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Autore: SenzaPH    14/04/2013    0 recensioni
Salve a tutti, nonostante abbia uno o due storielle in coda quando c'è l'ispirazione si deve scrivere u.u
Questa sarà una storia a carattere sportivo, il protagonista si chiama Icaro il cui unico obbiettivo è entrare in squadra alla Juventus (si, Juventina convinta io XD), per realizzare l'unico grande sogno della sorella Serena anche se il club ormai è decaduto a causa di un brutto scandalo che lo coinvolse. Dopo un paio di anni la società venne dichiarata innocente ed estranea ai fatti ma ormai per il club era la fine. Icaro non demorde e si da da fare...
Spero che la storia si gradita credo calcistico a parte, buona lettura
SenzaPH
Genere: Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La ragazza alzò gli occhi al cielo facendosi bagnare il volto dall’anomala  pioggia di maggio. I suoi occhi neri come la notte facevano pandan con il tempestoso cielo oscurato da nubi cariche di pioggia -ansimò pesantemente-. Aveva corso fino a farsi venire i crampi e nonostante tutto stavano ancora zero a zero. Si voltò verso l’allenatore vedendo Ilaria pronta per il cambio, doveva uscire e lasciare la squadra da sola in una situazione tanto difficile: e chi se lo aspettava che il Catania potesse essere così forte?

 

Se avessero vinto quella partita sarebbero andati in finale contro la F.C.F. Juventus e lei doveva uscire, era senza fiato. La ragazza iniziò a camminare verso la panchina cercando di integrare ossigeno e subito vide arrivare Serena alle sue spalle. La ragazza sembrava non essere minimamente affaticata nonostante avesse corso più di tutte, poteva ancora vedere il salvataggio dall’uno a zero: Barbara era scattata in avanti lasciando la porta vuota, l’attaccante del Catania l’aveva gabbata con un pallonetto ma Serena, non sapeva ancora spiegare come, dal centro campo era arrivata alla porta e con una rovesciata perfetta aveva respinto il pallonetto.

 

Serena le andò a dare una pacca sulla spalla rassicurandola e Morena non ebbe dubbi: si sfilò la fascia da capitano e la inserì nel braccio sinistro della compagna, la numero dieci le sorrise osservando lo sguardo incredulo e basito della numero otto << Serena, lascio tutto nelle tue mani >> così dicendo la numero dieci uscì dal campo dando un cinque alla compagna che l’avrebbe sostituita. Serena rimase immobile ancora incredula dell’accaduto fin quando Ilaria non le diede uno scossone << Forza capitano, abbiamo una partita da vincere! >>.

 

Capitano, la parola le sembrava così strana… Serena si mosse tornando alla posizione, spettava al Torino battere.

Il fischio dell’arbitro le fece realizzare che adesso era veramente tutto nelle sue mani, scattò prendendo la palla che la punta le aveva passato: era il momento di creare l’azione vincente…

* * *

La pioggia batteva forte sulla sua testa. Aveva corso tanto ma non aveva combinato nulla ed i quindici minuti stavano per scadere. Come avrebbe voluto essere Serena ed avere il cuore d’atleta che gli avrebbe permesso di correre, correre e correre ancora. Guardò l’allenatore che gli faceva già segno di uscire, era solo un allenamento ed il mister non voleva rischiare di perdere il suo attaccante proprio in quel momento delicato del campionato. Il ragazzo si portò la mano al petto che iniziava già a dar fastidio, prese un respiro profondo e ricominciò a correre, doveva solo correre…

* * *

Cadde a terra sporcandosi di fango e subito l’arbitro fischiò il fallo: l’avversaria le aveva praticamente falciato le gambe in scivolata facendole fare un volo di  parecchi centimetri.

Si rialzò barcollante << Chiara! Presto batti la punizione non abbiamo molto tempo! >> urlò esasperata poiché, ovunque guardasse vedeva le sue compagne piegate sulle ginocchia senza fiato: possibile fosse l’unica a voler vincere quella partita a tutti i costi? Chiara raggiunse il punto della punizione con fatica << Abbiamo il tempo per una sola azione, calcia con tutta l’energia che hai in corpo! >> le ordinò con fare così determinato da non accettare replicazioni. Corse poi ad incitare le altre mentre il capitano, dalla panchina, cercava di comunicare con loro ma il rumore della pioggia era troppo forte.

<< Ma cosa state facendo! >> urlò alle compagne che la osservavano distrutte: era stata la partita più faticosa di tutte. << Ascoltatemi bene! Abbiamo dato tutte noi stesse per arrivare fin qui! Abbiamo sputato sangue in allenamento, superato infortuni e influenze impedenti, abbiamo lottato con le unghia e con i denti per essere in semifinale e adesso non voglio perdere! Non quando sono così vicina alla finale! Non permetterò che la fatica mi impedisca di realizzare il nostro sogno ma non posso lottare da sola contro undici giocatrici: ho bisogno di voi e del vostro aiuto. Quindi prendete un bel respiro e stringete i denti questa è l’ultima azione, l’ultima azione che ci separa dalla finale, l’ultima azione che decreterà la squadra più coraggiosa, l’ultima azione e la nostra vita cambierà per sempre, è l’ultima azione. Per favore aiutatemi a realizzare il nostro sogno… Vincere non è importante ma in questo momento è l’unica cosa che conta! >> iniziò ad ansimare anche lei avendo pronunciato quelle parole con troppo impeto, ma non voleva perdere.

 

Il fischio dell’arbitro la fece subito scattare e sperò che le sue compagne reagissero e l’appoggiassero nell’impresa. Scartò un’avversaria che la marcava stretta, in fondo anche loro dovevano essere stanche! La Rodrigetz le passò la palle e lei la stoppò iniziando la sua corsa verso la porta, si guardò ai lati notando la punta che la seguiva poco distante: non poteva sbagliare quel passaggio. Le suggerì di allargarsi sulla destra mentre lei con un’abile dribling superava l’ala sinistra e, arrivata all’angolo, eseguì un cross alla punta che la fece cadere al suolo. Il cross fu perfetto e l’amica lo colpì al volo senza pensarci…

* * *

Doveva correre di più, era una punta e le punte segnano ad ogni costo! Scattò fulmineo ignorando il dolore al petto che si faceva più acuto, voleva dimostrare al mister di essere in grado di segnare in soli quindici minuti, voleva dimostragli di poter essere incisivo e di rilevante importanza anche in un lasso di tempo così ridotto. Ecco adesso vedeva il numero undici servire l’ala sinistra, ora doveva solo farsi trovare in posizione e mettere quella palla in rete. Il cross partì con un arco perfetto e lui doveva solo calciare ma l’avversario colpì la palla con la testa facendola finire sui piedi della seconda punta che calciò senza pensare: la palla colpì il difensore e con violenza si alzò in alto nel cielo. Quella era la sua occasione, non potevo sbagliare…

* * *

La palla volò come un missile verso la porta: B A N G !

Il sordo rumore del palo fece calare un velo di delusione sul volto della punta. Sembrava tutto finito ma Serena non era ancora pronta ad arrendersi, era già in corsa verso la palla ancora in volo, cadde e si rialzò poi si tuffò librandosi nell’aria come un angelo in volo: B A N G !

Traversa, rete, goal… Serena rotolò fin dentro la porta avversaria e poi udì il triplice fischio. Per pochi secondi tutto lo stadio fu immerso in un totale silenzio poi i tifosi del Torino Femminile esplose in cori d’esultanza: avevano vinto.

* * *

Icaro saltò ignorando il dolore lancinante al petto, strinse i denti e chiuse gli occhi, poi calciò in rovesciata: B A N G !

Traversa.

Infine ricadde al suolo senza più rialzarsi…

  
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