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Autore: carlhead    12/04/2013    0 recensioni
ecco finalmente il prequel a "Carl Head"! cosa accadde veramente in Mozambico?
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Carl Head'
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CARL HEAD II:
 BLACK ZONE



 
CAPITOLO I: BRIEFING
 
2004. L’agente della CIA, Carl Head, venne chiamato d’urgenza al quartier generale. Dicevano che si trattava di una missione, una di quelle semplici, che il Veterano aveva già superato in precedenza. Dicevano. Con calma, Head si svegliò presto, quella mattina,. La finestra del salone di casa sua si affacciava su Union Square, pacifica e vuota, alle prime ore dell’alba, ma già si respirava la tipica aria trafficata di genti di San Francisco. Head si trovava bene nella sua città: cos’altro avrebbe chiesto un veterano di mille missioni? Un paradiso. Si ergeva la grande statua, in cima all’immensa colonna bianca stanziata al centro della piazza rettangolare, circondata dai tavolini, solitamente pieni, ma ancora desolatamente vuoti. Dopo il consueto sguardo alla meravigliosa piazza, Head entrò in bagno, per farsi la barba come prima cosa, e poi lavarsi, prima di andare a lavoro. L’agente impiegava diversi minuti alla cura del volto, perchè la pelle morbida resisteva poco alla lametta per la barba. Inoltre voleva essere perfetto, ogni volta che doveva presentarsi al quartier generale. Si curava il volto anche prima di ogni missione: neanche i criminali dovevano farsi una cattiva idea di lui, pensava. Era trascorsa un’ora da quando Head era entrato in bagno. Finalmenta aveva finito di lavarsi, ma ora doveva vestirsi. Indossò i classici jeans e una polo blu. Dopodiché, uscito di casa, si diresse nel garage condominiale, entrò nel suo box, e salì in macchina. La sua auto era una vecchia Camaro gialla. Uscì finalmente dalla palazzina: la città si stava svegliando, già i primi mattutini americani stavano popolando la grande piazza di San Francisco, mentre il Veterano sarebbe stato impegnato in una semplice missione. Ovviamente non si sarebbe recato alla sede centrale della CIA, bensì alla filiale di San Francisco. Tale sede godeva di grandi nomi all’interno dell’intera organizzazione. Spiccavano lo stesso Head, il ridente ma estremamente potente con le armi da fuoco di piccolo calibro Harry Vamp, la signora Pauline Snipers e il giovane Mark Myrock, ovvero i due cecchini, John Boys l’artificiere, e infine l’elegante Luke Lase. Quest’ultimo era secondo a Head, e godeva delle sue stesse caratteristiche, bilanciate giustamente in ogni tipo di arma. Ma questo non voleva dire che i due rivaleggiavano, anzi, erano molto amici, anche se mai la CIA aveva mandato entrambi nella stessa missione. Far scendere in campo tutti questi agenti insieme presupponeva un solo motivo: terza guerra mondiale.
Giunse così al quartier generale della sua città. Parcheggiò nell’ampio spazio al di fuori della sede e percorse il viale attraverso l’adiacente giardino, che portava all’ingresso. La luce solare si infrangeva sulle foglie dei grandi alberi e sul verde prato, bagnato dalla rugiada, creando giochi di luce impareggiabili.
La sala d’ingresso si gettava tramite un lungo corridoio in un’ampia stanza adibita per una conferenza. Head entrò, e si sedette sulla poltrona gierevole proprio alla destra di quella che era posta a capotavola. Per ora era solo, o almeno credeva. Dal bagno uscì un uomo di corporatura robusta, decisamente più alto di Carl. La sua aria da burbero era accentuata dai lunghi baffi che gli pendevano da sotto il naso, e dal suo abito grigio che a malapena contenteva il suo corpo. Egli era l’ex colonnello della marina Frank Maratas, dimessosi dal suo ruolo proprio per accettare l’incarico di gestore della filiale di San Francisco. “Benvenuto, agente!” esordì. “Buongiorno a lei colonnello!” risposte Head. Maratas amava farsi chiamare ancora colonnello, nonostante avesse abbandonato quel ruolo. Gli ricordava i suoi precedenti nelle armi, la sua gioventù. Entrarono in fretta e furia nella sala anche Myrock e Harry Vamp, seguiti pochi minuti dopo da Pauline Sniper e John Boys. Dopodichè calò il silenzio. Erano tutti in attesa di qualcosa, ma non sapevano precisamente cosa. Infine, dopo una mezz’ora di estenuante attesa, si materializzò oltre la porta, con estrema tranquillità e serenità nonostante il ritardo, la figura dell’elegantissimo Luke Lase. I sette uomini presenti si salutarono come se si fossero conosciuti in quel momento, evitando solo di presentarsi, ma solamente perchè erano a conoscenza che la loro fama li precedeva. Si sederono tutti tranne l’agente Maratas, che rimase in piedi dietro la sua poltrona e, cupo in volto, serio come se stesse cercando in vano le parole adatte per il suo discorso e con le mani dietro la schiena, parlò: “Buongiorno a tutti. Sapete che non è la normalità per una missione inviare i migliori agenti che l’agenzia detiene, ma quando la gravità della situazione arriva a un tale picco, è inevitabile che anche la CIA scenda in campo con i suoi mezzi migliori”. Ovviamente nessuno sapeva di cosa stesse parlando. Dopo una lunga pausa si girò verso la finestra che era prima alle sue spalle, che si affacciava sull’ampio cortile sul retro della sede, e coninuò, struggente e nostalgico, ma soprattutto decisamente preoccupato: “Ebbene, siete stati convocati, voi, che qui chiamiamo gli “special six”, per mantenere la pace nel mondo. Adesso vorrei che ascoltiate questa storia senza fare domande. La settimana scorsa, un gruppo di ribelli delle forze armate del Mozambico, ha preso possesso della capitale Maputo. Quello che mi ha colpito è che a capo di questi ribelli c’è un americano, un ricco imprenditore. Si chiama Mortimer Grouch, detto Master Grouch. Al suo seguito vi è un gruppo di spietati e ricercati criminali, che si fanno chiamare The Swindle. Il principale di questi criminali è un subdolo e maligno ragazzo di nome Lawrence Zone. Il vostro dovere sarà quello di infiltrarvi nella loro base, in precedenza utilizzata dalla fazione del presidente per guidare le manovre belliche nella guerra civile. É un edificio molto ampio e ben organizzato. Rischierete di perdervi. State molto attenti. A voi lascio l’organizzazione di infiltrazione e spionaggio, sostanzialmente: fate come vi pare”.
I sei agenti si guardarono intorno scossi. Fu proprio a quel punto che Maratas recuperò la sua lunga giacca di pelle nera e, con un ghigno stampato sul volto, abbandonò la stanza. Ci fu un lungo e interminabile silenzio, dopo il quale Luke Lase prese la parola e pronunciò: “Benvenuti nel paese dei balocchi”, dopodichè si alzò e seguì Maratas.
Regnò il totale silenzio.

  
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