, comincia a fere freddo, entra nella capanna…ti troverò qualcosa da mangiare, vieni qui…-Disse provando ad essere gentile, pacato e dolce.

Gli offrì la sua mano e lei la guardò da sotto il suo ciuffo rosso, con aria torva.

-No, lasciami sola, non voglio vederti…-Gli disse, allontanandosi, strisciando sulla sabbia, seduta ed aggrovigliata in uno scudo di braccia e gambe.

Damon abbassò il braccio teso e la guardò annuendo.

-Bene, andrò a cercarti qualcosa da mangiare…Ed accenderò il fuoco…- Disse guardandola sconfortato.

Poi, non ricevendo alcuna risposta, si voltò e andò via lasciandola sola.

Che situazione orrenda.

 

 

Ariel guardò il mare all’orizzonte.

Era scuro e torbido, spaventoso.

Se non fosse stato per Damon, che in quel momento era a caccia per lei, sarebbe stata in mezzo al mare, sommersa dagli abissi.

Eppure adesso era proprio lì che voleva essere.

Avrebbe voluto smettere di pensare, soprattutto smettere di pensare a Damon, annegando nell’oceano.

Quel vampiro era stato così crudele con lei e, lei stessa, come ringraziamento si era innamorata di lui.

E l’aveva capito non una, ma due volte.

Scosse la testa, trattenendo le lacrime.

Era stata così bene in quelle ultime settimane, adesso perché le sembrava che il mondo le stesse per crollare addosso e non faceva che piangere e innervosirsi per un non nulla.

Il loro primo giorno da naufraghi era appena terminato e già le cose andavano da schifo, di quel passo uno di loro avrebbe perso la pazienza e avrebbe sopraffatto l’altro.

Una parte di lei non faticava a sospettare che Damon ne sarebbe uscito vincitore.

E lei cosa poteva fare se Damon si infuriava e si tramutava in Barbablù, il re dell’isola pronto a sodomizzare tutte le donne dell’isola, ovvero lei, visto che era l’unica?

Ma questa sua paura non spiegava tutto il suo malumore e la sua instancabile crisi di pianto.

Era come se avesse gli ormoni impazziti.

Ma poi, quel pensiero la fece balzare in piedi ed infilare le dita fra le sue ciocche scarlatte.

No. No.

Ormoni.

Donna.

Ciclo.

No. Non sull’isola.

Non con Damon.

-Oh mio dio! Oh mio dio!-Urlò, capendo perché ogni movimento le provocava una fitta all’addome.

Non erano le banane.

Stava per arrivare il ciclo, era quasi fine mese e lei non c’aveva minimamente pensato!!

Oh, se c’era una sola minima speranza che tutto quello fosse un incubo, era meglio che si svegliasse subito.

-Oh mio dio, no…Non puo’ essere, come faccio se mi viene?!-

 

-Se ti viene che cosa?-

 

Gesù!

Damon era già tornato.

L’aveva sentita? Oh no. No.

-Stai bene?-Chiese lui guardingo, mentre la scrutava con attenzione.

Lei era in piedi, con i capelli spennati ed in disordine che sfuggivano alla coda alta, la bocca spalancata dalla sorpresa.

Boccheggiò ma non seppe cosa dirgli e sentì solo che la rabbia di meno di un’ora prima stava scemando, lasciando posto ad un senso di disperazione e sottomissione nei confronti di Damon.

-D’accordo, sei ancora fuori di te…-Disse lui piano, allontanandosi.

Sì, ma adesso era diverso, era molto più che fuori di sé, pensò la rossa.

Prima non sapeva che presto o tardi, massimo un paio di giorni, avrebbe avuto il ciclo.

Ma la speranza è sempre l’ultima a morire, no? Il ciclo arriva sempre in ritardo, non poteva tradirla proprio adesso la sorte, giusto?

 

La cena fu breve, Damon aveva catturato unalepre, l'aveva portata già senza pelliccia e semi dissanguata, per poi cuocerla sulle braci improvvisate del fuoco.
Non era stato particolarmente saporito, anzi, all'inizio le era venuta la nausea.
Ma alla fine la fame aveva vinto su ogni disgusto, costringendola a mangiare l’insipida carne.

Per dissetarsi aveva di nuovo bevuto dalle noci di Cocco, ma Damon le aveva detto che l’indomani sarebbero andati a prendere dell’acqua dal torrente oltre le fronde più alte.

Il mal di pancia addominale si era intensificato col passare delle ore, regalandole di tanto in tanto qualche fastidioso crampo.

Le cosce si erano fatte pesanti ed i muscoli bruciavano quando si muoveva, ma ciò che più le faceva male e le rendeva chiaro che presto o tardi le sarebbe arrivato il ciclo, era il tipico appesantimento del seno.

Il reggipetto piccolo ed audace che le aveva regalato Jake, cominciava a diventare insopportabile. 
Quando la mezzanotte era ormai scesa, il freddo era più palpabile ed Ariel rabbrividiva appoggiata ad un angolo della capanna, mentre continuava a preoccuparsi.
-Adesso chiudo la porta, così non passerà troppo vento...-Annunciò Damon, trascinando la placca di canne di bambù all'ingresso della capanna, chiudendoli entrambi all'interno.
Lo sguardo di Ariel si fece allarmato e nervoso.
-...Cerca di dormire...-Continuò lui, appartandosi al lato opposto del rifugio.
Tuttavia Ariel non si distese, ma rimase immobile e seduta con le ginocchia al petto e le braccia ad avvolgerle.
L'oscurità stava per sopraffarli e lei non era certa che avrebbe sopportato l'idea di essere sola con lui.
Poteva farle di tutto.
Se pur una parte, remota e perversa di lei, fantasticasse di concedersi a Damon e sperimentare quanto fosse bello fare l'amore e farlo con Damon, aveva ancora troppa paura e, dopo ciò che le aveva detto, era ancora troppo spaventata dalla possibilità che lui le spezzasse il cuore e non solo, ancora una volta, per avvicinarsi a lui.
-Stai tremando, hai paura...-Disse il vampiro, seduto ed illuminato dai pochi raggi di luce lunare e dal fuoco che ardeva ancora sulla spiaggia.
-No...-Mormorò lei guardandolo preoccupata.
Com’erano cambiate le cose nel giro di una giornata.
Ieri erano sull'aereo e si carezzavano, ridendo e conversando, ora erano soli, stanchi e per di più avevano anche litigato.
-Allora hai freddo? Perché non vieni a metterti accanto a me?-Propose lui, riducendo i brillanti occhi azzurri a due fessure scrutatrici.
Ariel percepì una sfida e una minaccia che forse non c'era e s’irrigidì allontanandosi di più.
-Sto bene qui...-Rispose cercando di essere convincente, ma la voce tremolante la tradiva.

Che cosa poteva dire? Cosa poteva fare?
Tremava di paura e nervosismo, Damon lo sapeva, ma non sapeva che c'era dell'altro.
Era ansiosa, eccitata e confusa.
Come al solito.

Perché Damon le faceva questo effetto, dannazione?
Aveva freddo e mal di pancia fino agli spasmi, ma non osava lamentarsi.
Il cuore le batteva forte e, mentre incrociava gli occhi di Damon, il viso le si fece rosso.
-Invece io penso che tu abbia freddo e paura di avvicinarti per quello che ci siamo detti questo pomeriggio...Ariel, le cose fra di noi stavano andando bene fino ad oggi, sei stata seduta accanto a me per ore in aereo, abbiamo fatto quelle cose, come le chiami tu, e ne abbiamo persino parlato!-
-Non significa che m'avvicinerò a te...-
-Dovresti farlo, staresti molto più al caldo! Avanti, vieni qui Sirenetta...-
Oh, era seducente e dolce.
Era abbastanza arrabbiata, delusa e spaventata per resistergli, vero?
Forse no, perché si sentiva fragile e spaventata, da lui, dall'isola e dalla probabilità che le arrivasse il ciclo proprio mentre erano insieme.
Che situazione imbarazzante, non le era mai capitato di averlo in presenza di Damon.
-Ariel, mi hai sentito? Ti voglio qui, ora!-Esclamò con fermezza ed autorità, indicando il posto accanto a sé.
La rossa balzò, si raggelò ed ansimò spaventata e sorpresa.
Ti voglio.
Quanta sicurezza nella sua voce.
-C-cosa?...Che vuoi fare?...No…-
-Voglio che tu venga a sederti sulle mie gambe e che ti metta semplicemente a dormire, non voglio fare assolutamente nulla...-
Lei lo guardò a bocca aperta ma non si mosse.
Voleva che dormisse sulle sue gambe? E non fare nulla?
Forse Damon aveva battuto la testa.
O il sangue di Lepre gli aveva fatto molto male se pensava che gli avrebbe creduto.
-Ascolta, fidati di me...vieni qui da sola, lasciati andare e non pensare Sirenetta, credi solo a questo, se verrai tu io non ti farò nulla...In passato ho fatto degli errori con te...ma ti ho salvato dalle ruote di un Tir, da una sparatoria, ti ho portata in Messico ed ho evitato che venissi uccisa o che annegassi! Ho costruito questa scatola di bambù per te! Ti ho portato persino la cena! Ora voglio che tu venga qui e che ti metta comoda accanto a me!-
-Ma...Ma io...Non voglio...-Mormorò lei confusa dalla volontà di Damon e dal suo stesso bisogno di affidarsi a lui, dato che da sola si sentiva persa.
Poi, lui aveva davvero fatto tutte quelle cose per lei?

Per farsi perdonare? …Oh.
-Se non lo farai non ti forzerò, ma me ne andrò, perché non ti guarderò dormire lontana da me dato che hai paura che ti salti addosso...uscirò e da domani te la caverai da sola!-
Stavolta Ariel lo guardò allibita.
Altro che farsi perdonare, la stava ricattando? Eccome se la stava ricattando!
Tuttavia, la parte irrazionale di lei si stava già arrendendo e senza sapere come, s'immaginò sola nella capanna, al buio, con i rumori inquietanti che provenivano dalla giungla e dall'oceano.
S'immaginò a dare la caccia ad una lepre o a cercare di procurarsi una noce di cocco e provare inutilmente ad aprirla.
No, senza Damon sarebbe stata spacciata.

Da solo non avrebbe nemmeno avuto una capanna.
Oh, che disastro.
Arrabbiata e rassegnata, si chinò in avanti, soffocando la sua paura e l'insana eccitazione che le solleticavano l'anima, con una sferzata di orgoglio.
Gattonò di pochi passi fino a Damon e, quando gli fu di fronte, lui la afferrò per i fianchi e la ribaltò su di sé, facendola sedere come avrebbe fatto Babbo Natale con una bambina, solo con meno gentilezza ed innocenza.
La sua schiena piccola e coperta ancora dalla giacca di Damon, si poggiò contro il torace nudo e freddo del vampiro suddetto.
Le mani di Damon le stringevano con dolce possessività i fianchi.
-Rilassati...Sai che non ti farò più nulla finché non sarai tu a chiedermi di farti quelle cose e, anche se sei la tentazione fatta in persona, posso resisterti...-
Ariel si accigliò e si sentì offesa.
Non perché le aveva detto che era la tentazione fatta in persona, quello l’aveva persino lusingata, ma perché aveva detto che non l'avrebbe toccata siccome supponeva, anzi era certo, che sarebbe stata lei a cedere per prima.
E ancora più arrogante era che lui, pur trovandola irresistibile, affermava di poterle resistere.
Bastardo.
Era lei che non poteva più resistergli.
Spaventata ed innamorata era completamente prostrata ai suoi piedi, visto che ora aveva anche il compito di sfamarla e dissetarla o sarebbe morta in due giorni.
Seduta su di lui, lo sentiva respirare piano e percepiva il guizzo seducente dei suoi muscoli ad ogni minimo movimento.
Ed anche se Ariel lo sentiva tranquillo, non poteva non notare il desiderio velato negli occhi di ghiaccio del vampiro.
Fremeva per toccarla e lei voleva fare lo stesso sul petto che la ospitava.
Come poteva amare l'uomo, il demone, che le aveva appena detto di non essere dispiaciuto per averla sbranata?
Come poteva impazzire per i tocchi appassionati della creatura che l'aveva violentata e che non cercava né meritava perdono, persino secondo lui stesso?
Ma era contorta e contorti erano i suoi sentimenti.

Persino quelli di Damon dovevano esserlo, considerato che la voleva ancora ed a tutti i costi, dopo molti litigi e qualche pallottola in corpo.
Potevano litigare e dirsene di tutti i colori, alla fine, ma lei continuava a trovarlo affascinante, seducente, pericoloso e qualche volta gentile.

Per lui era lo stesso, poteva dire di odiarlo, detestarlo, poteva sparargli quanto voleva, tanto Damon Salvatore non conosceva la parola "sconfitta sentimentale”.
Poi però una sua mano le s’infilò fra i capelli rossi e le sciolse la coda, gettando via l'elastico.
Le dita di Damon si stesero lungo le sue ciocche e le accarezzarono, pettinandole e dandole quella dolorosa e liberatoria sensazione di relax che provava chi solitamente teneva i capelli legati troppo a lungo.
Dopo i primi attimi d’incertezza e diffidenza, Ariel si tranquillizzò ed arrossì, rendendosi conto che si stava lasciando coccolare proprio come sull'aereo.
Poteva incolpare gli ormoni però.
Le sembravano una buona scusante.
Ad un certo punto, Damon la sollevò di poco, la sistemò in modo da offrirgli il profilo in bella vista e la spinse con la guancia sul suo petto muscoloso, continuando a carezzarle il collo e sotto l'orecchio sinistro con la punta delle dita.
Questo era eccitante e la faceva fremere.
Dio se impazziva.
Forse poteva farsi illudere ed usare altre cento volte per quel trattamento.
-Dormi Sirenetta...O hai bisogno del bacio della buona notte?-

Ariel fece un sussulto e lo guardò a bocca aperta.

Lui per tutta risposta rise e le solleticò la guancia con una mano, mentre con l’altra le sfiorava l’anca.

-Sù, non fare quella faccia. Se non sbaglio, due notti fa, sei stata tu a baciare me, per gelosia…-

La Redlake arrossì ed il pollice di Damon le sfiorò le labbra.

Oh, Demone, cioè Damon!

Si chiamava Damon! Dannato Damone!

-Non significa nulla…-Borbottò lei cercando di non guardarlo negli occhi e di resistere contro qualunque cosa stesse combattendo.

Ma era lo sguardo di Damon da cui cercava di scappare, ed era troppo intenso ed ammaliante per potervi resistere.

Ogni sfumatura di ghiaccio e cielo l’attraeva e l’incantava.

Avrebbe potuto passare ore ad osservarli e studiarli, le sarebbero sempre apparsi incantevoli e pieni di dettagli nuovi.

-Baciami di nuovo…-Le disse piano, come un sussurro proibito.

Fremette Ariel, desiderosa di accontentarlo, ma spaventata da quel che ne sarebbe conseguito.

-No…non posso…-Gli sussurrò, senza sapere perché gli avesse risposto in quel modo invece che con un bel "sei pazzo!”.

-Sì che puoi, guardami Ariel, dimentica quello che è successo questo pomeriggio… Fidati di me, da stanotte, baciami e rimani qui fra le mie braccia come stamattina...-

-Non posso…Io non posso…-Ariel cercò disperatamente di non guardarlo davvero negli occhi, ma lui le era troppo vicino e la sua bocca era invitante ed inebriante quanto il suo profumo.

-Ma lo vuoi, ti batte il cuore, Sirenetta, stai impazzendo…!-

Lei sentì una punta d’ironia nella sua voce seducente e la rabbia le montò subito.

La stava provocando, perché sapeva di aver ragione.

Sì, stava impazzendo perché voleva baciarlo ma non aveva il coraggio di rischiare e fidarsi di lui.

-Allora lo farò io, solo perché tu non puoi, non perché non vuoi…-

Nel tempo in cui Damon si avvicinò alle sue labbra, Ariel ebbe tutto il tempo di respingerlo, di provarci almeno, invece gli afferrò le mani, che lui aveva precedentemente spostato dal suo fianco, smettendo di abbracciarla, e le riportò dove dovevano stare: Su di lei.

Avvolta fra le sue braccia muscolose, poteva lasciarsi andare se lui continuava a guardarla in quel modo, con dolcezza e passione.

Come se tenesse davvero a lei.

-Chiudi gli occhi…-Le ordinò con la voce roca, scossa da un brivido che la contagiò.

Obbedì e si lasciò andare a lui.

Chinò il capo all’indietro e sentì il suo corpo vibrare e ribollire d’anticipazione.

Le labbra si fecero aride e brucianti e fu Damon ad incendiarle completamente.

La bocca del vampiro si posò su quella della Redlake, coprendo ogni angolo, lambendo ogni centimetro di pelle sensibile di quelle labbra.

Quelle di Damon, sempre morbide anche se un po’ ruvide, premevano su quelle lisce e delicate di Ariel.

Poi, la sua percettibilità si concentrò sulla sua schiena, dove la mano destra di Damon risaliva lungo la sua spina dorsale, regalandole nuovi ed intensi brividi.

Oh, quanto avrebbe voluto essere nuda.

Nuda per sentire quelle dita, calde e gentili come non mai, sulla sua pelle che bruciava sotto la giacca e la maglietta.

Poi quella mano s’infilò nei suoi lunghi capelli color fiamma.

Nello stesso momento, la punta della lingua di Damon le sfiorò l’angolo della bocca e poi percorse, senza staccarsi, tutta l’arcata superiore ed inferiore delle labbra, facendola letteralmente impazzire.

Quello era un vero e proprio assalto!

Altro che bacio.

Ariel sentiva dentro di lei l’inferno scatenarsi e tutti i suoi diavoli ballare come ballerine del burlesque, invogliandola ad abbandonarsi completamente alla scoperta di quel piacere peccaminoso.

Desiderava sentire la lingua di Damon nella sua bocca, come sul ponte il giorno del Picnic.

Un altro giro, Damon cercava d’insinuarsi nella sua bocca.

Combattere era pressoché impossibile, era troppo delizioso.

Oh, ma che le importava? Che le importava quello che sarebbe successo dopo? Lei lo desiderava, il dopo non era importante adesso.

Cedendo, separò le labbra e concesse a Damon più di quanto avrebbe mai immaginato, quel pomeriggio.

Dopo quella sfuriata, quel bacio sembrava voler suggellare il loro riappacificarsi.

Quando Damon la invase, tutto fu perfetto, si sentiva protetta ed estasiata, lui baciava così bene che gli si potevano perdonare tutti i torti del mondo.

Ogni istante in cui le loro lingue s’incontravano e rimanevano intrecciate o si rincorrevano in cerca del piacere reciproco, era fantastico.

Accettare, ricambiare ed approfondire quel bacio fu liberatorio e tranquillizzante come guardare dei fuochi d’artificio.

Damon era gentile e la prendeva con delicatezza, senza alcuna fretta, lasciando che entrambi si pregustassero quel momento.

Poi Damon la spinse più verso il basso e lei si ritrovò fra le sue braccia come una neonata in fasce, con lui che la reggeva e baciava come una signorina perbene dell’ottocento non avrebbe mai nemmeno osato immaginare.

La lingua di Damon era calda e grande, ed ogni volta che la solleticava, lei provava una fitta al ventre e tutto il suo mondo segreto si accartocciava senza schemi né logiche.

E, sempre senza alcuna logica, le mani di Ariel erano arrivate una sul volto di Damon, l’altra a fasciargli le spalle ed il collo per abbracciarlo e tenersi vicina a lui, scottante e forte.

Invece, la mano di Damon, quella che non le stringeva dolcemente i capelli di fuoco, era sulla sua coscia, all’altezza dei glutei, e stringeva con altrettanta possessività, cosa che la rendeva addirittura eccitata.

Voleva portarla all’inferno.

Nel paradiso non poteva fare così caldo, quello era certamente l’inferno.

Sì, e Damon ne era il Signore.

L’immagine di Damon a petto nudo, tutto tinto di rosso con tanto di fiamme sullo sfondo, corna, coda, denti aguzzi come quando era vampirizzato e tridente, d’improvviso la fece ridere.

Quasi si strozzò e morse la lingua a Damon.

-…Qualcosa ti fa ridere, Sirenetta?-Le chiese lui, staccandosi quanto bastava dalle sue labbra arrossate dal lungo bacio.

Lei sogghignò ripensando a Damon Diavolo con l’arpione ed il sorriso malefico.

Era eccitante!

Ma non poteva dirglielo, ne avrebbe approfittato e dopotutto era ancora un po’ arrabbiata con lui per averla illusa e ferita.

Tuttavia lui non insisté né sorrise, sollevandola di nuovo, stringendole i fianchi, mettendola a cavalcioni di fronte a lui così che potessero guardarsi negli occhi.

La facilità e la forza con cui Damon la spostava, la ribaltava e l’alzava come se fosse una bambinetta, era impressionante.

Si sentiva davvero una bambina quando lo faceva, però era dolce.

Le piaceva essere coccolata e sistemata da lui, normalmente qualcuno l’avrebbe trovato irritante, ma non lei.

-Sto per baciarti di nuovo, Sirenetta…-La avvertì, mentre lei si accorgeva che Damon le fissava le labbra come se fossero un tesoro.

Annuì piano e chiuse gli occhi, come una stupida.

Però questa volta fu Damon a ridere, mentre le prendeva il viso fra la mani grandi e calde.

-Ariel, Ariel, Ariel!-La canzonò lui con voce divertita.

Oh. Dio!

Che Diavolo di uomo.

No, Vampiro.

Invece di baciarla come aveva fatto prima, dopo averle avvolto i fianchi con le braccia ed averla attirata su di sé, si limitò a baciarle l’angolo della bocca e nient’altro.

Ariel gemette d’inaspettata delusione e desiderio.

Damon soffocò una nuova risata, molto, molto compiaciuta.

-Aprite gli occhi e guardatemi. No, non vi bacerò neanche, benché ne abbiate bisogno. È questo il guaio: dovreste essere baciata, e spesso, e da qualcuno che sa come farlo!- La prese in giro lui, citando il grande Clark Gable ovvero, Rhett Buttler di Via Col Vento..

Ariel sentì il viso farsi rovente dalla rabbia e dall’imbarazzo, che stronzo!

Fece per tirargli uno schiaffo, ma lui le bloccò la mano con una facilità paradossale, anche se incredibilmente non la stringeva neppure.

Poteva sottrarsi alla sua presa quando voleva, perché lo faceva?

Lui era capace di spezzarle un polso a suo piacimento pur di bloccarla, cosa voleva dimostrarle, lasciandola libera?

-Dormire, non schiaffeggiare, Miss O’hara!!-Ribattè Damon sfoggiando un sorrisetto.

Lei gli scoccò un’occhiata assassina e sfilò la manina dalla sua.

-Che stronzo! Tu non sei nemmeno lontanamente paragonabile a quel figo di Rhett!-Esclamò spingendolo indietro, colpendolo sul petto.

Era bello toccarlo quand’era nudo.

Lui rise di gusto.

-Figo Mr. Gable? Ma mi hai visto, piccola?-Disse pavoneggiandosi.

Lei rabbrividì non potendogli dare torto, Damon aveva gli occhi azzurri che lo portavano a totalizzare un miliardo di punti più di qualsiasi altro uomo sulla faccia della terra.

Quando però si rese conto che nell’impeto di attaccarlo in qualche modo, si era inginocchiata fra le sue gambe lunghe e lo sovrastava nonostante lui le tenesse i polsi.

Arrossì e lo guardò negli occhi.

Oh, voleva essere baciata di nuovo, dannazione!

I suoi ormoni le stavano dando alla testa e non aveva nemmeno una barretta di cioccolata su cui sfogarsi!

C’era solo Demone. Damon.

Gemette, frustrata.

Damon stavolta non rise, le lasciò i polsi ed abbandonò le mani lungo le curve del suo corpo, scivolando sotto la giacca per sentire meglio la sua carne.

Ariel sentì la schiena incrinarsi da sola e spingersi verso di lui.

Era in suo potere, poteva fare di lei qualsiasi cosa, come poteva permetterglielo?

Si lasciava distrarre, sedurre e plagiare così facilmente dal tocco esperto di Damon e dal suo sex-appeal?

Ma che sgualdrina! Si rimproverò quando le mani le finirono sul volto di Damon.

Poteva sentire un accenno di barbetta.

Le piaceva.

Si chinò e gli scoccò un bacio timido sulle labbra, come aveva fatto in aereo mentre credeva che lui dormisse.

Damon le carezzò la schiena e dischiuse le labbra, invitandola ad approfondire.

Gesù! Doveva baciarlo lei? E come si faceva?!

Provò a carezzargli le labbra con la lingua, come aveva fatto lui, e scoprì che era davvero piacevole e lo era anche invaderlo e sentire il sapore della sua bocca.

Mugolò come se avesse appena assaporato un cucchiaio di nutella, veramente Stratosferico, ancora migliore del loro primo bacio.

Indescrivibile, rispetto a quelli che lui le aveva imposto quella notte di crudeltà.

Questo era dolce e gentile, le piaceva.

Poi Damon le mordicchiò il labbro inferiore e lei, mentre riprendeva fiato, fu scossa da un brivido così forte che quasi gli graffiò le guance.

-Adesso non vi pare di aver avuto abbastanza baci per stasera, miss Redlake?-Chiese lui, giocoso, mentre citava ancora una volta Rhett.

Lei si accigliò e si accorse di essergli così vicino da poter sentire il suo respiro sulle labbra.

Arrossì, sentendosi carezzare sul sedere e le cosce, ma poi Damon le spostò e smise di toccarla, con suo nuovo, grande disappunto.

-Siete un individuo impossibile, Mr. Salvatore!-Ribatté lei, citando Rossella, partecipando allo stesso gioco del vampiro.

Tanto ormai aveva fatto trenta, valeva la pena provare anche a far trentuno.

Damon rise divertito e lei sorrise, riscoprendo quant’era bello quando rideva e come gli si illuminassero gli occhi nel farlo.

-Basta così, Sirenetta, è molto tardi ed abbiamo bisogno di riposare…-

Nervosa per l’improvviso abbandono del tocco del vampiro, Ariel s’imbronciò pensando di fare una scenata.

Ma non le veniva in mente nessuna scusa per accusarlo, senza fargli capire che lo voleva addosso.

Senza le sue grandi mani a sfiorarla si sentiva nuda.

Sentiva il freddo colpirla ed il calore svanire.

No, non era possibile, non era sopportabile.

Desiderava stare fra le braccia di Damon e si chiedeva come avesse fatto fin ora senza farsi abbracciare da quel muro di cemento, da quelle braccia forti come le sbarre di una prigione invalicabile.

Le davano un senso di protezione infinita.

Ancora abbagliata dalle sue infinite emozioni, si spostò, si sedé di nuovo sulle gambe del vampiro ed appoggiò la testa sul suo petto di granito.

Sentì una scossa provenire dal corpo di Damon e, per testare se anche lei suscitava in lui le stesse sensazioni che le regalava lui, osò carezzargli il petto con le dita fredde.

Damon rabbrividì e trattenne un mugolio.

Oh, Gesù! Gli piaceva quanto piaceva a lei.

Sorrise e si accoccolò, orami stanca, stranamente felice e più sicura, mentre Damon l’abbracciava e la stringeva a lui, carezzandole prima le labbra, il collo e poi la curva del seno, con le dita sottili e lunghe.

-Ariel, che Deliziose Tentazioni, come farò a non sognarti?-Mormorò lui dolcemente, come se stesse per assopirsi.

La rossa arrossì e sentì il cuore capovolgersi in petto.

Il Damon/Diavolo della sua mente fantasiosa, stava disteso, come un pavone al sole, scoccandole un’occhiata da Macho con tanto di sorriso seducente fino a farla rabbrividire di gioia.

Sì, l’aveva capito, fra le braccia di Damon, non avrebbe avuto più paura di lui.

Era al sicuro da tutto, tranne che da sé stessa.

 

 

Il sole era alto nel cielo, doveva essere mattina e Damon non era più nella capanna quando Ariel si destò da un sonno profondo e tranquillo, accaldata e sudata.

Appena sveglia si tolse la giacca, la speciale tutina da Cobra Versione 2.2 e rimase con la maglietta bianca e sottile che le copriva appena sotto il sedere.

Uscì dalla scatola di bambù e cercò Damon con lo sguardo, ma di lui non c’era traccia, riuscì ad avvistarlo solo dopo aver percorso per diversi metri il bagnasciuga.

Lui stava seduto su di un dirupo di scogli alla fine della spiaggia.

-Damon!-Lo chiamò coprendosi gli occhi per il forte sole che la abbagliava.

Lui la guardò senza scomporsi e non disse nulla.

Sembrava impensierito.

-Damon, sei davvero sicuro che non ci sia nessun’altro uomo su quest’isola?-Chiese lei, senza sapere perché gli avesse fatto quella domanda strana, invece di chiedergli se l’aiutava a trovare da bere.

Il vampiro le scoccò un’altra occhiata truce e s’imbronciò.

-Uomo? Cosa ci dovresti fare con un uomo?...Ci sono già io, per te!-

Cosa?

-Damon, sei geloso?-

Eh? Che stava succedendo, perché gli faceva quella domanda ? Sapeva già che Damon era geloso e chi voleva era lei.

Ma riportando gli occhi su Damon, vide che lui si era alzato.

Aveva un grosso sigaro fra le dita, e dal mare proveniva una strana base musicale.

Oh.dio.

 

Damon-I wasn't jealous before we met…Now every man I see is a potential threat!-

(Non ero geloso prima d’incontrarti…

Ora ogni uomo che vedo
è una potenziale minaccia!)

 

Cantò lui, lasciandola a bocca aperta, mentre alla parola Threat, prendeva a pugni l’aria.

Poi, guardandola, saltò giù dalla scogliera ed atterrò perfettamente in piedi.

Oh, che bravo.

 

Damon-And I'm possessive, it isn't nice! You've heard me saying…That smoking was my only vice!!-

(E sono possessivo, non è bello!

Mi hai sentito dire che il

fumo era il mio unico vizio!!)

 

Cantando, la stava indicando con il sigaro e lei, sconvolta, aveva cercato di afferrarlo e sottrarglielo, ma a Damon era bastato fare qualche giravolta per eludere il suo patetico tentativo.

Poi, improvvisamente, dopo pochi secondi di musica strumentale, lui già continuava a cantare, con sguardo serio e quasi cupo.

Era bellissimo e pericoloso, si avvicinava a lei con fare seducente e provocatorio.

Voleva mangiarla, divorarla in un solo boccone.

Sì.

 

Damon- But now it isn't true…Now everything is new, and all I've learned has overturned…I beg of you...-

(Ma ora non è vero...

Adesso tutto è nuovo,

e tutto quello che ho

imparato si è capovolto…

Ti prego…)

 

Quelle parole erano una carica, un fulmine a ciel sereno, la facevano impazzire ed ancor di più accentuavano l’effetto del corpo di Damon a pochissimi centimetri dal suo, stavano per toccarsi e Damon conduceva le sue labbra tremati dal suo Ti prego, sempre più vicine alle sue dischiuse dalla sorpresa.

I Beg of you…No, non ancora.

In un attimo di follia gli sorrise e lo spinse via volteggiando sulle note che la invitavano a cantare con lui.

 

Ariel- Don't go wasting your emotion…Lay all your love on mee!-

 

(Non sprecare le tue emozioni…

Concentra tutto il tuo

amore su di me…)

 

Si sentiva potente, seducente, carica, bella.

Mentre lui si appoggiava alla parete rocciosa e la guardava avvicinarsi con passo sicuro e, quando gli fu davanti, appoggiò le mani sul suo viso, avvicinandosi alle sue labbra, mentre le parole vibravano nella sua gola per lui.

Your love on Me.

Le sue mani scivolavano sul suo collo e sul suo petto muscoloso, liscio e senza peluria. Piatto e scolpito.

Ma non lo baciò.

Con l’ennesima giravolta, si allontanò e si appoggiò lei stessa alla parete, allargando le braccia ed ancheggiando in modo lento e seducente.

 

Ariel- It was like shooting a sitting duck…A little smalltalk, a smile and baby I was stuck…-

(È stato come sparare a un anatra immobile…

Due chiacchiere, un sorriso e non potevo

più farne a meno…)

 

Damon si era allontanato dalla massa rocciosa ed ora era davanti a lei, a meno di un metro, con i piedi nudi bagnati dalle onde del mare, che salivano e si ritiravano dolcemente sulla riva.

Lui poi s’inginocchiò, con lo sguardo perso e molto più caldo.

Lei lo seguì, con un sensuale inarcamento in avanti della schiena, che così metteva in risalto il suo seno.

 

Ariel- I still don't know what you've done with me…A grown-up woman should never fall so easily!-

(Ancora non so cosa mi hai fatto…

Una donna adulta

non dovrebbe mai innamorarsi cosi!)


 

Gattonando come una pantera, leggiadra e provocante, gli si avvicinava attimo dopo attimo, mentre lo sguardo del vampiro prendeva fuoco per ogni suo movimento.

 

Ariel- I feel a kind of fear… When I don't have you near…Unsatisfied, I skip my pride…-

 

(Ho un po’ paura quando

non sei al mio fianco…

Insoddisfatta, metto

da parte l'orgoglio…)


Gli fu di fronte, vicina, di nuovo le loro labbra potevano quasi sfiorarsi ed i loro corpi, adesso bagnati dalle gocce del mare, li rendevano l’uno agli occhi dell’altro più irresistibili e carnali.

Bruciavano.

 

Ariel- I beg you dear...­­-

(Ti prego, amore…)

 

 

Vocalizzò lei, sentendo le dita di Damon solleticarle le spalle, poi salirle su per il collo.

Spostarle i capelli ed ascoltare la sua preghiera.

 

Damon- Don't go wasting your emotion…-

(Non sprecare le tue Emozioni…)

 

 

La spinse giù, dolcemente, sulla sabbia, stendendola con gli occhi di fuoco e la voce carica di desiderio.

 

Damon- Lay all your love on mee!-

(Concentra tutto il tuo

Amore su di me…)

 

La sovrastò e la sua voce roca e melodiosa le diede un brivido, mentre si inarcava e lui piegava la testa verso la sua, per esaudire entrambe le loro preghiere.

Fu dolce, lento, caldo e freddo, per le onde che li avvolgevano e Damon che la ricopriva come una seconda pelle.

Ma proprio quando il Vampiro stava per portarli in paradiso approfondendo il loro bacio, un coro di voci maschili fece vibrare l’aria e Damon fu sollevato da un mucchio di mani.

 


Coro-Don't go sharing your devotion…Lay all your love on me!!-

 

(Non condividere la tua devozione
Concentra tutto il tuo amore su di me!!)

 

Gli uomini gettarono in mare Damon, poi marciarono su un pontile, che lei non aveva mai notato, in modo buffo esibendo i loro variopinti costumi e le pinne ai piedi.

Cantavano e fra loro lei riconobbe alcuni visi.

Stefan, Jake, Tyler Lockwood, Matt Donovan, Jeremy Gilbert, persino il Professor Saltzman, altri suoi compagni di scuola che conosceva di vista.

Facevano pose per mettere in mostra i muscoli, ballando e cantando a squarcia gola, con le maschere per andar sott’acqua posate sulla testa.

Poi si gettarono tutti in acqua, lei li osservava seduta su di uno scoglio, ridendo divertita, finché il rombo di una moto d’acqua non la distrasse.

Puntò gli occhi all’orizzonte, sul sole che improvvisamente calava e si tingeva di miele navigando sul mare più scuro, quindi avvistò Damon.

Navigava con perizia e pazzia allo stesso tempo, era divino, bellissimo con il petto nudo e le onde a condurlo verso di lei.

Un’ombra scura nel tramonto arancio e fuoco.

La moto d’acqua scomparve, Damon era sulla riva, completamente bagnato, che riportava i capelli indietro, con un gesto sensuale della mano.

 

Lay all your love on me.

 

La guardava con gli occhi bramosi e cupi, come un dio sicuro di sé che le si avvicinava senza riserve né paure.

Ma prima che lui potesse arrivare solo a qualche metro di distanza da lei, un’onda si scontrò sullo scoglio bagnandole le gambe ed il ventre.

Damon si fece opaco e sbiadito.

Un crampo allo stomaco la fece balzare e tutto divenne nero.

E freddo.

 

Mugugnò, tastando qualcosa, erano canne di bambù.

Gli occhi, a fatica, le si dischiusero e quel dolore al basso ventre s’intensificò.

Gesù! Era nella capanna, sola, e si stava appena svegliando?

Fuori, il cielo era plumbeo e la "porta” del rifugio aveva uno spiraglio aperto.

Non aveva idea di che ore fossero, ma era certa che fosse appena l’alba.

Aveva sognato.

Sognato di cantare con Damon Salvatore "Lay All Your Love”, brano del Musical "Mamma Mia!”

Oh, dovevano essere gli ormoni, maledizione!

O la lepre, era certa che fosse colpa della lepre!

Frustrata e forse delusa, provò ad alzarsi, ma sentì qualcosa di umidofra le cosce.

No.

No.

Controllò, tastando il centro della tuta.

Guardò le sue dita ed il suo volto divenne l’icona del disgusto e del terrore.

Stava per urlare, ma l’unica cosa che uscì furono le sue lacrime.

Spaventata, si guardò freneticamente intorno, dove aveva dormito e, fortunatamente, non sembrava sporco.

S’alzò ed una fitta addominale la fece gemere.

Di solito stava male quando aveva il ciclo.

Perché non era nata uomo? Se lo chiedeva tutte le volte da anni.

Corse via dalla capanna e si diresse verso la riva.

Raggiunta, si tolse la giacca di Damon, le armi, assicurò tutto sulla sabbia asciutta e s’immerse nell’acqua fredda, che le fece subito battere i denti.

Si tolse il pantalone della tuta nera, scoprendo che per fortuna era un due pezzi, unito da una cerniera.

Cercò di lavare il pezzo macchiato, ma sembrava un’impresa impossibile.

Quando osò togliersi le mutandine, certa che Damon non fosse nei paraggi, cercò di frizionare il più possibile la parte sporca, anche se non sarebbe arrivata lontano, lo sapeva, senza sapone non poteva fare nulla.

Trattenne un urlo di rabbia e disperazione.

Dio, voleva piangere, ma si accorse che lo stava già facendo da un pezzo.

Stese la mutandina dinanzi a sé e la studiò con crescente ansia.

No, maledizione!

 

-Ariel, che stai facendo!?-

 

Balzò, sentendo la voce di Damon, quasi lontana.

Ariel sapeva di essere coperta fino ai fianchi dall’acqua, ma Damon si stava avvicinando e la disperazione la stordì.

Stava per svenire di nuovo?

-No…Non ti avvicinare…-Mormorò, non riuscendo a strillare.

Il fiato le si spezzava in gola, bloccato da un nodo di paura e turbamento.

Damon non poteva scoprire che aveva il ciclo, era troppo imbarazzante e strano, forse persino pericoloso!

Arretrò, rischiando di inciampare a causa di un masso, mentre Damon era sempre più vicino, alla riva mancavano pochissimi metri.

-Stai piangendo? Ti senti bene? Merda, esci dall’acqua o ti ammalerai!-

-No! No! Damon, non venire qui!-Strillò lei con voce più acuta e stridula questa volta.

Che incubo. Era persino nuda dalla vita in giù.

Rossa di vergogna e paura, tremò tra freddo e spavento, mentre il venticello le scombinava i capelli ed alzava piano le onde gelide e forti che la spingevano avanti e indietro.

Damon arrivò a toccare l’acqua con i piedi, ma si fermò a scrutarla, interdetto.

-Cosa stavi facendo con le tue mutandine in acqua, non è il momento di lavarsi, sono le cinque del mattino, l’acqua è gelida, vieni via…E perché piangi!?-

-Allontanati! Allontanati!...Mi manca l’aria!-Annaspò lei arretrando, mentre Damon si avvicinava.

-Ariel ma che hai? Perché piangi?!-

-Oh Dio vai via!-Urlò più forte che poté e nell’impeto, scagliò via le mutandine che finirono proprio sulla faccia del vampiro.

Lui le prese, scioccato, per poi annusare mentre gli si dipingeva sul volto l’espressione di chi aveva appena fiutato qualcosa di andato a male.

Poi guardò lei, livida in viso, col fiato corto, le lacrime che scivolavano giù dai suoi occhi, i denti che battevano per il freddo che le faceva tremare il corpo.

Damon guardò le mutandine, con ancora qualche macchia scura, dopo tornò a guardare lei.

-Oh…-Sussurrò lui, rendendosi conto di quello che stava succedendo e del perché Ariel fosse in acqua.

Tuttavia, non poté dirle altro, perché Ariel si fece pallida e svenne.

Per lei, quello era un incubo.

Ed ora era anche svenuta, senza mutande.

Nei minuti successivi, Damon, la prese appena in tempo prima che toccasse il fondo.

La sollevò prendendola in braccio, tenendola stretta, perché la sua pelle pallida era resa scivolosa dall’acqua, portandosi dietro anche gli indumenti che stava lavando.

Guardandola sbadatamente, uscendo dall’acqua, si accorse che era proprio nuda.

Talmente nuda che poteva intravedere i suoi graziosi e corti riccioli rossi nascosti fra le cosce.

-Allora non sei tinta, Sirenetta!-Disse, sapendo che lei non poteva sentirlo, ridendo divertito dalla strana scoperta.

Era sempre stato certo che il rosso fiammeggiante di Ariel fosse frutto di una tinta ed invece si era sbagliato.

Aveva un innaturale rosso scarlatto ed intenso.

Niente male, ma adesso doveva scaldarla, era tutta un pezzo di ghiaccio.

Avrebbe curiosato dopo fra le sue grazie nascoste.

Oh, aveva davvero molte deliziose tentazioni in cui indurlo, la sua Sirenetta.

 

 

 

Fine XX Capitolo.

 

 

 

Ciao a tutti!

Anche questo capitolo si è concluso! Non ci credo, ce l’ho fatta! Che ne pensate, vi è piaciuto?

Ora siamo nel vivo della storia, Damon ed Ariel sono soli e ardono di fuoco e fiamme a lungo assopite e nascoste, rabbia, desiderio e amore…che mix micidiale!

Ah non dimenticate la povera Ariel che è nel periodo più odiato dalle donne…proprio su un’isola tropicale con affianco il belloccio Damon Salvatore, ma si può essere così sfigati? Nah, non piangete sarà meraviglioso e vedrete ugualmente le scintille :D !

Cos’accadrà nel prossimo capitolo?

Lo scopriremo solo Leggendo xD!

Prima di salutarvi vi ricordo di recensire in tanti e ringrazio chi come sempre continua a seguirmi e a lasciare i propri pareri e considerazioni capitolo dopo capitolo.

Ringrazio anche chi legge soltanto, chi mi tiene fra le preferite, seguite e da ricordare, come dico sempre è grazie a voi che sono arrivata fin qui…Ma anche grazie alla mia Beta che corregge i capitoli rendendoli ancora migliori.

 

Un bacio a tutti voi, Serenity.

   
 
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