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Autore: Akrois    14/04/2013    3 recensioni
Perché io credo, mie cari lettori, che se qualcuno può immaginare tanta dolcezza e affetto nella miseria e calore nel freddo nell'inverno, questi siete voi. Ed è per questo che oggi porto a voi questa storia, a voi e a nessun’altro.
[...]
Ma, come Billa Baggins presto scoprirà, questo mondo è fatto in modo buffo. Quando non sei tu ad andare verso l’avventura, allora l’avventura arriverà in casa tua.
Più o meno.
[always-a-girl!Bilbo, ergo Billa Baggins è come la luce dei miei occhi, la cannuccia del mio milkshake e la pantegana nel mio fosso]
[Questa storia è una commedia perché non riesco ad essere seria. No. Non ci riesco e basta. Ma è anche malinconica, perché quando sono seria sono MOLTO seria.]
Genere: Commedia, Fluff, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bilbo, Fili, Kili, Thorin Scudodiquercia
Note: Movieverse, OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Una storia che parla di hobbit, nani e un narratore invadente.  

 

 

 

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Cari venticinque lettori.

Devo dire che sarei davvero felice di cominciare questa storia con una scena di felice domesticità. Una di quelle scene che scaldano il cuore come un piatto di brodo della nonna o una cioccolata calda durante un giorno d’inverno, una di quelle scene che ci fanno sentire felici e un pochetto miserabili.

Ora, miei venticinque lettori, riuscite ad immaginarla questa scena? Potete vedere la casa un po’ traballante, un fuoco un po’ restio ad accendersi, un paiolo un po’ troppo piccolo ed un po’ troppo vuoto, due bambini forse un po’ troppo magri che giocano seduti a terra, creando nuovi mondi e nuovi regni con qualche pezzo di legno rovinato e l’immaginazione che si perde col tempo come i capelli e la gioia vi vivere. Riuscite a vedere uno zio con la barba troppo corta e troppo grigio nei capelli che si china verso di loro e spiega sorridendo come costruire questo e quell’altro castello, mentre la loro madre si occupa di scodellare il pasto della giornata, cercando di dividere equamente il nulla?

 Sì, certo che riuscite ad immaginarlo. Perché io credo, mie cari lettori, che se qualcuno può immaginare tanta dolcezza e affetto nella miseria e calore nel freddo nell’inverno, questi siete voi. Ed è per questo che oggi porto a voi questa storia, a voi e a nessun’altro.

 

 

 

Questa storia ha invece inizio in una notte fredda di Uccellaio, una di quelle notti in cui si sente l’alito crudele dell’inverno che sfiora la pelle del viso e i capelli, annunciando il suo prossimo arrivo.

In questa fredda notte una (relativamente) giovane hobbit se ne stava tranquillamente seduta con le gambe coperte da una coperta patchwork di circa cinque generazioni or sono e un libro tra le mani.

Suddetta (relativamente) giovane hobbit era la proprietaria di Bag End, casa della famiglia Baggins di Hobbiville nella Contea.

Ah, casa Baggins! Un non esattamente piccolo sogno di casa, con la porta d’ingresso verde, la cucina sempre in azione, la dispensa sempre piena e libri ovunque. A giudicare da quanti libri c’erano a casa Baggins un ospite incauto poteva pensare che suddetti libri dovevano essere quanto quantomeno commestibili o utilizzati come mobili o soprammobili.

Come se a casa Baggins mancassero soprammobili, inutilità o ninnoli vari. Casa Baggins pullulava di inutilità dal fortissimo valore affettivo, il che toglie queste inutilità dalla categoria “inutilità” e le inserisce nella categoria “ma ci sono tanto affezionata!”.

Ma smettiamola per un solo secondo di parlare delle cianfrusaglie a casa Baggins (perché altrimenti avremmo di che parlare, ed annoiarvi, fino al prossimo Primo di Lithe, miei cari lettori) e torniamo alla nostra hobbit.

Ebbene, come immaginate che sia questa hobbit?

Che aspetto può avere una creatura che vive sotto una dolce collina coperta d’erba verde smeraldo, in una casa tutta tappezzata di legno, ricolma di oggetti vari e perennemente profumata di torta di mele e pane dolce?

Ovviamente, suddetta hobbit non era una silfide. Come molti hobbit vantava un viso rotondo, piccole mani morbide e braccia non propriamente fatte per il lavoro pesante, un seno florido, fianchi larghi, una consistente pancetta (più o meno strizzata dal corsetto del giorno), gambe tornite e beh, i non esattamente  aggraziati piedi degli hobbit, due palanche grosse come barche a vela e ricoperti di peli dalla caviglia in giù.

Per spezzare una lancia nei confronti dei piedi degli hobbit, posso dirvi che suddetti piedi erano in grado di muoversi qua e là senza fare il minimo rumore e che la coriacea pelle che li ricopriva rendeva futile l’acquisto di qualunque genere di calzatura, con un conseguente risparmi non indifferente per la famiglia hobbit media (suddetta famiglia contava, generalmente, dai tre ai dodici piccoli hobbit, quindi, miei cari lettori, provate anche solo ad immaginare cosa potrebbe voler dire comprare le scarpe per dodici paia di piedi).

Oggi vado quindi a presentarvi Billa Baggins, padrona di casa Baggins con annessi e connessi, hobbit rispettabile, affamata di storie, gran divoratrice di libri (quindi sì, quei libri erano da considerarsi commestibili) e del tutto avversa ad avventure, novità e altre cose che rischiano di far sì che un rispettabile hobbit arrivi tardi al suo the pomeridiano.

Ma, come Billa Baggins presto scoprirà, questo mondo è fatto in modo buffo. Quando non sei tu ad andare verso l’avventura, allora l’avventura arriverà in casa tua.

Più o meno.

 

 

 

 

 

 

A.Corner___
YUHUUUU!

Esco dal buio con una fan fiction di Lo Hobbit, perché sono fantasiosa e vado contro corrente io * annuisce convinta * quindi, ecco a voi il prologo di quella che sarà una long fic che andrà avanti finché non me ne stufo. Cosa che può succedere domani, tra sei mesi, dieci anni… Chi può saperlo? ♥

Comunque, vi adoro, cari lettori, andate e promulgate il verbo!

 

p.s: errori di battitura? Sgorbi grammaticali? Scrivete. Ditemelo a voce. Trovatemi sull’elenco e chiamatemi. Bloccatemi per strada. Mandatemi un piccione viaggiatore. Insomma, in qualche modo, fatemelo sapere. Come molti genitori orgogliosi sono cieca ai difetti della mia prole.

   
 
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