Serie TV > Fringe
Segui la storia  |       
Autore: Tawariell    12/04/2013    1 recensioni
Dopo aver appreso la verità sulle sue origini Peter Bishop, verso la fine della seconda stagione, si sente totalmente perso e in balia di emozioni violente perché non sa più dov'è il suo posto. Seguito della mia one shot "Lost in the Big City"
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Peter Bishop
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Epilogo
 
Boston, Laboratorio del Dottor Bishop, 6 a.m.
Astrid e Walter quella mattina erano arrivati molto presto, non perché ci fosse qualche caso in corso, semplicemente lo scienziato voleva preparare la bevanda preferita del suo Peter compresa di tutti gli ingredienti.
Così il solito cicaleccio tra il dottore e la sua paziente collaboratrice regnava sovrano nei locali del laboratorio e pure nel corridoio di fianco.
Fu proprio mentre i due stavano litigando sull’ultimo ingrediente che qualcuno entrò senza però farsi notare, anzi andandosi a rifugiare nell’angolo più nascosto di quel luogo.
Non si sentiva di parlare con nessuno, voleva solo riprendere famigliarità con quel posto, era stato via diverso tempo, troppo per i suoi gusti.
Avevo deciso lui di andarsene pensando di aver perso tutto e invece non aveva perso niente, quella era ancora casa sua.
Aveva solo bisogno di sentirne l’odore, i rumori, i suoni.
Tutto quanto.
Pensò alla sua festa di compleanno.
Ormai un anno prima.
Alle caramelle che Walter aveva fatto per lui.
Il suo sguardo blu si posò sul piano.
Da quando non suonava?
Da troppo.
Fu tentato di alzarsi per farlo ma poi pensò che sarebbe stato meglio farlo più tardi.
Adesso voleva godersi quella strana quiete.
Voleva sentire suo padre e Astrid parlare.
“Asterix ti ho detto mille volte che questo non va bene!”
La povera agente dell’Fbi brontolò
“Sei impossibile, Walter! E poi io sono Astrid, Astrid, Astrid, lo vuoi capire?”
“E’ la stessa cosa!”
“No, che non lo è! E poi sei sicuro che Peter amerà questo intruglio?”
“Ovviamente e poi dopo gli faremo anche una crema pasticcera!”
“Grande idea, basta che non fai come l’altra volta che quasi rischiavi di metterci dentro le mani sporche di sangue”
Peter sorrise a quelle parole, chinando la testa per non farsi vedere.
Non aveva ancora fatto colazione, però per adesso non aveva molta fame.
“Assolutamente! A proposito … dove hai messo i pancake alle ciliegie che ho fatto per Peter ed Olivia quando arriveranno?”
“Nel solito forno così dopo appena arrivano li scaldiamo e mangiamo insieme”
“Brava cara”
“Non ce la fai proprio a chiamarmi con il mio vero nome, eh?”
Astrid si allontanò verso un angolo buio, tuttavia non vide Peter, anche se gli passò di fianco, il ragazzo era troppo nascosto dall’oscurità tanto che nemmeno quando ripassò si accorse di lui.
“Walter, non abbiamo molto succo da arancia, lo vado a comprare?”
“Più tardi tanto non penso si alzeranno molto presto” e dicendo questo il dottor Bishop fece una risatina.
“Walter, Walter non mi dire che li ha spiati?”
“Certo che no, ma è evidente che ora stanno insieme”
“Davvero? E’ fantastico!”
“Non l’avevi capito Asterisco?”
La sua assistente brontolò
“Astrid, mi chiamo Astrid”
“Ma sì… sì …”
Peter, ancora nascosto nel buio, sorrise.
Era così bella quell’atmosfera.
Non avrebbe mai voluto andarsene.
Non avrebbe mai dovuto andarsene.
Anche perché se avesse ascoltato prima le spiegazioni di suo padre non sarebbe mai finito nelle mani dell’altro.
Chinò la testa rabbrividendo.
Uno strano gelo gli era passato attraverso le ossa.
E quelle scariche.
Anche nell’oscurità poteva vedere le cicatrici che gli avevano lasciato.
Come aveva potuto fargli così male?
Sembrava così felice del suo ritorno.
Ciò gli fece ricordare un altro momento.
“Era un periodo felice. Credevi ancora che tuo padre ti volesse bene”
Strinse i polsi cercando di scacciare quel ricordo.
Suo padre.
Il suo vero padre gli voleva bene davvero.
Aveva attraversato due volte gli universi per salvarlo.
Lo amava sopra ogni cosa.
E questo lo faceva sentire al sicuro.
L’altro non contava niente.
Non avrebbe mai contato niente.
Entrambi gli avevano mentito, ma l’uno per proteggerlo, l’altro per torturarlo.
Scosse la testa cercando di concentrarsi di nuovo sulle voci del laboratorio.
“Walter ho trovato il succo d’arancia, ne ho prese tre confezioni”
“Grazie cara, mettile in frigo. E le caramelle le stai facendo?”
“Anche quelle? Mi sembra troppo!”
“Va bene, quelle no!”
Peter tornò a sorridere e proprio in quel momento Astrid lo notò, avvicinandosi a lui.
Gli prese le mani.
“Tutto bene?”
“Sì”
“Da quando sei qui?”
“Un po’ “
“Stai bene?”
“Direi di sì”
Lei lo scrutò a lungo.
“D’accordo ti lascio stare, quando vuoi c’è la colazione nel forno”
“Grazie”
“No, grazie a te per essere tornato” fece accarezzandogli la guancia.
Lui allargò il sorriso.
“Non hai idea di come sia buio questo posto senza di te”
“Astrid… io”
“Saremo sempre la tua famiglia, sempre. Nessuno potrà cambiare questo”
“Lo so”
Gli diede un piccolo bacio sulla fronte.
“A dopo”
Il giovane chinò il capo, continuando a stare nell’ombra, aveva ancora bisogno di stare da solo e nel contempo di sentire le voci di quel luogo.
Si sentiva avvolto da una strana malinconia.
Forse stava soltanto ritrovando la terra sotto i piedi.
O forse stava mettendo radici e ciò lo spaventava e lo elettrizzava contemporaneamente.
Non era solo quello, lo sapeva.
C’era il bisogno di scacciare via il dolore, l’angoscia di essersi sentito totalmente abbandonato.
Si rendeva drammaticamente conto che non sapeva se avrebbe mai avuto il coraggio di parlarne con qualcuno.
Aveva paura ad aprirsi del tutto anche perché aveva commesso il tragico errore di farlo con la persona sbagliata.
“Non si dicono certe cose agli sconosciuti”
Rabbrividì di nuovo.
Forse quel freddo non se ne sarebbe andato più.
E con esso il ricordo di quelle notti di torture.
Non avrebbe mai dimenticato, lo sapeva.
Scrollò le spalle, osservando suo padre ed Astrid lavorare alacremente per lui.
Il suo cuore avrebbe avuto per sempre delle cicatrici, però era vivo ed aveva di nuovo la sua strampalata famiglia.
Si decise ad alzarsi e farsi vedere.
“Ciao figliolo, finita la meditazione?” chiese lo scienziato fissandolo con aria preoccupata.
“Non ti si può nascondere niente, vero?” replicò con un sorriso affabile Peter.
“Esatto, soprattutto quando sono in ansia per te” fece il dottor Bishop.
“Tu sei sempre in ansia per me. Senti Walter, sbaglio o Astrid aveva parlato di pancake?” domandò il ragazzo continuando a sorridere.
Voleva che non stessero più in pena per lui.
“Sì, li ho preparati io, li trovi nel forno” disse prontamente Walter ricambiando il sorriso.
“Ottimo. C’è dello sciroppo d’acero, vero?” chiese andando a trafficare nel forno a micro-onde.
“Sì e anche una cioccolata calda” disse ancora l’uomo fissandolo in maniera emblematica.
Peter lo guardò per un lungo istante: cosa doveva dire?
Che stava meglio?
Che non sentiva più quel dannato tremore?
Non sarebbe servito a niente.
“Grazie” balbettò abbassando la testa cercando di non far vedere che arrossiva.
Si avviò in silenzio verso il cucinino dove prese la cioccolata, che iniziò subito a bere a lunghe sorsate mente attendeva che i pancake si scaldassero.
Nel frattempo Astrid e Walter si erano scambiati uno sguardo triste.
Peter non stava ancora bene.
Non del tutto.
E anche loro temevano che non sarebbe mai guarito.
Il giovane si sentì subito quegli occhi puntati sulla schiena, ma evitò di voltarsi, si sentiva a disagio e anche un po’ in colpa per la loro preoccupazione.
Avrebbe mai finito di farli star male?
Prese a mangiare i pancake con aria famelica, sedendosi su una sedia vicino all’entrata, in modo da avere sempre le spalle voltate ai due.
Walter non potendone più si avvicinò a lui, posandogli le mani sulle spalle.
“Buoni?”
“Fantastici, grazie… papà” rispose con un tenero sorriso.
Lo scienziato restò qualche minuto senza parole nel sentirsi chiamare così dato che il suo ragazzo lo faceva assai raramente.
“Stai …” provò infine ad iniziare la frase.
“Benissimo. Sul serio” il giovane Bishop era commosso da quelle attenzioni.
“Farò finta di crederci, ma so che non è così” disse suo padre con assoluta semplicità.
“Sto bene, sono a casa, sono con la mia famiglia e il resto passerà da solo” insistette Peter.
“Come vuoi” Walter non se la sentì di insistere. Temeva che avrebbe solo peggiorato le cose.
Dieci minuti dopo il giovane Bishop aveva terminato la colazione e si era messo a girellare per il laboratorio per vedere se c’era qualcosa di nuovo il tutto mentre Astrid e Walter terminavano il loro menù per la festa che avrebbero fatto alla sera.
Fu solo quando Peter si avviò verso l’ufficio del padre che la di lui assistente lo bloccò.
“Ehm no … meglio di no”
“Cosa c’è?”
“E’ in disordine”
Il ragazzo alzò il sopracciglio
“Quando mai è stato in ordine?”
Astrid si mise davanti alla porta
“No, davvero Peter è un disastro, non lavo il pavimento da una settimana”
“Astrid, non mi interessa”
La giovane donna non sapeva più cosa inventarsi anche perché Walter non le stava dando una mano e pareva ancora preso dalla crema pasticcera.
Con assoluta calma Peter la spostò ed entrò nell’ufficio del padre dove, stranamente, regnava un ordine immacolato.
Sbatté le palpebre più volte per cercare di capire perché Astrid gli avesse mentito quando la sua attenzione fu catturata da una piccola cornice di foto.
Stava vedendo male.
Arrossendo violentemente si avvicinò alla scrivania e la prese in mano.
In quella foto c’erano lui stesso ed Olivia che dormivano abbracciati.
Avvampò.
“Walter!!!!!!!”
L’agente Farnsworth si precipitò nella stanza.
“Non è come pensi…”
“E cosa dovrei pensare?” ormai aveva raggiunto la gradazione più scura del rosso e stava passando al viola.
“Beh Walter ha detto che non riusciva a dormire per …” iniziò la donna che stava facendo una fatica enorme a non scoppiare a ridere nel vederlo così imbarazzato.
“Per?”
“Beh … beh temeva si fosse rotto qualcosa nelle tubature”
“Nelle tubature?”
“Sì, sentiva dei cigolii fortissimi”
Peter la fissò come a dire: mi stai prendendo in giro?
Astrid assunse un’aria afflitta
“Ti assicuro voleva chiamare l’idraulico”
“Sì, ok… ma non ho capito cosa c’entra tutto questo con la foto di me ed Olivia”
L’assistente di suo padre sorrise
“Beh poi ha compreso”
Il giovane Bishop aveva ormai gli occhi a fessura.
“Dimmi che non è quello che sto pensando”
Astrid ora aveva assunto un’aria angelicata
“Non so, tu cosa stai pensando?”
In quel mentre entrò Olivia e subito Peter nascose la foto sotto gli appunti di suo padre.
La ragazza avrebbe voluto salutare meglio il suo compagno ma Walter ed Astrid li stavano fissando così si limitò ad un formale saluto
“Ciao Peter” farfugliò terribilmente tesa per quegli sguardi.
“Ciao Olivia” rispose il giovane che stava provando le stesse cose con in più l’imbarazzo per la foto e il discorso con Astrid.
Stufo di quella situazione lanciò ai due impiccioni delle occhiate di fuoco al che finalmente si decisero ad andarsene.
La giovane Dunham corse incontro al compagno e lo baciò con passione.
“Ciao amore” sussurrò perdendosi nei suoi occhi blu.
“Buongiorno, hon” rispose lui baciandole la punta del naso.
Era sempre più bella.
In quel mentre si sentì un urlo disumano
“No, dottore, no, la foto anche di giorno no, basta la registrazione di stanotte”
Per un momento i due fidanzati divennero bianchi come lenzuoli, poi ripresero a baciarsi, troppo presi l’uno dall’altra.
“Non vai ad ucciderlo?” domandò lei sorridendo divertita.
“Più tardi” replicò il giovane con un sorriso un po’ tenero e un po’ diabolico.
 
 
Fine
 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Fringe / Vai alla pagina dell'autore: Tawariell