Storie originali > Romantico
Ricorda la storia  |      
Autore: She is made of glass    13/04/2013    2 recensioni
Doveva capirlo.
Noi eravamo nostri.
A lei avrei concesso tutto.
Io le avrei donato tutto quello che avevo.
Pelle, amore, organi.
Cuore.
Qualunque cosa per lei.
Per il colore dei suoi occhi, per la temperatura dei suoi sorrisi.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

'Salgo un attimo a prendere il libro.' Disse piano, allontanandosi da me, superando la soglia della cucina.
I suoi piedi scalzi non facevano nessun rumore a contatto con il pavimento, mentre veloce saliva le scale dirette verso la sua camera.
Matematica avrebbe potuto aspettare oggi.
Chiusi il mio quaderno, e la seguii.
Diretto verso la sua camera, verso il suo mondo.

 

Aprii piano la porta, lasciando che il suo dolce odore mi riempisse i polmoni, mentre gli occhi la cercavano in mezzo a tutto quel suo essere.
La sua stanza era grande e luminosa, con fogli appesi dappertutto.
Sui muri, sul armadio, sulle bianche pareti.
Tutti fogli riempiti dai suoi pensieri, imbrattati di disegni, di colori.
Lei era così. Un arcobaleno. Di quelli che vengono mentre piove, quelli che ti stupiscono.
Le ante degli armadi erano aperti, e la scrivania stava silenziosa sotto i suoi libri.
Libri di scuola, libri di vita.

 

La trovai immersa nella libreria.
Il sole a marzo inizia a scaldarsi, e impaziente della primavera cerca di allungare le giornate.
Le gambe erano tese, e i pantaloncini gli svolazzavano intorno alle cosce scoperte, mentre i lunghi capelli biondi le coprivano la schiena. I ricci si spostavano da una parte all'altra rispetto a come muovevano le spalle.

 

Mi tolsi piano le scarpe, senza far rumore.
Mi guardai freneticamente in torno impaziente di diventare parte del suo disordine.
Parte della sua stanza.
Parte di lei.

 

Sobbalzò di poco quando la strinsi al mio petto, lasciando passare un braccio sotto il suo seno per tenermela addosso. Assaporai l'essenza dei suoi capelli, annegandoci in mezzo, andando a cercare il suo collo.
Il respiro gli si era appesantito nel petto dopo che avevo appoggiato le labbra sulla sua pelle calda, piena di vita.
La chiusi forte tra le mie braccia appena ebbi finito di marchiare la sua gola.
Mi trovai i suoi occhi difronte.
Secondo me, dovevano ancora inventarlo un nome per il colore di suoi occhi.
Dovevo ancora capire se erano verdi o marroni, dovevo ancora capire cosa ci portava dentro.
Dice che è facile innamorarsi di quelli come me.
Quelli che dentro gli occhi hanno il mare.
Ma io dentro gli occhi non ho il mare, non ci annego nel blu, so nuotare.
Dentro agli occhi ho lei, e in lei ci annego sempre.
 

Passa le mani nei miei capelli, e nasconde il suo bel viso nell'incavo del mio collo.
Percorro la sua schiena d'un fiato, mentre lei arranca verso di me.
Era questo che voleva?
Perchè se così, io non glielo avrei di certo negato.

 

Cercò veloce le mie mani, baciandole sul dorso per portarmi nella camera affianco.

 

Le tende azzurre offuscavano la luce giovane che splendeva appena fuori dal vetro, illuminando lo spazio.
Era una camera piena di ombre.
Come se racchiudesse i pensieri.
Quelli belli, erano baciati dal sole. Esposti agli occhi di tutti.
Quelli scuri, quelli proibiti si nascondevano ovunque nell'ombra.
Sotto il letto, negli angoli bui delle pareti ricoperte dalle sue parole, dietro il comodino, ovunque ci fosse spazio.
La finestra che la esponeva al mondo era collocata proprio sopra il letto.
Un letto troppo grande per una persona sola, con troppi cuscini.
Una sola persona ci si perde in un letto così.
Forse lei ci si perde sempre, ma oggi no.
Oggi lo riempiremo insieme quel suo gran letto.

 

La presi, e stesi il suo corpo sotto il mio.
Tremava.
Quanto era bella, con i capelli ovunque. Con gli occhi che mi guardavano, e il suo respiro che mi arrivava addosso.Baciai piano le sue labbra screpolate, sentendo il dolce sapore di lei su tutta la lingua.
Le sue mani erano irrequiete, insicure. Non sapevano dove stare.
Le mie sapevo dove metterle,e non esitai un attimo per farla tremare ancora di più.
Percorsi la lunghezza delle sue gambe, privandola dei pantaloncini chiari, lasciando baci ovunque.
Volevo che ci morisse nei miei baci.
Baci dolci.
Baci pieni, pieni di me.

 

Tornai sul suo viso.
La amavo con lo sguardo, e ci facevo l'amore con i suoi occhi, mille e mille volte.
Guardava il mio corpo come a chiedersi quale mossa fare.
Cosa farsene di questo mio corpo.
Così diverso, che la sovrastava da ogni lato.
'Non aver paura amore mio.' dissi piano al suo orecchio, facendola fremere.
Doveva capirlo.
Noi eravamo nostri.
A lei avrei concesso tutto.
Io le avrei donato tutto quello che avevo.
Pelle, amore, organi.
Cuore.
Qualunque cosa per lei.
Per il colore dei suoi occhi, per la temperatura dei suoi sorrisi.

 

Baciai il collo, e insieme al collo la mandibola, le guance morbide, gli occhi e il naso.
La sentivo morire sotto di me.
Morire nei miei gesti.
Affogare nella mia dolcezza.
Volevo baciare ogni pezzetto delle sua tremolante e inesplorata pelle.
Ogni singolo pezzetto, baciarlo e renderlo mio.
Esserne geloso.
Lei era mia.
Era da lei che volevo essere travolto.
Travolto e essere schiacciato al suolo.
Da lei, che era la cosa più vicina alla felicità.

 

Affondai la fronte nell'incavo del suo collo, meravigliandomi di come fosse fatto su misura per accogliermi.
'Elisa.' mugolai sulla pelle calda, mentre accarezzava i miei capelli.
Le dita che disegnavano i suoi pensieri confusi sulla mia schiena.
Mi lasciai coccolare, cullare. Dalle sue mani così inesperte.
Così calde e indecise.
Mi strinse al suo petto, rendendomi ancora più difficile lasciarla sola.
Le dita veloci solleticarono il fondo della mia schiena, scoprendola di poco.
Mi liberai da lei e dalla maglietta, solo per tornare sul suo copro e sentire le nostre temperature fondersi.

 

Schiacciai il seno tra i nostri petti, andando con le mani a cercare l'allacciatura del indumento che li copriva.
Glielo tolsi piano dal corpo, scrutando i suoi occhi. Cercando ogni traccia di indecisione.
Una spallina scivolò lungo un braccio, esponendomi nuova pelle inesplorata che accolsi con infiniti baci.
Scesi lungo le sue forme accarezzandogli un fianco, mentre la sua figura subiva il mio tocco.
Volevo vederla.
Volevo baciarla.
Doveva essere mia.

 

Mentre l'oceano di indecisioni saliva con l'alta marea nei suoi occhi, la sentii arrancare verso il mio corpo.
Cercò con una mano la cintura, provando a slacciarmela.
Mi tolsi veloce i pantaloni, poggiandomi di nuovo su di lei.

 

La baciai a lungo, mentre le mani iniziavano a prendere confidenza con il mo corpo semi-nudo.
Ridisegnò i miei confini, tracciando la linea delle mie spalle facendomi fremere, le dita delinearono perfettamente il mio petto, superando i fianchi e risalendo per la schiena solleticandomela.
Le mani non gli tremavano più, e gli occhi gli erano diventati di mille sfumature verdi.
La portai sopra di me, stringendomela addosso.
Lasciando che tutti i capelli scivolassero sulla sua pelle arrivandomi addosso, e che il loro profumo mi confondesse.
La sua risata mi arrivò addosso, quando passai mani leggere nei fianchi.

 

Cercai il suo volto nascosto tra i mille rametti dei suoi capelli.
Amami.
Ecco cosa gridavano i suoi occhi.
Occhi grandi, occhi belli.
Occhi che guardano il cuore.
Baciai forte le sue labbra.
L'amavo già.

 

Era sotto me, ancora una volta.
Mi accoccolai tra le sue gambe, iniziandogli a baciare il bacino.
Tracciai con i baci infinite nuove strade, e arrivato alle cosce baciai anche il loro interno, sentendola fremere contro le mie labbra.
La liberai delle mutande, trovandomela nuda di fronte ai miei occhi che racchiudevano lei.
Soltanto lei.
Niente mare.
Niente onde.
Solo lei, solo tutto.

 

Mi coricai sul suo corpo accaldato, privandomi dei boxer.
Accarezzai il suo viso, baciandole la fronte.
 

'Quanto sei bella.' sussurrai affianco al suo orecchio.
Struscia su di lei per fargli capire che ero pronto.
Che era il momento.
Strinse le braccia al mio collo, mentre io baciavo il suo.
 

'Sei bellissima.'
Baciai la mandibola.
'Il fiore più bello.'
Baciai una guancia.
'L'oceano dove voglio annegare.'
Baciai il naso.
'Sei la cosa più bella...'
Baciai gli occhi.
'… che sia mai stata mia.'
Baciai piano le labbra.

 

Ero affondato in lei.
E la sentivo tesa, e dura sotto di me.
Mi odiava ora.
Si.

Nonostante il male, amami lo stesso amore mio.
Con tutta la dolcezza del mondo mi mossi dentro di lei, tenendola ferma sotto di me.
Non riuscivo a guardargli quegli occhi.
Fattisi marroni a causa mia.
Distolsi lo sguardo.
A me faceva male al cuore.

 

 

'Andrea.'
Mi chiamò.
Piano, un sussurro.
Un gemito appena accennato sulle sue labbra umide.
Le sue mani scivolarono sul mio viso, costringendomi a guardarla.
'Guardami Andrea.'
Supplicò.
'Guardami mentre ti amo, ti amo fino al limite.'
Strinse le gambe intorno alla mia vita.
Cercando di trovare un limite a tutto questo nostro amore.
Ma io non riesco a trovarlo.
Io un limite a tutto questo amore non lo vedo.
Non lo vedo.
Che i suoi occhi mi appannano la vista.
E i suoi gemiti otturano ogni altro rumore.
Sento solo le sue mani addosso a me.
E' la mia pelle.
C'è solo lei.
Solo lei.

 

Gli muoio addosso, tornando a vivere solo appena sento il suo respiro accarezzarmi la pelle.
Torno a essere io.
E mi estraneo dal suo corpo, occupando la mia parte di letto.
Guardo il soffitto della sua camera.
E' di legno.
Diciassette sono le travi in verticale, mentre sei sono quelle in orizzontale.

 

E' così quindi?
Ci si sente così quanto l'amore ti scoppia nel petto?
Quando strabocchi di amore?
Perchè anche se son stanco, io l'amore con lei lo vorrei fare un altro centinaio di volte se possibile.
Solo se lei vuole, ovvio.
Lei.

 

'Ti amo Elisa.'
Lo confesso più al soffitto che ai suoi occhi, ma la forza per guardali non ce l'ho.
La sento muoversi.
Si muove lontano da me.
Lontano da me, lontano dal mio amore.
Mi sollevo sulle braccia, e guardo il suo copro, iniziarsi a rivestirsi pian piano.
'Eilsa?'
La chiamo, ho paura.
Mi sono esposto.
Potevo immaginarlo.

 

Mi guardano.
Sono scuri, e hanno paura.
Non aver paura di me amore mio.
Scappa da me.

 

Esco dalla nostra capsula d'amore e mi rivesto.
E' nella camera di sua madre.
La finestra è aperta, lei che guarda fuori.
Lei che osserva.
Guarda oltre il tetto, oltre le piante, oltre il cielo.
Sa che sono li.
Ma secondo me, anche lei ha paura dell'amore.
Come me.
Ha paura delle delusioni.

 

Si gira.
La vedo.
Sta annegando nei miei occhi.
Decido di non salvarla.
Le troverà lei le parole giuste per tornare a galla.
Saprà le lettere da abbinare per poter riprende fiato.
'Secondo me tu negli occhi non hai il mare.'
Dice riemergendo.
Non capisco.
'Per me hai il cielo dentro.'
Annuncia.
Mille volte meglio di un ti amo.
Potevo immaginarmelo.
Lei non è una scontata.
Non dice le cose scontate, la amo già un po' di più per questo.
'Il cielo non ha limiti.' continua.
'Io, un limite in te non riesco a trovarlo.
Ti guardo, e non annego, non mi fai mancare il fiato.
Io so nuotare.'
Delusione.
'Secondo me, te me lo rubi il fiato.
Mi togli il fiato e mi doni altre mille cose.
Cose della quale potrei fare ameno, ma che se me le doni tu, diventano essenziali.
Ed è in quel momento che mi rendo conto di quanto ho bisogno di un respiro, perchè sono questi che mi tengono in vita. Sono i respiri che mi fanno apprezzare tutti quegli eccessi.
Andrea sii il mio respiro, tienimi in vita.
Amami.
Amami fino al limite.'
Sarò il tuo respiro, sempre.

 

La bacio.
E' mia.
La amo.
Sono il suo respiro.
'Fino al limite.'
Gli ripeto nell'orecchio.

 

Spero di non trovarlo mai un limite.
Non per lei.

 

 

 

 

  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: She is made of glass