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Autore: Heavenly    13/04/2013    2 recensioni
E se... Percy, il figlio di Poseidone, non fosse figlio unico? Se qualcun'altro arrivasse e si rivelasse per quel che è in realtà?
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"Non è possibile. Tu... tu..."
Guardai il simbolo verde che volteggiava sopra il suo capo. E non potei crederci.
Genere: Comico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Gita fuoriporta sull'Olimpo - parte 3.

 

«Va tutto bene, Hil?» chiesi, timoroso.

«Ah-ah. Tutto a posto.» disse lei, tastandosi il corpo per controllare che ci fosse ogni cosa.

«Hilary.»

Mia sorella si voltò verso mio padre, che l'aveva chiamata.

«Ora sai a cosa andrai incontro. Mi aspetto che tu sia coscienziosa quanto basta per onorare questo patto.» si raccomandò lui in modo solenne.

«Penso di avere abbastanza cervello; a meno che qualcuno non me lo faccia sparire…» Hilary calcò molto su quel qualcuno, e fu palese di chi stesse parlando; anche per il soggetto preso in causa.

Infatti, Atena alzò un sopracciglio e assunse una posa scettica. O forse era un'espressione più alla "Prega davvero, piccola ingrata a cui ho risparmiato la vita sebbene ti possa schiacciare come un moscerino in un nanosecondo"; non so.

«Bene, abbiamo finito?» domandò Dioniso. «Ho una certa fretta di… No, aspettate, non ho nessuna fretta di tornare in quel campo. Continuiamo, su!» incitò, muovendo le mani.

«Dioniso ha ragione. Dichiaro questa riunione conclusa.» annunciò Zeus.

«Oh, finalmente!» esclamò il giovane dio biondo, stiracchiandosi.

«Apollo, per carità, abbi un po' di decenza! E non mancare di rispetto a tutti noi!» borbottò la dea dai capelli ramati.

«Andiamo, sorellina! Rilassati! Vivi il momento. A proposito di questo, volevo un vostro parere su il mio ultimo Haiku…» 

«Direi che è meglio andare, eh? Devo scappare, ci sono un sacco di messaggi da recapitare oggi, guarda un po'…» un dio dai capelli brizzolati lo sovrastò alzando la voce, e quando tutti annuirono animatamente, capii che era meglio non sentire nessun Haiku, qualunque cosa fosse. Forse era una maledizione, o una cosa simile.

«Beh, è stato bello rivedervi.» disse Ade, alzandosi dal trono in più, anche se la sua espressione faceva trasparire tutt'altro. «Ma ora è meglio che me ne vada… Sapete, anime da punire, morti da verificare, Furie nevrotiche da controllare…»

Una luce iniziò a irradiarsi dal punto in cui si trovava Ade, e dissolsi lo guardo chiudendo gli occhi; costrinsi anche Hilary a fare lo stesso. Quando da sotto le palpebre vidi che la luce si era estinta, riaprii gli occhi e scoprii che gli dei se n'erano andati; tutti, meno Zeus e Poseidone. 

«Fratello, puoi lasciarci un minuto?» chiese quest'ultimo.

«Cacciato dal mio stesso palazzo…» borbottò l'altro, ma uscì comunque dalla sala del trono.

«Percy, dovrei parlarti. Posso rubarti un attimo?» disse Poseidone.

«Oh, ehm… ok.» risposi, sorpreso da quella gentilezza.

Poi, mio padre spostò lo sguardo sui miei amici; capirono solo dopo un po' che desiderava privacy, perciò Chirone si affrettò a farli uscire dalla porta principale. 

Hilary si girò un'ultima volta, e mio padre le sorrise, un'aria affranta negli occhi.

Quando furono usciti, mio padre si rivolse a me.

«Mi dispiace, Percy» disse.

"Cosa?" mi chiesi. Che voleva dire con 'mi dispiace'?

«So che non è facile accettare l'idea di non esserne stato al corrente fin da subito, ma speravo che almeno lei…»

«Avesse una vita normale, lo so.» dissi, storcendo la bocca. 

«Già.» ammise lui. «Senti Percy, non ho molto tempo. Fra non molto sarai di nuovo messo alla prova; e se il fato lo vuole, nulla dovrebbe andare storto.». 

«Che genere di prova, precisamente?» chiesi, aggrottando le sopracciglia e aspettandomi il peggio.

«Non ne sono ancora sicuro; e anche se lo fossi, sai bene che non potrei rivelarti alcunché.» disse mio padre.

«Oh, giusto…» dissi, non del tutto convinto.

«Ora è meglio che tu vada: ti staranno aspettando. Oh, un'ultima cosa: prenditi cura di lei.». La tristezza ritornò nei suoi occhi color del mare.

«Lo farò.» annuii.

Poi diedi le spalle a mio padre, incamminandomi verso l'uscita del palazzo. Ad un tratto, un dubbio invase la mia mente.

Mi voltai verso il trono su cui solitamente sedeva lui: «Aspetta, padre…» 

Ma Poseidone era già scomparso, ancora un leggero bagliore dove prima stava la sua figura.

 

***

 

«Sono viva!» esclamai, ancora stupefatta per quel che era successo.

Chirone rise. «A quanto pare sì, piccola lingua biforcuta.»

«Se non avessi parlato, ora probabilmente non avrei le gambe, o le braccia, o magari anche peggio…» ribattei.

«Già, chissà cosa sarebbe accaduto.» disse lui, pensieroso. 

Mi astenni dall'immaginare cosa stava succedendo nella mente di Chirone -anche se sono sicura che comprendesse una serie di morti da Oscar- e affiancai Annabeth, che fino a quel momento se n'era rimasta distante, in silenzio.

Mi schiarii la gola. «Beh, grazie per prima.»

«Di nulla…» mormorò, la voce un po' incrinata. Mi chiesi cosa ci fosse di strano.

«Sì, insomma… Senza di te non ce l'avrei mai fatta.»

«A me sembra che tu abbia fatto un discorso convincente, invece.»

«Trovi?» Ridacchiai. «Sarà, ma tu e Percy, e anche Chirone, avete fatto moltissimo per me!»

Silenzio. Mi sentii leggermente a disagio per qualche minuto. Incapace di sopportare il silenzio, come mio solito, parlai di nuovo.

«Comunque, sono contenta che stiamo diventando amiche.» dissi, sorridendole.

Ora, sapevo che i figli di Atena e i figli di Poseidone non andavano proprio "d'accordo" tra di loro; probabilmente perché i loro genitori divini si odiano a morte con tutta la loro anima immortale. Ma sapendo che Percy ed Annabeth erano comunque riusciti ad installare quella che sembrava un'amicizia, pensavo che anche per me non potesse essere così difficile. Ma…

«Da quando noi saremmo diventate amiche?» chiese Annabeth, con sguardo freddo. 

«Beh, io pensavo che… prima, tu…» balbettai, presa in contropiede da quella risposta inaspettata.

Lei sospirò. «Senti, mettiamola così. Mia madre e tuo padre si odiano. Di conseguenza, io e te non dovremmo proprio essere amiche. E sì, lo so che sono amica di Percy» Annabeth mi lesse praticamente nel pensiero, «ma è alquanto… complicato. Inoltre, mi stupisco che Atena non mi abbia già diseredato.»

Si mise seduta su un masso, le gambe accavallate. «In udienza ti ho difeso, è vero, ma solo perché potresti essere la nostra arma più vincente per l'avvenire. E standomene zitta, oltre a non aver ottenuto niente, avrei avuto anche una possibilità di offendere il Signore del Mare per non aver preso le parti di sua figlia. Mi segui?» chiese.

Annuii, anche se le sue ragioni mi sembravano un tantino ridicole. Avevo per caso la peste addosso?

«Non è nulla di personale, davvero. Solo, non sei proprio colei che dovrei definire "mia amica".» concluse, sospirando.

La mia mente era in un vuoto completo, il che è tutto dire, dato che non ho mai avuto tutto questo cervello. Mi sentivo una perdente, sinceramente; nessuno aveva mai rifiutato la mia amicizia, e sentirmi dire quelle cose mi faceva davvero male. L'unica cosa che riuscii a dire, con voce strozzata, fu: «Come facciamo con Percy? Lui pensa che andiamo d'accordo come burro d'arachidi e marmellata.»

«Suppongo che ci toccherà comportarci come tali in sua presenza, allora. Ciò non vuol dire che non possiamo parlarci quando lui non c'è, affatto! Farsi la guerra è troppo alla Ares; Atena predilige un rapporto… diplomatico.» aggiunse, ma sospettai fortemente che fosse più per me e la mia faccia desolata.

Annuii di nuovo e mi sforzai di sorridere. Le tesi una mano. «Affare fatto?» 

Lei fece un cenno e me la strinse, stirando le labbra in quello che doveva essere un sorriso "diplomatico", come lo chiamava lei.

«Ehi, che state facendo voi due?»

Percy sbucò in quel mentre dal nulla. Noi sciogliemmo le mani in fretta e iniziammo con la nostra sceneggiata.

«Oh, nulla, stavo ringraziando Annabeth per prima!» risposi, sorridendo. Stavo mentendo a mio fratello, ma in fondo non era poi così falso quello che avevo detto; o almeno, ero partita con il ringraziare la figlia di Atena. Il resto l'avevo temporaneamente cancellato.

La bionda annuì e sorrise a sua volta. 

«Ah, d'accordo.» disse lui, e con un gesto della mano ci invitò a seguirlo. 

Chirone, che per tutto il dialogo tra me e Annabeth era andato a parlare con alcune divinità di case vicine a dove noi ci trovavamo, ci raggiunse dopo averle salutate; insieme ci dirigemmo di nuovo verso l'ascensore, per ritornare nel mondo mortale. 

«Che ti ha detto papà?» chiesi a Percy.

«Nulla di importante, solo che devo tenere gli occhi aperti. Come se già non lo facessi…» borbottando, alzò gli occhi al cielo.

Ridacchiai. «Coraggio, ce la faremo!» 

«A fare cosa?»

«A non farci ammazzare dai mostri, ovviamente!»

«Già, speriamo. Comunque, per ora non è andata male, no?»

Riflettei: avevo appena scoperto di essere una semidea, oltretutto figlia di uno dei Tre Pezzi Grossi; ero salita sull'Olimpo e avevo sottoscritto un patto che avrebbe potuto uccidermi da un momento all'altro; in più, la figlia di Atena, che avevo precedentemente immaginato diventare la mia migliore amica, mi aveva chiaramente detto che non potevamo quasi parlarci.

«No» ammisi, «non va affatto male.»

 

***

 


Arrivammo alla Collina Mezzosangue quando ormai calava la notte: doveva essere sera inoltrata, probabilmente le otto e mezza o le nove. Scendemmo dall'auto che Argo aveva guidato sia all'andata che al ritorno del nostro viaggetto e risalimmo la collina.
Quando arrivammo alla sua sommità, mi fermai ad ammirare il panorama. E ragazzi, che panorama: dall'alto di lì si poteva scorgere tutto ciò di cui il Campo era costituito.
La più vicina era la Casa Grande, che al chiarore della luna risultava ancora più bianca e brillava nella notte come una stella caduta a terra; un po' più distanti, si potevano vedere le capanne delle diverse Case, disposte a forma di ferro di cavallo, e al centro di esse stava il falò, che in quel momento scoppiettava allegramente, ravvivato continuamente dai canti dei nostri compagni ed amici: infatti, in quel momento tutti erano riuniti attorno il fuoco, per intonare qualche canzone e passare la serata insieme. 

Le risa e il vociare dei semidei si sentivano fin da lassù, e con un grande sorriso spostai lo sguardo più in là dei campi di fragole e quelli di pallavolo, passai l'arena di allenamento ed infine scorsi, seppure vagamente, il luccichio intermittente del mare illuminato dalla luce lunare. Chiusi gli occhi, e mi concentrai sulle onde e il loro rumore calmante. 

Era una sensazione stupenda: mi sentivo a casa, felice, con gente che mi capiva e che mi offriva la sua disponibilità. Beh, magari la Casa di Ares non era proprio delle più amichevoli, e la mia "amica" Annabeth ed la sua diplomazia non si potevano ritenere proprio un rapporto fraterno…

«Percy chiama Hil, Percy chiama Hil! Sei qui con noi o ti abbiamo lasciato lassù sull'Olimpo?» la voce ironica di mio fratello mi risvegliò dai miei pensieri.

«Certo che sono sveglia, idiota! Solo che io, a differenza tua, faccio pensieri profondi e filosofici.» risposi, alzando il mento. 

«Sai, la filosoficità…» 

«Filosofia.»

«…dicevo, la filosofia» e marcò la parola, rivolgendomi uno sguardo annoiato « è più una cosa da Figlia di Atena, non di Poseidone.»

«L'avevo notato…» risposi, alzando gli occhi al cielo.

«Ecco, vedi? Un momento, ehi!» Percy si rimangiò ciò che aveva detto e mi gettò un'occhiata offesa, a cui io risposi ridendo.

«Io non sarò una cima, ma tu sei sempre mia sorella, ricordatelo!» disse lui, alzando le sopracciglia e sorridendomi spavaldo.

«Appunto: la seconda volta è quella buona!» dissi, e tirai fuori la lingua nella sua direzione.

Percy non poté fare altro che aprire la bocca a forma di O, cercando di sillabare qualcosa per rincarare la dose di frecciatine che ci stavamo lanciando, ma proprio in quel momento Chirone e Annabeth ci interruppero. 

«Ehm-ehm.» Annabeth si schiarì la gola.

«Smettetela di bisticciare, voi due. Non voglio che inizino altri intrighi tra fratelli: ne abbiamo già abbastanza…» disse, accennando al cielo. «Unitevi ai vostri amici attorno al falò, piuttosto.» 

«Sì, credo sarà meglio.» Percy annuì «Ma prima la faccio pagare a questa linguetta biforcuta…» 

«Come?» chiesi, confusa.

«Oh, ti conviene correre, sorellina!» mi sorrise malvagiamente.

«Ah!» cacciai un urletto e mi precipitai giù per la collina che avevamo quasi completamente percorso prima con Percy alle calcagna, lasciando gli altri due indietro, sospiranti e rassegnati, mentre noi ridavamo divertiti. 

 

 

In fondo, Percy aveva ragione: la mia vita da semidea non era iniziata affatto male. 
 

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BOOM BABY! 

Guardate chi è tornata dall'Ade? Proprio io!

No, in effetti non ero nell'Ade, ed in effetti non ho nemmeno una buona scusa da darvi per non aver postato per circa... un anno?!

Mi vergogno di me stessa. Il che non è nemmeno difficile, lol

So di avervi abbandonato, ma davvero, è stato un anno un po' così. 

In questo periodo va molto meglio, ed infatti i risultati sono arrivati: ecco il capitolo che mancava!

Sono abbastanza soddisfatta, anche se questo capitolo era solo un piccolo finale per questa prima parte della long.

Mi serviva principalmente per introdurre il rapporto che ci sarà tra Hil, Percy, Annie (non dei migliori con lei, eh?) ecc. 

Spero che la decisione che ho preso riguardo queste due ragazze sia statan inaspettata, e abbia ribaltato le carte in tavola.

Ve lo avevo detto: nulla è mai come sembra! 

Ok, sto blaterando, non è vero? Il fatto è che mi mancate tutti tantissimo, accidenti. 

Vi lascio, credo sia meglio. 

Oh, spero che il capitolo vi piaccia e se volete, lasciate una recensioncina! 


Spariscoooo *puff*
Heav.

  
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