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Autore: Nikki Potter    12/04/2013    4 recensioni
"E' successo qualcosa, Sherlock".
Rimase zitto in attesa di altro. Perchè aveva un brutto presentimento? Centrava forse Moran?
"Non so come dirtelo, ma tanto se non lo faccio io presto lo saprai dai giornali..." Mycroft sospirò di nuovo. "Si tratta di John".
Non si rese nemmeno conto di aver trattenuto il respiro. Allora aveva ragione, era successo qualcosa a John...
"L'ispettore Lestrade mi ha appena chiamato dal S. Mary Hospital...John è morto, Sherlock"
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"Vogliamo che lei torni in Afghanistan a servire il suo paese, ovviamente sotto una falsa identità" rivelò Patterson.
"E se rifiutassi?" domandò per curiosità più che altro.
"Non credo che abbia molta scelta visto che tutti la credono morto" aggiunse Patterson.
Gli ci volle qualche secondo per comprendere appieno quelle parole prima di esplodere in un rabbioso "COSA?!"
Genere: Guerra, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Mycroft Holmes , Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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S&J10 10. BACK TO LONDON, BACK TO SHERLOCK

And with this love song to you it's not a momentary phase,
you are my life, I dont' deserve you but you love me just the same.
And as the mirror says we're older I will not look the other way,
you are my life, my love, my only and that's the one thing that wont' change.

I will never stop trying, I will never stop watching as you leave,
I will never stop losing my breath every time I see you looking back at me.
I will never stop holding your hand, I will never stop opening your door,
I will never stop choosing you babe, I will never get used to you.

Still get my heart racing (you), still get my heart racing (for you)
(Safetysuit - Never Stop)


Aveva appena dato la buonanotte a Sherlock su skype e stava infilando le ultime cose nel suo borsone verde scuro, l'impazienza lo rendeva eccitato e nervoso come un bambino.
"Non vedo l'ora di essere a casa" disse Rob contento.

"Già" disse John immaginando l'espressione di Sherlock quando l'avrebbe visto.

"A mia madre verrà un infarto, non le ho detto nulla" ridacchiò Rob.

"Nemmeno Sherlock lo sa" rivelò John mettendosi il borsone sulla spalla sana e seguendo Rob fuori dalla tenda, verso le jeep che li avrebbero condotti alla pista di decollo del loro aereo.

"Secondo me ti salta addosso appena vede il tuo piede sbucare dalla porta" replicò Rob con un mega sorrisone.

John rise, sì in effetti la cosa era plausibile.

*

Delle dieci ore di volo solo due le aveva passate dormendo, era troppo agitato al pensiero di poter di nuovo toccare e soprattutto baciare Sherlock.

Oddio, le sue labbra le ricordava bene, così piene, morbide e a forma di cuore...si modellavano perfettamente sulle sue invece sottili.

Ecco che sentiva un rimescolamento nello stomaco tutte le volte che ci pensava. Sbirciò dall'oblò e notò che erano proprio sopra il cielo di Londra, mancava davvero poco.

Infatti in quel momento il pilota annunciò di indossare le cinture di sicurezza per l'atterraggio a Heathrow che sarebbe avvenuto tra qualche minuto.

John obbedì e sospirò sorridendo quando sentì le ruote toccare terra. Era a casa.

Prese il suo borsone e scese velocemente dall'aereo, seguendo tutti gli altri.

Una volta sceso dalla scaletta si guardò intorno e non rimase minimamente stupito di trovare Harriet, Mycroft, Greg e Mrs Hudson  ad attenderlo.

Harriet gli corse incontro abbracciandolo di slancio. Se non se lo fosse aspettato di sicuro sarebbero volati all'indietro tutti e due.

"Stai bene, vero?" gli prese il viso con entrambe le mani sorridendogli dolce.

Era in vena di ricoprire il ruolo della sorella maggiore apprensiva.

"Sto bene Harry" John la fissò attentamente e notò che era perfettamente sobria.

Sentì un calore dolce invaderlo e le sorrise di rimando. Sua sorella, la sua vera sorella, quella che da piccoli gli rompeva le scatole, quella insicura che gli aveva confessato piangendo di essere lesbica, quella che lo chiamava sempre per chiedergli consigli, era tornata finalmente.

Con gli occhi lucidi la strinse di nuovo a sè e Harriet gli toccò i capelli della nuca con affetto.

"Johnny?"

"Che c'è? Voglio solo abbracciare mia sorella" si giustificò John inspirando l'odore del nuovo profumo floreale di Harriet.

La sentì ridere e poi gli sussurrò all'orecchio "E' da quando sei morto che non bevo più. Neanche una goccia. L'ho giurato alla tua tomba. Io e Sherlock abbiamo giurato insieme di guarire per te".

John sollevò il viso e la osservò palesemente felice. "Davvero?"

Harriet annuì. "Vedi di non fare mai più una cosa del genere, mi è quasi venuto un infarto quando Mycroft si è presentato a casa mia raccontandomi tutto. E non potevo nemmeno bermi un brandy per scaricare la tensione".

John ridacchiò. "Mi sei mancata piattola".

Harriet gli diede un buffetto sulla nuca per il nomignolo con cui la chiamava da piccola.

"Su va a salutare Mrs Hudson, la sto sentendo piangere" mormorò Harriet spingendolo verso gli altri.

John prese il borsone che aveva fatto cadere a terra per evitare di finire steso insieme a sua sorella e fece un sorriso dolce a Mrs Hudson, quando la vide asciugarsi freneticamente gli occhi con un fazzoletto. La raggiunse titubante.

"Oh John".

Mrs Hudson lo abbracciò stretto e John appoggiò il borsone a terra ricambiando in pieno la stretta.

"Mrs Hudson come sta?"

"Benissimo figliolo" rispose la donna staccandosi per permettergli di salutare anche gli altri.

Greg lo abbracciò sorridendo. "Ci sei mancato".

"Lo stesso vale per me" rispose staccandosi e avvicinandosi a Mycroft.

Sapeva che sarebbe stato più opportuno stringergli la mano, ma se ne infischiò allegramente e abbracciò anche lui che rimase rigido per la sorpresa.

"Grazie per aver vegliato su Sherlock" mormorò con gratitudine.

"Grazie a te per averlo riportato alla vita" rispose Mycroft sincero.

Mrs Hudson gli mise in mano le chiavi del suo vecchio appartamento. "Credo che qualcuno ti stia aspettando".

"Ah fratello, benvenuto nel club" commentò sulla sua presunta omosessualità Harriet alzando il pollice.

John rise e strinse le chiavi, prese il borsone e dopo aver sorriso di nuovo a tutti corse come un pazzo fuori dall'aeroporto dove riuscì fortunatamente a trovare subito un taxi.

"Dove la porto signore?" domandò l'autista notando la sua divisa militare.

"Baker Street, 221B di Baker Street" rispose John euforico e nervoso.

*

John aveva osservato Londra dal finestrino, fino a quel momento non si era pienamente reso conto di quanto quella città gli fosse mancata.

Era bello rivedere finalmente quei luoghi così familiari e conosciuti.

Il taxi si fermò davanti al 221B e il suo cuore saltò un battito. Pagò l'autista, che gli disse un bentornato a casa e poi rimase alcuni secondi a fissare la porta di legno scuro che lo separava dalla sua vecchia vita.

Fissò l'orologio, erano le sette di mattina appena passate.

Fece un sospiro prima di infilare la chiave nella serratura e aprire la porta. Notò che c'era silenzio. Salì le scale piano, silenziosamente e poi entrò nel salotto che tutto sommato era abbastanza ordinato, tranne per il tavolo che era ingombro di fialette, vetrini, microscopio e altri oggetti come giornali, penne, persino il teschio.

Era evidente che non aveva riordinato perchè lo aspettava il mattino dopo.

Appoggiò il borsone vicino alla sua poltrona e, dopo aver appurato con un'occhiata che non era nemmeno in cucina, optò per la sua camera da letto. Sperò con tutto il cuore che stesse dormendo e di non averlo svegliato, vista la sua abitudine di dormire due ore per notte o non dormire affatto.

Aprì piano la porta della camera di Sherlock e rimase per un minuto sulla soglia. Sì, stava dormendo profondamente con indosso la vestaglia blu, i boxer e nient'altro. Deglutì prima di sorridere e avvicinarsi cautamente al letto. Da quella prospettiva poteva ammirarlo ancora meglio. Era bellissimo, il suo angelo personale.

Si tolse gli stivali e si coricò piano di fianco a lui, girato verso la sua parte, continuando ad ammirarlo. Sarebbe potuto stare così per sempre.

Dopo diversi minuti notò il viso di Sherlock cambiare espressione, arricciare il naso e mormorare il suo nome. Sapeva cosa stava succedendo, Sherlock aveva captato un odore familiare e lo aveva catalogato come il suo.

Sherlock spalancò gli occhi all'improvviso, trafiggendo come lame i suoi. Rimase senza fiato per qualche istante prima che Sherlock realizzasse che era tutto reale, che non era frutto della sua immaginazione o un sogno e gli saltasse addosso abbracciandolo stretto e appoggiando la testa sulla sua spalla. Sentì la punta del suo naso percorrere il suo collo su e giù, come se lo stesse annusando, e una risata liberatoria gli uscì spontanea.

"John" mormorò Sherlock contro la pelle dietro il suo orecchio.

La sua risata si spense di colpo, a causa del fremito originato dal suo fiato caldo che gli solleticava quella zona per lui sensibile.

Sherlock si staccò quel tanto per poterlo guardare negli occhi, le labbra a pochi centimetri di distanza. Rimase immobile, attendendo la sua prossima mossa, imponendosi di non forzarlo a fare alcunchè.

Vide i suoi occhi particolarissimi farsi sempre più grandi e più vicini e poi chiuse i suoi nel momento in cui sentì quelle labbra morbide e carnose sulle sue. Socchiuse la bocca e finalmente le loro lingue si incontrarono e iniziarono a giocare insieme. Fu solo allora che mise una mano sulla nuca di Sherlock, tra i suoi ricci corvini, per impedirgli di allontanarsi.

Sherlock incominciò poi a barciarlo dappertutto, continuando a ripetere il suo nome, venerandolo quasi. Era la cosa più romantica, dolce e al contempo erotica che gli fosse mai capitata.

John scollegò il cervello lasciandosi trascinare dall'ondata travolgente di sensazioni che Sherlock gli stava rovesciando addosso.

*

John aprì gli occhi e il sorriso gli comparve automaticamente sulla faccia. Era con Sherlock, nella loro casa e finalmente si sentiva in pace e felice. Era esattamente dove voleva essere e con la persona che amava accanto.

E dubitava seriamente che Sherlock gli avrebbe mai permesso di andarsene da lui. Lo aveva dedotto dal modo in cui fino a poco prima si erano amati e soprattutto dalla stretta possessiva con cui Sherlock lo stava abbracciando da dietro. Si appoggiò di più con la schiena al petto caldo del consulente investigativo e chiuse di nuovo gli occhi per godere meglio di quella sensazione di tepore, protezione e soddisfazione post-orgasmo.

Sorrise quando sentì le labbra carnose e calde di Sherlock baciargli l'incavo del collo, mentre la sua voce profonda e virile gli sussurrava ancora una volta di amarlo all'orecchio.

E lui in risposta si girò e lo coinvolse in un bacio mozzafiato che prosciugò la riserva d'ossigeno di entrambi, mentre il sole filtrava dalla finestra illuminandoli con la sua luce.

THE END


E' finita....spero che questo capitolo come anche tutta la storia vi sia piaciuta. Sono contenta di essermi finalmente cimentata in una ff su Sherlock e John, questi due come tutta la serie tv sono entrati nel mio cuore.
Ringrazio Alesherly, Roby22 e Luxy Charm per aver recensito lo scorso capitolo e tutti coloro che hanno messo la ff tra le preferite, ricordate e seguite.
Beh a presto, un bacio
Nikki Potter
  
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