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Autore: StelladelLeone    13/04/2013    2 recensioni
Dimenticatevi bazooka, lanciafiamme, mitra o bombe atomiche. Questo è molto, molto peggio.
E prima o poi toccherà anche a voi, o giovani innamorati.
Genere: Comico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Yooooooo minnaaaaaaaa! Eccomi di nuovo qui!! *evita il cesto di pomodori*

Lo so che ho altre due long in corso, e vi giuro che le sto scrivendo, ma la nascita della mia sorellina Anna mi ha tenuto impegnata. L’altro giorno, invece, stavo vagando tra i molteplici file del mio computer e ho ritrovato questo testo; in origine era la sceneggiatura per un corto del mio amico, ma alla fine avevamo optato per un altro. Obbligata dalla mia Beta, ShiningCrow (bravissima scrittrice!) l’ho messo in prosa e pubblicato, anche se probabilmente vi siete già addormentati adesso e non lo leggerete mai.

Se vi fa schifo prendetevela con lei! (Scherzo, cara, abbassa l’ascia) XD

Recensioni ovviamente gradite! (Fanno bene all’anima)

Buona lettura!!

 

Il giorno della battaglia

 

Un tramonto rossastro illuminava il cielo, mentre un vento delicato soffiava tra i fili d’erba trasportando i sogni di centinaia di persone; due ragazzi seduti sulla collina, persi tra i loro pensieri, guardavano il sole calare, mentre lui le cingeva le spalle e lei giocava con le mani di lui.

Si potevano quasi sentire fremere le ali delle rondini che volavano sopra di loro.

“E così domani è il grande giorno.” commentò ad un certo punto lui, immergendo il naso nei capelli rossi della ragazza.

“Già.”

“Il giorno della battaglia.”

“Già. Un sorriso increspò le labbra della ragazza, al sentire quello strano discorso.

“Forse avremmo dovuto dirglielo prima, Fede…” il sorriso lasciò spazio all’ansia e il dubbio misto a preoccupazione la portò a corrugare le sopracciglia.

“Certo, Ali! Ottima idea! Così poi al massimo avresti potuto venirmi a trovare direttamente al cimitero” le rispose lui alzando gli occhi al cielo.

Lei alzò la testa dalla sua spalla per guardarlo, per poi sollevare un sopracciglio, scettica...

“Esagerato! Guarda che anche io rischio la vita.”

Lui fece una smorfia offesa.

“Per favore! Primo, non glielo permetterei; secondo: nessun uomo può alzare la mani su una ragazza!”

“Un uomo no, ma una donna sì” notò lei seria riappoggiandosi a lui per non doverlo guardare.

Fu il turno del ragazzo di alzare gli occhi al cielo.

“Lo sai benissimo che ti adorerà, quindi smettila; qui l’unico che verrà torturato e ucciso in modo lento e doloroso sono io.”

Alice soffocò una risatina con la mano, mentre lui le scompigliava i capelli, fingendosi offeso.

Sorridendo tornarono ad ammirare il paesaggio.

“È un bellissimo tramonto.”

“Già”.

****

La ragazza ricacciò per l’ennesima volta i capelli rossi dietro l’orecchio e per l’ennesima volta risistemò la scrivania già perfettamente ordinata.

“Maledetta festa coi parenti!” borbottò, “Non finisce più! Ancora un po’ e svengo per l’ansia.”

Ancora qualche attimo e della sue unghie non sarebbe rimasto niente.

Mentre ancora misurava a lunghi passi la stanza, la voce di suo padre rimbombò per la casa, giungendo alle sue orecchie.

“…quella volta è stato impagabile! Avreste dovuto vedere la scena: lei, la più bella e simpatica della scuola che cammina tranquilla verso di me; ad un certo punto, ecco che arrivo quello snob di Kenton! Il mio peggiore nemico! Io ero il più popolare a scuola, ma lui era quello bello e dannato, con le sue arie da lord inglese, inseguito da tutte le ragazzine…”

“La racconta tutte le sante volte!” commentò stizzita Alice, sbattendo un mano sul comodino a fianco del letto.

“… La ferma e le chiede se vuole uscire con lei quel sabato; lei lo guarda, sorride e tranquilla gli dice che deve uscire con me! La sua faccia è stata la cosa migliore: lo shock lo aveva paralizzato! E poi lei mi si avvicina mentre lui altezzoso se ne va! Elena ha decretato la mia vittoria decisiva, anche perché quella magnifica ragazza l’ho sposata!”

La risata cristallina di sua madre si distinse tra le altre.

“Ho sentito dire che il figlio frequentava la scuola di mia figlia, ma non me ne ha mai parlato: probabilmente erano nemici giurati! Se quel tizio ha anche solo sfiorato mia figlia gliela farò pagare!” altra risata del padre, ma Alice ci scorgeva un fondo di verità in quella spacconata.

La ragazza strinse convulsamente il bordo della scrivania, nuovamente riordinata, con un’espressione di terrore negli occhi.

Il rumore delle sedie postate e le voci allegre che salutavano i genitori le fecero intuire che il momento era arrivato.

Alice, truccata e vestita elegante, si precipitò giù dalla scale cercando di non inciampare, dove la madre stava iniziando a sparecchiare e il padre seduto al tavolo parlava con lei.

“M-mamma…” provò esitante a cominciare il suo brillante discorso. Brillante discorso che rimase incastrato nella sua gola.

“Alice! Eccoti! Pensavamo ti fossi persa!” l’accolse la madre col solito sorriso rassicurante.

La ragazza deglutì, spostando il peso da una gamba all’altra per l’agitazione e serrando i pugni.

“M-mamma…n-non sparecchiare!” balbettò infine fissando il pavimento, rossa come un pomodoro. E il suo discorso era andato a farsi benedire. Era un genio.

La madre si fermò per guardarla interrogativamente insieme al padre.

“Aspettiamo...ospiti?” insinuò quindi, perspicace. Alice avrebbe voluto scappare dalla finestra.

Deglutì nuovamente. Di quel passo avrebbe prosciugato le sue ghiandole salivari.

“S-Sta arrivando...il mio fidanzato!” esplode infine mandando a quel paese le sue titubanze e ritrovando un po’ di sicurezza nel ricordo di Fede che le scompiglia i capelli ridendo.

Aspettò qualche secondo con gli occhi serrati, ma nessuna reazione arrivava.

Timida aprì un occhio e poi l’altro.

La madre, con le lacrime agli occhi, si era portata le mani a coprirsi la bocca mentre il padre era una maschera di sgomento e orrore.

 “Oh cara che bello! Non vedo l’ora di conoscerlo!” la madre si tuffò ad abbracciarla, mentre il padre la guardava ferito e tradito.

“Da quanto state insieme?” la voce faceva intendere che la domanda vera era: “Da quanto tempo menti al tuo vecchio padre per fartela con un tipo a lui sconosciuto e con probabili intenti dubbiamente morali?”

“Quattro anni papà” rispose lei mentre la mamma le saltellava attorno contenta in un tentativo malriuscito di contenersi.

DRRINNNNN!

Il campanello spezzò quella tensione che si stava andando a creare tra padre e figlia.

Alice si precipitò alla porta, nascosta alla vista dei genitori abbandonati in salotto, e, dopo essersi guardata allo specchio e sistemata i capelli, l’aprì.

“Sono in ritardo?”

“Fede!” urlò buttandogli le braccia la collo. Una parte di lei implorava la sua bocca di chiedere a Fede di portarla via per sempre e soprattutto lontana da suo padre.

“Mi hai salvato: mio padre stava partendo con l'interrogatorio!” disse invece ricacciando i suoi istinti primitivi.

Lui ridacchiò e le diede la mano, per poi tornare serio e incamminarsi dietro di lei che lo tirava dolcemente.

“Se vedi papà avvicinarsi al fucile sul caminetto scappa…” lo ammonì lei, suscitandogli un sorriso nervoso, prima di farlo entrare.

Si fermarono appena oltre la porta, sotto lo sguardo attonito dei genitori.

“Mamma, papà, vi presento il mio fidanzato: Federico Kenton.”

Il silenzio e la tensione erano talmente densi da poterli affettare con un coltello, ma ovviamente non ci fu bisogno di tale espediente.

“C-C-C-C-COSA?! LUI?! NO!!!” urlò il padre additandolo.

La madre lo fulminò, colpendolo con lo straccio in pieno volto.

“Comportati bene Ricky!” lo minacciò: nell’altra mano reggeva un mestolo da cucina.

“Papà: è un bravissimo ragazzo, nonché il mio fidanzato. E io sono maggiorenne.” Il tono di gelida furia della figlia a tale reazione e le calcate parole “mio” e “fidanzato” misero a tacere il padre che si limitò a guardarlo ostile.

“Caro, è un piacere conoscerti: io sono Elena, la madre di Alice.” Si presentò la madre porgendogli la mano, che lui prese cortesemente.

“Il piacere è tutto mio, signora.”

“Non essere così formale! Chiamami pure Elena.”

“Grazie, Elena.”

“Ma guardalo: educato come un cane ammaestrato!” borbottò infastidito il padre.

Alle occhiata assassine della moglie e della figlia si zittì.

“Piccola, perché non ci hai mai detto prima che avevi un ragazzo?” chiese la madre poi, con tono ferito e gli occhi pieni di quelle lacrime che le mamme riescono sempre a tirare fuori quando devono farti sentire in colpa.

Lei alzò gli occhi al cielo.

“Perché sapevo come avrebbe reagito papà!”

La moglie lo fulminò di nuovo.

“Tutta colpa dei tuoi stupidi pregiudizi! Sei un idiota, caro!”

Poi si si voltò di nuovo verso la figlia.

“Immagino che quindi ieri tu sia andata a conoscere i suoi genitori”

“Esatto; poi siamo andati a fare una passeggiata.” rispose Fede tranquillo; trasudava innocenza da tutti i pori e gli occhi azzurro ghiaccio e i capelli biondo cenere aiutavano.

Il ghigno del padre si allargò a dismisura.

“E come l’hanno presa?” chiese, già gongolando.

“La adorano.” Rispose senza tentennamenti Fede.

“Anche lui?” sottolineò il padre, trafiggendolo con lo sguardo.

La ragazza arrossì e si nascose per metà dietro al suo ragazzo che, per un attimo, esitò.

“Ammetto che la sua prima reazione non è stata delle migliori, ma dopo una chiacchierata con mia madre ha rivalutato il suo giudizio.” Si azzardò infine a dire cauto il ragazzo sorridendo alla sua fidanzata, stupita.

“Vorrei proprio vederlo!”

“Non si preoccupi signore: saranno qui a momenti; potrà controllare ciò che vuole.” Un sottile tono di sfida trapelava da quelle parole e Alice si premurò di tirargli una gomitata d’avviso.

Per poco il padre non si strozzò, mentre la madre entrava in panico, per poi cominciare a sistemarsi e a sistemare tavola e salotto.

“CHE COS…?!?” l’urlo del padre, che aveva raggiunto un colorito tra il melanzana e il bluette.

DRINNN.

La madre corse ad aprire la porta, dopo essersi sistemata un’ultima volta i capelli, e i due coniugi Kenton entrarono poco dopo.

Dopo qualche secondo di puro imbarazzo, le due donne si salutarono con calore e due baci sulle guance, mentre i rispettivi mariti si scrutavano freddi e indagatori, sotto gli sguardi preoccupati dei figli.

“E’ da un po’ che non ci si vede, Kenton…”

“Vedo che non sei cambiato, Copreni…”

“Purtroppo non si può dire lo stesso di te: l’età avanza!” ghignò il padre di lei, mentre l’altro contraeva le mascelle e socchiudeva gli occhi.

Prima che tra i due scoppiasse una rissa i ragazzi si misero in mezzo, mentre le mogli picchiavano in testa ai due malcapitati rispettivamente una la borsetta di otto chili e l’altra il mestolo in ferro lavorato.

“Papà, Signor Kenton, per favore sedetevi: dobbiamo dirvi una cosa.”

Un campanello d’allarme risuonava nel cervello di Alice, urlando a massimo volume: non ora! Non è il momento adatto! Morirete!

Ma il sorriso incoraggiante del suo ragazzo la spinse a dire: ne vale la pena!

Forse.

I due contendenti si lanciarono un’occhiata preoccupata mentre con le moglie si sedevano sul divano.

“Ecco…noi…”  La ragazza guardò il suo fidanzato disperata, mentre lui le faceva cenno di proseguire.

“L’HAI MESSA INCINTA!!! ANIMALE!! COME HAI POTUTO!!!” saltò allora in piedi il padre di lei, puntando un dito accusatore contro Fede che arrossì e spalancò la bocca per lo shock.

La ragazza si parò davanti a lui per proteggerlo.

“NO PAPÀ! Come puoi pensarlo?! Vogliamo sposarci!!!”

“Ecco! L’ho detto” pensò affranta, “E nel peggiore dei modi possibili! Forse dovrei chiamare un’ambulanza: per noi o per loro, non fa differenza…”

Ci fu un momento di shock generale.

“Non ti avevo detto di dirlo con tatto?!” borbottò preoccupato Fede, mentre la tirava dietro di sé.

Lo shock si trasformò in silenzio.

“CARIIIIIII!!!” le mamme saltarono in aria correndo ad abbracciare i rispettivi figli, per poi abbracciarsi tra loro e abbracciare anche il figlio dell’altra.

“E’- è magnifico! Quando vorreste celebrarlo? Dove? Possiamo organizzarlo?” queste e altre duecento domande si riversarono sui ragazzi.

I due malcapitati stavano per soccombere, quando il peggio si abbatté su di loro, come un uragano.

“ASPETTATE UN MOMENTO!! CHI HA DETTO CHI SI FARÀ?!” Il padre di Alice, si risvegliò dal suo coma, al contrario del compare.

“Papà, lo faremo comunque: che tu lo voglia o no. Siamo venuti a dirvelo perché vorremo la vostra benedizione.”

“PERCHE’?!”

Questa volta fu Fede a rispondere.

“Perché la amo.” Disse sorridendole come se stesse dicendo la cosa più ovvia del mondo. Elena cominciò a singhiozzare, commossa.

La moglie di Kenton si avvicinò al marito, anche lei sull’orlo di un’esondazione, ma con uno scintillio assassino negli occhi.

“Caro…”

Lui si schiarì la gola, imbarazzato.

“A-Ammetto che inizialmente non ero molto contento di questo rapporto…” il figlio alzò gli occhi al cielo. Cercando un muro su cui sbattere la testa.

“M-ma dopo aver parlato con mia moglie sono giunto alla conclusione che…” si girò a guardare Elena, “è uguale a te, e sono sicuro che saprà prendersi cura di mio figlio.” Concluse sorridendo e tenendo per mano la moglie, che lo guardava dolce. Ora non avrebbe più dovuto dormire sul divano.

Dopo qualche attimo di intimo compiacimento, tornò a guardare i ragazzi.

“Avete la mia benedizione.”

“TRADITORI! SIETE TUTTI DEI TRADITORI!” urlò, allora il di lei indicandoli mentre la moglie alzava gli occhi al cielo, prima di lanciarsi in cucina.

Alice fece per seguirlo, ma la madre le posò una mano sulla spalla, facendole segno di diniego.

“Credo sia meglio che vada lui.” spiegò poi sospingendo Fede, molto recalcitrante, verso la cucina. Ora che aveva la benedizione di suo padre, avrebbe voluto vivere abbastanza per sposarla, la donna che amava!

La vittima sacrificale deglutì, guardò l’amore della sua vita e si diresse in cucina, dove si trovava il padre, seduto su una sedia con i gomiti appoggiati al tavolo e la testa fra le mani.

Con calma si sedette di fronte a lui e aspettò in silenzio.

Il padre continuò a guardare il tavolo, finché alzò lo sguardo sul ragazzo che gli stava davanti.

“Non voglio perderla.” mormorò.

Ancora silenzio.

“Non voglio perderla. È ancora la mia unica bambina. Non voglio rimanere solo con mia moglie in questa casa. Voglio ancora poter sentire la sua risata la mattina. Ha una risata stupenda, vero?”

“E’ uno dei motivi per cui la voglio sposare.” Rispose Fede arrischiando un sorriso; con le bestie feroci è meglio andarci cauti.

Il padre sospirò.

“Penso che i suoi genitori abbiano pensato la stessa cosa quando lei si è sposato…” si arrischiò ancora.

Altro sospiro paterno.

“La ami?”

“Sì.”

“Più di qualsiasi altra cosa?”

“Sì”

Il padre alzò finalmente lo sguardo per incrociare i suoi occhi e non trovò altro che determinazione e amore.

“Quando chiesi a Elena di sposarmi non ero così sicuro…avevo mille dubbi e avevo paura di sbagliare…”

“Anche io ne avevo, ma ho lei accanto a me. Non sono solo: lei è forte per due.” Lo interruppe sorridendo.

“Non è troppo presto?”

Il ragazzo ridacchiò.

“Non credo che riuscirei a tirare in là ancora. Mi ha praticamente obbligato a chiederglielo.”

“Come ha fatto?”

“MI ha legato con la tracolla della sua borsa alla sedia del ristorante in cui l’avevo portata a mangiare, davanti a tutti, e mi ha intimato di chiederle di sposarmi, perché sapeva che da più di due mesi portavo sempre quella scatolina con me. Quando finalmente l’ho accontentata mi è saltata al collo piangendo e dimenticandosi che ero legato; così siamo caduti entrambi a terra, fra le risate e gli applausi degli altri clienti!”

I due ridacchiano sommessamente a quella scena.

“E’ proprio da lei!” commentò il padre; poi sorrise tristemente al ragazzo.

“Immagino che prima o poi tocchi a tutti: essere ragazzo e dover convincere il padre della propria bella a concedergli la sua mano, essere padre ed essere capace di ammettere che è ora di sparire dalla sua vita…”

“Non deve sparire, signore, deve solo permettere che ci sia anche io.”

Il padre lo guardò pensieroso, prima di sorridere.

“Dopotutto hai ragione…una tradizione di mille anni va rispettata…chissà quanti in questo momento stanno sostenendo una conversazione come questa…a tutti tocca prima o poi!” si ripeté per convincersi.

“Un giorno anche a me e probabilmente mi comporterò anche io così”

Il padre lo guarda scioccato.

“NON OSARE ALZARE ANCHE SOLO UN DITO SULLA MIA BAMBINA CHIARO???!!!!!!!”

Fede si guardò intorno un po’ spaesato prima di capire l’errore e arrossire.

“N-no…m-mi creda! ... n-non intendevo quello! ... i-io non…mai…prima del matrimonio…!”

Il padre sembrò calmarsi e si risedette, guardandolo con fare indagatore, mentre il ragazzo si zittiva aspettando il momento cruciale.

Infine il padre si alzò e si diresse in salotto.

“Muoviti, ragazzo!”

Quando arrivano, Alice, che dall’ansia camminava avanti e indietro tanto da scavare un solco nel pavimento, si paralizzò.

Con le lacrime agli occhi il padre la raggiunse e la abbracciò.

“Avete la mia benedizione, piccola.” Sussurrò stringendola a sé.

 

****

Un tramonto rossastro illuminava il cielo mentre il vento cantava tra gli alberi; gli stessi ragazzi, la rossa e il biondo, seduti su una collina lo ammiravano; lei stava comodamente appoggiata tre le braccia lui e giocava con le loro mani intrecciate.

Una rondine cantò poco lontano da loro.

“E così domani è il grande giorno.”

“Già.”

“Il giorno della battaglia.”

“Già.”

“Forse avremmo dovuto dirglielo prima, Fede” l’ansia sembrava corrodere le parole della ragazza.

“Lo sappiamo solo da tre mesi! Dovevo preparami una via di fuga!” ribatté lui guardandola con fare scioccato.

“Ripeto, avremmo dovuto dirglielo prima.” ribadì preoccupata

“Certo Alice! Idea geniale! Così poi avrei dovuto dormire sotto i ponti per il resto della mia vita, scappando da lui.” Disse lui sarcastico, mentre pensava che quella discussione sapeva di déjà-vu.

“Esagerato! Al massimo gli verrà un infarto per lo shock!” lo tranquillizzò lei girandosi a guardarlo dopo aver alzato gli occhi al cielo.

“Sì certo, e poi lo farà venire a me a suon di botte!” lei soffocò una risatina nella mano.

Lui le scompigliò capelli ridacchiando. “Vedo che ti sta molto a cuore la mia situazione, piccola peste!”

Ridacchiarono ancora un po’, poi lei si riappoggiò a lui sorridendo.

Alice portò la mano intrecciata del ragazzo al ventre, accarezzandolo dolcemente.

“La adoreranno!” mormorò lui emozionato.

Infine tornarono a guardare il cielo in silenzio.

“È un bellissimo tramonto.”

“Già.”

 

 

 

  
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