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Autore: Miranh    14/04/2013    4 recensioni
Ciao a tutti! Ecco qui come promesso il terzo libro della saga, che continua la storia da dove l'avevamo lasciata! Qui vedremo i nostri protagonisti alle prese con forse le loro più grandi e difficoltose sfide della vita. Vi saranno difficoltà, ma anche nuove grandi meraviglie. Buona lettura! ^^
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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-IL Re Leone-

Come tutto ebbe inizio

 

 

-Libro III-



Capitolo 1. “ L'incendio ”

 

 

Kamau rimase per i primi giorni nel luogo in cui era avvenuta la morte di Akin, senza assaggio di cibo o acqua. Il dolore per la perdita del fratello fu troppo difficile da scacciare e non riusciva ad allontanarsi dal suo corpo esanime, nonostante avesse cominciato a decomporsi. Sui rami di alcuni alberi, che avevano radici in quella zona, vi si erano appollaiati alcuni avvoltoi affamati, in attesa di un possibile pasto. Kamau li guardava con infinito disprezzo e puro disgusto. Alcuni emettevano versi striduli, agitando le ali, nel tentativo di intimorirlo e di incitarlo ad andarsene. Ma più insistevano, più l'ira si faceva viva in Kamau. La sua espressione si contraeva in un ringhio silenzioso e si sdraiò a terra lentamente, fingendosi morto. Trascorsero delle ore prima che un paio di avvoltoi fecero un tentativo di avvicinamento. Si calarono giù da un albero con acrobatiche svolte aeree e saltellarono cautamente verso i due corpi dei leoni. L'avvoltoio più grosso, ignaro dell'orrenda morte che l'avrebbe aspettato, giunse vicinissimo al corpo maleodorante e martoriato di Akin e, con un rapido colpo di becco, lacerò la sua pelliccia e divorò un pezzo della sua carne. Quello fu il segnale atteso da Kamau. Si alzò svelto in piedi e con un balzo improvviso fu addosso allo sventurato avvoltoio. Sfogò su di lui gran parte della propria rabbia, soddisfacendo la bramosità di cibo causata dal lungo digiuno. L'avvoltoio più piccolo schiamazzò terrorizzato e si alzò subito in volo per aver salva la vita. Kamau non ebbe riguardi per la sua preda. Gli staccò la testa calva e le ali dal corpo, che ancora si agitava, e lacerò con le zanne e gli artigli tutto il suo ventre e ne divorò ferocemente la carne e le interiora, non lasciando neanche le ossa intatte. L'intera area di quella valle si riempì di orribili versi assordanti. Se un avvoltoio si agitava, lo facevano anche gli altri compagni dello stormo. Molti volarono via. Altri restarono a vedere con orrore come quel leone fece scempio di un loro compagno. Terminato l'insano pasto, Kamau con le zampe e il muso completamente imbrattati di sangue e ricoperti di piume nere appiccicate ad esso, sollevò il capo e gettò un potente ruggito, che mise in fuga gli uccelli restanti. Non avrebbe mai concesso una morte indolore ai responsabili della morte di Akin. Lo promise a se stesso e abbandonò quel luogo, mettendosi sulle loro tracce. Trascorse diverse settimane a cercarli.

...........

 

Uru si risvegliò ansimante. La cicatrice sul petto era gonfia e le doleva. La notte era stata nuovamente popolata da incubi. Si guardò intorno: non era ancora l'alba. Ahadi dormiva accanto a lei, insieme agli altri. Decise di lasciarli riposare tranquilli. Non riuscendo a riaddormentarsi, si alzò ed andò a fare un giro. Erano giunti in un luogo pacifico, ricco di erba e mandrie di animali. Attorno alla valle si trovavano piccole giungle e diverse colline, accerchiate da un limpido corso d'acqua.

I primi raggi del sole iniziarono ad aprirsi una strada nel cielo e ben presto nella valle cominciò un grande movimento. L'attenzione di Uru fu catturata dal passaggio di un piccolo branco di antilopi e prese l'iniziativa di procacciare il cibo per gli altri.

Intanto nel resto del gruppo Laio si svegliò per primo. Si diede una piccola stiracchiata ed annusò l'aria. L'odore degli altri animali gli fece venire l'acquolina in bocca. Si guardò intorno e si accorse che Uru era sparita. Allarmato, scosse le spalle di Ahadi con una zampa. Il leone si svegliò mugugnando e sbadigliò: << Cosa c'è, Laio? >>

Il giovane lo guardò titubante: << Ehm...Non mi piace essere allarmista, ma...Uru è sparita >>

<< Come?! >> guardò accanto a sé: la leonessa non c'era. Si alzò svelto ed allungò lo sguardo all'orizzonte preoccupato, ma di Uru nessuna traccia. Il suo odore si perdeva nel vento.

Anche Kesi ed Elvira si svegliarono e si unirono al discorso. Decisero di dividersi per cercarla. Ma le loro intenzioni si dissolsero non appena la videro di ritorno, mentre trascinava con sé una giovane antilope catturata.

Ahadi tirò un sospiro di sollievo, ma la osservò con occhi adirati.

La giovane si scusò con loro: << Mi rincresce avervi fatto preoccupare. Ma non riuscivo a dormire, così ho pensato di procurare del cibo... >>

<< Figurati >> disse Kesi << L'importante è che tu stia bene >>

Uru sorrise ed invitò gli amici a mangiare.

Dopo il pasto Ahadi le si avvicinò: << Uru, potresti venire un momento? >>

<< Sì, certo. Ma perché? >>

<< Ho bisogno di parlarti in privato >> si voltò verso gli altri << Scusateci. Torniamo fra poco >>

<< Non c'è problema >> rispose Laio;

I due si allontanarono insieme.

Elvira si rivolse alla madre: << Cosa succede? >> le domandò;

<< Credo che Ahadi voglia rimproverarla... Bé, non posso certo biasimarlo. De resto si è allontanata in quelle condizioni senza avvertirci >>

<< Dev'essere così...Ma temo il peggio >> si angustiò Laio.

 

Ahadi condusse Uru vicino al piccolo fiume. Vi si fermarono non appena furono abbastanza distanti dagli altri.

<< Di cosa volevi parlarmi? >> domandò lei;

Il leone la guardò serio: << La ferita...Ti fa male? >>

Uru si guardò il petto: << Ma no...Si sta rimarginando bene. Mi sento in perfetta forma >> sorrise; ma Ahadi era poco convinto:

<< Potresti provare a muoverti un po'? >>

<< E cosa dovrei fare? >>

<< Una cosa qualsiasi...Stiracchiarti ad esempio >>

Uru obbedì, ma la tensione dei muscoli le aumentò il bruciore e fece una smorfia di dolore.

<< Lo vedi che non stai ancora bene? >> osservò lui << Che ti è saltato in mente di andare a caccia da sola? Lo sai che non ti devi sforzare >>

<< Ma io... >>

<< Perché non mi hai svegliato? >>

<< Non volevo disturbarti. Sia tu che gli altri stavate dormendo così bene... >>

<< Non è un buon motivo per allontanarti da sola in quelle condizioni senza dirmi niente. Ti rendi conto di quanto mi hai fatto preoccupare? >>

<< Mi dispiace... La prossima volta ti avvertirò >>

<< No. La prossima volta non te andrai proprio da nessuna parte da sola, finché non ti sarai rimessa come si deve >>

<< Ma, Ahadi! Guardami: sto bene! Sei troppo apprensivo nei miei confronti >>

<< Ti dà fastidio che io mi preoccupi per te? L'ultima volta che ti ho lasciata andare ti ho quasi persa! >>

<< Non volevo dire questo... >>

<< E allora cosa c'è? >>

<< Non puoi impormi cosa devo o non devo fare. So badare a me stessa. Ne abbiamo già parlato tempo fa >>

<< Lo so. Ma ogni volta che lo dici, il risultato viene sempre fuori a danno della tua salute. E questo non lo tollero >>

<< Ma è la mia vita! E sono io a decidere cosa farne >>

<< Benissimo allora! Non dirò più niente. Continua pure a fare di testa tua. Così lo vedremo se sarai ancora in grado di aiutare gli altri >>

<< Lo sono e lo sarò sempre, a dispetto della mia salute >>

<< Se ti dico certe cose, è solo per il tuo bene! La tua salute è anche un mio problema, in quanto tuo compagno! >>

<< Se è un problema per te, allora non te ne devi preoccupare. Sono grande ormai. Non sono più una cucciola indifesa >>

<< Ma a volte è come se tu lo fossi ancora. Specialmente quando assumi questi atteggiamenti >>

<< Bene! Scusami se sono troppo infantile per te! >> detto questo, si girò e cominciò a tornare indietro;

<< Uru, aspetta! Uru! >> ma la giovane non si fermò. Ahadi sospirò arrabbiato e la seguì senza più dire niente.

Gli altri li videro tornare. Ma capirono dalle loro espressioni che la conversazione si era chiusa in modo infausto.

<< Ecco...Che vi dicevo? Hanno litigato >> affermò Laio;

Elvira e la madre si scambiarono una triste occhiata.

La giornata trascorse tranquilla e normale come le altre, fatta eccezione per Ahadi ed Uru. Si evitarono per l'intero giorno. Per gli amici fu straziante vederli in quello stato, ma non sapevano quale fosse il modo giusto per porre rimedio.

Quella sera immense nuvole nere si fecero strada nel cielo. Erano costantemente accompagnate da veloci fasci di luce e forti rimbombi di tuoni. Quello spettacolo rispecchiava negli occhi di Kamau il suo desiderio di vendetta. Ormai erano passati alcuni giorni da quando aveva ritrovato le loro tracce ed era sempre rimasto nascosto ad osservare e studiare i loro movimenti. Era deciso che quella stessa notte avrebbe perseguito il proprio spietato intento. Non molto lontano dalla zona in cui si trovavano gli amici, un filmine bruciò un intero albero ed il vento, in assenza della pioggia, favorì la diffusione delle fiamme sulle altre piante e gli altri alberi. Volatili e mammiferi si dispersero terrorizzati, scatenando il panico.

Kamau, superato il timore iniziale, si convinse che quella situazione potesse giovargli. Afferrò con i denti un grosso ramo in fiamme e cominciò a correre velocissimo, spargendo le fiamme sui campi d'erba. Prima che il fuoco divorasse il ramo completamente, il leone riuscì a raggiungere il confine della piccola giungla nella quale Ahadi e gli altri erano entrati per ripararsi dal temporale, che sarebbe scoppiato a momenti. Ma mai si sarebbero aspettati che quel bel luogo, dal buon riparo che era, diventasse un campo di morte. Un cespuglio prese fuoco e si sparse sul terreno. Le fiamme salirono dal tronco fino alla cima di un albero. Il vento lo spinse oltre i rami di altri alberi, causando morte e distruzione per i piccoli animali.

Fu il grande schiamazzare di uno stormo di uccelli superstiti a destare Ahadi e gli altri dal sonno. Arrivarono anche piccoli roditori di ogni specie, numerosi e terrorizzati. Alcuni tentarono di trovare riparo sotto terra, mentre altri si aggrappavano ad ogni cosa per aver salva la vita. Scavalcarono perfino i dorsi dei leoni sdraiati.

<< Ma cosa succede?! >> si allarmò Elvira.

Gli altri si guardarono intorno ed annusarono l'aria preoccupati. Cenere e fumo inquinavano l'aria rendendola soffocante. Ahadi si alzò e guardò lontano verso la parte da cui provenivano gli animali in fuga: il buio della notte era bruscamente interrotto da una strana e divampante luce.

<< Correte! >> esclamò << Dobbiamo scappare! >>

<< Come?? >> si sconcertò Laio;

<< C'è un incendio! Presto! >>

Gli altri non fecero più domande e cominciarono a fuggire per i sentieri della giungla.

Ma senza la pioggia l'incendio cresceva e divorava senza indugio tutto ciò che capitava sotto le sue enormi lingue di fuoco. Di piante e animali non sarebbe rimasto altro che cenere.

In breve tempo buona parte della giungla fu distrutta. Le fiamme avanzavano in maniera irregolare e costrinsero spesso Ahadi e gli altri a cambiare strada. L'uscita da quell'abisso di morte sembrava introvabile.

La situazione peggiorò quando Laio inciampò a terra e un albero in fiamme cadde schiacciandogli la zampa posteriore destra.

<< Aiuto!!! >> gridò disperato e dolorante;

<< Laio! >> Ahadi e gli altri accorsero per prestargli soccorso. Spinsero il tronco con tutte le loro forze, nonostante bruciasse loro il pelo e la pelle. Infine Laio fu liberato, ma non era in condizioni adatte per continuare a correre. Ahadi cercò di sostenerlo ed incitò gli altri a proseguire per cercare un sentiero sicuro. Andarono avanti per delle ore a cercare un'uscita da quell'inferno. Laio era sfinito e la zampa era gonfia e pulsava di dolore. Anche le leonesse cominciarono a dare segni di cedimento. Trovarono per fortuna una piccola zona non ancora colpita dal fuoco, in cui, ai piedi di una discesa, scorreva uno dei piccoli torrenti della valle. Scesero giù lentamente e fecero immergere a Laio la zampa nell'acqua fresca. Kesi ed Elvira gli si sdraiarono accanto per confortarlo. Uru si sedette là vicino a riprendere fiato. L'unico che non si riposò fu Ahadi.

<< Voi riposatevi un po' >> disse agli amici << Vado a vedere se questo sentiero è sicuro >>

<< Non senza di me >> intervenne Uru, avvicinandosi a lui << Verrò anch'io >>

<< Questa volta no >> replicò lui << Hai bisogno di riposo, Uru. Non ti sei ancora ripresa. Mi rallenteresti il passo >>

<< Non ti darò fastidio >>

<< Te ne prego. Vorrei che restassi accanto agli altri per proteggerli nel caso ci fosse bisogno >>

Uru chinò il capo: << Va bene... >>

<< Tornerò presto >> la rassicurò << Non allontanatevi da qui >> poi si girò e cominciò a correre.

Uru lo guardò sparire tra gli alberi e sentì una fitta al petto e allo stomaco. Aveva paura. Temeva che quella sarebbe stata l'ultima volta che l'avrebbe visto.

Ahadi procedeva cautamente. Fortunatamente quel sentiero sembrava una via sicura per uscire dalla giungla. Si guardò attorno. Vide una grossa sagoma furtiva nascosta in mezzo ad alcuni alberi e cespugli su per una salita. Aveva un'aria familiare e non sembrava che volesse scappare dall'incendio della valle.

Dopo qualche secondo la sagoma scura sparì. Ahadi continuò a camminare sospettoso, aguzzando la vista e le orecchie. Udì un forte rimbombo e qualche strano scricchiolio. Poi una immensa luce si diffuse. Il fuoco era arrivato a consumare anche quelle ultime parti di vegetazione rimasta e in breve tempo circondò il sentiero. Le fiamme avanzavano verso di lui. Ahadi cominciò a correre svelto per tornare dagli altri e avvertirli, ma giganteschi tronchi infuocati, caddero giù per le vaste discese e gli sbarrarono il cammino. Tentò di raggirarli ma si trovò completamente accerchiato dalle fiamme.

<< Dannazione! >> il panico cominciò a impadronirsi di lui. L'aria iniziò a mancare e il fumo era soffocante. Il respiro si fece più affannoso e per un attimo la vista gli si annebbiò e si chinò a terra. Fu il suono di una voce a farlo riprendere:

<< Ahadi! Ahadi! >>

Ascoltò incredulo: << Uru...? >> si rialzò e la cercò con lo sguardo << Uru! Dove sei?? >>

Poi la intravide: si trovava oltre il muro di fuoco dentro il quale era rimasto intrappolato.

<< Ahadi! >>

<< Uru! Sei matta?! Cosa ci fai lì?! Vattene via! >>

<< No!! >>

<< Salvati! Devi salvarti! Altrimenti resterai intrappolata anche tu! >>

<< No! >> singhiozzò lei << Senza di te non me ne vado! >>

<< Me la caverò! Vedrai! Ma ora devi andare! >>

Le fiamme si ingrandirono.

Kesi raggiunse la giovane: << Santo cielo! >> si avvicinò << Ahadi! >>

<< Kesi! >> la chiamò lui << Andate! Porta Uru con te! Io cercherò di uscire da qui! >>

<< Va bene! >> Kesi obbedì a malincuore e cercò di trascinare via Uru, ma lei continuò a piangere: << No! Non voglio...! >>

<< Vai, Uru! >> disse lui, cercando di trattenere le lacrime << Devi essere forte! Conducili fuori dalla giungla! >>

Uru lo guardò un'ultima volta. Dentro di lei ardeva un forte amore, ma anche un grandissima angoscia. Un'angoscia che mai gli era capitata di provare. Si girò e andò via seguita da Kesi e dalla fiamme.

Ahadi le guardò finché non sparirono. Cominciò a singhiozzare ma gli occhi bruciavano troppo perché potessero uscire lacrime.

Si fece forza e cominciò a cercare un varco per salvarsi.  

  
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