Yooooooo minnaaaaaaaa! Eccomi di nuovo qui!! *evita
il cesto di
pomodori*
Lo so che ho altre due long in corso, e vi giuro
che le sto scrivendo,
ma la nascita della mia sorellina Anna mi ha tenuto impegnata.
L’altro giorno,
invece, stavo vagando tra i molteplici file del mio computer e ho
ritrovato
questo testo; in origine era la sceneggiatura per un corto del mio
amico, ma alla
fine avevamo optato per un altro. Obbligata dalla mia Beta, ShiningCrow
(bravissima scrittrice!) l’ho messo in prosa e pubblicato,
anche se probabilmente
vi siete già addormentati adesso e non lo leggerete mai.
Se vi fa schifo prendetevela con lei! (Scherzo,
cara, abbassa l’ascia)
XD
Recensioni ovviamente gradite! (Fanno bene
all’anima)
Buona lettura!!
Il
giorno della battaglia
Un
tramonto
rossastro illuminava il cielo, mentre un vento delicato soffiava tra i
fili
d’erba trasportando i sogni di centinaia di persone; due
ragazzi seduti sulla
collina, persi tra i loro pensieri, guardavano il sole calare, mentre
lui le
cingeva le spalle e lei giocava con le mani di lui.
Si
potevano quasi
sentire fremere le ali delle rondini che volavano sopra di loro.
“E
così domani è
il grande giorno.” commentò ad un certo punto lui,
immergendo il naso nei
capelli rossi della ragazza.
“Già.”
“Il
giorno della
battaglia.”
“Già.
Un sorriso
increspò le labbra della ragazza, al sentire quello strano
discorso.
“Forse
avremmo
dovuto dirglielo prima, Fede…” il sorriso
lasciò spazio all’ansia e il dubbio
misto a preoccupazione la portò a corrugare le sopracciglia.
“Certo, Ali! Ottima idea!
Così poi al massimo avresti potuto
venirmi a trovare direttamente al cimitero” le rispose lui
alzando gli occhi al
cielo.
Lei alzò la testa dalla sua
spalla per guardarlo, per poi
sollevare un sopracciglio, scettica...
“Esagerato! Guarda che anche
io rischio la vita.”
Lui fece una smorfia offesa.
“Per favore! Primo, non
glielo permetterei; secondo: nessun
uomo può alzare la mani su una ragazza!”
“Un uomo no, ma una donna
sì” notò lei seria riappoggiandosi
a lui per non doverlo guardare.
Fu il turno del ragazzo di alzare gli
occhi al cielo.
“Lo sai benissimo che ti
adorerà, quindi smettila; qui
l’unico che verrà torturato e ucciso in modo lento
e doloroso sono io.”
Alice soffocò una risatina
con la mano, mentre lui le
scompigliava i capelli, fingendosi offeso.
Sorridendo tornarono ad ammirare il
paesaggio.
“È un bellissimo
tramonto.”
“Già”.
****
La ragazza ricacciò per
l’ennesima volta i capelli rossi
dietro l’orecchio e per l’ennesima volta
risistemò la scrivania già
perfettamente ordinata.
“Maledetta festa coi
parenti!” borbottò, “Non finisce
più!
Ancora un po’ e svengo per l’ansia.”
Ancora qualche attimo e della sue
unghie non sarebbe rimasto
niente.
Mentre ancora misurava a lunghi passi
la stanza, la voce di
suo padre rimbombò per la casa, giungendo alle sue orecchie.
“…quella volta
è stato impagabile! Avreste dovuto vedere la
scena: lei, la più bella e simpatica della scuola che
cammina tranquilla verso
di me; ad un certo punto, ecco che arrivo quello snob di Kenton! Il mio
peggiore nemico! Io ero il più popolare a scuola, ma lui era
quello bello e
dannato, con le sue arie da lord inglese, inseguito da tutte le
ragazzine…”
“La racconta tutte le sante
volte!” commentò stizzita Alice,
sbattendo un mano sul comodino a fianco del letto.
“… La ferma e le
chiede se vuole uscire con lei quel sabato;
lei lo guarda, sorride e tranquilla gli dice che deve uscire con me! La
sua
faccia è stata la cosa migliore: lo shock lo aveva
paralizzato! E poi lei mi si
avvicina mentre lui altezzoso se ne va! Elena ha decretato la mia
vittoria
decisiva, anche perché quella magnifica ragazza
l’ho sposata!”
La risata cristallina di sua madre si
distinse tra le altre.
“Ho sentito dire che il
figlio frequentava la scuola di mia
figlia, ma non me ne ha mai parlato: probabilmente erano nemici
giurati! Se
quel tizio ha anche solo sfiorato mia figlia gliela farò
pagare!” altra risata
del padre, ma Alice ci scorgeva un fondo di
verità in quella spacconata.
La ragazza strinse convulsamente il
bordo della scrivania,
nuovamente riordinata, con un’espressione di terrore negli
occhi.
Il rumore delle sedie postate e le
voci allegre che
salutavano i genitori le fecero intuire che il momento era arrivato.
Alice, truccata e vestita elegante, si
precipitò giù dalla
scale cercando di non inciampare, dove la madre stava iniziando a
sparecchiare
e il padre seduto al tavolo parlava con lei.
“M-mamma…”
provò esitante a cominciare il suo brillante
discorso. Brillante discorso che rimase incastrato nella sua gola.
“Alice! Eccoti! Pensavamo ti
fossi persa!” l’accolse la madre
col solito sorriso rassicurante.
La ragazza deglutì,
spostando il peso da una gamba all’altra
per l’agitazione e serrando i pugni.
“M-mamma…n-non
sparecchiare!” balbettò infine fissando il
pavimento, rossa come un pomodoro. E il suo discorso era andato a farsi
benedire. Era un genio.
La madre si fermò per
guardarla interrogativamente insieme al
padre.
“Aspettiamo...ospiti?”
insinuò quindi, perspicace. Alice
avrebbe voluto scappare dalla finestra.
Deglutì nuovamente. Di quel
passo avrebbe prosciugato le sue
ghiandole salivari.
“S-Sta arrivando...il mio
fidanzato!” esplode infine mandando
a quel paese le sue titubanze e ritrovando un po’ di
sicurezza nel ricordo di
Fede che le scompiglia i capelli ridendo.
Aspettò qualche secondo con
gli occhi serrati, ma nessuna
reazione arrivava.
Timida aprì un occhio e poi
l’altro.
La madre, con le lacrime agli occhi,
si era portata le mani a
coprirsi la bocca mentre il padre era una maschera di sgomento e orrore.
“Oh
cara che bello!
Non vedo l’ora di conoscerlo!” la madre si
tuffò ad abbracciarla, mentre il
padre la guardava ferito e tradito.
“Da quanto state
insieme?” la voce faceva intendere che la
domanda vera era: “Da quanto tempo menti al tuo vecchio padre
per fartela con
un tipo a lui sconosciuto e con probabili intenti dubbiamente
morali?”
“Quattro anni
papà” rispose lei mentre la mamma le saltellava
attorno contenta in un tentativo malriuscito di contenersi.
DRRINNNNN!
Il campanello spezzò quella
tensione che si stava andando a
creare tra padre e figlia.
Alice si precipitò alla
porta, nascosta alla vista dei
genitori abbandonati in salotto, e, dopo essersi guardata allo specchio
e
sistemata i capelli, l’aprì.
“Sono in ritardo?”
“Fede!”
urlò buttandogli le braccia la collo. Una parte di
lei implorava la sua bocca di chiedere a Fede di portarla via per
sempre e
soprattutto lontana da suo padre.
“Mi hai salvato: mio padre
stava partendo con l'interrogatorio!”
disse invece ricacciando i suoi istinti primitivi.
Lui ridacchiò e le diede la
mano, per poi tornare serio e
incamminarsi dietro di lei che lo tirava dolcemente.
“Se vedi papà
avvicinarsi al fucile sul caminetto scappa…” lo
ammonì lei, suscitandogli un sorriso nervoso, prima di farlo
entrare.
Si fermarono appena oltre la porta,
sotto lo sguardo attonito
dei genitori.
“Mamma, papà, vi
presento il mio fidanzato: Federico Kenton.”
Il silenzio e la tensione erano
talmente densi da poterli
affettare con un coltello, ma ovviamente non ci fu bisogno di tale
espediente.
“C-C-C-C-COSA?! LUI?!
NO!!!” urlò il padre additandolo.
La madre lo fulminò,
colpendolo con lo straccio in pieno
volto.
“Comportati bene
Ricky!” lo minacciò: nell’altra mano
reggeva
un mestolo da cucina.
“Papà:
è un bravissimo ragazzo, nonché il mio fidanzato.
E io
sono maggiorenne.” Il tono di gelida furia della figlia a
tale reazione e le
calcate parole “mio” e
“fidanzato” misero a tacere il padre che si
limitò a
guardarlo ostile.
“Caro, è un
piacere conoscerti: io sono Elena, la madre di
Alice.” Si presentò la madre porgendogli la mano,
che lui prese cortesemente.
“Il piacere è
tutto mio, signora.”
“Non essere così
formale! Chiamami pure Elena.”
“Grazie, Elena.”
“Ma guardalo: educato come
un cane ammaestrato!” borbottò
infastidito il padre.
Alle occhiata assassine della moglie e
della figlia si zittì.
“Piccola, perché
non ci hai mai detto prima che avevi un
ragazzo?” chiese la madre poi, con tono ferito e gli occhi
pieni di quelle
lacrime che le mamme riescono sempre a tirare fuori quando devono farti
sentire
in colpa.
Lei alzò gli occhi al cielo.
“Perché sapevo
come avrebbe reagito papà!”
La moglie lo fulminò di
nuovo.
“Tutta colpa dei tuoi
stupidi pregiudizi! Sei un idiota,
caro!”
Poi si si voltò di nuovo
verso la figlia.
“Immagino che quindi ieri tu
sia andata a conoscere i suoi
genitori”
“Esatto; poi siamo andati a
fare una passeggiata.” rispose
Fede tranquillo; trasudava innocenza da tutti i pori e gli occhi
azzurro
ghiaccio e i capelli biondo cenere aiutavano.
Il ghigno del padre si
allargò a dismisura.
“E come l’hanno
presa?” chiese, già gongolando.
“La adorano.”
Rispose senza tentennamenti Fede.
“Anche lui?”
sottolineò il padre, trafiggendolo con lo
sguardo.
La ragazza arrossì e si
nascose per metà dietro al suo
ragazzo che, per un attimo, esitò.
“Ammetto che la sua prima
reazione non è stata delle
migliori, ma dopo una chiacchierata con mia madre ha rivalutato il suo
giudizio.” Si azzardò infine a dire cauto il
ragazzo sorridendo alla sua
fidanzata, stupita.
“Vorrei proprio
vederlo!”
“Non si preoccupi signore:
saranno qui a momenti; potrà
controllare ciò che vuole.” Un sottile tono di
sfida trapelava da quelle parole
e Alice si premurò di tirargli una gomitata
d’avviso.
Per poco il padre non si
strozzò, mentre la madre entrava in
panico, per poi cominciare a sistemarsi e a sistemare tavola e salotto.
“CHE
COS…?!?” l’urlo del padre, che aveva
raggiunto un
colorito tra il melanzana e il bluette.
DRINNN.
La madre corse ad aprire la porta,
dopo essersi sistemata
un’ultima volta i capelli, e i due coniugi Kenton entrarono
poco dopo.
Dopo qualche secondo di puro
imbarazzo, le due donne si
salutarono con calore e due baci sulle guance, mentre i rispettivi
mariti si
scrutavano freddi e indagatori, sotto gli sguardi preoccupati dei figli.
“E’ da un
po’ che non ci si vede, Kenton…”
“Vedo che non sei cambiato,
Copreni…”
“Purtroppo non si
può dire lo stesso di te: l’età
avanza!”
ghignò il padre di lei, mentre l’altro contraeva
le mascelle e socchiudeva gli
occhi.
Prima che tra i due scoppiasse una
rissa i ragazzi si misero
in mezzo, mentre le mogli picchiavano in testa ai due malcapitati
rispettivamente una la borsetta di otto chili e l’altra il
mestolo in ferro
lavorato.
“Papà, Signor
Kenton, per favore sedetevi: dobbiamo dirvi una
cosa.”
Un campanello d’allarme
risuonava nel cervello di Alice,
urlando a massimo volume: non ora! Non è il momento adatto!
Morirete!
Ma il sorriso incoraggiante del suo
ragazzo la spinse a dire:
ne vale la pena!
Forse.
I due contendenti si lanciarono
un’occhiata preoccupata
mentre con le moglie si sedevano sul divano.
“Ecco…noi…” La ragazza
guardò il suo fidanzato disperata, mentre lui le faceva
cenno di proseguire.
…
“L’HAI MESSA
INCINTA!!! ANIMALE!! COME HAI POTUTO!!!” saltò
allora in piedi il padre di lei, puntando un dito accusatore contro
Fede che
arrossì e spalancò la bocca per lo shock.
La ragazza si parò davanti
a lui per proteggerlo.
“NO PAPÀ! Come
puoi pensarlo?! Vogliamo sposarci!!!”
“Ecco! L’ho
detto” pensò affranta, “E nel peggiore
dei modi
possibili! Forse dovrei chiamare un’ambulanza: per noi o per
loro, non fa
differenza…”
Ci fu un momento di shock generale.
“Non ti avevo detto di dirlo
con tatto?!” borbottò
preoccupato Fede, mentre la tirava dietro di sé.
Lo shock si trasformò in
silenzio.
…
“CARIIIIIII!!!” le
mamme saltarono in aria correndo ad
abbracciare i rispettivi figli, per poi abbracciarsi tra loro e
abbracciare
anche il figlio dell’altra.
“E’- è
magnifico! Quando vorreste celebrarlo? Dove? Possiamo
organizzarlo?” queste e altre duecento domande si riversarono
sui ragazzi.
I due malcapitati stavano per
soccombere, quando il peggio si
abbatté su di loro, come un uragano.
“ASPETTATE UN MOMENTO!! CHI
HA DETTO CHI SI FARÀ?!” Il padre
di Alice, si risvegliò dal suo coma, al contrario del
compare.
“Papà, lo faremo
comunque: che tu lo voglia o no. Siamo
venuti a dirvelo perché vorremo la vostra
benedizione.”
“PERCHE’?!”
Questa volta fu Fede a rispondere.
“Perché la
amo.” Disse sorridendole come se stesse dicendo la
cosa più ovvia del mondo. Elena cominciò a
singhiozzare, commossa.
La moglie di Kenton si
avvicinò al marito, anche lei sull’orlo
di un’esondazione, ma con uno scintillio assassino negli
occhi.
“Caro…”
Lui si schiarì la gola,
imbarazzato.
“A-Ammetto che inizialmente
non ero molto contento di questo
rapporto…” il figlio alzò gli occhi al
cielo. Cercando un muro su cui sbattere
la testa.
“M-ma dopo aver parlato
con mia moglie sono giunto alla conclusione che…”
si girò a guardare Elena, “è
uguale a te, e sono sicuro che saprà
prendersi cura di mio figlio.”
Concluse sorridendo e tenendo per mano la moglie, che lo guardava
dolce. Ora
non avrebbe più dovuto dormire sul divano.
Dopo qualche attimo di intimo
compiacimento, tornò a guardare
i ragazzi.
“Avete la mia
benedizione.”
“TRADITORI! SIETE TUTTI DEI
TRADITORI!” urlò, allora il di
lei indicandoli mentre la moglie alzava gli occhi al cielo, prima di
lanciarsi
in cucina.
Alice fece per seguirlo, ma la madre
le posò una mano sulla
spalla, facendole segno di diniego.
“Credo sia meglio che vada
lui.” spiegò poi sospingendo Fede,
molto recalcitrante, verso la cucina. Ora che aveva la benedizione di
suo
padre, avrebbe voluto vivere abbastanza per sposarla, la donna che
amava!
La vittima sacrificale
deglutì, guardò l’amore della sua vita
e si diresse in cucina, dove si trovava il padre, seduto su una sedia
con i
gomiti appoggiati al tavolo e la testa fra le mani.
Con calma si sedette di fronte a lui e
aspettò in silenzio.
Il padre continuò a
guardare il tavolo, finché alzò lo
sguardo sul ragazzo che gli stava davanti.
“Non voglio
perderla.” mormorò.
Ancora silenzio.
“Non voglio perderla.
È ancora la mia unica bambina. Non
voglio rimanere solo con mia moglie in questa casa. Voglio ancora poter
sentire
la sua risata la mattina. Ha una risata stupenda, vero?”
“E’ uno dei motivi
per cui la voglio sposare.” Rispose Fede
arrischiando un sorriso; con le bestie feroci è meglio
andarci cauti.
Il padre sospirò.
“Penso che i suoi genitori
abbiano pensato la stessa cosa
quando lei si è sposato…” si
arrischiò ancora.
Altro sospiro paterno.
“La ami?”
“Sì.”
“Più di qualsiasi
altra cosa?”
“Sì”
Il padre alzò finalmente lo
sguardo per incrociare i suoi
occhi e non trovò altro che determinazione e amore.
“Quando chiesi a Elena di
sposarmi non ero così sicuro…avevo
mille dubbi e avevo paura di sbagliare…”
“Anche io ne avevo, ma ho
lei accanto a me. Non sono solo:
lei è forte per due.” Lo interruppe sorridendo.
“Non è troppo
presto?”
Il ragazzo ridacchiò.
“Non credo che riuscirei a
tirare in là ancora. Mi ha
praticamente obbligato a chiederglielo.”
“Come ha fatto?”
“MI ha legato con la
tracolla della sua borsa alla sedia del
ristorante in cui l’avevo portata a mangiare, davanti a
tutti, e mi ha intimato
di chiederle di sposarmi, perché sapeva che da
più di due mesi portavo sempre
quella scatolina con me. Quando finalmente l’ho accontentata
mi è saltata al
collo piangendo e dimenticandosi che ero legato; così siamo
caduti entrambi a
terra, fra le risate e gli applausi degli altri clienti!”
I due ridacchiano sommessamente a
quella scena.
“E’ proprio da
lei!” commentò il padre; poi sorrise
tristemente al ragazzo.
“Immagino che prima o poi
tocchi a tutti: essere ragazzo e
dover convincere il padre della propria bella a concedergli la sua
mano, essere
padre ed essere capace di ammettere che è ora di sparire
dalla sua vita…”
“Non deve sparire, signore,
deve solo permettere che ci sia
anche io.”
Il padre lo guardò
pensieroso, prima di sorridere.
“Dopotutto hai
ragione…una tradizione di mille anni va
rispettata…chissà quanti in questo momento stanno
sostenendo una conversazione
come questa…a tutti tocca prima o poi!” si
ripeté per convincersi.
“Un giorno anche a me e
probabilmente mi comporterò anche io
così”
Il padre lo guarda scioccato.
“NON OSARE ALZARE ANCHE SOLO
UN DITO SULLA MIA BAMBINA
CHIARO???!!!!!!!”
Fede si guardò intorno un
po’ spaesato prima di capire
l’errore e arrossire.
“N-no…m-mi creda!
... n-non intendevo quello! ... i-io
non…mai…prima del
matrimonio…!”
Il padre sembrò calmarsi e
si risedette, guardandolo con fare
indagatore, mentre il ragazzo si zittiva aspettando il momento cruciale.
Infine il padre si alzò e
si diresse in salotto.
“Muoviti, ragazzo!”
Quando arrivano, Alice, che
dall’ansia camminava avanti e
indietro tanto da scavare un solco nel pavimento, si
paralizzò.
Con le lacrime agli occhi il padre la
raggiunse e la
abbracciò.
“Avete la mia benedizione,
piccola.” Sussurrò stringendola a
sé.
****
Un tramonto rossastro illuminava il
cielo mentre il vento
cantava tra gli alberi; gli stessi ragazzi, la rossa e il biondo,
seduti su una
collina lo ammiravano; lei stava comodamente appoggiata tre le braccia
lui e
giocava con le loro mani intrecciate.
Una rondine cantò poco
lontano da loro.
“E così domani
è il grande giorno.”
“Già.”
“Il giorno della
battaglia.”
“Già.”
“Forse avremmo dovuto
dirglielo prima, Fede” l’ansia sembrava
corrodere le parole della ragazza.
“Lo sappiamo solo da tre
mesi! Dovevo preparami una via di
fuga!” ribatté lui guardandola con fare scioccato.
“Ripeto, avremmo dovuto
dirglielo prima.” ribadì preoccupata
“Certo Alice! Idea geniale!
Così poi avrei dovuto dormire
sotto i ponti per il resto della mia vita, scappando da lui.”
Disse lui
sarcastico, mentre pensava che quella discussione sapeva di
déjà-vu.
“Esagerato! Al massimo gli
verrà un infarto per lo shock!” lo
tranquillizzò lei
girandosi a
guardarlo dopo aver alzato gli occhi al cielo.
“Sì certo, e poi
lo farà venire a me a suon di botte!” lei
soffocò una risatina nella mano.
Lui le scompigliò capelli
ridacchiando. “Vedo che ti sta
molto a cuore la mia situazione, piccola peste!”
Ridacchiarono ancora un po’,
poi lei si riappoggiò a lui
sorridendo.
Alice portò la mano
intrecciata del ragazzo al ventre,
accarezzandolo dolcemente.
“La adoreranno!”
mormorò lui emozionato.
Infine tornarono a guardare il cielo
in silenzio.
“È un bellissimo
tramonto.”
“Già.”