As my king
command
Le gocce di
sangue colpiscono la neve, macchiando quel bianco immacolato di rosso, petali
di una rosa di morte.
Il freddo gelido
della cima di quella montagna innevata ucciderebbe qualsiasi essere umano, è
per questo che quel posto è ancora così puro.
Alza il volto
verso il sole l’uomo, la pelle scura, sporca di sangue e polvere, che spicca
così tanto su quella distesa ghiacciata, i lunghi capelli neri che il vento
cerca quasi di strappare, la punta di una spada gli spunta dal petto.
In ginocchio
sulla neve di quel luogo immacolato guarda il sole, guarda la terra e la sua
bellezza, meravigliandosi, forse per l’ultima volta, di come gli esseri umani
non si accorgano del dono che gli è stato dato.
-Padre…-
Sussurra,
talmente piano che il suono viene subito rapito da una raffica gelida, tanto
che quasi non arriva alle sue stesse orecchie.
Nessuna risposta
per quello che fino a poco fa era uno dei più potenti angeli del Paradiso, uno
dei guerrieri più letali.
Nella sua mano
brilla qualcosa, non ha forma, né colore, ma è qualcosa di potente, di così
potente da cambiare le sorti dell’eterna guerra tra Inferno e Paradiso, il
motivo per cui ha varcato quella soglia, quella porta oscura tra i mondi.
-Ho fatto quello
che mi avete comandato mio Signore.-
Guarda di nuovo
in alto, senza muoversi, non ne ha più la forza.
Il cadavere di
un uomo è poco distante da lui, Azazel è il suo nome, gli occhi ormai ciechi
rivolti al Paradiso che aveva lasciato di sua spontanea volontà tanto tempo
prima e che mai più avrebbe potuto rivedere.
È sua la spada
che ha piantata nel petto, la spada che, infine, lo ucciderà.
Quando aveva
varcato la porta per quella dimensione oscura, alla ricerca di ciò che il suo
re e padre gli aveva ordinato di riportargli, non si era accorto del diavolo
che lo stava seguendo.
I guardiani di
quel posto, mostri di oscurità e incubo, lo avevano messo a dura prova, ma,
seppur con fatica, era riuscito a farsi strada tra loro, la falce che mieteva
vittime, i corpi che cadevano su un terreno fatto di cadaveri in
decomposizione, fino a che non era arrivato al luogo dov’era l’oggetto.
Impossibile
orientarsi in quel posto tutto uguale, ma lui sapeva dove andare, gli ordini di
suo padre ancora gli rimbombavano nella mente.
Solo allora,
quando stava per prenderlo, era apparso Azazel davanti a lui, il serpente di
Lucifero, il suo primo consigliere e il secondo diavolo più potente
dell’Inferno.
La vera
battaglia era cominciata in quel momento, nessuna esclusione di colpi, l’angelo
e il diavolo avevano portato i loro corpi al loro limite ultimo, avevano
utilizzato tutti i loro poteri, tutta la loro grazia e la loro potenza di
guerrieri.
L’ultimo colpo,
il fatale per entrambi, era stato dato sulla soglia della porta tra i mondi, dopo
che Uriel era, finalmente, riuscito a prendere ciò che gli era stato ordinato
di cercare.
La sua falce
aveva colpito, aprendo una lunga ferita, dall’inguine al collo del diavolo, che
a sua volta, approfittando del fatto che l’angelo si fosse voltato senza
assicurarsi che fosse morto, nella fretta di oltrepassare la porta che si stava
chiudendo, aveva fatto un affondo, spingendo la lama nel sua schiena con una
tale forza da farne uscire la punta dal suo petto.
Nel precipitare,
legati insieme dalla spada incastrata nel petto di Uriel, l’angelo
istintivamente aveva trasportato entrambi su quella montagna, proprio nel punto
in cui inizia a nascere il ghiacciaio.
E ora è lì,
l’energia di ciò che un tempo era un dio nella mano, gli ultimi respiri nei polmoni,
che aspetta che qualcuno prenda in consegna ciò per cui ha sacrificato la vita.
Non ha rimpianti
il guerriero, ha obbedito agli ordini del suo Signore, ha portato a termine la
sua missione, morire così, per lui è il più grande degli onori.
Anzi si, un
unico rimpianto ce l’ha: non aver sentito per l’ultima volta la voce di suo
Padre.
Quando un angelo
si avvicina a lui per prendere l’energia che ancora stringe con forza nel pugno,
l’Arcangelo della Terra e Guardiano del Giardino dell’Eden è già morto, le
gigantesche ali grigie che coprono la neve macchiata di sangue.
Solo un’altra
vittima dimenticata di una guerra infinita.